Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

domenica 30 settembre 2012

Pensiero d’autunno di Ada Negri

George Frederic Watts*Prayer
Fammi uguale, Signore, a quelle foglie
moribonde che vedo oggi nel sole
tremar dell’olmo sul più alto ramo.
Tremano sì, ma non di pena: è tanto
limpido il sole, e dolce il distaccarsi
dal ramo, per congiungersi sulla terra.
S’accendono alla luce ultima, cuori
pronti all’offerta; e l’angoscia, per esse,
ha la clemenza d’una mite aurora.
Fa’ ch’io mi stacchi dal più alto ramo
di mia vita, così, senza lamento,
penetrata di Te come del sole.

sabato 29 settembre 2012

Strofe (Dici di amarmi, ma con una voce...) di John Keats

Franz Xavier Winterhalter*Katarzyna Branicka Countess Potoka*1854
I
Dici di amarmi, ma con una voce
Più casta di quella di una suora 
Che canta il tenue Vespero a se stessa,
Mentre la campana suona a festa...
Oh, amami davvero!
II
Dici di amarmi, ma con un sorriso
Freddo come un'alba di settembre,
Come se fossi la suora di San Cupido
E tenessi le sue settimane delle Tempora.
Oh, amami davvero!
III
Dici di amarmi, ma poi le tue labbra
Tinte di corallo non insegnano felicità
Più del corallo stesso del mare;
Non si aprono mai per un bacio...
Oh, amami davvero!
IV
Dici di amarmi, ma poi la tua mano
Non stringe dolcemente la mia;
E' morta come quella di una statua
- Mentre la mia brucia di passione -
Oh, amami davvero!
V
Oh, sospirami qualche parola di fuoco!
E sorridimi come se dovessero bruciarmi!
Stringiti a me come si stringe un amante...
Baciami, e nel tuo cuore seppelliscimi!
Oh, amami davvero!
*******************
YOU SAY YOU LOVE; BUT WITH A VOICE
I
You say you love; but with a voice
Chaster than a nun's, who singeth
The soft Vespers to herself
While the chime-bell ringeth -
O love me truly!
II
You say you love; but with a smile
Cold as sunrise in September,
As you were Saint Cupid's nun,
And kept his weeks of Ember.
O love me truly!
III
You say you love - but then your lips
Coral tinted teach no blisses.
More than coral in the sea -
They never pout for kisses -
O love me truly!
IV
You say you love; but then your hand
No soft squeeze for squeeze returneth,
It is like a statue's, dead -
While mine to passion burneth -
O love me truly!
V
O breathe a word or two of fire!
Smile, as if those words should burn me,
Squeeze as lovers should - O kiss
And in thy heart inurn me!
O love me truly!

venerdì 28 settembre 2012

Hare Drummer di Edgar Lee Masters

James Guthrie*Schoolmates*1884
Vanno ancora i ragazzi e le ragazze da Siever,
a bere il sidro, dopo scuola, gli ultimi giorni di settembre?
O a raccogliere nocciole lungo le boscaglie
nel podere di Aaron Hatfield quando incomincia la gelata?
Perchè spesso ridendo con ragazzi e ragazze
io giocai nella strada e sulle colline
quando il sole era basso e l'aria fresca,
fermandomi a bastonare il noce
ritto, senza una foglia, contro il tramonto in fiamme.
Ora il sentore del fumo d'autunno
e le ghiande che cadono,
e gli echi per le valli,
mi portano sogni di vita. Li sento aleggiare.
Mi chiedono:
Dove sono quei tuoi compagni ridenti?
Quanti sono con me, quanti
nei vecchi frutteti sulla strada di Siever,
e nei boschi che guardano
l'acqua tranquilla?
******************
Do the boys and girls still go to Siever’s
For cider, after school, in late September?
Or gather hazel nuts among the thickets
On Aaron Hatfield’s farm when the frosts begin?
For many times with the laughing girls and boys
Played I along the road and over the hills
When the sun was low and the air was cool,
Stopping to club the walnut tree
Standing leafless against a flaming west.
Now, the smell of the autumn smoke,
And the dropping acorns,
And the echoes about the vales
Bring dreams of life. They hover over me.
They question me:
Where are those laughing comrades?
How many are with me, how many
In the old orchards along the way to Siever’s,
And in the woods that overlook
The quiet water?

