Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

lunedì 26 settembre 2011

Lelio di Alfonso Gatto

Martin Abbott Handerson Thayer*Bradley Towsend
La tua tomba, bambino,
vogliamo sia sbiancata
come una cameretta
e che vi sia un giardino
d'intorno e l'incantata
pace d'una zappetta.
Era un dolce rumore
che tu lasciavi al giorno
quel cernere la ghiaia
azzurra e al suo colore
trovar celeste intorno
la sera. Ora, che appaia
la luna e del suo vento
lasci più solo il mondo,
ci sembrerà d'udire
nell'aria il tuo lamento.
Era un tuo grido a fondo
l'infanzia, un rifiorire...
Inventaci la morte,
o bambino, i tuoi segni
come d'un gioco infranto
rimasero alla sorte
del vento, ai suoi disegni
di nuvole e di pianto.
Ogni giorno che passa
è un ricadere brullo
nell'ombra che c'invita.
Irrompi a testa bassa 
nel ridere, fanciullo,
devastaci la vita
e un'altra volta vivi.

3 commenti:

Rose ha detto...

Le poesie sulla morte dei bambini mi commuovono ogni volta.

Buonanotte, buon martedì ancora caldo di settembre.

Il riciccio continua. :)

Francesca Vicedomini ha detto...

Quando l'ho letta ho pensato ai genitori che hanno provato questo dolore e a questo poeta che ha trovato semplici e commoventi parole per descrivere la perdita di un figlio.
Buon martedì, e buone montagne Veronica! Fatti sentire...

Rose ha detto...

Buona Val D'Aosta, Veronica. Ulisse sa che puoi farcela e ti è comunque vicino.