Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

sabato 26 novembre 2011

Strade di Antonio Machado

George Inness*Spirit of autumn*1891
Della città moresca
dietro le vecchie mura,
io contemplo la sera silenziosa,
solo con la mia ombra e la mia pena.
Il fiume va scorrendo,
tra giardini in penombra,
e tra grigi oliveti,
per le liete campagne di Baeza.
Hanno le viti pampini dorati
sopra i rossastri ceppi.
Guadalquivir, come spada spezzata,
e frantumata, risplende e lampeggia.
Lontano, i monti avvolti
nella nebbia dormono,
nebbia d'autunno, materna; attenuano
le rozze moli lo stato di pietra
in questa mite sera di novembre,
sera pietosa, languida di viola.
Il vento ha agitato
gli olmi appassiti della carreggiata,
sollevando in rossicci mulinelli
la polvere da terra.
La luna sta salendo
illividita, piena ed  ansimante.
Le candide stradine
s'incrociano inseguendo
lontano casolari  nella valle
e nella sierra sparsi.
Strade tra i campi là...
Ahi! più non posso passeggiar con lei!
(da Campos de Castilla, 1912)
*°*°*°*°*
CAMINOS
De la ciudad moruna
tras las murales viejas,
yo contemplo la tarde silenciosa,
a solas con mi sombra y con mi pena.
El río va corriendo,
entre sombrías huertas
y grises olivares,
por los alegres campos de Baeza
Tienen las vides pámpanos dorados
sobre las rojas cepas.
Guadalquivir, como un alfanje roto
y disperso, reluce y espejea.
Lejos, los montes duermen
envueltos en la niebla,
niebla de otoño, maternal; descansan
las rudas moles de su ser de piedra
en esta tibia tarde de noviembre,
tarde piadosa, cárdena y violeta.
El viento ha sacuido
los mustios olmos de la carretera,
levantando en rosados torbellinos
el polvo de la tierra.
La luna está subiendo
amoratada, jadeante y llena.
Los caminitos blancos
se cruzan y se alejan,
buscando los dispersos caseríos
del valle y de la sierra.
Caminos de los campos...
¡Ay, ya, no puedo caminar con ella!
En noviembre de 1913

4 commenti:

Gianrico Gualtieri ha detto...

Io che porto d'amor l'alto vessillo,

Gelate ho spene e gli desir cuocenti:

A un tempo triemo, agghiaccio, ardo e sfavillo,

Son muto, e colmo il ciel de strida ardenti:

Dal cor scintillo, e dagli occhi acqua stillo;

E vivo e muoio e fo riso e lamenti:

Son vive l'acqui, e l'incendio non more,

Ché a gli occhi ho Teti, ed ho Vulcan al core,

Altr'amo, odio me stesso;

Ma s'io m'impiumo, altri si cangia in sasso;

Poggi'altr'al cielo, s'io mi ripogno al basso;

Sempre altri fugge, s'io seguir non cesso;

S'io chiamo, non risponde;

E quant'io cerco più, più mi s'asconde.

(G. Bruno, Degli eroici furori)

Rose ha detto...

Il paesaggio è splendido. Proprio un peccato che lei non ci sia, eh, Antonio? Ma se ci fosse stata, magari avresti fatto altre cose e non ci avresti fatto immaginare questo stupendo scenario spagnolo. ;)

Anche Giordano Bruno... oggi è un giorno prospero!

Un saluto serotino a tutti.

Gianrico Gualtieri ha detto...

Trattavasi di un'oggettiva assunzione dell'argomento alla mia ammirazione Veronica... Bello è per me solo quest'eroico furore, che sia dell'iniziato e del mistico, come nel caso del Bruno che riprende motivi e ritmi di un sonetto del Petrarca, o di chi ama veramente e con tutto se stesso un essere polare e complementare.
Per quanto mi riguarda ho riconosciuto che il mio ideale era solo un folle sogno, e mi sono rassegnato a sotterrare e a fare il lutto delle mie aspirazioni e di quella parte della mia natura. Non sconfesso il mio ideale, ma prendo atto che esso è irrealizzabile per me nel corso di questa vita, ormai abbondantemente svolta.
Un caro saluto a tutti,

AC

Francesca Vicedomini ha detto...

Grazie a tutti, vi leggo con immenso piacere...buona domenica