Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

mercoledì 30 aprile 2008

A molti di Anna A. Achmatova

Edward Robert Hughes*Twixt hope and fear* c.1900
Io sono la vostra voce,
il calore del vostro fiato,
il riflesso del vostro volto,
i vani palpiti di vane ali...
fa lo stesso, sino alla fine io sto con voi.
Ecco perché amate così cupidi me,
nel mio peccato e nel mio male,
perché affidaste a me ciecamente
il migliore dei vostri figli;
perché nemmeno chiedeste di lui,
mai, e la mia casa vuota per sempre
velaste di fumose lodi.
E dicono: non ci si può fondere più strettamente,
non si può amare più perdutamente...
Come vuole l'ombra staccarsi dal corpo,
come vuole la carne separarsi dall'anima,
così io adesso voglio essere scordata.

martedì 29 aprile 2008

Il cerilo di Alcmane

Maris Matthijs*1879
 O fanciulle che il dolce suono seguite con soavevoce, non più le membra ho docili. Fossi il cerilo
che con le alcioni passa sereno sul fiore dell’onda,
uccello di primavera, colore delle conchiglie!
( traduzione di S. Quasimodo)

lunedì 28 aprile 2008

Una giovane donna di Tolosa di Guido Cavalcanti

Domenico Ghirlandaio
Una giovane donna di Tolosa,
bell'e gentil, d'onesta leggiadria,
è tant'e dritta e simigliante cosa,
ne' suoi dolci occhi, della donna mia,
che fatt' ha dentro al cor disiderosa
l'anima, in guisa che da lui si svia
e vanne a lei; ma tant'e paurosa,
che non le dice di qual donna sia.
Quella la mira nel su' dolce sguardo,
ne lo qual face rallegrare Amore
perché v'è dentro la sua donna dritta;
po' torna, piena di sospir', nel core,
ferita a morte d'un tagliente dardo
che questa donna nel partir li gitta
.

domenica 27 aprile 2008

Valentino di Giovanni Pascoli

StevensOh! Valentino vestito di nuovo,
come le brocche dei biancospini!
Solo, ai piedini provati dal rovo
porti la pelle de' tuoi piedini;
porti le scarpe che mamma ti fece,
che non mutasti mai da quel dì,
che non costarono un picciolo: in vece
costa il vestito che ti cucì.
Costa; ché mamma già tutto ci spese
quel tintinnante salvadanaio:
ora esso è vuoto; e cantò più d'un mese
per riempirlo, tutto il pollaio.
Pensa, a gennaio, che il fuoco del ciocco
non ti bastava, tremavi, ahimè!,
e le galline cantavano, Un cocco!
ecco ecco un cocco un cocco per te!
Poi, le galline chiocciarono, e venne
marzo, e tu, magro contadinello,
restasti a mezzo, così con le penne,
ma nudi i piedi, come un uccello: come l'uccello
venuto dal mare,
che tra il ciliegio salta, e non sa
ch'oltre il beccare, il cantare, l'amare,
ci sia qualch'altra felicità

sabato 26 aprile 2008

Non dirlo di Hermann Hesse

Bocklin/Printemps
So quello che dirmi
vorresti in quest'ora...
Non dirlo!
Guarda laggiù il fondo dello stagno
che si fa cupo
e come si rincorrono le nuvole
specchianti sul velluto nero...
Non dirlo!
Questa è una mala notte.
Lo so,
in quest'ora infuria
nel profondo del tuo petto
tutto ciò che ti preme.
Non chiedere!
Sulla tua bocca indugia
ancora la parola che ci fa infelici...
Non dirla!
Questa è una mala notte.
Me lo dirai domani.
Non lo sappiamo,
chissà forse
domani tutto sarà miracolosamente facile
ciò che oggi nessun cuore può sopportare,
ciò che oggi mi rende tanto infelice.
Non chiedere!
Questa è una mala notte.

