Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

sabato 4 giugno 2011

Spighe di Federico Garcia Lorca

Laurits Andersen/1887
Il campo di grano si è dato alla morte. 
Già le falci tagliano le spighe.
I pioppi oscillano parlando
all'anima sottile della brezza.
Soltanto il grano vuole silenzio.
Si è rappreso al sole, e sospira
nell'ampio elemento dove indugiano
i vivaci sogni.
Il giorno,
ormai saturo di luce e suono,
declina dietro i monti azzurri,
Che pensiero misterioso
turba le spighe?
Che ritmo di tristezza sognatrice
agita i campi?
Le spighe sembrano vecchi uccelli
che non possono volare!
Sono piccole teste
che hanno il cervello d'oro puro
ed espressioni tranquille.
Pensano tutte alle stessa cosa,
meditano tutte
un profondo segreto.
Strappano alla terra il suo oro vivo
e come dolci api del sole libano
il raggio bruciante di cui si vestono
per formare l'anima della farina.
Oh che allegra tristezza m'infondete,
dolcissime spighe!
Venite dalle più profonde età,
cantaste nella Bibbia
e, quando vi sfiorano i silenzi,
suonate un concerto di lire.
Voi germogliate per l'uomo come cibo.
Ma guardate le bianche margherite
i gigli che nascono perchè sì!
Mummie d'oro delle campagne!
Il fiore selvatico nasce per il sogno
e voi nascete per la vita. 
Giugno 1919 
*****
ESPIGAS
El trigal se ha entregado a la muerte.
Ya las hoces cortan las espigas.
Cabecean los chopos hablando
con el alma sutil de la brisa.
El trigal sólo quiere silencio.
Se cuajó con el sol, y suspira
por el amplio elemento en que moran
los ensueños despiertos.
El día,
ya maduro de luz y sonido,
por los montes azules declina.
¿Qué misterioso pensamiento
conmueve a las espigas?
¿Qué ritmo de tristeza soñadora
los trigales agita...?
¡Parecen las espigas viejos pájaros
que no pueden volar!
Son cabecitas,
que tienen el cerebro de oro puro
y expresiones tranquilas.
Todas piensan lo mismo,
todas llevan
un secreto profundo que meditan.
Arrancan a la tierra su oro vivo
y cual dulces abejas del sol, liban
el rayo abrasador con que se visten
para formar el alma de la harina.
¡Oh, qué alegre tristeza me causáis,
dulcísimas espigas!
Venís de las edades más profundas,
cantasteis en la Biblia,
y tocáis cuando os rozan los silencios
un concierto de liras.
Brotáis para alimento de los hombres.
¡Pero mirad las blancas margaritas
y los lirios que nacen porque sí!
¡Momias de oro sobre las campiñas!
La flor silvestre nace para el sueño
y vosotras nacéis para la vida.
Junio de 1919

3 commenti:

Rita Baccaro ha detto...

Mi ha colpito il passaggio dal primo all'ultimo verso
"Il campo di grano si è dato alla morte."
...
" voi nascete per la vita" (riferendosi alle spighe).
Le spighe sono quasi personificate: tacciono, sospirano, pensano, sognano, suonano... ne sentiamo ogni sensazione da loro provata durante la mietitura. Essa ci appare alla fine non come una condanna, il triste epilogo per queste dolcissme spighe, ma Lorca ci aiuta a scoprire il senso della loro esistenza... lo stesso di quello umano: dare la vita per la vita!

Rose ha detto...

Queste spighe con le loro testine aristate e il loro cuore di oro biondo sono il protrarsi della vita, la sua sostanza, sono - direbbe Enzo Bianchi - la necessità.
I fiori colorati dei campi, i gigli viola, le margherite, i papaveri e tutti quelli che per Federico vivono "perché sì", perché non è necessario un perché per vivere, sono emanazioni del sogno, dell'anima di Dio. Per Enzo Bianchi, la gratuità.

Un grazie a Francesca che ha postato - temevo avessi problemi con il PC... :(

Un buon fine settimana a tutti gli ospiti!

Francesca Vicedomini ha detto...

In effetti Rose, il PC è nuovo. Comprato venerdì. Sto ancora imparando le nuove funzioni...buona domenica a tutti...