Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

giovedì 31 maggio 2012

Plenilunio * A Gòngila * Sulle belle chiome metti ghirlande di Saffo


Albert Aublet*Selene
PLENILUNIO
Gli astri d'intorno alla leggiadra luna
nascondono l'immagine lucente,
quando piena più risplende, bianca
sopra la terra.
**************
A GÒNGILA
O mia Gòngila, ti prego:
metti la tunica bianchissima
e vieni a me davanti: intorno a te
vola desiderio d'amore.
Così adorna, fai tremare chi guarda;
e io ne godo, perchè la tua bellezza
rimprovera Afrodite.
****************
SULLE BELLE CHIOME METTI GHIRLANDE
Tu, o Dice, sulle belle chiome metti ghirlande,
dalle tenere mani intrecciate con steli di aneto,
poichè le Càriti felici accolgono
chi si orna di fiori: fuggono chi è senza ghirlande.

(Traduzione di Salvatore Quasimodo)

mercoledì 30 maggio 2012

Contrerime e L'inclemenza del tempo di Maria Luisa Spaziani

František Dvořák*1901

CONTRERIME
Volto stravolto di due rose gialle
fra crepe arse dal salino più amaro.
Timide lune rotte, sarete un giorno un faro
sull'onda alle mie spalle.
(Transito con catene)
******************
L'INCLEMENZA DEL TEMPO
E' vertigine, amore, primavera,
sfida, pianto di gioia, verità.
Ed è subito «era».
(I fasti dell'ortica)

martedì 29 maggio 2012

All'Ida di Giovanni Pascoli

Borisov-Mutasov*Self and sister*1898
Donandole viole e miosotidi campestri
Guarda: le une col lor candido viso,
gli altri, con nell'azzurro occhio il sorriso,
dicon: non ti scordare e pensa a me.
Son fanciulli de' campi: umile e schietto
è il lor linguaggio come il loro affetto;
amano e non san dirti essi il perché:
molto varia non è la lor favella,
né dotta: eppur gradiscili, o sorella;
è una favella che mentir non sa.
Son fanciulli de' campi: in lor ti fida,
ché, se vestono male, amabil Ida,
non la menzogna appreso hanno in città.
Massa, maggio dell'85.
(Poesie varie)

lunedì 28 maggio 2012

Per Giovanni Falcone di Alda Merini

Vincent Van Gogh
La mafia sbanda,
la mafia scolora
la mafia scommette,
la mafia giura
che l'esistenza non esiste,
che la cultura non c'è,
che l'uomo non è amico dell'uomo.

La mafia è il cavallo nero
dell'apocalisse che porta in sella
un relitto mortale,
la mafia accusa i suoi morti.
La mafia li commemora
con ciclopici funerali:
così è stato per te, Giovanni,
trasportato a braccia da quelli
che ti avevano ucciso
.
(da Ipotenusa d'amore, La Vita Felice, 1994)  

domenica 27 maggio 2012

Altri papaveri di Andrea Zanzotto

Julius Rolshoven*Field of poppies
Fieri di una fierezza e foia barbara
sovrabbondanti con ogni petalo
rosso + rosso + rosso + rosso
        coup de dés maledetto
        sanguinose potenze dilaganti,
        quasi ognuno di voi a coprire un prato intero -
da che
da che mondi stragiferi
stragiferi papaveri
        qui vi accampaste avvampando,
        sfacciato forno del rosso
        che in misteriche chiazze
        non cessa di accedere sgorgar su
        straventando i soliti maggi grigioblù?

Come i calabroni si fanno sempre più enormi
        CRABRO CRABRO
e quasi difformi da ogni destino
e le limacce budella a stravento su verzure:
via! via! è tempo di toglier via questa primavera
di pozze di sangue da tiri di cecchino
Correre correre
coprendosi in affanno teste e braccia e corpi orbi
correre correre per chi
corre e corre sotto calabroni e cecchini
e in orridi papaveri finì

(1993-95)
"Ed è con una messe di papaveri che desidero festeggiare con Voi il post n. 2000"

sabato 26 maggio 2012

Nei boschi dove molti fiumi scorrono di Lawrence Ferlinghetti

Earl Moran
Nei boschi dove molti fiumi scorrono
tra le colline non sottomesse
e i campi della nostra infanzia
dove covoni e arcobaleni si fondono nel ricordo
anche se i nostri «campi» erano strade
rivedo ancora sorgere quelle miriadi di mattine
in cui ogni cosa vivente
proiettava la propria ombra nell'eternità
e per tutto il giorno la luce
come di primo mattino
con quelle sue ombre nette che adombravano
un paradiso
che mi ero a malapena sognato
e a malapena sapevo pensare
a quest'oggi dalla barba incolta
con i suoi corvi beffardi
che prendono il volo da alberi secchi
e gracchiano e stridono
e mettono in dubbio ogni altra
primavera e cosa
(Una Coney Island della mente)
*******************
IN WOODS WHERE MANY RIVERS RUN
In woods where many rivers run
among the unbent hills
and fields of our childhood
where ricks and rainbows mix in memory
although our ‘fields’ were streets
I see again those myriad mornings rise
when every living thing
cast its shadow in eternity
and all day long the light
like early morning
with its sharp shadows shadowing
a paradise
that I had hardly dreamed of
nor hardly knew to think
of this unshaved today
with its derisive rooks
that rise above dry trees
and caw and cry
and question every other
spring and thing
A Coney Island of the Mind