venerdì 25 aprile 2008

T'amo senza sapere come di Pablo Neruda

Marc Chagall "T'amo senza sapere come, ne' quando ne' da dove,
t'amo direttamente senza problemi ne' orgoglio:
cosi' ti amo perche' non so amare altrimenti
che cosi', in questo modo in cui non sono e non sei,
cosi' vicino che la tua mano sul mio petto e' mia,
cosi' vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno."

giovedì 24 aprile 2008

Amleto di Shakespeare

La visione/De Morgan Oh, Dio! Io potrei viver confinato
in un guscio di noce, e tuttavia
ritenermi signore d'uno spazio sconfinato,
non fossero i miei sogni.
Amleto atto II scena II

mercoledì 23 aprile 2008

Due amanti felici di Pablo Neruda

Raphael/Perdita e FlorimelDue amanti felici fanno un solo pane,
una sola goccia di luna nell'erba,
lascian camminando due ombre che s'unisco,
lasciano un solo sole vuoto in un letto.
Di tutte le verità scelsero il giorno:
non s'uccisero con fili, ma con un aroma
e non spezzarono la pace né le parole.
E' la felicità una torre trasparente.
L'aria, il vino vanno coi due amanti,
gli regala la notte i suoi petali felici,
hanno diritto a tutti i garofani.
Due amanti felici non hanno fine né morte,
nascono e muoiono più volte vivendo,
hanno l'eternità della natura.
da Cento sonetti d'amore
XLVIII sonetto

martedì 22 aprile 2008

Lagerlof/Fitzgerald/Pascal

Mucha/Spring 1896
"La cultura è ciò che resta quando si è dimenticato tutto". Selma Lagerlof
                                                     ***
"Tutte le volte che ti viene voglia di criticare qualcuno,
ricordati che non tutti hanno avuto quello che hai avuto tu". F.S.Fitgerald da "Il grande Gatsby"                                        
                                                     ***
"Un niente ci abbatte perchè un niente ci consola". Pascal

lunedì 21 aprile 2008

Facciamo cosi' e Odio e amo di Caio Valerio Catullo

Sir Lawrence Alma Tadema*Promises of spring
Facciamo così
Se il mio bacio t'offende,
se ti sembra un castigo,
puniscimi anche tu: rendimi il bacio!
********************************
Odio e amo.
Forse tu ti chiedi perchè io lo faccia.

Non lo so.
Ma sento che accade, e ne sono tormentato.

