Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

venerdì 29 febbraio 2008

Notte d'inverno di Giovanni Pascoli

SchieleNotte d'inverno
Il Tempo chiamò dalla torre
lontana... Che strepito! E` un treno
là, se non è il fiume che corre.
O notte! Né prima io l'udiva,
lo strepito rapido, il pieno
fragore di treno che arriva;
sì, quando la voce straniera,
di bronzo, me chiese; sì, quando
mi venne a trovare ov'io era,
squillando squillando
nell'oscurità.
Il treno s'appressa... Già sento
la querula tromba che geme,
là, se non è l'urlo del vento.
E il vento rintrona rimbomba,
rimbomba rintrona, ed insieme
risuona una querula tromba.
E un'altra, ed un'altra. - Non essa
m'annunzia che giunge? - io domando.
- Quest'altra! - Ed il treno s'appressa
tremando tremando nell'oscurità.
Sei tu che ritorni. Tra poco
ritorni, tu, piccola dama,
sul mostro dagli occhi di fuoco.
Hai freddo? paura? C'è un tetto,
c'è un cuore, c'è il cuore che t'ama
qui! Riameremo. T'aspetto.
Già il treno rallenta, trabalza,
sta... Mia giovinezza, t'attendo!
Già l'ultimo squillo s'inalza
gemendo gemendo
nell'oscurità...
E il Tempo lassù dalla torre
mi grida ch'è giorno. Risento
la tromba e la romba che corre.
Il giorno è coperto di brume.
Quel flebile suono è del vento,
quel labile tuono è del fiume.
E` il fiume ed è il vento, so bene,
che vengono vengono, intendo,
così come all'anima viene,
piangendo piangendo,
ciò che se ne va.
Da I Canti di Castelvecchio

giovedì 28 febbraio 2008

Adolescente di Vincenzo Cardarelli

Arthur Hughes*Good night
Su te, vergine adolescente,
sta come un'ombra sacra.
Nulla è più misterioso
e adorabile e proprio
della tua carne spogliata.
Ma ti recludi nell'attenta veste
e abiti lontano
con la tua grazia
dove non sai chi ti raggiungerà.
Certo non io. Se ti veggo passare
a tanta regale distanza,
con la chioma sciolta
e tutta la persona astata,
la vertigine mi si porta via.
Sei l'imporosa e liscia creatura
cui preme nel suo respiro
l'oscuro gaudio della carne che appena
sopporta la sua pienezza.
Nel sangue, che ha diffusioni
di fiamma sulla tua faccia,
il cosmo fa le sue risa
come nell'occhio nero della rondine.
La tua pupilla è bruciata
dal sole che dentro vi sta.
La tua bocca è serrata.
Non sanno le mani tue bianche
il sudore umiliante dei contatti.
E penso come il tuo corpo
difficoltoso e vago
fa disperare l'amore
nel cuor dell'uomo!
Pure qualcuno ti disfiorerà,
bocca di sorgiva.
Qualcuno che non lo saprà,
un pescatore di spugne,
avrà questa perla rara.
Gli sarà grazia e fortuna
il non averti cercata
e non sapere chi sei
e non poterti godere
con la sottile coscienza
che offende il geloso Iddio.
Oh sì, l'animale sarà
abbastanza ignaro
per non morire prima di toccarti.
E tutto è così.
Tu anche non sai chi sei.
E prendere ti lascerai,
ma per vedere come il gioco è fatto,
per ridere un poco insieme.
Come fiamma si perde nella luce,
al tocco della realtà
i misteri che tu prometti
si disciolgono in nulla.
Inconsumata passerà
tanta gioia!
Tu ti darai, tu ti perderai,
per il capriccio che non indovina
mai, col primo che ti piacerà.
Ama il tempo lo scherzo
che lo seconda,
non il cauto volere che indugia.
Così la fanciullezza
fa ruzzolare il mondo
e il saggio non è che un fanciullo
che si duole di essere cresciuto.