venerdì 25 maggio 2012

Soliloquio in un interno di Wallace Stevens

Accendi la prima luce della sera, come in una stanza in cui riposiamo e, con poca ragione, pensiamo
il mondo immaginato è il bene supremo.
Questo è dunque l'incontro più intenso.
È in tale pensiero che ci raccogliamo
fuori da ogni indifferenza, in una cosa:
Entro una sola cosa, un solo scialle
che ci stringiamo intorno, essendo poveri: un calore,
luce, potere, l'influsso prodigioso.
Qui, ora, dimentichiamo l'un l'altro e noi stessi.
Sentiamo l'oscurità di un ordine, un tutto,
un conoscere, ciò che fissò l'incontro.
Entro il suo confine vitale, nella mente,
diciamo Dio e l'immaginazione sono tutt'uno...
quanto in alto l'altissima candela irraggia il buio.
Di questa stessa luce, della mente centrale,
facciamo una dimora nell'aria della sera
tale che starvi insieme è sufficiente.
(Il mondo come meditazione, Palermo, Acquario-Guanda, 1986.)
**************************
Final Soliloquy of the Interior Paramour
Light the first light of evening, as in a room
In which we rest and, for small reason, think
The world imagined is the ultimate good.
This is, therefore, the intensest rendezvous.
It is in that thought that we collect ourselves,
Out of all the indifferences, into one thing:
Within a single thing, a single shawl
Wrapped tightly round us, since we are poor, a warmth,
A light, a power, the miraculous influence.
Here, now, we forget each other and ourselves.
We feel the obscurity of an order, a whole,
A knowledge, that which arranged the rendezvous.
Within its vital boundary, in the mind.
We say God and the imagination are one...
How high that highest candle lights the dark.
Out of this same light, out of the central mind,
We make a dwelling in the evening air,
In which being there together is enough.

giovedì 24 maggio 2012

Rio Bo e Apro la mia finestra di Aldo Palazzeschi

Herbert Von Reyl-Hanisch
RIO BO
Tre casettine
dai tetti aguzzi,
un verde praticello,
un esiguo ruscello: Rio Bo,
un vigile cipresso.
Microscopico paese, è vero,
paese da nulla; ma però...
c'è sempre disopra una stella,
una grande, magnifica stella,
che a un dipresso...
occhieggia con la punta del cipresso
di Rio Bo.
Una stella innamorata?
Chi sa
se nemmeno ce l'ha
una grande città.
─────
APRO LA MIA FINESTRA
Il pozzo azzurro del sole
affonda,
nel cielo denso d'amaranto,
nel mezzo agli oliveti porporini
galleggia
il mazzo degli oleandri d'argento.
Mi sento bruciare.
(Paesi e figure)

mercoledì 23 maggio 2012

A Maggio non gli basta un fiore di Giovanni Pascoli

Leon Bazile Perrault*1882
Ha visto una primula: e' poco.
Vuol nel prato le prataiole.
E' poco: vuol nel bosco il croco.
E' poco: vuole le vïole:
le bocche di leone vuole
e le stelline dell'odore.
Non basta il melo, il pesco, il pero.
Se manca uno, non c'e' nessuno.
E', quando in fior e' il muro nero,
e', quand'e' in fior lo stagno bruno,
e', quando fra le rose il pruno,
e' Maggio, quando tutto e' in fiore.
Non basta un sol pensier d'amore!
Una stella non basta al cielo!
Ma quando una si vede in cima,
tremante come una farfalla,
ma quando si vede la prima
nell'aria cilestina a galla,
la primula tra bianca e gialla,
la primula senza lo stelo;
ecco, a guardarla, due pupille,
poi dieci fisse a guardar quelle,
poi venti, poi cento, poi mille,
poi tutte, poi tutte le stelle!
Una stella: tutte le stelle!
La prima: e si riempie il cielo!
(Appendice)

martedì 22 maggio 2012

In questa notte, in questo mondo di Alejandra Pizarnik

Gerald Leslie Brockhurst*Ranunculus
A Martha Isabel Moia
In questa notte in questo mondo
Le parole del sogno dell'infanzia della morta
Non è mai questo ciò che uno vuole dire
La lingua natale castra
La lingua è un organo di conoscenza
Del fallimento di ogni poema
Castrato dalla sua stessa lingua
Che è l'organo della ri-creazione
Del ri-conoscimento
Ma non quello della ri-surrezione
Di qualcosa in maniera di negazione
Del mio orizzonte di sofferenza con il suo cane
E niente è promessa
Tra il dicibile
Che equivale a mentire
(tutto quello che si può dire è bugia)
il resto è silenzio
solo che il silenzio non esiste
no
le parole
non fanno l'amore
fanno l'assenza
se dico acqua, berrò?
Se dico pane, mangerò?
In questa notte in questo mondo
Straordinario silenzio quello di questa notte
Quello che succede nell'anima non si vede
Quello che succede nella mente non si vede
Quello che succede nello spirito non si vede
Da dove viene questa cospirazione dell'invisibilità?
Nessuna parola è visibile.