domenica 20 aprile 2008

La canzone disperata di Pablo Neruda

Jacob CollinsLa canzone disperata
Emerge Il tuo ricordo dalla notte in cui sono.
Il fiume congiunge al mare il suo lamento ostinato.
Abbandonato come le banchine all'alba.
È l'ora di partire, oh abbandonato!
Piovono sul mio cuore fredde corolle.
Oh sentina di macerie, feroce covo di naufraghi!
In te si accumularono le guerre e i voli.
Da te spiegarono le ali gli uccelli del canto.
Tutto hai inghiottito, come la lontananza.
Come il mare, come il tempo.
Tutto in te fu naufragio!
Era l'ora felice dell'assalto e del bacio.
L'ora dello stupore che splendeva come un faro.
Ansia di timoniere, furia di palombaro cieco,
torbida ebbrezza d'amore, tutto in te fu naufragio!
Nell'infanzia di nebbia la mia anima alata e ferita.
Esploratore perduto, tutto in te fu naufragio!
Ti attaccasti al dolore, ti aggrappasti al desiderio.
Ti abbatté la tristezza, tutto in te fu naufragio!
Feci indietreggiare la muraglia d'ombra, andai oltre il desiderio e l'atto.
Oh carne, carne mia, donna che amai e persi,
te, in quest'ora umida, evoco e canto.
Come un bicchiere ospitasti l'infinita tenerezza,
e l'infinito oblio ti frantumò come un bicchiere.
Era la nera, nera solitudine delle isole,
e lì, donna d'amore, mi accolsero le tue braccia.
Era la sete e la fame, e tu fosti la frutta.
Era il dolore e la rovina, e tu fosti il miracolo.
Ah donna, non so come hai potuto contenermi
nella terra della tua anima, nella croce delle tue braccia!
Il mio desiderio di te fu il più terribile e breve,
il più inquieto ed ebbro, il più avido e teso.
Cimitero di baci, c'è ancora fuoco nelle tue tombe,
ancora bruciano i grappoli sbecchettati dagli d'uccelli.
Oh la bocca mordicchiata,
le membra baciate ,oh i denti famelici, oh i corpi intrecciati.
Oh l'amplesso folle di speranza e di vigore
in cui ci congiungevamo e ci disperavamo.
E la tenerezza, lieve come l'acqua e farina.
E la parola appena iniziata sulle labbra.
Quello fu il mio destino e con esso viaggiò il mio
desiderio,con esso crollò il mio desiderio, tutto in te fu naufragio!
Oh sentina di macerie, in te tutto crollava,
quale dolore non esprimesti, quali onde non ti affogarono.
Di caduta in caduta ancora fiammeggiasti e cantasti.
In piedi come un marinaio a prua della nave.
Ancora fioristi in canti, ancora straripasti in correnti.
Oh sentina di macerie, pozzo aperto e amaro.
Pallido palombaro cieco, sciagurato fromboliere,
esploratore perduto, tutto in te fu naufragio!
È l'ora di partire, l'ora fredda e dura
che la notte ferma su ogni orologio.
Il cinturone rumoroso del mare cinge la costa.
Sorgono stelle fredde, emigrano neri uccelli neri.
Abbandonato come le banchine all'alba.
Solo l'ombra tremante si ritorce tra le mani.
Ah più in là di qualsiasi cosa.
Ah ben più in là.
È l'ora di partire.
Oh abbandonato!

sabato 19 aprile 2008

Ecco il segno; s'innerva di Eugenio Montale

Lili Pond/CurranEcco il segno; s'innerva
sul muro che s'indora:
un frastaglio di palma
bruciato dai barbagli dell'aurora.
Il passo che proviene
dalla serra sì lieve,
non è felpato dalla neve, è ancora
tua vita, sangue tuo nelle mie vene.

venerdì 18 aprile 2008

Turbato da un sogno di David H. Lawrence

Jean Jacques Henner
E la luna quella alla finestra, tanto grande e rossa?
Nella stanza nessuno?
Nessuno vicino al letto?
Ascolta; palpitano
i suoi passi giù per le scale...
o ai vetri è un battito d'ali?
Lei un momento fa
sulla bocca mi baciava calda:
calda come la luna nel sud
quando splende rossa,
la luna che da abissi lontani
segnò quei due baci.
E la luna ora va
rannuvolandosi, ha frainteso!
Così giù nel mio sangue lenti
affondano i miei baci, presto
restando sommersi.
Non ci siamo capiti.

giovedì 17 aprile 2008

La mia malinconia è tanta e tale di Cecco Angiolieri

Jacques Clement Wagrez+Storyteller
La mia malinconia è tanta e tale,
ch'i' non discredo che, s'egli 'l sapesse
un che mi fosse nemico mortale,
che di me di pieta non piangesse.
Quella, per cu' m'aven, poco ne cale:
ché mmi potrebbe, sed ella volesse,
guarir 'n un punto di tutto 'l mie male,
sed ella pur " I' t'odio " mi dicesse.
Ma quest' è la risposta c'ho da llei:
ched ella no mmi vòl né mal né bene,
e ched i' vad' a ffar li fatti mei,
ch'ella non cura s'i' ho gioi' e pene,
men ch'una paglia che lle va tra' piei.
Mal grado n'abbi' Amor, ch'a lle' mi diène.