mercoledì 27 febbraio 2008

Paolo e Virginia IX di Guido Gozzano

Egon Schiele
Era l'alba e il tuo bel corpo travolto
stava tra l'alghe e le meduse attorte,
placido come in placido sopore.
Muto mi reclinai sopra quel volto
dove già le viole della morte
mescevansi alle rose del pudore...
Disperato dolore!
Dolore senza grido e senza pianto!
Morta giacevi col tuo sogno intatto,
tornavi morta a chi t'amava tanto!
Nella destra chiudevi il mio ritratto,
con la manca premevi il cuore infranto...
- Virginia! O sogni miei!
Virginia! - E ti chiamai, con occhi fissi...
- Virginia! Amore che ritorni e sei
la Morte! Amore... Morte... - E più non dissi.
da I Colloqui

martedì 26 febbraio 2008

Nella nebbia di Hermann Hesse

Gustav Klimt
Strano, vagare nella nebbia!
E' solo ogni cespuglio ed ogni pietra,
né gli alberi si scorgono tra loro,
ognuno è solo.
Pieno di amici mi appariva il mondo
quando era la mia vita ancora chiara;
adesso che la nebbia cala
non ne vedo più alcuno.
Saggio non è nessuno
che non conosca il buio
che lieve ed implacabile
lo separa da tutti.
Strano, vagare nella nebbia!
Vivere è solitudine.
Nessun essere conosce l'altro
ognuno è solo.

lunedì 25 febbraio 2008

Posso scrivere i versi di Pablo Neruda

Flagg/The fencer
Posso scrivere i versi...
Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Scrivere, per esempio.
"La notte è stellata,
e tremano, azzurri, gli astri in lontananza".
E il vento della notte gira nel cielo e canta.
Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Io l'ho amata e a volte anche lei mi amava.
In notti come questa l'ho tenuta tra le braccia.
L'ho baciata tante volte sotto il cielo infinito.
Lei mi ha amato e a volte anch'io l'amavo.
Come non amare i suoi grandi occhi fissi.
Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Pensare che non l'ho più.
Sentire che l'ho persa.
Sentire la notte immensa,
ancor più immensa senza di lei.
E il verso scende sull'anima come la rugiada sul prato.
Poco importa che il mio amore non abbia saputo fermarla.
La notte è stellata e lei non è con me.
Questo è tutto.
Lontano, qualcuno canta.
Lontano.
La mia anima non si rassegna d'averla persa.
Come per avvicinarla, il mio sguardo la cerca.
Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.
La stessa notte che sbianca gli stessi alberi.
Noi, quelli d'allora, già non siamo gli stessi.
Io non l'amo più, è vero, ma quanto l'ho amata.
La mia voce cercava il vento per arrivare alle sue orecchie.
D'un altro. Sarà d'un altro. Come prima dei miei baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro.
I suoi occhi infiniti.
Ormai non l'amo più, è vero, ma forse l'amo ancora.
E' così breve l'amore e così lungo l'oblio.
E siccome in notti come questa l'ho tenuta tra le braccia,
la mia anima non si rassegna d'averla persa.
Benchè questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa,
e questi gli ultimi versi che io le scrivo.
da Venti poesie d'amore e una canzone disperata

domenica 24 febbraio 2008

Amore non dannarmi di Alda Merini

AnnigoniAmore non dannarmi
Amore non dannarmi al mio destino
tienimi aperte tutte le stagioni
fa che il mio grande e tiepido declino
non si addormenti lungo le pulsioni
metti al passivo tutte le passioni
dormi teneramente sul cuscino
dove crescono provvide ambizioni
d'amore e di passione universale,
toglimi tutto e non mi fare male.

sabato 23 febbraio 2008

Tra di noi di Evelina Cattermole Mancini

Delphin Enjorlas
Una lanterna giapponese accende
d'un vermiglio riverbero i ricami
del grande arazzo, ove un guerrier discende,
tutto d'oro, d'un loto alto fra i rami.
Qui sono i versi suoi dentro uno scrigno
niellato da un mastro fiorentino,
e in una coppa a cui s'avvolge un cigno
ho un suo mazzo di rose a me vicino.
Ma le strofe che han musica d'amore
quale non l'udì mai regina in soglio,
le rose che de' suoi baci hanno odore,
non mi bastano più. Lui solo io voglio...!
Lui solo voglio. E pur quand'egli accanto
mi venga, favellandomi di cose
vaghe: d'una canzon che a volte io canto,
del cielo a notte o pur di queste rose,
io, lenta, straziando a poco a poco
il fazzoletto di fiamminga trina,
in vano attenderò che lanci fuoco
quell'anima ritrosa e adamantina.
Sdegna d'abbandonarsi: un delicato
senso, quasi un pudor nuovo il trattiene
dal dir ch'egli ha per me tutto obliato,
dal dirmi ch'ei mi vuol tutto il suo bene.