(Testi in ombra e ultimi poemi)
┬┬┬┬┬┬┬┬
EN ESTA NOCHE, EN ESTE MUNDO
A Martha Isabel Moia
en esta noche en este mundo
las palabras del sueño de la infancia de la muerta
nunca es eso lo que uno quiere decir
la lengua natal castra
la lengua es un órgano de conocimiento
del fracaso de todo poema
castrado por su propia lengua
que es el órgano de la re-creación
del re-conocimiento
pero no el de la re-surrección
de algo a modo de negación
de mi horizonte de maldoror con su perro
y nada es promesa
entre lo decible
que equivale a mentir
(todo lo que se puede decir es mentira)
el resto es silencio
sólo que el silencio no existe
no
las palabras
no hacen el amor
hacen la ausencia
si digo agua ¿beberé?
si digo pan ¿comeré?
en esta noche en este mundo
extraordinario silencio el de esta noche
lo que pasa con el alma es que no se ve
lo que pasa con la mente es que no se ve
lo que pasa con el espíritu es que no se ve
¿de dónde viene esta conspiración de invisibilidades?
ninguna palabra es visible.

(Textos de sombra y últimos poemas)

lunedì 21 maggio 2012

A Fusako di Alain Jouffroy

Paul René Schützenberger*1911

Abitata
Colpita
Felice
Senza paura
La tua terra
Esordio sepolto di cielo
È quella dove m’involo
Per rubarti
Intera
Sei questa preda
Quest’aquila che uso
L'uscita dal buco diventa nido
Nicchia
Dove puledra galoppi
Fino al morso
- quando ti mordo la coscia
Sono passato
Dal tuo sesso di piume
Voluttà ribelle
Non ritornerò più
Da dove sono partito
Tranne per il tuo tetto di stelle:
Ci siamo svestiti
Delle nostre nudità
Mascherati dal sesso esibito nella gioia
Non hai saputo questo segreto che da me
Che ne tappezzo le mie notti con te
Ma l'avevi anticipato
Unica Prima
Per rifiuto di tutto ciò che sospinge nel passato
E il tuo vantaggio ha accelerato la mia voce
Sul tuo seno
Ascolto il riso dei dèi
Incollato al tuo cuore amazzonico
Mio
Tienimi
Sei ciò che succhi
Tienimi la testa
Che si ostina
Non ucciderti
Non ucciderti
Va’ fino all'intimo di te
Aspirami
Inghiottimi
Precipitati in me
Hai forato la diga
Non ci sono più chiuse
La tua acqua è entrata da tutti i miei pori
I miei tubi erotti
Tirano come cannoni su di me
Mi hai inondato la via
Hai lanciato la tua freccia
Da lontano
Infiammata
Costeggiando di notte il mare scatenato
Non hai tremato
Ma la terra l'ha fatto
Mi sono alzato in piedi
Ho baciato la tua visione
Ho attraversato la tua illusione
La morte nei tuoi occhi
La morte nei miei occhi
L'eclissi ha velato le stelle
Ho subito lo choc
Questa critica violenta all'essere
E ho riaperto gli occhi
Su una possibilità che non acceca
Un sole per il pianeta intero
Un sorriso che subentri alle grida
Alle lacrime
Al riso al folle riso degli dei
Amami
Fino a disfarmi di me
Amami
Fino all'ultimo osso
Questa sfida
Questo sì a tutto
Che apre tutto a tutto
Ti apre
Mi apre alla non-finitezza dell'amore
La notte dove c'infrangeremo per morire
Non sarà il fine
Non sarà la fine
Il giorno si alza ovunque. Partiamo.
Tokio, dopo Cheju, maggio 1985
(Eros sradicato)

domenica 20 maggio 2012

Donna del Cielo, gloriosa madre di Guittone d'Arezzo

Raffaello Sanzio*Madonna Sistina Alta
Donna del Cielo, gloriosa madre
Del buon Gesù, la cui sagrata morte,
Per liberarci dalle infernal porte
Tolse l’error del primo nostro padre,
Risguarda Amor con saette aspre e quadre,
A che strazio m’adduce ed a qual sorte
Madre pietosa, a noi cara consorte,
Ritraine dal seguir sue turbe e squadre.
Infondi in me di quel divino amore
Che tira l’alme nostre al primo loco,
Sì ch’io disciolga l’amoroso nodo.
Cotal rimedio ha questo aspro furore,
Tal acqua suole spegner questo foco,
Come d’asse si trae chiodo con chiodo.

sabato 19 maggio 2012

Nostalgia di Hamid Barole Abdu


Patrick Pierson*The forfeit of freedom
Conosci il sentimento della
Nostalgia?
Immagina un giovane baobab
In erba
Egli conosce il calore del sole
Lo chiama, minuto per minuto
Scandendo il tempo,
Grado per grado.
Conosce le vibrazioni
Della pioggia che
Desidera e ama
Dissetante e rinfrescante
Egli sente le voci
Delle mille specie di uccelli
Che popolano la foresta,
I canti delle scimmie
Il sorriso del mattino
Il bacio della sera
Immagina ora
Questo giovane forte baobab
Strappato dalla sua terra,
Trasportato e dopo
Un lungo viaggio,
Piantato
Su un pezzo di prato
Relegato ai margini della
Strada
Nella grande città del nord
Ebbene, credimi
Se sarà abbastanza forte
Da non morire
Avrà energia per un solo sentimento:
La nostalgia