mercoledì 16 aprile 2008

Due sigarette di Cesare Pavese

Lambert/Miss Helene BeauclerkOgni notte è la liberazione. Si guarda i riflessi
dell'asfalto sui corsi che si aprono lucidi al vento.
Ogni rado passante ha una faccia e una storia.
Ma a quest'ora non c'è più stanchezza: i lampioni a migliaia
sono tutti per chi si sofferma a sfregare un cerino.
La fiammella si spegne sul volto alla donna
che mi ha chiesto un cerino. Si spegne nel vento
e la donna delusa ne chiede un secondo
che si spegne: la donna ora ride sommessa.
Qui possiamo parlare a voce alta e gridare,
chè nessuno ci sente. Leviamo gli sguardi
alle tante finestre - occhi spenti che dormono -
e attendiamo. La donna si stringe le spalle
e si lagna che ha perso la sciarpa a colori
che la notte faceva da stufa. Ma basta appoggiarci
contro l'angolo e il vento non è più che un soffio.
Sull'asfalto consunto c'è già un mozzicone.
Questa sciarpa veniva da Rio, ma dice la donna
che è contenta d'averla perduta, perchè mi ha incontrato.
Se la sciarpa veniva da Rio, è passata di notte
sull'oceano inondato di luce dal gran transatlantico.
Certo, notti di vento. E' il regalo di un suo marinaio.
Non c'è più il marinaio. La donna bisbiglia
che, se salgo con lei, me ne mostra il ritratto
ricciolino e abbronzato. Viaggiava su sporchi vapori
e puliva le macchine: io sono più bello.
Sull'asfalto c'è due mozziconi. Guardiamo nel cielo:
la finestra là in alto - mi addita la donna - la nostra.
Ma lassù non c'è stufa. La notte, i vapori sperduti
hanno pochi fanali o soltanto le stelle.
Traversiamo l'asfalto a braccetto, giocando a scaldarci.
(Poesie, Einaudi, Torino 1961)

martedì 15 aprile 2008

Il dormiente nella valle di Arthur Rimbaud

Courbet E' un anfratto verde dove canta un fiume
Appendendo follemente all'erba i suoi stracci
D'argento; dove il sole, dalla fiera montagna
Risplende: è una piccola valle spumeggiante di raggi.
Un giovane soldato, la bocca aperta, il capo nudo,

E la nuca immersa nel fresco nasturzio azzurro
Dorme; è steso nell'erba, sotto le nuvole,
Pallido nel suo verde letto dove la luce piove.
Ha i piedi fra i gladioli, dorme. Sorridendo come

Sorriderebbe un bimbo malato, fa una dormita:
Natura, cullalo tiepidamente: ha freddo.
I profumi non fanno fremere le sue narici;

Lui dorme nel sole, la mano sul petto
Tranquillo. Ha due buchi rossi sul lato destro.
Ottobre 1870

lunedì 14 aprile 2008

E' tutto cio' che ho da offrire di Emily Dickinson

C.C. Curran/Before the war
È tutto ciò che ho da offrire oggi -
Questo, e il mio cuore accanto -
Questo, e il mio cuore, e tutti i campi -
E tutti gli ampi prati -
Accertati di contare -
dovessi dimenticare -
Qualcuno la somma potrà dire -
Questo, e il mio cuore, e tutte le Api
Che nel Trifoglio dimorano.

domenica 13 aprile 2008

Come una camicia di canapa di Nazim Hikmet

Karl Gussow/The letter
Lavata su una tolda ventosa
con acqua di mare
e spazzola di ferro
come una camicia di canapa
porto sulle mie spalle la tristezza.
E in questo villaggio del sud il sole senza tregua
matura e s'arrossa
sopra le ragazze e le albicocche.

sabato 12 aprile 2008

Desiderata di anonimo

Ryland*Devotion
Va' serenamente in mezzo al rumore e alla fretta
e ricorda quanta pace ci puo' essere nel silenzio.
Finche' e' possibile senza doverti arrendere conserva

i buoni rapporti con tutti.
Di' la tua verita' con calma e chiarezza, e ascolta gli altri,

anche il noioso e l'ignorante,
anch'essi hanno una loro storia da raccontare.
Evita le persone prepotenti e aggressive, esse sono un tormento per lo spirito.
Se ti paragoni agli altri, puoi diventare vanitoso e aspro,

perche' sempre ci saranno persone superiori ed inferiori a te.
Rallegrati dei tuoi risultati come dei tuoi progetti.