venerdì 22 febbraio 2008

Dormono le cime dei monti di Alcmane

Gustav Klimt
 Dormono le cime dei monti, e le gole,
le balze e le forre;
la selva e gli animali che nutre la terra nera:
le fiere dei monti e la stirpe delle api,
e i pesci nelle profondità del mare agitato.
Dormono le stirpi degli uccelli, dalle ali distese.

giovedì 21 febbraio 2008

Delta di Eugenio Montale

Mc Neill Whistler Delta
La vita che si rompe nei travasi
secreti a te ho legata:
quella che si dibatte in sé e par quasi
non ti sappia, presenza soffocata.
Quando il tempo s'ingorga alle sue dighe
la tua vicenda accordi alla sua immensa,
ed affiori, memoria, più palese
dall'oscura regione ove scendevi,
come ora, al dopopioggia, si riaddensa
il verde ai rami, ai muri il cinabrese.
Tutto ignoro di te fuor del messaggio
muto che mi sostenta sulla via:
se forma esisti o ubbia nella fumea
d'un sogno t'alimenta
la riviera che infebbra, torba, e scroscia
incontro alla marea.
Nulla di te nel vacillar dell'ore
bige o squarciate da un vampo di solfo
fuori che il fischio del rimorchiatore
che dalle brume approda al golfo.
(Eugenio Montale, Ossi di seppia)

mercoledì 20 febbraio 2008

L'alba di Alfonso Gatto

George Innes/Montclair
Sorgeva l'alba, le finestre chiare
sulla neve notturna, e già la rosa
del vento nella luce apriva il mare
al tratteggio dei gessi, alla mimosa
del sole giallo come fune: tutto

era memoria e oblio, quieto latte
di sonno, e come un'ombra vaga il lutto
delle fiorite nuvole distratte.

martedì 19 febbraio 2008

Ofelia di Arthur Rimbaud

John Everett Millais/Ophelia (dettaglio)Sull'onda calma e nera dove dormono le stelle La bianca Ofelia ondeggia come un grande giglio,
Ondeggia molto piano, stesa nei suoi lunghi veli…-
Si sentono dai boschi lontani grida di caccia.
Sono più di mille anni che la triste Ofelia

Passa, bianco fantasma, sul lungo fiume nero;
Sono più di mille anni che la sua dolce follia
Mormora una romanza alla brezza della sera.
Il vento le bacia il seno e distende a corolla

I suoi grandi veli, teneramente cullati dalle acque;
I salici fruscianti piangono sulla sua spalla,
Sulla sua grande fronte sognante s'inclinano i fuscelli.
Le ninfee sfiorate le sospirano attorno;

A volte lei risveglia, in un ontano che dorme,
Un nido da cui sfugge un piccolo fremer d'ali:-
Un canto misterioso scende dagli astri d'oro.
O pallida Ofelia! bella come la neve!
Tu moristi bambina, rapita da un fiume!-
I venti piombati dai grandi monti di Norvegia
Ti avevano parlato dell'aspra libertà;
E un soffio, torcendoti la gran capigliatura,

Al tuo animo sognante portava strani fruscii;
Il tuo cuore ascoltava il canto della Natura
Nei gemiti dell'albero e nei sospiri della notte;
L'urlo dei mari folli, immenso rantolo,

Frantumava il tuo seno fanciullo, troppo dolce e umano;
E un mattino d'aprile, un bel cavaliere pallido,
Un povero pazzo, si sedette muto ai tuoi ginocchi.
Cielo! Amore! Libertà!

Quale sogno, o povera Folle!
Ti scioglievi per lui come la neve al fuoco:
Le tue grandi visioni ti strozzavan le parole-
E il terribile Infinito sconvolse il tuo sguardo azzurro!
- E il Poeta dice che ai raggi delle stelle
Vieni a cercare, la notte, i fiori che cogliesti,
E che ha visto sull'acqua, stesa nei suoi lunghi veli,
La bianca Ofelia come un gran giglio ondeggiare.

lunedì 18 febbraio 2008

Ghirlande per regine di Emily Dickinson

Hughes
Le ghirlande per Regine, possono essere -
Gli allori - per ranghi rari
Di spirito o di spada -
Ah - ma per ricordare me -
Ah - ma per ricordare te -
La natura galante -
La natura caritatevole -
La natura equa -
Questa Rosa consacrò!

