Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

domenica 31 ottobre 2010

Barometro basso di Robert Bridges

Grasset*Trois femmet et trois loups
 Il vento di scirocco prende forza di libeccio,
Le nubi corrono rapide sopra la luna,
La casa è sferzata come da un flagello,
Il comignolo trema sotto la raffica.
Una notte come questa, quando l'area allenta
La sua vigile stretta su sangue e cervello,
Vecchi terrori di dio o di fantasma
Tornano in vita strisciando dalle loro caverne;
E Ragione s'avvede d'abitare
Una casa infestata. Ignoti casigliani
Affermano il loro squallido diritto di peccato
Con un titolo più antico del suo.
Presenze incorporee, affollata
Profanazione e rimorso del Tempo,
Sfuggite all'oblio, ripetono
Gli orrori del delitto sconsacrato.
C'è chi tenta di placare con preghiere l'ombra
I cui passi invisibili calcano il pavimento,
La cui paurosa irruzione sale le scale
O forza la serratura della porta vietata.
C'è chi ha veduto cadaveri interrati da tempo
Sottrarsi alla santa vigilanza,
Pallide forme sepolcrali; e ha perfino udito
Gli striduli lamenti d'un'anima in pena,
Errabonda sin che l'alba non abbia varcato
La tenebra dogliosa, e la terra stretto
Più a sé il manto sparso d'uragano, e cacciato
I lugubri fantasmi nella tomba.

sabato 30 ottobre 2010

Tu ti spezzasti di Giuseppe Ungaretti

De Laszlo/Philippe Antoine Conte De Gramon morto nelle Ardenne/1928 I molti, immani, sparsi, grigi sassi
Frementi ancora alle segrete fionde
Di originarie fiamme soffocate
Od ai terrori di fiumane vergini
Ruinanti in implacabili carezze,
- Sopra l'abbaglio della sabbia rigidi
In un vuoto orizzonte, non rammenti?
E la recline, che s'apriva all'unico
Raccogliersi dell'ombra nella valle,
Araucaria, anelando ingigantita,
Volta nell'ardua selce d'erme fibre
Più delle altre dannate refrattaria,
Fresca la bocca di farfalle e d'erbe
Dove dalle radici si tagliava,
- Non la rammenti delirante muta
Sopra tre palmi d'un rotondo ciottolo
In un perfetto bilico
Magicamente apparsa?
Di ramo in ramo fiorrancino lieve,
Ebbri di meraviglia gli avidi occhi
Ne conquistavi la screziata cima,
Temerario, musico bimbo,
Solo per rivedere all'imo lucido
D'un fondo e quieto baratro di mare
Favolose testuggini
Ridestarsi fra le alghe.
Della natura estrema la tensione
E le subacquee pompe,
Funebri moniti.
Alzavi le braccia come ali
E ridavi nascita al vento
Correndo nel peso dell'aria immota.
Nessuno mai vide posare
Il tuo lieve piede di danza.
Grazia, felice,
Non avresti potuto non spezzarti
In una cecità tanto indurita
Tu semplice soffio e cristallo,
Troppo umano lampo per l'empio,
Selvoso, accanito, ronzante
Ruggito d'un sole d'ignudo.
(per la morte del figlio Antonietto)
(Il dolore 1939)

venerdì 29 ottobre 2010

La tovaglia di Giovanni Pascoli

Edwin Harris/Iris/1897 Le dicevano: - Bambina!
che tu non lasci mai stesa,
dalla sera alla mattina,
ma porta dove l'hai presa,
la tovaglia bianca, appena
ch'è terminata la cena!
Bada, che vengono i morti!
i tristi, i pallidi morti!
Entrano, ansimano muti.
Ognuno è tanto mai stanco!
E si fermano seduti
la notte intorno a quel bianco.
Stanno lì sino al domani,
col capo tra le due mani,
senza che nulla si senta,
sotto la lampada spenta. -
E` già grande la bambina:
la casa regge, e lavora:
fa il bucato e la cucina,
fa tutto al modo d'allora.
Pensa a tutto, ma non pensa
a sparecchiare la mensa.
Lascia che vengano i morti,
i buoni, i poveri morti.
Oh! la notte nera nera,
di vento, d'acqua, di neve,
lascia ch'entrino da sera,
col loro anelito lieve;
che alla mensa torno torno
riposino fino a giorno,
cercando fatti lontani
col capo tra le due mani.
Dalla sera alla mattina,
cercando cose lontane,
stanno fissi, a fronte china,
su qualche bricia di pane,
e volendo ricordare,
bevono lagrime amare.
Oh! non ricordano i morti,
i cari, i cari suoi morti!
- Pane, sì... pane si chiama,
che noi spezzammo concordi:
ricordate?... E` tela, a dama:
ce n'era tanta: ricordi?...
Queste?... Queste sono due,
come le vostre e le tue,
due nostre lagrime amare
cadute nel ricordare!
(Canti di Castelvecchio)