Mantieniti interessato alla tua professione, benche' umile;
e' un vero tesoro rispetto alle vicende mutevoli del tempo.
Sii prudente nei tuoi affari, poiche' il mondo e' pieno di inganno.

Ma questo non ti impedisca di vedere quanto c'e' di buono;
molte persone lottano per alti ideali, e dappertutto la vita e' piena di eroismo.
Sii te stesso. Specialmente non fingere di amare.

E non essere cinico riguardo all'amore,
perche' a dispetto di ogni aridita' e disillusione esso e' perenne come l'erba.
Accetta di buon grado l'insegnamento degli anni,

abbandonando riconoscente le cose della giovinezza.
Coltiva la forza d'animo per difenderti dall'improvvisa sfortuna.

Ma non angosciarti con fantasie.
Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine.

Al di la' di ogni salutare disciplina, sii delicato con te stesso.
Tu sei un figlio dell'universo, non meno degli alberi e delle stelle;

tu hai un preciso diritto ad essere qui.
E che ti sia chiaro o no, senza dubbio l'universo va schiudendosi come dovrebbe.
Percio' sta in pace con Dio, comunque tu Lo concepisca,

e qualunque siano i tuoi travagli e le tue aspirazioni,
nella rumorosa confusione della vita conserva la tua pace con la tua anima.
Nonostante tutta la sua falsita', il duro lavoro e i sogni infranti,

questo e' ancora un mondo meraviglioso. Sii prudente.
Fa di tutto per essere felice.

venerdì 11 aprile 2008

Prologo (Tre ricordi dal cielo) di Rafael Alberti

L'aurora/Bouguereau
Non aveva la rosa compleanni o l'arcangelo.
Tutto, anteriore al pianto e al belato.
Quando ancora la luce non sapeva
se il mare nascerebbe maschio o femmina.
Quando il vento sognava chiome da pettinare
e garofani il fuoco e gote da infiammare
e l'acqua, delle labbra ferme a cui abbeverarsi.
Tutto, anteriore al corpo, al nome e al tempo.
Allora io ricordo che una volta nel cielo...

giovedì 10 aprile 2008

Il ponte Mirabeau di Guillaume Apollinaire

Love's passing/De Morgan
Sotto il ponte Mirabeau scorre la Senna
E i nostri amori
Me lo devo ricordare
La gioia veniva sempre dopo il dolore.
Venga la notte suoni l'ora

I giorni se ne vanno e io rimango.
Le mani nelle mani faccia a faccia restiamo

Mentre sotto
Il ponte delle nostre braccia passa
L'onda stanca degli eterni sguardi.
Venga la notte suoni l'ora

I giorni se ne vanno e io rimango.
L'amore se ne va come quest'acqua corrente

L'amore se ne va
Com'è lenta la vita
E come la speranza è violenta.
Venga la notte suoni l'ora

I giorni se ne vanno io rimango.
Passano i giorni e passano le settimane

Né il tempo passato
Né gli amori ritornano
Sotto il ponte Mirabeau scorre la Senna.
Venga la notte suoni l'ora
I giorni se ne vanno io rimango.

mercoledì 9 aprile 2008

Tu verrai comunque di Anna A. Achmatova

Edward Burne Jones*Lady Lewis
 Tu verrai comunque perché dunque non ora?
Ti attendo
sono sfinita
Ho spento il lume e aperto l'uscio
a te, così semplice e prodigiosa.
Prendi per questo l'aspetto che più ti aggrada
irrompi come una palla avvelenata
o insinuati furtiva come un freddo bandito
o intossicami col delirio del tifo
o con una storiella da te inventata
e nota a tutti fino alla nausea
che io veda la punta di un berretto turchino
e il capopalazzo pallido di paura.
Ora per me tutto è uguale
turbina lo Enisej
risplende la stella polare
e annebbia un ultimo terrore
l'azzurro bagliore di occhi addolorati.