(Io sradicato poeta per fame)

venerdì 18 maggio 2012

A Emmina Corcos di Giovanni Pascoli

Jules Bastien-Lepage*La Communiante*1877
nel giorno della prima comunione
Emmina, Emmina, oggi vai sposa;
hai bianca veste e bianco velo;
col dolce viso color rosa
e con l'anima color cielo.
Lagrime sì, ma non amare.
Color rosa, non color fiamma.
Tu vai fanciulla oggi all'altare...
ma dopo tu ritorni a mamma.
Pisa, 18 maggio 1905
(Poesie Varie)

giovedì 17 maggio 2012

La suora di Leigh Hunt


Arthur Hacker
Se tu ti fai suora, mia cara,
Un frate diventerò;
E nella cella in cui sei,
Volgiti, e mi vedrai.
Anche le rose diventano pallide
E le colombe prendono il velo:
I ciechi vedranno la scena:
Che cosa? Ti fai suora, mia cara?
Non lo crederò mai.
Se tu ti fai suora, mia cara,
Il vescovo Amore sarà;
E i cupidi insieme in coro
"Ti adoriamo" andranno cantando.
L'incenso verrà sospirando
E le candele morranno
Con l'acqua che vino sarà.
Che cosa? Tu, prendere i voti, mia cara?
Lo puoi - ma saranno i miei.

╗╗╗╗╗╗╗╗
THE NUN
If you become a nun, dear,
A friar I will be;

In any cell you run, dear,
Pray look behind for me.
The roses all turn pale, too;
The doves all take the veil, too;
The blind will see the show.
What! you become a nun, my dear?
I'll not belive it, no!
If you become a nun, dear,
The bishop Love will be;
The Cupids every one, dear,
Will chant 'We trust in thee'.
The incense will go sighing,
the candles fall a-dying,
The water turn to wine;
What! you go take the vows, my dear?
You may - but they'll be mine!

mercoledì 16 maggio 2012

Il giorno si raffresca di Edith Södergran

George Timothy Tobin
I
Il giorno si raffresca verso sera...
Bevi il calore dalla mia mano,
la mia mano ha lo stesso sangue della primavera.
Prendi la mia mano, prendi il mio braccio bianco,
prendi il desiderio delle mie spalle strette.
Sarebbe strano sentire
per una notte almeno, una notte come questa,
la tua testa pesare sul mio seno.
II
Hai gettato la rosa rossa del tuo amore
nel mio grembo bianco -
la tengo stretta nelle mie mani calde
la rosa rossa del tuo amore, che appassisce presto...
O tu, dominatore dagli occhi freddi,
io accetto la corona che mi porgi,
essa fa piegare il mio capo sul mio cuore.
II
Ho visto il mio signore per la prima volta oggi,
tremante, l’ho subito riconosciuto.
Ora sento già la sua mano pesante sul mio braccio leggero...
Dov’è il mio riso sonoro di vergine,
la mia libertà di donna dal capo altero?
Ora sento la stretta forte di lui sul mio corpo vibrante,
ora odo il suono duro della realtà
contro i miei fragili, fragili sogni.
IV
Hai cercato un fiore
e trovasti un frutto.
Hai cercato una sorgente
e trovasti un mare.
Hai cercato una donna
e trovasti un’anima -
tu sei deluso.
(1916)
Traduzione di Piero Pollesello
©©©©©©
I
Dagen svalnar mot kvällen...
Drick värmen ur min hand,
min hand har samma blod som våren.
Tag min hand, tag min vita arm,
tag mina smala axlars längtan...
Det vore underligt att känna,
en enda natt, en natt som denna,
ditt tunga huvud mot mitt bröst.
II
Du kastade din kärleks röda ros
i mitt vita sköte --
jag håller fast i mina heta händer
din kärleks röda ros som vissnar snart...
O du härskare med kalla ögon,
jag tar emot den krona du räcker mig,
som böjer ned mitt huvud mot mitt hjärta...
III
Jag såg min herre för första gången i dag,
darrande kände jag genast igen honom.
Nu känner jag ren hans tunga hand på min lätta arm...
Var är mitt klingande jungfruskratt,
min kvinnofrihet med högburet huvud?
Nu känner jag ren hans fasta grepp om min skälvande kropp,
nu hör jag verklighetens hårda klang
mot mina sköra sköra drömmar.
IV
Du sökte en blomma
och fann en frukt.
Du sökte en källa
och fann ett hav.
Du sökte en kvinna
och fann en själ --
du är besviken.