giovedì 27 settembre 2012

Amori: Matilde di Pablo Neruda

Romaine Brook*Au bord de la mer*1912
Ti amo
Amante, ti amo e m’ami e ti amo:
son corti i giorni, i mesi, la pioggia, i treni:
son alte le case, gli alberi, e siam più alti:
s’avvicina sulla sabbia la spuma che vuol baciarti:
emigrano gli uccelli dagli arcipelaghi
e crescono nel mio cuore le te radici di frumento.
Non v’è dubbio, amor mio, che la tempesta di
Settembre
cadde col suo ferro ossidato sopra la tua testa
e quando, tra raffiche di spine ti vidi camminare
indifesa,
presi la tua chitarra d’ambra, mi misi al tuo
fianco,
sentendo che non potevo cantare senza la tua 
bocca,
che morivo se non mi guardavi piangendo nella pioggia.
Perché le pene d’amore sulla riva 
del fiume,
perché la cantata che in pieno crepuscolo ardeva
nella mia ombra,
perché si richiusero in te, chillaneja fragrante,
e restituirono il dono e l’aroma che abbisognava
il mio vestito sciupato da tante battaglie d’inverno?
*******************
Te amo
Amante, te amo y me amas y te amo: 
son cortos los días, los meses, la lluvia, los 
trenes: 
son altas las casas, los àrboles, y somos màs 
altos: 
se acerca en la arena la espuma que quiere 
besarte: 
transmigran las aves de los archipiélagos 
y crecen en mi corazón tus raíces de trigo.
No hay duda, amor mío, que la tempestad de 
Septiembre 
cavò con su hierro oxidado sobre tu cabeza 
y cuando, entre rachas de espinas te vi caminando indefensa, 
tome tu guitarra de ámbar, me puse a tu lado, 
sintiendo que yo no podía cantar sin tu boca, 
que yo me moría si no me mirabas llorando 
en la lluvia.
Por que los quebrantos de amor a la orilla 
del río, 
por que la cantata que en el pleno crepúsculo 
ardía en mi sombra, 
por què se encerraron en ti, chillajena fragante, 
y restituyeron el don y el aroma que necesitaba 
mi traje gastado por tantas batallas de invierno?
(Todo el amor)

mercoledì 26 settembre 2012

Era più tardi quando l'estate se ne andò di Emily Dickinson

Paul Francois Quinsac
Era più tardi quando l'estate se ne andò
Di quando il Grillo arrivò -
Eppure capimmo che quel gentile Orologio
Non significava altro che il Ritorno a Casa -
Era più presto quando il Grillo se ne andò
Di quando l'Inverno arrivò
Pure quel toccante Pendolo
Batteva un Tempo esoterico.
**************
Twas later when the summer went
Than when the Cricket came -
And yet we knew that gentle Clock
Meant nought but Going Home -
'Twas sooner when the Cricket went
Than when the Winter came
Yet that pathetic Pendulum
Keeps esoteric Time.

martedì 25 settembre 2012

All'Autunno di John Keats

Lovis Corinth*Fiori d'autunno*1895
Stagione delle brume e dei frutti maturi,
Amica dolcissima del sole che si compie:
Tu cospiri con lui per ricoprire d'oro
Le viti distese tra i tetti di paglia,
E per piegare alberi muschiosi
Col peso di mele turgide ricolme.
Tu cospiri con lui perchè si gonfi la zucca e di gheriglio
Dolce si colmi la nocciola; e perchè i fiori più tardi
Ancor più s'aprano e si offrano alle api,
Ed esse pensino che non avranno fine i giorni caldi
Perchè l'estate ha colmato oltre l'orlo gli alveoli.
II
Chi non ti ha vista tra le tue ricchezze?
Ti si può trovare sdraiata nel granaio,
Libera dal pensiero della mietitura,
Mentre il vento capriccioso ti solleva i capelli;
Oppure addormentata sulla zizzania sparsa,
Inebriata dal fiato dei papaveri, mentre la tua falce
Separa il grano nuovo dai fiori attorcigliati.
Talvolta, come una spigolatrice col carico sul capo,
Attraversi il ruscello restando ben eretta,
E spesso osservi con pazienza, al torchio del vino,
L'ultima colata fluire lentamente.
III
Dove sono le canzoni di Primavera? Dove sono ora?
Oh, non pensarci: anche tu hai la tua musica:
Quando da una coltre di nuvole fiorisce il giorno che muore
E un colore soffice di rosa tocca le brughiere,
Dai salici del fiume sale un coro lamentoso di minuscoli insetti
Sospinti in alto a nugoli dal vento vivo
E sprofondanti nel soffio che muore.
Mentre dal fondo delle colline si leva un belato di agnelli
E i grilli cantano; e con acuto trepido
Fischia dal campo il pettirosso.
E, in cielo, garriscono le rondini raccolte.
****************
TO AUTUMN
Season of mists and mellow fruitfulness, 
Close bosom-friend of the maturing sun; 
Conspiring with him how to load and bless 
With fruit the vines that round the thatch-eves run; 
To bend with apples the mossed cottage-trees, 
And fill all fruit with ripeness to the core; 
To swell the gourd, and plump the hazel shells 
With a sweet kernel; to set budding more, 
And still more, later flowers for the bees, 
Until they think warm days will never cease, 
For Summer has o'er-brimmed their clammy cells. 
II 
Who hath not seen thee oft amid thy store? 
Sometimes whoever seeks abroad may find 
Thee sitting careless on a granary floor, 
Thy hair soft-lifted by the winnowing wind; 
Or on a half-reaped furrow sound asleep, 
Drowsed with the fume of poppies, while thy hook 
Spares the next swath and all its twinèd flowers; 
And sometimes like a gleaner thou dost keep 
Steady thy laden head across a brook; 
Or by a cyder-press, with patient look, 
Thou watchest the last oozings hours by hours. 
III 
Where are the songs of Spring? Ay, where are they? 
Think not of them, thou hast thy music too - 
While barrèd clouds bloom the soft-dying day, 
And touch the stubble-plains with rosy hue: 
Then in a wailful choir the small gnats mourn 
Among the river sallows, borne aloft 
Or sinking as the light wind lives or dies; 
And full-grown lambs loud bleat from hilly bourn; 
Hedge-crickets sing; and now with treble soft 
The red-breast whistles from a garden-croft; 
And gathering swallows twitter in the skies.