domenica 17 febbraio 2008

Canzone erotica in tono di elegia lamentosa di Federico G. Lorca

George Bellows
Canzone erotica in tono di elegia lamentosa
Tutta l'oscurità di notti senza luna
nell'anima è addensata in un fior di lamento.
Nel calice d'acciaio essenze dei Mai Più,
e i petali si tingono d'un'elusa realtà.
La bocca salda e rosa non sentirà il contatto
delle mie labbra stanche di dare baci al vento.
Né le mani assetate nel mio atto dorato
vi lasceran violette recise nella carne.
Sul roveto fiorito restò la mia agonia
scorticata e ferita di Chopin e di piano,
cominciata in un ritmo sessuale e sereno.
E lontano la dea della Malinconia
taglia il mio fiore amaro con la sua calda mano,
imbiancandomi il capo con rose di memoria.
(Federico Garcìa Lorca)

sabato 16 febbraio 2008

Lettera a un figlio di Rudyard Kipling

Leighton
Se puoi vedere distrutto il lavoro di tutta la tua vita
e senza dire una parola ricominciare,
se puoi perdere i guadagni di cento partite
senza un gesto e senza un sospiro di rammarico,
se puoi essere un amante perfetto
senza che l'amore ti renda pazzo,
se puoi essere forte senza cessare di essere tenero
e sentendoti odiato non odiare, pure lottando e difendendoti.
Se tu sai meditare, osservare, conoscere,
senza essere uno scettico o un demolitore,
sognare senza che il sogno diventi il tuo padrone,
pensare senza essere soltanto un pensatore,
se puoi essere sempre coraggioso e mai imprudente,
se tu sai essere buono e saggio
senza diventare nè moralista, nè pedante.
Se puoi incontrare il Trionfo e la Disfatta
e ricevere i due mentitori con fronte eguale,
se puoi conservare il tuo coraggio e il tuo sangue freddo
quando tutti lo perdono.
Allora i Re, gli Dei, la Fortuna e la Vittoria
saranno per sempre tuoi sommessi schiavi
e, ciò che vale meglio dei Re e della Gloria,
Tu sarai un uomo.

venerdì 15 febbraio 2008

Terzo ricordo di Rafael Alberti

Mostyn*Ritratto di Lady
Ancora i valzer del cielo non avevano sposato il gelsomino e la neve,
né i venti riflettuto la possibile musica dei tuoi capelli,
né decretato il re che la violetta fosse sepolta in un libro.
No.
Era l'età nella quale viaggiava la rondine
senza le nostre iniziali nel becco.
Quando convolvoli e campanule
morivano senza balconi da scalare né stelle.
L'età
nella quale sull'omero di un uccello non c'era fiore che posasse
il capo.
Allora, dietro al tuo ventaglio, la nostra prima luna.

giovedì 14 febbraio 2008

Hotel di Guillaume Apollinaire

Vincent Van Gogh
La camera è sola
Ognuno per sè
Presenza nuova
Si paga a mese.
Il padrone dubita

Pagheranno
Giro per strada
Come una trottola.
Il rumore delle carrozze

Il mio brutto vicino
Che fuma un acre
Tabacco inglese.
O La Vallière

Che zoppica e ride
Delle mie preghiere
Tavolo da notte.
E tutti insieme

In questo hotel
Sappiamo la lingua
Come a Babele.
Serriamo le porte

A doppia mandata
Ognuno porta
Il suo solo amore.

mercoledì 13 febbraio 2008

Pudore di Antonia Pozzi

PUDORE
Se qualcuna delle mie povere parole
ti piace
e tu me lo dici
sia pur solo con gli occhi
io mi spalanco
in un riso beato
ma tremo
come una mamma piccola giovane
che perfino arrossisce
se un passante le dice
che il suo bambino e' bello.
Nell'anniversario della nascita 13 febbraio 1912
Dipinto di Gerhartz

lunedì 11 febbraio 2008

I bimbi di Estremadura di Rafael Alberti

Joaquin Sorolla/E qualcuno dice che il pesce è caro
I bimbi di Estremadura
vanno scalzi.
Chi gli ha rubato le scarpe?
Li ferisce il caldo e il freddo.
Chi gli ha strappato i vestiti?
La pioggia
gli bagna il letto e il sonno.
Chi demolì la casa?
Non sanno
i nomi delle stelle.
Chi gli chiuse la scuola?
I bimbi di Estremadura
sono serii.
Chi fu il ladro dei loro giochi?
traduzione di V. Bodini