martedì 15 maggio 2012

C'è una lingua in ogni foglia di Caroline Anne Bowles

WILLIAM STOTT OF OLDHAM - BARROW FARM
C'è una lingua in ogni foglia,
Ha una voce ogni ruscello! -
Una voce che parla dovunque,
Nell'aria e nel fuoco, in terra e tra i flutti -
Una lingua che non ha riposo!
E questo è il Grande Spirito, diffuso dappertutto,
Legato al nostro animo da cose misteriose
- La Vita e poi la Morte, l'Eternità e il Tempo -
Lo Spirito che permea quello che vediamo.
Lo vedo nel sole che splende,
E nella nube del tuono -
Lo sento nel rombo possente
Che scuote la bianca foresta
Quando sibila il vento del nord.
Lo vedo e lo sento dappertutto,
In ogni cosa - l'Oscurità e la Luce,
Il Suono ed il Silenzio - ma soprattutto
Quando nell'ora fonda della notte
I veli calano grevi del sonno.
Io Lo sento nella rugiada in silenzio
Rivelato dalla terra grata -
Io Lo sento nella pioggia leggiera,
Nel vento dolce del sud, nel respiro
Dei fiori, nell'ombra e nel sole.
***************
THERE IS A TONGUE IN EVERY LEAF
There is a tongue in every leaf,
A voice in every rill! -
A voice that speaketh everywhere,
In flood and fire, through earth and air -
A tongue that's never still!
'Tis the Great Spirit, wide diffused
Through everything we see,
That with our spirits communeth
Of things mysterious - Life and Death -
Time and Eternity!
I see him in the blazing sun,
And in the thunder-cloud -
I hear him in the mighty roar,
That rusheth through the forest hoar
When winds are piping loud.
I see him, hear him, everywhere,
In all things - Darkness, Light,
Silence, and Sound - but, most of all,
When slumber's dusky curtains fall
At the dead hour of night.
I feel Him in the silent dews
By grateful earth betrayed -
I feel Him in the gentle showers,
The soft south wind, the breath of flowers,
The sunshine, and the shade.

lunedì 14 maggio 2012

Mania di solitudine di Cesare Pavese

Christian Berard®Horst P. Horst®1933
Mangio un poco di cena seduto alla chiara finestra.
Nella stanza è già buio e si vede il cielo.
A uscir fuori, le vie tranquille conducono
dopo un poco, in aperta campagna.
Mangio e guardo nel cielo - chi sa quante donne
stan mangiando a quest'ora - il mio corpo è tranquillo;
il lavoro stordisce il mio corpo e ogni donna.
Fuori, dopo la cena, verranno le stelle a toccare
sulla larga pianura la terra. Le stelle son vive,
ma non valgono queste ciliege, che mangio da solo.
Vedo il cielo, ma so che fra i tetti di ruggine
qualche lume già brilla e che, sotto, si fanno rumori.
Un gran sorso e il mio corpo assapora la vita
delle piante e dei fiumi e si sente staccato da tutto.
Basta un po' di silenzio e ogni cosa si ferma
nel suo luogo reale, così com'è fermo il mio corpo.
Ogni cosa è isolata davanti ai miei sensi,
che l'accettano senza scomporsi: un brusío di silenzio.
Ogni cosa nel buio la posso sapere
come so che il mio sangue trascorre le vene.
La pianura è un gran scorrere d'acque tra l'erbe,
una cena di tutte le cose. Ogni pianta e ogni sasso
vive immobile. Ascolto i miei cibi nutrirmi le vene
di ogni cosa che vive su questa pianura.
Non importa la notte. Il quadrato di cielo
mi susurra di tutti i fragori, e una stella minuta
si dibatte nel vuoto, lontana dai cibi,
dalle case, diversa. Non basta a se stessa,
e ha bisogno di troppe compagne. Qui al buio, da solo,
il mio corpo è tranquillo e si sente padrone.
(Dopo)

domenica 13 maggio 2012

L'antica pazienza di Maria Luisa Spaziani

Joseph Christian Leyendecker
A mia madre
Tu che conosci l’antica pazienza
di sciogliere ogni nodo della corda
e allevi un pioppo zingaro venuto
a crescere nel coccio dei garofani,
lascia ch’io senta in te, come la sorda
nenia del mare dentro la conchiglia,
la voce della casa che il perduto
tempo ha ridotto in cenere.
Ma è cenere di pane scuro, sacro,
- quello che alimentavi col tuo soffio
nel forno buio della guerra - e reca
imperitura in sé la filigrana
dei tuoi ciliegi dilaniati.
L’allegria rialza la sua cresta
di galletto sui borghi desolati,
come il lillà che ti cresce alle spalle
passo a passo, baluardo sul massacro.
Raccogli ancora e sempre il pigolante
nido abbattuto dal vento di marzo
e ripara le falle della chiglia.
Nessuno è senza casa se l’attende
a sera la tua voce di conchiglia.
(Utilità della memoria) 