lunedì 24 settembre 2012

Mito di Cesare Pavese

Leighton
Verrà il giorno che il giovane dio sarà un uomo,
senza pena, col morto sorriso dell'uomo
che ha compreso. Anche il sole trascorre remoto
arrossando le spiagge. Verrà il giorno che il dio
non saprà più dov'erano le spiagge d'un tempo.
Ci si sveglia un mattino che è morta l'estate,
e negli occhi tumultuano ancora splendori
come ieri, e all'orecchio i fragori del sole
fatto sangue. È mutato il colore del mondo.
La montagna non tocca più il cielo; le nubi
non s'ammassano più come frutti; nell'acqua
non traspare più un ciottolo. Il corpo di un uomo
pensieroso si piega, dove un dio respirava.
Il gran sole è finito, e l'odore di terra,
e la libera strada, colorata di gente
che ignorava la morte. Non si muore d'estate.
Se qualcuno spariva, c'era il giovane dio
che viveva per tutti e ignorava la morte.
Su di lui la tristezza era un'ombra di nube.
Il suo passo stupiva la terra.
Ora pesa
la stanchezza su tutte le membra dell'uomo,
senza pena: la calma stanchezza dell'alba
che apre un giorno di pioggia. Le spiagge oscurate
non conoscono il giovane, che un tempo bastava
le guardasse. Né il mare dell'aria rivive
al respiro. Si piegano le labbra dell'uomo
rassegnate, a sorridere davanti alla terra.
(Paternità)

domenica 23 settembre 2012

Tempo che muta di Vincenzo Cardarelli

Lynn Sanguedolce*Autumn contemplation
Come varia il colore
delle stagioni,
così gli umori e i pensieri degli uomini.
Tutto nel mondo è mutevole tempo.
Ed ecco, è già il pallido,
sepolcrale autunno,
quando pur ieri imperava
la rigogliosa quasi eterna estate.
BUON AUTUNNO CARISSIME/I

sabato 22 settembre 2012

Anche l'estate morirà di Maria Luisa Spaziani

Mary Alayne Thomas
a una donna pisana
Anche l'estate morirà, sontuoso
strascico acceso d'occhi di pavone,
e le stecche spiumate intrecceranno
graticci di prigione.
Con lamento di corni udrò il richiamo
dei boschi (addio per sempre) e dell'altura,
e gli occhi fisseranno eternamente
dietro le spalle, oltre la paura.
(Il fuoco dipinto, 1959)

venerdì 21 settembre 2012

Theodore il poeta di Edgar Lee Masters

Jamie Wyeth
Da ragazzo, Theodore, sedevi per lunghe ore
sulle rive del torbido Spoon
con gli occhi profondi fissi sulla tana del gambero,
aspettando che apparisse spingendo la testa,
prima le antenne ondeggianti, come fili di fieno,
e poi il corpo, colorato come steatite,
gemmato con occhi di giada.
E ti domandavi, come rapito,
che cosa sapeva, che cosa desiderava, e perché mai vivesse.
Ma più tardi guardasti uomini e donne
nascosti nelle tane del fato fra grandi città,
osservando le loro anime uscire,
in modo da poter vedere
come vivevano, e per che cosa,
e perché strisciassero così in faccende
sulla distesa di sabbia dove l’acqua vien meno
quando l’estate declina.
************************
As a boy, Theodore, you sat for long hours
On the shore of the turbid Spoon
With deep-set eye staring at the door of the crawfish’s burrow,
Waiting for him to appear, pushing ahead,
First his waving antennæ, like straws of hay,
And soon his body, colored like soap-stone,
Gemmed with eyes of jet.
And you wondered in a trance of thought
What he knew, what he desired, and why he lived at all.
But later your vision watched for men and women
Hiding in burrows of fate amid great cities,
Looking for the souls of them to come out,
So that you could see
How they lived, and for what,
And why they kept crawling so busily
Along the sandy way where water fails
As the summer wanes.