giovedì 28 ottobre 2010

Sulla spiaggia a Fontana di James Joyce

Fisher
Piange il vento e piangono le ghiaie,
malfermi i pali della gettata gemono;
un senile mare numera ogni singola
pietra imbellettata di argento.
Dal vento piangente e dal più freddo
mare grigio io caldo lo avviluppo,
e tocco la spalla tremante dall'osso sottile
e il suo braccio infantile.
Attorno a noi paura, calante
dall'alto ombra di paura: e nel mio cuore
quale interminata, fonda
fitta d'amore!

mercoledì 27 ottobre 2010

Saluto d'autunno di Giosuè Carducci

Emile Friant/L'amore in autunno/1888
Pe' verdi colli, da' cieli splendidi,
e ne' fiorenti campi de l'anima,
Delia, a voi tutto è una festa
di primavera: lungi le tombe!
Voi dolce madre chiaman due parvole,
voi dolce suora le rose chiamano,
e il sol vi corona di lume,
divino amico, la bruna chioma.
Lungi le tombe! Lontana favola
per voi la morte! Salite il tramite
de gli anni, e con citara d'oro
Ebe serena v'accenna a l'alto.
Giú ne la valle, freddi dal turbine,
noi vi miriamo ridente ascendere;
e un raggio del vostro sorriso
frange le nebbie pigre a l'autunno.

martedì 26 ottobre 2010

La distanza a cui i morti sono andati di Emily Dickinson

Pellizza da Volpedo/Al cimitero/1887 
La distanza a cui i morti sono andati
Dapprima non appare;
Il loro tornare sembra possibile
Per molto più di un ardente anno.
E poi, quello di averli seguiti,
Per noi più di un mezzo sospetto,
Tanto intimi siamo diventati
Della loro cara rimembranza.

lunedì 25 ottobre 2010

Taci, anima stanca di godere di Camillo Sbarbaro

Ambrose McEvoy/Lillah McCarthy Taci, anima stanca di godere
e di soffrire -all’uno,all’altro vai
rassegnata-
Ascolto e non mi giunge una tua voce
Non di rimpianto per la miserabile
giovinezza,non d’ira o di rivolta
e neppure di tedio.
Ammutolita
giaci col corpo in una disperata
indifferenza.
Non ci stupiremmo,
non è vero, mia anima, se adesso
il cuore s'arrestasse,se sospeso
ci fosse il fiato…
Invece camminiamo,
E gli alberi son alberi,le case
sono case, le donne
che passano son donne e tutto è quello
che è-quello che è.
La vicenda di gioia e di dolore
non ci tocca. Perduto ha la voce
la sirena del mondo,e il mondo è un grande
deserto.
Nel deserto
io guardo con asciutti occhi me stesso.
(Pianissimo/1914)

domenica 24 ottobre 2010

Lydia Puckett di Edgar Lee Masters

Mary Cassatt/Lydia Knowlt Hoheimer se ne andò alla guerra
il giorno prima che Curl Trenary
denunciasse davanti al pretore Arnett
quel furto di porci.
Ma non è questa la ragione per cui si fece soldato.
Mi sorprese che scherzavo con Lucius Atherton.
Bisticciammo e gli dissi
di non venirmi più tra i piedi.
Allora rubò i porci e andò alla guerra —
dietro a ciascun soldato c’è una donna.
(Trad. Fernanda Pivano)

sabato 23 ottobre 2010

Altri mai foco di Gaspara Stampa

Francois Clouet/Margot/1560 Altri mai foco, stral, prigione o nodo
sì vivo e acuto, e sì aspra e sì stretto
non arse, impiagò, tenne e strinse il petto,
quanto 'l mì ardente, acuto, acerba e sodo.
Né qual io moro e nasco, e peno e godo,
mor'altra e nasce, e pena ed ha diletto,
per fermo e vario e bello e crudo aspetto,
che 'n voci e 'n carte spesso accuso e lodo.
Né fûro ad altrui mai le gioie care,
quanto è a me, quando mi doglio e sfaccio,
mirando a le mie luci or fosche or chiare.
Mi dorrà sol, se mi trarrà d'impaccio,
fin che potrò e viver ed amare,
lo stral e 'l foco e la prigione e 'l laccio.