domenica 10 febbraio 2008

Il rogo dei libri di Bertold Brecht

Kirchner*Potsdamerplatz*Berlino 1914
Quando il regime ordinò che in pubblico fossero arsi
i libri di contenuto malefico e per ogni dove
furono i buoi costretti a trascinare
ai roghi carri di libri, un poeta scoprì
- uno di quelli al bando, uno dei meglio - l'elenco
studiando, degli inceneriti, sgomento, che i suoi
libri erano stati dimenticati. Corse
al suo scrittoio, alato d'ira, e scrisse ai potenti una lettera.
Bruciatemi!, scrisse di volo, bruciatemi!
Questo torto non fatemelo! Non lasciatemi fuori! Che forse
la verità non l'ho sempre, nei miei libri, dichiarata? E ora
mi trattate come se fossi un mentitore! Vi comando:
bruciatemi!
Nell'anniversario della nascita 10 febbraio 1898

sabato 9 febbraio 2008

Canzone di Amy Lowell

James Jacques Joseph Tissot
Oh! Essere un fiore
Chino nel sole,
Curvo, poi proteso verso l'alto
Quando corrono le brezze;
Innalzare
Una coppa colma di profumi
Piena di fragranza estiva al sole d'estate.
Oh! Essere una farfalla
Immobile, su un fiore
Sbattere le ali dipinte,
Felice di quell'attimo.
Gemme che restano chiuse
Miniere d'oro
Profonde,
immerse nel cuore di ogni calice.
Oh! Essere una nuvola
Soffiare nel blu,
Fare ombra alle montagne,
Irrompere alta in
Valli profonde
Dove i tormenti mantengono
Sempre il propagarsi del tuono
e il loro vago arco
di blu.
Oh! Essere un'onda
Dissolversi sulla sabbia,
Ritirarsi, ma abbandonare
Lentamente la terra.
Arcobaleno chiaro
Bagliori luminosi
Raccontare storie di grotte
di corallo seminascoste
nella sabbia gialla.
Muoiono presto i fiori;
Gli insetti vivono un giorno;
Le nuvole si dissolvono in acquazzoni;
Solo le onde giocano
E durano per sempre.
Riuscirà lo sforzo a
Rendere un mare di propositi
più forti di quelli che
sogniamo oggi?-
Amy Lowell : Un palazzo di vetro multicolore, 1912 -
Nell'anniversario della nascita 9 febbraio 1874

venerdì 8 febbraio 2008

Soldati di Giuseppe Ungaretti

Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie.
(1918)
Nell'anniversario della nascita 8 febbraio 1888
Poster di Herter

giovedì 7 febbraio 2008

Li mie' foll' occhi, che prima guardaro di Guido Cavalcanti

Cesare Dandini*Rinaldo e Armida
Li mie' foll' occhi, che prima guardaro
vostra figura piena di valore,
fuor quei che di voi, donna, m'acusaro
nel fero loco ove ten corte Amore,
e mantinente avanti lui mostraro
ch' io era fatto vostro servidore:
per che sospiri e dolor mi pigliaro,
vedendo che temenza avea lo core.
Menarmi tosto, sanza riposanza,
in una parte là 'v' i' trovai gente
che ciascun si doleva d'Amor forte,
Quando mi vider, tutti con pietanza
dissermi: - Fatto se', di tal, servente,
che mai non déi sperare altro che morte - 

mercoledì 6 febbraio 2008

Il brivido di Giovanni Pascoli

Il brivido
Mi scosse,
e mi corse le vene
il ribrezzo.
Passata m'è forse
rasente, col rezzo
dell'ombra sua nera
la morte...
Com'era?
Veduta vanita,
com'ombra di mosca:
una ombra infinita,
di nuvola fosca
che tutto fa sera:
la morte...
Com'era?
Tremenda e veloce
come un uragano
che senza una voce
dilegua via vano:
silenzio e bufera:
la morte...
Com'era?
Chi vede lei, serra
né apre più gli occhi.
Lo metton sotterra
che niuno lo tocchi,
gli chieda - Com'era?
rispondi...
com'era? -
da I Canti di Castelvecchio
Dipinto Il silenzio di Levy Dhurmer
(dopotutto siamo al mercoledì delle Ceneri...)

martedì 5 febbraio 2008

Carnevale vecchio e pazzo di Gabriele D'Annunzio

Penagos
Carnevale vecchio e pazzo
s'è venduto il materasso
per comprare pane, vino,
tarallucci e cotechino.
E mangiando a crepapelle
la montagna di frittelle
gli è cresciuto un gran pancione
che somiglia ad un pallone.
Beve, beve all'improvviso
gli diventa rosso il viso
poi gli scoppia anche la pancia
mentre ancora mangia, mangia.
Così muore il Carnevale
e gli fanno il funerale:
dalla polvere era nato
e di polvere è tornato.