giovedì 20 settembre 2012

Sonetto di Samuel Taylor Coleridge

Leonardo Da Vinci*Madonna del melograno
SONETTO
Composto in viaggio verso casa:
l'autore avendo avuto notizia della nascita di un figlio.
20 sett. 1796

                           *
Spesso nel mio cervello passa la sensazione strana
Che, per la durata del momento, fa sembrare
Il presente somigliante ad un passato sconosciuto.
Turbato da tali fantasie, perplesso l'animo
Svegliato nel suo sonno: e certi dicono
Che vivevamo già prima di possedere il corpo.
O mio dolce bimbo! Quando la soglia raggiungo,
Se sguardi tristi dovessero dirmi che sei morto
(Come talvolta, per troppa speranza, temo),
Penso che dovrei lottare per convincermi
Che tu fosti uno spirito, a questo mondo più basso
Condannato per qualche colpa veniale da scontare:
Strillasti come un bimno; quindi ad incontrare
Il perdono del cielo, sùbito tornasti:
E noi qui a piangere sulla tua piccola bara!
**************
SONNET
Composed on a journey homeward;
the author having received intelligence of the birth of a son,
sept. 20, 1796
                            *
Oft o'er my brain does that strange fancy roll
Which makes the present (while the flash dost last)
Seem, a mere semblance of some unknown past,
Mixed with such feelings, as perplex the soul
Self-questioned in her sleep; and some have said
We liv'd, ere yet this robe of flesh we wore.
O my sweet baby! when I reach my door,
If heavy looks should tell me, thou art dead,
(As sometimes, through excess of hope, I fear)
I think that I should struggle to believe
Thou wert a spirit, to this nether sphere
Sentenc'd for some more venial crime to grieve;
Did'st scream, then spring to meet Heaven's quick reprieve,
While we wept idly o'er thy little bier.

mercoledì 19 settembre 2012

La morte di Tantalo di Sergio Corazzini

Salvador Tuset*1910
Noi sedemmo sull'orlo
della fontana nella vigna d'oro.
Sedemmo lacrimosi in silenzio.
Le palpebre della mia dolce amica
si gonfiavano dietro le lagrime
come due vele
dietro una leggera brezza marina.
Il nostro dolore non era dolore d'amore
né dolore di nostalgia
né dolore carnale.
Noi morivamo tutti i giorni
cercando una causa divina
il mio dolce bene ed io.
Ma quel giorno già vanía
e la causa della nostra morte
non era stata rivenuta.
E calò la sera su la vigna d'oro
e tanto essa era oscura
che alle nostre anime apparve
una nevicata di stelle.
Assaporammo tutta la notte
i meravigliosi grappoli.
Bevemmo l'acqua d'oro,
e l'alba ci trovò seduti
sull'orlo della fontana
nella vigna non piú d'oro.
O dolce mio amore,
confessa al viandante
che non abbiamo saputo morire
negandoci il frutto saporoso
e l'acqua d'oro, come la luna.
E aggiungi che non morremo piú
e che andremo per la vita
errando per sempre.
(1907)

martedì 18 settembre 2012

Rue d'Itaca di Maria Luisa Spaziani

Filippo De Pisis*Parigi
Parigi, melograna che scoppi di bellezza
sotto foglie brunite, le ardesie dei tuoi tetti.
La bruma azzurra di settembre. Un passero
cuce i suoi passi sulla vite del muro.
Ogni nevrosi mi trasformi in luce,
mare che vinci l'invincibile morte,
Penelope che il drappo mai finisci.
Bella maturità che non deludi,
amore lungo che non mi tradisci.