venerdì 22 ottobre 2010

Dolce musica di Charles Bukowski

Meyerowitz/Minna
E' meglio dell’amore perché non
ti ferisce: al mattino
lei accende la radio, Brahms o Ives
o Stravinskij o Mozart. Fa bollire le
uova contando a voce alta i secondi: 56,
57, 58... le pela,
me le porta a letto. Dopo colazione sulla
stessa sedia ascolta musica
classica, è al primo scotch
e alla terza sigaretta. Le dico
che devo andare alle corse. E' qui
da circa 2 notti e 2 giorni. «Quando
ti rivedo? » chiedo. Insinua che
dipenda da me. Annuisco
e alla radio c’è Mozart.
(L'amore è un cane che viene dall'inferno)

giovedì 21 ottobre 2010

La canzone della granata di Giovanni Pascoli

Jules Rondel I
Ricordi quand'eri saggina,
coi penduli grani che il vento
scoteva, come una manina
di bimbo il sonaglio d'argento?
Cadeva la brina; la pioggia
cadeva: passavano uccelli
gemendo: tu gracile e roggia
tinnivi coi cento ramelli.
Ed oggi non più come ieri
tu senti la pioggia e la brina,
ma sgrigioli come quand'eri
saggina.
II
Restavi negletta nei solchi
quand'ogni pannocchia fu colta:
te, colsero, quando i bifolchi
v'ararono ancora una volta.
Un vecchio ti prese, recise,
legò; ti privò della bella
semenza tua rossa; e ti mise
nell'angolo, ad essere ancella.
E in casa tu resti, in un canto,
negletta qui come laggiù;
ma niuno è di casa pur quanto
sei tu.
III
Se t'odia colui che la trama
distende negli alti solai,
l'arguta gallina pur t'ama,
cui porti la preda che fai.
E t'ama anche senza, ché ai costi
ti sbalza, ed i grani t'invola,
residui del tempo che fosti
saggina, nei campi già sola.
Ma più, gracilando t'aspetta
con ciò che in tua vasta rapina
le strascichi dalla già netta
cucina.
IV
Tu lasci che t'odiino, lasci
che t'amino: muta, il tuo giorno,
nell'angolo, resti, coi fasci
di stecchi che attendono il forno.
Nell'angolo il giorno tu resti,
pensosa del canto del gallo;
se al bimbo tu già non ti presti,
che viene, e ti vuole cavallo.
Riporti, con lui che ti frena,
le paglie ch'hai tolte, e ben più;
e gioia or n'ha esso; ma pena
poi tu.
V
Sei l'umile ancella; ma reggi
la casa: tu sgridi a buon'ora,
mentre impaziente passeggi,
gl'ignavi che dormono ancora.
E quanto tu muovi dal canto,
la rondine è ancora nel nido;
e quando comincia il suo canto,
già ode per casa il tuo strido.
E l'alba il suo cielo rischiara,
ma prima lo spruzza e imperlina,
così come tu la tua cara
casina.
VI
Sei l'umile ancella, ma regni
su l'umile casa pulita.
Minacci, rimproveri; insegni
ch'è bella, se pura, la vita.
Insegni, con l'acre tua cura
rodendo la pietra e la creta,
che sempre, per essere pura,
si logora l'anima lieta.
Insegni, tu sacra ad un rogo
non tardo, non bello, che più
di ciò che tu mondi, ti logori
tu!
(Canti di Castelvecchio)

mercoledì 20 ottobre 2010

Inseguimento di Sylvia Plath

McGinnis/Miss Nelson Entro nella torre delle mie paure,
chiudo la porta su quella oscura colpa,
sprango la porta, tutte le porte sprango.
Il sangue corre, mi rimbomba
nelle orecchie: il passo
della pantera è sulle scale,
ora la sento che sale, che sale.
il passo della pantera è sulle scale,
ora la sento che sale, che sale.