sabato 12 maggio 2012

Sono sola e sola voglio rimanere di Christine de Pizan

Dante Gabriel Rossetti -Aurelia (Fazio's Mistress)
Sono sola e sola voglio rimanere,
sola, mi ha lasciata il mio dolce amico,
sola, senza compagno né maestro,
sola, dolente e triste,
sola, nel languore della sofferenza,
sola, smarrita come nessun’altra,
sola, senza più amico.
Sola, alla porta o alla finestra,
sola, rannicchiata in un angolo,
sola, mi nutro di lacrime,
sola, inquieta o tranquilla,
sola, non c’è nulla di più triste,
sola, chiusa nella mia stanza,
sola, senza più amico.
Sola, ovunque e in ogni luogo,
sola, che io vada o che resti,
sola, più di ogni altra creatura,
sola, abbandonata da tutti,
sola, duramente umiliata,
sola, e spesso tutta in lacrime,
 sola, senza più amico.
Principi, è iniziata la mia pena:
sono sola, minacciata dal dolore,
sola, più nera del nero,
sola, senza più amico.
ƒƒƒƒƒƒƒ
Seulete sui et seulete vueil estre
Seulete m'a mon douz ami laissiee;
Seulete sui, sanz compaignon ne maistre
Seulete sui, dolente et courrouciee,
Seulete sui, en langueur mesaisiee,
Seulete sui, plus que nulle esgaree,
Seulete sui, sanz ami demouree.
Seulete sui a uis ou a fenestre,
Seulete sui en un anglet muciee,
Seulete sui pour moi de pleurs repaistre,
Seulete sui, dolente ou apisiee;
Seulete sui, rien n'est qui tant messiee;
Seulete suis, en ma chambre enserree,
Seulete sui, sanz ami demouree.
Seulete sui partout et en tout estre;
Seulete sui, ou je voise ou je siee;
Seulete sui plus qu'aultre riens terrestre,
Seulete sui, de chascun delaissiee,
Seulete sui durement abaissiee,
Seulete sui, souvent toute esplouree,
Seulete sui, sanz ami demouree.
Prince, or est ma douleur commenciee:
Seulete sui, de tout deuil manaciee,
Seulete sui, plus teinte que moree:
Seulete sui, sanz ami demouree.

venerdì 11 maggio 2012

A foglia ed a gemma di Andrea Zanzotto

Daniel Ridgway Knight
A foglia ed a gemma si schiudono
tra le tue mani le carte del gioco,
i papaveri qui fanno folla
per te dagli ovili e dal monte;
il frumento affolla il mese
di maggio, così da presso
che la luce spigosa punge
gli occhi cauti del gregge,
che la spiga è la moneta
è il pegno della tua casa,
che la spiga di mezzodì
già s'insinua nel tuo gioco.
E' la valletta delle lepri
quella che ha un verde così turbato,
è la luna immaginifica
quella che spiega il mezzodì.
Sul libro aperto della primavera
figura mezzodì per sempre,
è dipinto ch'io viva nell'isola,
nell'oceano, ch'io viva nell'amore
d'una luna che s'oppone al mondo.
(Sponda al sole)

giovedì 10 maggio 2012

I gattici d'argento di Federico Garcia Lorca

Moore*Venus
I gattici d'argento
si piegano sull'acqua:
essi sanno tutto, ma non parleranno.
Il giglio della fonte
non grida la sua tristezza.
Tutto è piú degno dell'Umanità!
La scienza del silenzio di fronte al cielo stellato
solo il fiore e l'insetto la posseggono,
la scienza del canto per il canto la posseggono
i rumorosi boschi
e le acque del mare.
Il silenzio profondo della vita in terra,
ce lo insegna la rosa
aperta nel rosaio.
Bisogna spargere il profumo
che le nostre anime racchiudono!
Bisogna essere tutti canto,
luce e bontà.
Bisogna aprirsi interamente
di fronte alla notte nera,
per riempirci di rugiada immortale!
Bisogna distendere il corpo
dentro l'anima inquieta!
Bisogna accecare gli occhi di luce più alta.
Dobbiamo affacciarci
all'ombra del petto,
e strappare le stelle che ci pose Satana.
Bisogna essere come l'albero
che è sempre in preghiera,
come l'acqua del canale
fissa nell'eternità!
Bisogna straziarsi l'anima con artigli di tristezza
perché entrino i fuochi
dell'orizzonte astrale!
Sgorgherebbe all'ombra del consunto amore
una fonte d'aurora
tranquilla e materna.
Scomparirebbero città nel vento.
Vedremmo passare
in una nube Dio.
Maggio 1919
××××××
LOS ALAMOS DE PLATA
Los álamos de plata
se inclinan sobre el agua:
ellos todo lo saben, pero nunca hablarán.
El lirio de la fuente
no grita su tristeza.
¡Todo es más digno que la Humanidad!
La ciencia del silencio frente al cielo estrellado,
la posee la flor y el insecto no más.
La ciencia de los cantos por los cantos la tienen
los bosques rumorosos
y las aguas del mar.
El silencio profundo de la vida en la tierra,
nos lo enseña la rosa
abierta en el rosal.
¡Hay que dar el perfume
que encierran nuestras almas!
Hay que ser todo cantos,
todo luz y bondad.
¡Hay que abrirse del todo
frente a la noche negra,
para que nos llenemos de rocío inmortal!
¡Hay que acostar al cuerpo
dentro del alma inquieta!
Hay que cegar los ojos con luz de más allá,
Tenemos que asomarnos
a la sombra del pecho,
y arrancar las estrellas que nos puso Satán.
¡Hay que ser como el árbol
que siempre está rezando, como el agua del cauce
fija en la eternidad!
¡Hay que arañarse el alma con garras de tristeza
para que entren las llamas
del horizonte astral!
Brotaría en la sombra del amor carcomido
una fuente de aurora
tranquila y maternal.
Desaparecerían ciudades en el viento.
Y a Dios en una nube
veríamos pasar.
Mayo de 1919

mercoledì 9 maggio 2012

Il tempo delle rose di Thomas Hood

Tom Mostyn
Non fu in inverno che venne forgiato
Il nostro destino d'amore;
Era il tempo delle rose -
Le coglievamo passando!
Mai quella stagione biasimò
Gli amanti ancora giovani:
La terra si era appena cinta di fiori,
Quando la prima volta ci incontrammo!
Era il crepuscolo, ti esortavo ad andare,
Ma ancora mi tenevi più stretto;
Era il tempo delle rose -
Le coglievamo passando.
øøøøøøøø
TIME OF ROSES
IT was not in the Winter   
Our loving lot was cast; 
It was the time of roses -   
We pluck'd them as we pass'd!   
That churlish season never frown'd        
On early lovers yet: 
O no - the world was newly crown'd   
With flowers when first we met!   
'Twas twilight, and I bade you go,   
But still you held me fast;  
It was the time of roses -  
We pluck'd them as we pass'd!