lunedì 17 settembre 2012

Le donne di Sorolla di Lawrence Ferlinghetti

Joaquin Sorolla
Le donne di Sorolla dagli elegantissimi cappelli
sdraiate sulle sue spiagge di tela
incantavano gli impressionisti
spagnoli
Ed erano ritratti fraudolenti
del mondo
per il modo in cui la luce giocava su di loro
creando illusioni
d'amore?
Non riesco a non pensare
che la loro "realtà"
fosse quasi altrettanto reale
del mio ricordo di oggi
quando l'ultimo sole stava sospeso sulle colline
e io sentivo il giorno precipitare
come i gabbiani che si tuffavano
fino quasi a terra
mentre gli ultimi gitanti si sdraiavano
e si amavano nel giallo delle ginestre ventose
trovando resistenza e resistendo
straziandosi
ancora
e ancora
finchè l'ultimo rovente climax sospeso
a cui alla fine non era più possibile resistere
li faceva gemere
E gli alberi della notte si alzavano
( Una Coney Island della mente)
*********
Sorolla's women in their picture hats
stretched upon his canvas beaches
beguiled the Spanish
Impressionists
And were they fraudulent pictures
of the world
the way the light played on them
creating illusions
of love?
I cannot help but think
that their "reality"
was almost as real as
my memory of today
when the last sun hung on the hills
and I heard the day falling
like the gulls that fell
almost to land
while the last picnickers lay
and loved in the blowing yellow broom
resisted and resisting
tearing themselves apart
again
again
until the last hot hung climax
which could at last no longer be resisted
made them moan
And night's trees stood up.
(A Coney Osland of the mind)

domenica 16 settembre 2012

Conrad Siever di Edgar Lee Masters

Arthur John Elsley*1919
Non in quel giardino abbandonato
dove i corpi si trasformano in erba
che non nutre greggi, e in sempreverdi
che non portano frutto -
là dove lungo i sentieri ombrosi
si odon vani sospiri,
e si sognano sogni anche più vani
d'intima comunione coi morti -
ma qui sotto il melo
che amavo, vegliavo e sarchiai
con dita nodose
per lunghi, lunghi anni;
qui sotto le radici di questa vedetta del Nord
aggirarmi nel moto chimico della della vita,
nel suolo e nella carne dell'albero,
e negli epitaffi viventi
di mele più rosse!
(Trad. Fernanda Pivano)
***************
Not in that wasted garden
Where bodies are drawn into grass
That feeds no flocks, and into evergreens
That bear no fruit —
There where along the shaded walks
Vain sighs are heard,
And vainer dreams are dreamed
Of close communion with departed souls —
But here under the apple tree
I loved and watched and pruned
With gnarled hands
In the long, long years;
Here under the roots of this northern-spy
To move in the chemic change and circle of life,
Into the soil and into the flesh of the tree,
And into the living epitaphs
Of redder apples!

sabato 15 settembre 2012

Grappa a settembre di Cesare Pavese

Alberto Vargas
I mattini trascorrono chiari e deserti
sulle rive del fiume, che all'alba s'annebbia
e incupisce il suo verde, in attesa del sole.
Il tabacco, che vendono nell'ultima casa
ancor umida, all'orlo dei prati, ha un colore
quasi nero e un sapore sugoso: vapora azzurrino.
Tengon anche la grappa, colore dell'acqua.
E’ venuto un momento che tutto si ferma
e matura. Le piante lontano stan chete:
sono fatte più scure. Nascondono frutti
che a una scossa cadrebbero. Le nuvole sparse
hanno polpe mature. Lontano, sui corsi,
ogni casa matura al tepore del cielo.
Non si vede a quest'ora che donne. Le donne non fumano
e non bevono, sanno soltanto fermarsi nel sole
e riceverlo tiepido addosso, come fossero frutta.
L'aria, cruda di nebbia, si beve a sorsate
come grappa, ogni cosa vi esala un sapore.
Anche l'acqua del fiume ha bevuto le rive
e le macera al fondo, nel cielo. Le strade
sono come le donne, maturano ferme.
A quest'ora ciascuno dovrebbe fermarsi
per la strada e guardare come tutto maturi.
C'è persino una brezza, che non smuove le nubi,
ma che basta a dirigere il fumo azzurrino
senza romperlo: è un nuovo sapore che passa.
E il tabacco va intinto di grappa. È cosí che le donne
non saranno le sole a godere il mattino.

venerdì 14 settembre 2012

Case di sera di Maria Luisa Spaziani

Joni Mitchell
Case di sera perse nella vasta
periferia, dove in processione
pigri lumi nei campi ci accompagnano,
perdendosi per strada come un guanto
chissà quale speranza. Lievitate
nel vento di settembre, nell'azzurro
rombo dei treni che il saluto portano
dei miei morti lontani.
Case di notte, e in mezzo a tutte quella
dal comignolo rotto che riarsa
l'edera copre, terra di mia madre
dove nacqui e morii
(senza saperlo,
senza che saggia e tenera una mano
mi trattenesse in tempo...)
(Le acque del Sabato)

giovedì 13 settembre 2012

Rue Sainte Walburge di Leonardo Sinisgalli

John Quincy Adams*Louise Eisner
Forse ha battuto più forte
Il tuo cuore dei tacchi del lanciere.
Ti ritorna il frastuono in un odore
Di capelli, i giorni belli
Al moto biondo della Mosa.
Sbiadiscono nella caligine
La strada del borgo, le scritte
Straniere delle insegne, i campi
Dietro le palafitte.
Tu ne ritrovi la traccia
E da uno sbuffo di vapore
Avanza la cara figura d'amore
Quei dolci tacchi battuti sul cuore
E l'ombra calda sulla faccia.