martedì 19 ottobre 2010

Italia di Giuseppe Ungaretti

Forestier Sono un poeta
un grido unanime
sono un grumo di sogni
Sono un frutto
d'innumerevoli contrasti d'innesti
maturato in una serra
Ma il tuo popolo è portato
dalla stessa terra
che mi porta
Italia
E in questa uniforme
di tuo soldato
mi riposo
come fosse la culla
di mio padre
Locvizza, l'1 ottobre 1916
(L'allegria/Il porto sepolto)

lunedì 18 ottobre 2010

Il sole e la nebbia e Giunge un preavviso di Emily Dickinson

Anonimo Scuola inglese
Il Sole e la Nebbia si contendevano
Il Governo del Giorno -
Il Sole abbassò la sua Gialla Frusta
E disperse la Nebbia -
************
Giunge un preavviso come una spia
Un più breve respiro del Giorno
Furtivo senza essere un furto
E l'Estate è lontana -

Dedicato ai miei carissimi amici lettori....

Fermin Alegre...e avete superato i 160, so che siete anche qualcuno di più, è incredibile! Quando ho cominciato a scrivere questo piccolo blog unendo la poesia e i dipinti dei Grandi non immaginavo davvero di trovare tante persone uguali a me! Sono sempre di corsa, come molti di voi, e non ho tempo a volte di venirvi a trovare spesso come vorrei, ma siete tutti nel mio cuore. Grazie!

domenica 17 ottobre 2010

Minerva Jones di Edgar Lee Masters

Janet Elisabeth/Strong Sono Minerva, la poetessa del villaggio,
fischiata, schernita dai villanzoni della strada
per il mio corpo goffo, l'occhio guercio, e il passo largo
e tanto più quando "Butch" Weldy
mi prese dopo una lotta brutale.
Mi abbandonò al mio destino col dottor Meyers;
e io sprofondai nella morte, gelando dai piedi alla faccia,
come chi scenda in un'acqua di ghiaccio.
Vorrà qualcuno recarsi al giornale,
e raccogliere i versi che scrissi?-
Ero tanto assetata d'amore!
Ero tanto affamata di vita!
(Trad. di Fernanda Pivano)

sabato 16 ottobre 2010

Quando tu passi, e mi chiami di Elsa Morante

Riazhsky Quando tu passi, e mi chiami,
assente son io.
Per lunghe ore ti aspetto,
e tu, distratto, voli altrove.
Ma tanto, il mezzano serafico
del nostro amore,
il sultano dello zenit
che muove sul quadrante le sfere
con le dita infingarde e sante,
ha già segnato l'istante
del nostro convegno.
Molli si volgono i miei giorni
a quella imperiosa stagione.
Candida e glaciale essa risplende
alta salendo, come fuoco.
Ah, nostra incantevole stanza!
Che importa a me, infido spirito,
dei tuoi diversi pensieri?
Il presagio inchina già la fronte
all'annuncio. Sorte e amore
ti congiungono a me.
(1945/Alibi)

venerdì 15 ottobre 2010

Paese di Federico Garcia Lorca

Ramon De Zubiaurre/Dulcisima Mirentxu
Sul monte pelato
un calvario.
Acqua chiara
e ulivi secolari.
Nelle stradine
uomini intabarrati
e sulle torri
banderuole che girano,
che girano
eternamente.
Oh, paese smarrito
nell'Andalusía del pianto.

giovedì 14 ottobre 2010

La nonna di Giovanni Pascoli

Silvio Giulio Rotta Tra tutti quei riccioli al vento,
tra tutti quei biondi corimbi,
sembrava, quel capo d'argento,
dicesse col tremito, bimbi,
sì... piccoli, sì...
E i bimbi cercavano in festa,
talora, con grido giulivo,
le tremule mani e la testa
che avevano solo di vivo
quel povero sì.
Sì, solo; sì, sempre, dal canto
del fuoco, dall'umile trono;
sì, per ogni scoppio di pianto,
per ogni preghiera: perdono,
sì... voglio, sì... sì!
Sì, pure al lettino del bimbo
malato... La Morte guardava,
La Morte presente in un nimbo...
La tremula testa dell'ava
diceva sì! sì!
Sì, sempre; sì, solo; le notti
lunghissime, altissime! Nera
moveva, ai lamenti interrotti,
la Morte da un angolo... C'era
quel tremulo sì,
quel sì, presso il letto... E sì, prese
la nonna, la prese, lasciandole
vivere il bimbo. Si tese
quel capo in un brivido blando,
nell'ultimo sì.
(Canti di Castelvecchio)