martedì 8 maggio 2012

San Michele di Giovanni Pascoli

Marianne StokesÆ1925
E non è il giorno, che si muta casa?
l'otto di maggio? E non è questa l'ora
di mezzodì, quando si lascia il carro,
pieno di sedie e trespoli e strapunti,
avanti l'uscio della nuova casa?
C'è uno a guardia che seduto all'ombra
sul limitare, mangia curvo il pane.
Ed oggi, o bimbo, hai fatto San Michele,
hai messi insieme i piccoli fardelli,
le tue cosette, a una a una, tutte?
il tuo carretto è fermo lì, su l'ora
di mezzodì, con sopra la tua vita.
E c'è tua madre lì d'accanto e piange.
Perché mutare? Non assai ridente
d'amore e luce era la tua dimora?
Non c'era il sole? E dove andrai? C'è freddo
nella Certosa, o creatura, e buio!
E non più giochi e non più madre e nulla!
E tu vi andrai? Là tu vorrai deporre
tutta la cara fanciulletta vita?
Come sei stanco, esanime, sbiancato,
per questa poca già di via ch'hai fatta!
E in questa, anche più poca, che t'avanza,
non ora dunque scontrerai chi senta
pietà di te, chi te del peso alleggi,
chi t'alzi su, chi porti tutto in cielo?
Bologna, maggio del 1908.
(Poesie varie)

lunedì 7 maggio 2012

La giovane luna di maggio di Thomas Moore

George Henry Boughton
La giovane luna di maggio risplende, amore,
il lume della lucciola brilla, amore,
Com'è dolce errare
Per il boschetto della Marna,
Quando il mondo assopito, sogna, amore!
Allora svegliati! - il cielo splende luminoso,
Non è mai tardi, amore, per l'amore;
E il modo migliore
Per allungare i giorni
E' rubare le ore alla notte, amore!
Ora tutti dormono amore,
Tranne il Sapiente, che osserva le stelle, amore,
Ed io, la mia stella,
Molto più chiara,
La vedo che scruta da quella finestra, amore.
Allora svegliati! - e fino al sorgere del sole,
Eviteremo la lente del Sapiente, amore,
Perchè guardando il corso
Dei corpi di luce,
Potrebbe scambiarti per uno di quelli, amore.
æææææææ
THE YOUNG MAY MOON
THE young May moon is beaming, love, 
The glow-worm's lamp is gleaming, love,        
How sweet to rove         
Through Morna's grove, 
When the drowsy world is dreaming, love!      
Then awake! - the heavens look bright, my dear, 
'Tis never too late for delight, my dear;         
And the best of all ways         
To lengthen our days, 
Is to steal a few hours from the night, my dear!   
Now all the world is sleeping, love, 
But the Sage, his star-watch keeping, love,         
And I, whose star         
More glorious far, 
Is the eye from that casement peeping, love. 
Then awake! - till rise of sun, my dear, 
The Sage's glass we'll shun, my dear,         
Or in watching the flight         
Of bodies of light, 
He might happen to take thee for one, my dear.

domenica 6 maggio 2012

bacio della buonanotte ai vermi di Charles Bukowski

Tom Wesselmann⌂1963
duro abbastanza per morire ma non
duro da uccidere prendo la pastiglia verde del mio
dottore
bevo tè
mentre i pescecani nuotano dentro vasi di
fiori
dieci volte avanti e indietro fanno
venti
in cerca del mio cuore
vigliacco
in una notte folle di maggio a
Los Angeles
domenica
qualcuno sta suonando
Beethoven
siedo dietro tendine abbassate
in agguato
mentre uomini ambiziosi con nuove automobili e
nuove bionde
spasdroneggiano sulle strade
siedo in una stanza in affitto
intagliando un fucile di legno
disegnando donne nude
tori
storie d'amore
uomini vecchi
sui muri con pastelli a cera da
bambini
dipende da ognuno di noi tirare avanti
come può
mentre generali, dottori, poliziotti
ci mettono in guardia e ci
torturano.
faccio il bagno una volta al giorno
mi spaventano gatti e
ombre
non dormo quasi niente
quando il mio cuore si fermerà
l'intero mondo diventerà presto
migliore
più accogliente
a estate seguirà estate
l'aria sarà chiara come un lago
e il significato
pure
ma nel frattempo
la pastiglia verde
questi piani bisunti al di là della
strada e
là sotto uno stuolo di vermi di vermi di
vermi
e quassù
nessuna ninfa bionda
ad amarmi e cullarmi mentre
aspetto.
⌂⌂⌂⌂⌂⌂⌂
TO KISS THE WORMS GOODNIGHT
kool enough to die but not
kill I take my doctor's green
pill
drink tea
as the sharks swim through vases of
flowers
ten times around they go
twenty
searching for my sissy
heart
in a freak May night in
Los Angeles
Sunday
somebody playing
Beethoven
I sit behind pulled shades
in ambush
as ambitious men with new automobiles and
new blondes
command the streets
I sit in a rented room
carving a wooden rifle
drawing pictures of naked ladies
bulls
love affairs
old men
on the walls with children's
crayons
it is up to each of us to live in
whatever way we can
as the generals, doctors, policemen
warn and torture
us
I bathe once a day
am frightened by cats and
shadows
sleep hardly at all
when my heart stops
the whoel world will get quicker
better
warmer
summer will follow summer
the air will be lake clear
and the meaning
too
but meanwhile
the green pill
these greasey floors off the
avenue and
down there a plot of worms of worms of
worms
an up here
no nymph blonde
to love me to sleep while I am
waiting.
(Tra via del terrore e vicolo agonia
1965-1968)