mercoledì 12 settembre 2012

Ultimo canto di Giovanni Pascoli

Jules Breton
XVI
Solo quel campo, dove io volga lento
l'occhio, biondeggia di pannocchie ancora,
e il solicello vi si trascolora.
Fragile passa fra' cartocci il vento:
uno stormo di passeri s'invola:
nel cielo è un gran pallore di viola.
Canta una sfogliatrice a piena gola:
Amor comincia con canti e con suoni
e poi finisce con lacrime al cuore.
(In campagna*Myricae)

martedì 11 settembre 2012

Settembre di Attilio Bertolucci

Rolf Armstrong
Chiaro cielo di settembre
illuminato e paziente
sugli alberi frondosi
sulle tegole rosse
fresca erba
su cui volano farfalle
come i pensieri d’amore
nei tuoi occhi
giorno che scorri
senza nostalgie
canoro giorno di settembre
che ti specchi nel mio calmo cuore.
(Sirio*1929)

lunedì 10 settembre 2012

Scolari di Wystan Hugh Auden

Hugo Fredrik Salmson
Ecco tutte le reclusioni; le celle sono altrettanto reali,
ma questi non sono come i prigionieri che conosciamo,
oltraggiati o bramosi o astutamente rassegnati
o solo incuranti di tutto.
Questi dissentono cosi poco, quasi s'accontentano
dell'ottuso svago del cane, correre e leccare;
le sbarre dell'amore sono cosi forti, le loro congiure
deboli come i voti degli ubriachi.
La loro stranezza è ben difficile da osservare:
i condannati vedono solo i falsi angeli d'una visione;
c'è poco sforzo dietro i loro sorrisi,
la bestia della vocazione è impaurita.
Ma osservali, opposti alla nostra misura e puntuali
per una quasi neutra, un'appena impacciata perfezione;
il sesso è li, la stringa rotta è rotta,
il sogno del maestro non è vero.
La tirannia pero' è cosi facile. La parola impropria
scribacchiata su una fontana, è tutta li la loro ribellione?
E la pioggia di lacrime versate in un angolo, sono questi
i semi della vita nuova? 
(Persone e posti)
*****************
Schoolchildren
Here are all the captivities; the cells are as real,
But these are unlike the prisoners we know
Who are outraged or pining or wittily resigned
Or just wish all away.
For they dissent so little, so nearly content
With the dumb play of the dog, the licking and rushing;
The bars of love are so strong, their conspiracies
Weak like the vows of drunkards.
Indeed, the strangeness is difficult to watch:
The condemned see only the fallacious angels of a vision;
So little effort lies behind their smiling,
The beast of vocation is afraid.
But watch them, 0, set against our size and timing
The almost neuter, the slightly awkward perfection;
for the sex is there, the broken bootlace is broken,
The professor’s dream is not true.
Yet the tyranny is so easy. The improper word
Scribbled upon the fountain, is that all the rebellion?
A storm of tears shed in the corner, are these
The seeds of the new life?
(People and Places)