mercoledì 13 ottobre 2010

Risveglio del vento di Rainer Maria Rilke

Albert Pinkham Ryder/Foresta di Arden Nel colmo della notte, a volte, accade
che si risvegli, come un bimbo, il vento.
Solo, pian piano, vien per il sentiero,
penetra nel villaggio addormentato.
Striscia, guardingo, sino alla fontana;
poi si sofferma, tacito, in ascolto.
Pallide stan tutte le case, intorno;
tutte le querce - mute.

martedì 12 ottobre 2010

Toblack di Sergio Corazzini

Wladyslaw Wankie
I
...E giovinezze erranti per le vie
piene di un grande sole malinconico,
portoni semichiusi, davanzali
deserti, qualche piccola fontana
che piange un pianto eternamente uguale
al passare di ogni funerale,
un cimitero immenso, un’infinita
messe di croci e di corone, un lento
angoscioso rintocco di campana
a morto, sempre, tutti i giorni, tutte
le notti, e in alto, un cielo azzurro, pieno
di speranza e di consolazione,
un cielo aperto, buono come un occhio
di madre che rincuora e benedice.
II
Le speranze perdute, le preghiere
vane, l’audacie folli, i sogni infranti,
le inutili parole de gli amanti
illusi, le impossibili chimere,
e tutte le defunte primavere,
gl’ideali mortali, i grandi pianti
de gli ignoti, le anime sognanti
che hanno sete, ma non sanno bere,
e quanto v’ha Toblack d’irraggiungibile
e di perduto è in questa tua divina
terra, è in questo tuo sole inestinguibile,
è nelle tue terribili campane,
è nelle tue monotone fontane,
Vita che piange, Morte che cammina.
III
Ospedal tetro, buona penitenza
per i fratelli misericordiosi
cui ben fece di sé Morte pensosi
nella quotidiana esperienza,
anche se dal tuo cielo piova, senza
tregua, dietro i vetri lacrimosi
tiene i lividi tuoi tubercolosi
un desiderio di convalescenza.
Sempre, così finché verrà la bara,
quietamente, con il crocefisso
a prenderli nell’ultima corsia.
A uno a uno Morte li prepara,
e tutti vanno verso il tetro abisso,
lungo, Speranza! la tua dolce via!
IV
Anima, quale mano pietosa
accese questa sera i tuoi fanali
malinconici, lungo gli spedali
ove la morte miete senza posa?
Vidi lungo la via della Certosa
passare funerali e funerali;
disperata etisia degli Ideali
anelanti la cima gloriosa!
Ora tutto è quieto: nelle bare
stanno i giovini morti senza sole,
arde in corona la pietà de’ ceri.
Anima, vano è questo lacrimare,
vani i sospiri, vane le parole
su quanto ancora in te viveva ieri.
(L'amaro calice)

lunedì 11 ottobre 2010

Come distinguerlo da un giorno d'estate? di Emily Dickinson

Daniel Ridgway Knight/Julia among the roses 
Come distinguerlo da un Giorno d'Estate?
I suoi Ardori sono del pari risoluti -
E null'altro nella Fisionomia
Se non lo stesso scintillio -
Eppure gli Uccelli lo esaminano e fuggono -
E Avanguardie senza nome
Perlustrano l'Avvertimento
E si sfaldano non appena arrivate -

domenica 10 ottobre 2010

Sospiro di Stephane Mallarmè

Bessie MacNicol/Autumn/1898
La mia anima sale, o placida sorella,
Al cielo errante della tua angelica pupilla
E alla tua fronte, dove, giuncato di rossore,
Sogna un autunno, come nell'antico pallore
D'un parco un getto d'acqua sospira su all'Azzurro!
- Verso il tenero Azzurro d'Ottobre mite e puro
Che guarda in grandi vasche la sua malinconia
E lascia, su acque morte, dove, fulva agonia
Le foglie errano al vento tracciando un freddo viaggio,
Il sole trascinarsi giallo col lungo raggio.