lunedì 4 febbraio 2008

Alla morte di Vincenzo Cardarelli

Cabanel*Morte di Paolo e Francesca
Morire sì,
non essere aggrediti dalla morte.
Morire persuasi
che un siffatto viaggio sia il migliore.
E in quell'ultimo istante essere allegri
come quando si contano i minuti
dell'orologio della stazione
e ognuno vale un secolo.
Poi che la morte è la sposa fedele
che subentra all'amante traditrice,
non vogliamo riceverla da intrusa,
né fuggire con lei.
Troppo volte partimmo
senza commiato!
Sul punto di varcare
in un attimo il tempo,
quando pur la memoria
di noi s'involerà,
lasciaci, o Morte, dire al mondo addio,
concedici ancora un indugio.
L'immane passo non sia
precipitoso.
Al pensier della morte repentina
il sangue mi si gela.
Morte non mi ghermire
ma da lontano annùnciati
e da amica mi prendi
come l'estrema delle mie abitudini.

domenica 3 febbraio 2008

L'assenza di Guido Gozzano

Alfons Mucha*La bruna
Un bacio. Ed è lungi. Dispare
giù in fondo, là dove si perde
la strada boschiva, che pare
un gran corridoio nel verde.
Risalgo qui dove dianzi
vestiva il bell'abito grigio:
rivedo l'uncino, i romanzi
ed ogni sottile vestigio...
Mi piego al balcone. Abbandono
la gota sopra la ringhiera.
E non sono triste. Non sono
più triste. Ritorna stasera.
E intorno declina l'estate.
E sopra un geranio vermiglio,
fremendo le ali caudate
si libra un enorme Papilio...
L'azzurro infinito del giorno
è come seta ben tesa;
ma sulla serena distesa
la luna già pensa al ritorno.
Lo stagno risplende. Si tace
la rana. Ma guizza un bagliore
d'acceso smeraldo, di brace
azzurra: il martin pescatore...
E non son triste. Ma sono
stupito se guardo il giardino...
stupito di che? non mi sono
sentito mai tanto bambino...
Stupito di che? Delle cose.
I fiori mi paiono strani:
Ci sono pur sempre le rose,
ci sono pur sempre i gerani...

sabato 2 febbraio 2008

Fuga di giovinezza di Hermann Hesse

Marianne Stokes
La stanca estate china il capo
specchia nell' acqua il suo biondo volto.
Erro stanco e impolverato
nell' ombra del viale.
Tra i pioppi soffia una leggera brezza.
Il cielo alle mie spalle e' rosso
di fronte l' ansia della sera -
e il tramonto -
e la morte.
E vado stanco e impolverato
e dietro a me resta esitante la giovinezza,
china il capo
e non vuole più seguire la strada con me.

venerdì 1 febbraio 2008

Qui ti amo di Pablo Neruda

Qui ti amo...
Qui ti amo.
Negli oscuri pini si districa il vento.
Brilla la luna sulle acque erranti.
Trascorrono giorni uguali che s'inseguono.
La nebbia si scioglie in figure danzanti.
Un gabbiano d'argento si stacca dal tramonto.
A volte una vela. Alte, alte, stelle.
O la croce nera di una nave.
Solo.
A volte albeggio, ed è umida persino la mia anima.
Suona, risuona il mare lontano.
Questo è un porto.
Qui ti amo.
Qui ti amo e invano l'orizzonte ti nasconde.
Ti sto amando anche tra queste fredde cose.
A volte i miei baci vanno su quelle navi gravi,
che corrono per il mare verso dove non giungono.
Mi vedo già dimenticato come queste vecchie àncore.
I moli sono più tristi quando attracca la sera.
La mia vita s'affatica invano affamata.
Amo ciò che non ho. Tu sei così distante.
La mia noia combatte con
i lenti crepuscoli.
Ma la notte giunge e incomincia a cantarmi.
La luna fa girare la sua pellicola di sogno.
Le stelle più grandi mi guardano con i tuoi occhi.
E poiché io ti amo, i pini nel vento
vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie di filo metallico.
da Venti poesie d'amore e una canzone disperata

(Dipinto di Guido Cadorin)