domenica 9 settembre 2012

Versilia di Gabriele D'Annunzio

Ettore De Maria Bergler*Villa Igeia
Non temere, o uomo dagli occhi
glauchi! Erompo dalla corteccia
fragile io ninfa boschereccia
Versilia, perché tu mi tocchi.
Tu mondi la persica dolce
e della sua polpa ti godi.
Passò per le scaglie e pè nodi
l'odore che il cuore ti molce.
Mi giunse alle nari; e la mia
lingua come tenera foglia,
bagnata di súbita voglia,
contra i denti forti languía.
Sapevi tu tanto sagaci
nari, o uomo, in legno sì grezzo?
Inconsapevole eri, e del rezzo
gioivi e dè frutti spiccaci
e dell'ombre cui fànnoti gli aghi
del pino, seguendo il piacere
dè vènti, su gli occhi leggiere
come ombre di voli su laghi.
Io ti spiava dal mio fusto
scaglioso; ma tu non sentivi,
o uomo, battere i miei vivi
cigli presso il tuo collo adusto.
Talora la scaglia del pino
è come una pàlpebra rude
che subitamente si chiude,
nell'ombra, a uno sguardo divino.
Io sono divina; e tu forse
mi piaci. Non piacquemi l'irto
Satiro su 'l letto di mirto,
e il Panisco in van mi rincorse.
Ma tu forse mi piaci. Aulisce
d'acqua marina la tua pelle
che il Sol feceti fosca. Snelle
hai gambe come bronzo lisce.
Offrimi il canestro di giunco
ricolmo di persiche bionde!
Poiché non mi giovano monde,
riponi il tuo coltello adunco.
Io so come si morda il pomo
senza perdere stilla di suco.
Poi cò miei labbri umidi induco
il miele nel cuore dell'uomo.
Riponi il ferro acre che attosca
ogni sapore. Tu non pregi
i tuoi frutti. I peschi, i ciriegi,
i peri, i fichi in terra tosca
son di dolcezza carchi, e i meli,
gli albricocchi, i nespoli ancòra!
E tu li spogli in su l'aurora
velati dei notturni geli.
Da tempo in cuor mio non è gaudio
di tal copia. Ahimè, sono scarsi
i doni. E tu vedi curvarsi
i rami del susino claudio!
Ma io non ho se non la tetra
pigna dal suggellato seme.
E a romper la scaglia che il preme
non giovami pur una pietra.
O uomo occhicèrulo, m'odi!
Lascia che alfine io mi satolli
di queste tue persiche molli
che hai nel cesto intesto di biodi.
Ti priego! La pigna malvagia
mi vale sol per iscagliarla
contro la ghiandaia che ciarla
rauca. Non s'inghiotte la ragia.
Ma se la mastichi negli ozii,
quantunque ha sapore amarogno,
allor che il tuo cuore nel sogno
si bea lungi ai vili negozii,
certo ti piace, o uomo; ed io
te ne darò della più ricca.
Tu la persica che si spicca,
e ne cola il suco giulío,
dammi, ch'io mi muoio di voglia
e da tempo non ebbi a provarne.
Non temere! Io sono di carne,
se ben fresca come una foglia.
Toccami. Non vello, non ugne
ricurve han le tue mani come
quelle ch'io so. Guarda: ho le chiome
violette come le prugne.
Guarda: ho i denti eguali, più bianchi
che appena sbucciati pinocchi.
Non temere, o uomo dagli occhi
glauchi! Rido, se tu m'abbranchi.
Abbrancami come il bicorne
villoso. La frasca ci copra,
i mirti sien letto, di sopra
ci pendano l'albe viorne.
Ma come, Occhiazzurro, sei cauto!
Forse amico sei di Diana?
Ora scende da Pietrapana
il lesto Settembre co 'l flauto,
se cruenta nel corniolo
rosseggi la cornia afra e lazza.
Odo tra il gridío della gazza
il richiamo del cavriuolo.
Sei tu cacciatore? Sei destro
ad arco, esperto a cerbottana?
Ora scende da Pietrapana
Settembre. Tu dammi il canestro.
Eh, veduto n'ho del pèl baio
verso il Serchio correre il bosco!
Tu dammi il canestro. Conosco
la pesta se ben non abbaio.
Accomanda il nervo alla cocca.
Ne avrai della preda, s'io t'amo!
Imito qualunque richiamo
con un filo d'erba alla bocca.

sabato 8 settembre 2012

A mia madre e Sogno di un fiume di Maria Luisa Spaziani

Henri Martin
A mia madre
Eri un roseto. Il fiato che si smorza
fu il tuo dono più tuo, estrema rosa.
Chi scrisse su una tomba "qui riposa"
non sa dove comincia la tua forza.
♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥
SOGNO DI UN FIUME
Lei che ora ride (eppure so che è morta)
è la contraddizione che consente
al mondo di ruotare. L'asse stride
appena, o è il lamento dell'assiuolo,
o la fronda colore dei suoi occhi
che inquieta vibra nell'ansa dell'Aniene?
Amo quel fresco ridere che sgrana
variopinte figure di tarocchi.
Scegli quella che vuoi: chè la sua morte
(e la tua vita) tutte le contiene.
♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥
Quattro anni. Carissima mamma.

venerdì 7 settembre 2012

Il negoziodellecaramelledaunsoldo oltre la sopraelevata di Lawrence Ferlinghetti

Edward Hopper
Il negoziodellecaramelledaunsoldo oltre la sopraelevata
è dove per la prima volta
mi sono innamorato
dell'irrealtà
Le gelatine di frutta luccicavano nella penombra
di quel pomeriggio settembrino
Un gatto sul bancone si muoveva tra
bastoncini di liquerizia
e toffee al cioccolato
e Gomme Oh Boy
Fuori le foglie cadevano man mano che morivano
Il vento aveva spazzato via il sole
Una ragazza entrò trafelata
Aveva i capelli fradici di pioggia
Il seno senza fiato nella stanzetta
Fuori le foglie cadevano
e gridavano piangendo
Troppo presto! Troppo presto!
(Una Coney Island della mente)
*****************
THE PENNYCANDYSTORE BEYOND THE EL
The pennycandystore beyond the El 
is where I first 
fell in love  
with unreality 
Jellybeans glowed in the semi-gloom 
of that september afternoon 
A cat upon the counter moved among 
the licorice sticks 
and tootsie rolls 
and Oh Boy Gum 
Outside the leaves were falling as they died 
A wind had blown away the sun 
A girl ran in 
Her hair was rainy 
Her breasts were breathless in the little room 
Outside the leaves were falling 
and they cried 
Too soon! too soon!
(A Coney Island of the Mind)