sabato 9 ottobre 2010

Le tristezze ignote di Gabriele D'Annunzio

Elizabeth Trockmorton/Largilliere/1729
 E sia pace al defunto.
Ma che soave odore!
Autunno, già nei vasi
fioriscon le viole!
Ed ecco, al fine, il sole
sul davanzale è giunto.
Tra le mie dita, quasi
ha il liquido tepore
del latte appena munto.
Sia pace a chi sofferse.
Oggi tutto è pacato.
Io non son triste, quasi.
Penso a tristezze ignote,
d’anime assai remote,
ne la vita disperse.
Io non son triste, quasi.
Oggi tutto è pacato.
Sia pace a chi sofferse.
Le suore, a le finestre
del convento, sul fiume
guardan passar le barche:
guardano mute e sole,
mute e digiune, al sole.
Giungono a le finestre
(come tarde le barche!)
un odor di bitume,
un odore silvestre.
I prigionieri assale
un’ansia: falci lente
falciano l’erba nuova,
a la prigione intorno.
Gli infermi (inclina il giorno),
pallidi sul guanciale,
ascoltano la piova
battere dolcemente
l’orto de l’ospedale.
(Poema paradisiaco/Hortulus Animae)

venerdì 8 ottobre 2010

Paesaggio di Federico Garcia Lorca

Missis Walter/De Laszlo/1924
Il campo
di ulivi
s'apre e si chiude
come un ventaglio.
Sopra l'uliveto
v'è un cielo sommerso
e una pioggia oscura
d'astri gelati.
Tremano giunco e penombra
sulla riva del fiume.
L'aria grigia s'increspa.
Gli ulivi
son carichi
di gridi.
Uno stormo
d'uccelli prigionieri,
che muovon le lunghissime
code nel buio.

giovedì 7 ottobre 2010

Agli dei della mattinata di Franco Fortini

Leo Van Paemel/Meisje legge
Il vento scuote allori e pini. Ai vetri, giù acqua.
Tra fiumi e luci la costa la vedi a tratti, poi nulla.
La mattinata si affina nella stanza tranquilla.
Un filo di musica rock, le matite, le carte.
Sono felice della pioggia. O dei inesistenti,
proteggete l'idillio, vi prego. E che altro potete,
o dei d'autunno indulgenti dormenti,
meste di frasche le tempie? Come maestosi quei vostri
luminosi cumuli! Quante ansiose formiche nell'ombra!

mercoledì 6 ottobre 2010

Specialmente se il vento d'Ottobre di Dylan Thomas

Gerald Leslie Brockhurst Specialmente se il vento d'Ottobre
Con gelide dita i miei capelli punisce,
Afferrato dal sole che aggriccia sul fuoco cammino
E getto un granchio d'ombra sulla terra,
Sul fianco del mare, uno strepito udendo d'uccelli,
Udendo il corvo tossire su invernali stecchi,
L'attivo mio cuore mentre lei parla palpita,
Sparge il sillabico sangue, le sue parole assorbe.
Chiuso dentro una torre di parole, segno
Sull'orizzonte camminare come gli alberi
Le forme verbose delle donne, e dentro il parco
Le file dei fanciulli dai gesti stellari.
Alcuni mi lascian crearti col vocalizzo dei faggi,
Alcuni con la voce delle quercie, dalle radici
Dirti le molte note di contee spinose,
Col linguaggio dell'acqua altri crearti.
Dietro un vaso di felci l'orologio oscilla,
E dell'ora mi dice la parola, il significato nervoso
Vola sul disco frecciato, declama il mattino,
Mi narra tempo al vento col gallo della banderuola.
Alcuni mi lascian crearti coi segni del prato;
Tutto ciò che conosco l'erba segnale mi dice
Ed attraverso l'occhio penetra col verminoso inverno.
Alcuni mi lasciano dirti i peccati del corvo.
Specialmente se il vento d'Ottobre
(Alcuni mi lascian crearti d'incanti autunnali,
Lingua di ragno, sonora collina del Galles)
Con pugni di rape punisce la terra,
Alcuni mi lascian crearti con impietose parole.
disseccato il cuore che, sillabando nello sgambettio
Di alchemico sangue, avvertì della furia in cammino.
Sui fianchi del mare puoi udire gli uccelli dai cupi vocalizzi.