martedì 8 aprile 2008

Belorado di Rafael Alberti

All'entrata ,
mio amore
all'entrata del borgo,
mi dicesti,
mio amore
Buona notte,
mio re!
col tuo fazzoletto.
Col tuo fazzoletto di spuma
no,
di luna
no,
di vento.

lunedì 7 aprile 2008

Voi che per l'occhi mi passaste 'l core di Guido Cavalcanti

Ingres*Paolo e Francesca
Voi che per li occhi mi passaste 'l core
e destaste la mente che dormia,
guardate a l'angosciosa vita mia,
che sospirando la distrugge Amore.
E vèn tagliando di sì gran valore,
che' deboletti spiriti van via:
riman figura sol en segnoria
e voce alquanta, che parla dolore.
Questa vertù d'amor che m'ha disfatto
da' vostr' occhi gentil' presta si mosse:
un dardo mi gittò dentro dal financo.
Si giunse ritto 'l colpo al primo tratto,
che l'anima tremando si riscosse
veggendo morto 'l cor nel lato manco.

domenica 6 aprile 2008

La voce di Giovanni Pascoli

RedonC'è una voce nella mia vita,
che avverto nel punto che muore;
voce stanca, voce smarrita,
col tremito del batticuore:
voce d'una accorsa anelante,
che al povero petto s'afferra
per dir tante cose e poi tante,
ma piena ha la bocca di terra:
tante tante cose che vuole
ch'io sappia, ricordi, sì... sì...
ma di tante tante parole
non sento che un soffio... Zvanî...
Quando avevo tanto bisogno
di pane e di compassione,
che mangiavo solo nel sogno,
svegliandomi al primo boccone;
una notte, su la spalletta
del Reno, coperta di neve,
dritto e solo (passava in fretta
l'acqua brontolando, Si beve?);
dritto e solo, con un gran pianto
d'avere a finire così,
mi sentii d'un tratto daccanto
quel soffio di voce... Zvanî...
Oh! la terra, com'è cattiva!
la terra, che amari bocconi!
Ma voleva dirmi, io capiva:
- No... no... Di' le devozioni!
Le dicevi con me pian piano,
con sempre la voce più bassa:
la tua mano nella mia mano:
ridille! vedrai che ti passa.
Non far piangere piangere piangere
(ancora!) chi tanto soffrì!
il tuo pane, prega il tuo angelo
che te lo porti... Zvanî... -
Una notte dalle lunghe ore
(nel carcere!), che all'improvviso
dissi - Avresti molto dolore,
tu, se non t'avessero ucciso,
ora, o babbo! - che il mio pensiero,
dal carcere, con un lamento,
vide il babbo nel cimitero,
le pie sorelline in convento:
e che agli uomini, la mia vita,
volevo lasciargliela lì...
risentii la voce smarrita
che disse in un soffio... Zvanî...
Oh! la terra come è cattiva!

non lascia discorrere, poi!
Ma voleva dirmi, io capiva:
- Piuttosto di' un requie per noi!
Non possiamo nel camposanto
più prendere sonno un minuto,
ché sentiamo struggersi in pianto
le bimbe che l'hanno saputo!
Oh! la vita mia che ti diedi
per loro, lasciarla vuoi qui?
qui, mio figlio? dove non vedi
chi uccise tuo padre... Zvanî?...
- Quante volte sei rivenuta
nei cupi abbandoni del cuore,
voce stanca, voce perduta,
col tremito del batticuore:
voce d'una accorsa anelante
che ai poveri labbri si tocca
per dir tante cose e poi tante;
ma piena di terra ha la bocca:
la tua bocca! con i tuoi baci,
già tanto accorati a quei dì!
a quei dì beati e fugaci
che aveva i tuoi baci... Zvanî!...
che m'addormentavano gravi
campane col placido canto,
e sul capo biondo che amavi,
sentivo un tepore di pianto!
che ti lessi negli occhi, ch'erano
pieni di pianto, che sono
pieni di terra, la preghiera
di vivere e d'essere buono!
Ed allora, quasi un comando,
no, quasi un compianto, t'uscì
la parola che a quando a quando
mi dici anche adesso... Zvanî...
(Nell'anniversario della morte 6 aprile 1912)