sabato 5 maggio 2012

Di fresca donna riversa in mezzo ai fiori di Salvatore Quasimodo

Guido Cadorin~Nudo e paesaggio fiorito~1920
  S'indovinava la stagione occulta
dall'ansia delle piogge notturne,
dal variar nei cieli delle nuvole,
ondose lievi culle;
ed ero morto.
Una città a mezz'aria sospesa
m'era ultimo esilio,
e mi chiamavano intorno
le soavi donne d'un tempo,
e la madre, fatta nuova dagli anni,
la dolce mano scegliendo dalle rose
con le più bianche mi cingeva il capo.
Fuori era notte
e gli astri seguivano precisi
ignoti cammini in curve d'oro
e le cose fatte fuggitive
mi traevano in angoli segreti
per dirmi di giardini spalancati
e del senso di vita;
ma a me doleva ultimo sorriso
di fresca donna riversa in mezzo ai fiori.

(Oboe sommerso)

venerdì 4 maggio 2012

Maggio strano di Maria Luisa Spaziani

Pablo Picasso
Questo tuo amore è un greto che smotta per le piogge,
un pettirosso esausto, impallinato in un'ala.
Mi pare un due novembre questa luce di maggio,
volano in cielo gabbie per catturare uccelli.
Quest'amore è giocattolo rotto,
sventrata pecorina dell'infanzia:
ecco fra corde, trucioli e spirali
lo squallidetto dei suoi labirinti.
Non altro è la speranza. Ma ha più stile e ironia.
Gonfia le gote sul fischietto dell'uccellatore,
è perfida, drogata e recidiva.
Bella macchina inutile di Munari.
(Geometria del disordine)

giovedì 3 maggio 2012

Mattino di Giovanni Pascoli

Frederick Morgan
Trema al vento la cortina:
bianca e rosea traspare
di lì dietro la bambina
che sta dolce a contemplare.
Testa bionda al petto inchina,
bianche forme a me sì care,
come l'aura mattutina
vi fa molli ondoleggiare!
Una pioggia acre e sottile
fruscia al dubbio aere intanto...
suona l'ora al campanile.
Ed un forte odor selvaggio
si diffonde in ogni canto.
Amor mio, ben venga maggio!
(Poesie varie)

mercoledì 2 maggio 2012

Maggio di Enrico Panzacchi

Arthur Hacker
Fuor da tutti i roveti,
fuor da tutti i cespugli,
sull'acque vive e sugli
alberi dei frutteti,
sulle terrazze allegre
di rose e di fanciulle,
sui bianchi pioppi e sulle
cime d'elci negre,
maggio agli occhi ragiona
lieto, e bisbiglia ai cuori,
maggio, la grande intona
sinfonia dei colori.

martedì 1 maggio 2012

Il poeta operaio di Vladimir Majakovskij

Ramon De Zubiaurre
Gridano al poeta:
«Ti vorremmo vedere accanto al tornio.
Che sono i versi?
Roba da niente!
Certo che a lavorare mica ce la faresti».
Forse,
il lavoro
è per noi
più caro d'ogni altra occupazione.
Sono anch'io una fabbrica.
E se non ho
ciminiere,
forse,
per me
senza ciminiere è ancora più difficile.
So bene
che non amate le frasi oziose, voi.
Per lavorare, fendete la quercia.
E noi?
Che forse non facciamo col legno lavori d'intarsio?
La quercia delle teste lavoriamo.
Certo
è cosa rispettabile pescare.
Tirare la rete.
E prendere storioni!
Ma non è meno rispettabile il lavoro del poeta:
prendere gente viva, e non pesci.
Una fatica enorme bruciare davanti alla fucina,
temprare i metalli sibilanti.
Ma chi
può accusarci d'essere oziosi?
I cervelli forgiamo con la lima della lingua.
Chi è superiore:
il poeta o il tecnico,
che conduce gli uomini al benessere?
Sono uguali.
I cuori sono motori.
E l'anima è un motore altrettanto complesso.
Siamo uguali.
Siamo tutti compagni operai.
Proletari di spirito e di corpo.
Soltanto insieme
abbelliremo l'universo
e lo faremo rimbombare di marce.
Contro i diluvi di parole innalziamo una diga.
All'opera!
A un lavoro vivo e nuovo.
E gli oziosi oratori,
al mulino!
Fra i mugnai!
A girare le macine con l'acqua dei discorsi.