martedì 5 ottobre 2010

Fanciullo mendico di Giovanni Pascoli

Karl August Von Pettenkofen Ho nel cuore la mesta parola
d'un bimbo ch'all'uscio mi viene.
Una lagrima sparsi, una sola,
per tante sue povere pene;
e pur quella pensai che vanisse
negl'ispidi riccioli ignota:
egli alzò le pupille sue fisse,
sentendosi molle la gota.
E io, quasi chiedendo perdono,
gli tersi la stilla smarrita,
con un bacio, e ponevo il mio dono
tra quelle sue povere dita.
Ed allora ne intesi nel cuore
la voce che ancora vi sta:
Non li voglio: non voglio, signore,
che scemi le vostra pietà.
E quand'egli già fuor del cancello
riprese il solingo sentiero,
io sentii, che, il suo grave fardello,
godeva a portarselo intiero:
e chiamava sua madre, che sorta
pareva da nebbie lontane,
a vederlo; poi ch'erano, morta
lei, morta! ma lui senza pane.

lunedì 4 ottobre 2010

L'estate ha due inizi di Emily Dickinson

James Tissot/1872/Autunno sul Tamigi 
L'estate ha due Inizi -
Inizia una volta in giugno -
Inizia in ottobre
Coinvolgendo di nuovo -
Senza Chiasso, forse,
Ma più nitida per la Grazia -
Com'è più bello l'andarsene
Che il restare di un Volto -
Si accomiata poi - per sempre -
Per sempre - fino a maggio -
Per sempre è caduco -
Eccetto per quelli che muoiono -

domenica 3 ottobre 2010

Sole d'ottobre di Ada Negri

Renoir ...È così pura questa
gioia fatta di luce e d'aria: questa
serenità ch'è d'ogni cosa intorno
a te, d'ogni pensiero entro di te:
quest'armonia dell'anima col punto
del tempo e con l'amore che il tempo
guida.
Non più grano, né frutti ha ormai la
terra
da offrire. Sta limpido l'Autunno
sul riposo dell'anno... Il fisso
azzurro, immemore
di tuoni e lampi, stende il suo gran
velo
di pace sulle rosseggianti chiome
delle foreste. Quand'è falciata
la spiga, spoglia la pannocchia,
rosso
il vin nei tini, e le dorate noci
chiaman l'abbacchio, e fuor del
riccio scoppia
la castagna, che importa la
minaccia
dell'Inverno, alla terra?..
Trasparente luce
d'ottobre, al cui tepor nulla matura
perché già tutto maturò: chiarezza
che della terra fa cosa di cielo.

sabato 2 ottobre 2010

Papaveri in ottobre di Sylvia Plath

Laura Muntz Lyall/Oriental poppies Nemmeno le nubi assolate possono fare stamane
Gonne così. Né la donna in ambulanza,
Il cui rosso cuore sboccia prodigioso dal mantello -
Dono, dono d'amore
Del tutto non sollecitato
Da un cielo
Che in un pallore di fiamma accende i suoi
Ossidi di carbonio, da occhi
Sbigottiti e sbarrati sotto cappelli a bombetta.
O Dio, chi sono mai
Io da far spalancare in un grido queste tarde bocche
In una foresta di gelo, in un'alba di fiordalisi.

venerdì 1 ottobre 2010

Ottobrata di Gabriele D'Annunzio

Alexandre Francois Desportes
Ridono tutte in fila le linde casette
ne 'l dolce sole ottobrino,
quale colore di rosa,
qual bianca, come tante comari vestite
de 'l novo bucato a festa.
Su le tegole brune riposano enormi
zucche gialle e verdastre,
sembianti a de' crani spelati,
e sbadiglian da qualche fessura
uno stupido riso a 'l meriggio.
Seduto su un uscio
un vecchietto sonnecchia
pipando, e un gatto nero gli dorme
tra i piedi.
Galline van razzolando intorno;
si sente il rumor de la spola
e d'una culla a 'l ritmo
di lenta canzone; poi voci
fresche di bimbi, risa di donne;
poi brevi silenzi,
Il bel vecchietto russa,
inclinato su l'omero il capo
bianco, ne il sole. lo guardo
la placida scena e dipingo.