sabato 5 aprile 2008

Walzer di Hermann Hesse

Klimt (ma, questo è Schubert!)
Un walzer di Chopin riempie la sala
una danza selvaggia e scatenata.
Alla fine pallido chiarore,
il pianoforte adorna un'appassita ghirlanda.
Il piano tu, il violino io,
così suoniamo e non smettiamo
e attendiamo inquieti, tu e io,
chi per primo spezza la magia.
Chi per primo interrompe il ritmo
e scosta da sè le candele,
e chi per primo pone la domanda,
a cui non vi è risposta

venerdì 4 aprile 2008

Hymn di Jack Kerouac

Thomas Eakins*Portrait of Douglas Morgan Hall
E quando mi hai mostrato il Ponte Di Brooklyn
Al mattino,
Ah, Dio,
E la gente che scivolava sul ghiaccio per strada,
due volte,
due volte,
due persone diverse
sopraggiunsero, andavano a lavorare,
Così serie e volenterose,
Col loro penoso Daily News
In pugno
Scivolarono sul ghiaccio e caddero
Entrambe nel giro di 5 minuti
E io scoppiai in un dirotto pianto
Fu allora che m’insegnasti a piangere, Ah
Dio, Quel mattino,
Ah, Tu
Con me appoggiato al lampione ad asciugarmi
Gli occhi,
gli occhi,
nessuno sapeva che avevo pianto
e poi che gliene fregava ma
Oh ho visto mio padre
e la madre di mio nonno
e le lunghe file di sedie
e gli astanti che piangevano e il morto,
Ahimè, sapevo che Tu Iddio
Avevi dei piani migliori di quello
Così qualsiasi sia il tuo piano per me
Spaccatore di maestà
Fa che sia un lampo
Una folgore
Fa che sia uno schioccar di dita
Riportami a casa dalla Madre Eterna
Oggi stesso
Sempre a tua disposizione
(e fino a quel dì)

giovedì 3 aprile 2008

Fa pure del tuo peggio per sfuggirmi di William Shakespeare

Frampton Fà pure del tuo peggio per sfuggirmi
Fa' pure del tuo peggio per sfuggirmi
tu in me vivrai per tutta la mia vita
e vita non durerà più a lungo del tuo amore,
perché sol da questo affetto essa dipende.
Quindi temer non devo il peggior dei torti
quando nel più piccolo la mia vita ha fine;
mi par di meritare miglior sorte
di quella che è balia dei tuoi capricci.
Non puoi torturarmi con la tua incostanza
perchè nel tuo disdegno muore la mia vita:
o che beato titolo solo io posseggo,
felice del tuo amore, felice di morire!
Ma esiste felicità che nuvole non tema?
Tu potresti ingannarmi ed io non saperlo.
William Shakespeare

mercoledì 2 aprile 2008

Saprai che non t'amo di Pablo Neruda

PaxtonXLIV sonetto
Saprai che non t'amo e che t'amo
perché la vita è in due maniere,
la parola è un'ala del silenzio,
il fuoco ha una metà di freddo.
Io t'amo per cominciare ad amarti,
per ricominciare l'infinito,
per non cessare d'amarti mai:
per questo non t'amo ancora.
T'amo e non t'amo come se avessi
nelle mie mani le chiavi della gioia
e un incerto destino sventurato.
Il mio amore ha due vite per amarti.
Per questo t'amo quando non t'amo
e per questo t'amo quando t'amo.
Da 100 sonetti d'amore

martedì 1 aprile 2008

Tale una brama d'amore di Archiloco

Sir Lawrence Alma Tadema*The siesta
Tale una brama d'amore,
sotto il cuore avviluppatasi,
versò sugli occhi una densa nebbia,
e dal petto rapì i molli sensi.