giovedì 6 settembre 2012

Davanti al simulacro d'Ilaria del Carretto

Edward Burne Jones*Hours
Sotto tenera luna già i tuoi colli, 
lungo il Serchio fanciulle in vesti rosse
e turchine si muovono leggere.
Così al tuo dolce tempo, cara; e Sirio
perde colore, e ogni ora s'allontana,
e il gabbiano s'infuria sulle spiagge
derelitte. Gli amanti vanno lieti
nell'aria di settembre, i loro gesti
accompagnano ombre di parole
che conosci. Non hanno pietà; e tu
tenuta dalla terra, che lamenti?
Sei qui rimasta sola. Il mio sussulto
forse è il tuo, uguale d'ira e di spavento.
Remoti i morti e più ancora i vivi,
i miei compagni vili e taciturni.
(Nuove poesie)

mercoledì 5 settembre 2012

Canzone orientale di Federico Garcia Lorca

John Singer Sargent*Pomegranates
La fragrante melagrana 
è un cielo di cristallo.
(Ogni grana è una stella,
ogni velo un tramonto).
Cielo asciutto e compresso
dall'artiglio degli anni.
La melagrana è come un seno
vecchio e aggrinzito,
col capezzolo che si è fatto stella
per illuminare la campagna.
E' un piccolo alveare
dal favo insanguinato,
perchè lo formarono le api
con bocche da donne.
Per questo scoppiando, ride
con porpore di mille labbra...
La melagrana è un cuore
che palpita sulle sementi,
uno sdegnoso cuore
dove non beccano gli uccelli,
un cuore che da fuori
è duro come quello umano,
ma che offre a chi lo trafigge
odore e sangue di maggio.
La melagrana è il tesoro
del vecchio gnomo del prato,
che parlò con la piccola Rosa
nel bosco solitario,
quello con la barba bianca
ed il vestito rosso.
E' il tesoro che custodiscono anche
le verdi foglie dell'albero.
Arche di pietre preziose
in visceri di vago oro.
La spiga è il pane. E' Cristo
incarnato in vita e in morte.
L'olivo è la costanza
della forza e del lavoro.
La mela è il sensuale,
frutto sfinge del peccato,
goccia di secoli che conserva
il contatto di Satana.
L'arancia è la tristezza
del fiore profanato,
perchè in lei diventa fuoco e oro
quanto era prima puro e bianco.
Le viti sono lussuria
che si coagula d'estate
e che la chiesa spreme
per il santo liquore benedetto.
Le castagne sono la pace
del focolare. Cose d'un tempo.
Crepitare di vecchi legni,
smarriti pellegrini.
La ghianda è la serena
poesia di ciò che è rancido
e la cotogna d'oro tenue
la castità di ciò che è sano.
Ma la melagrana è il sangue,
sangue di cielo consacrato,
sangue di terra ferita
dall'ago dell'acquitrino.
Sangue di vento che viene
dal rude monte scalfitto.
Sangue di mare tranquillo,
sangue di lago addormentato.
La melagrana è la preistoria
del sangue che portiamo,
idea di sangue, racchiuso
nel globulo duro e agro,
dalla forma vaga
di cuore e di cranio.
Oh aperta melagrana,
tu sei una fuamma sull'albero,
sorella carnale di Venere,
riso dell'orto ventilato!
Ti girano attorno le farfalle
perchè ti credono un sole fermo
e i vermi ti evitano
per paura di bruciarsi.
Perchè sei luce di vita,
femmina dei frutti. Stella
limpida della foresta
del ruscello innamorato.
Fossi come te, frutto,
tutto passione nella campagna!
1920
************
CANCION ORIENTAL
Es la granada olorosa
un cielo cristalizado.
(Cada grano es una estrella,
cada velo es un ocaso.)
Cielo seco y comprimido
por la garra de los años.
La granada es como un seno
viejo y apergaminado,
cuyo pezón se hizo estrella
para iluminar el campo.
Es colmena diminuta
con panal ensangrentado,
pues con bocas de mujeres
sus abejas la formaron.
Por eso al estallar, ríe
con púrpuras de mil labios...
La granada es corazón
que late sobre el sembrado,
un corazón desdeñoso
donde no pican los pájaros,
un corazón que por fuera
es duro como el humano,
pero dal al que lo traspasa
olor y sangre de mayo.
La granada es el tesoro
del viejo gnomo del prado,
el que habló con niña Rosa
en el bosque solitario.
Aquel de la blanca barba
y del traje colorado.
Es el tesoro que aun guardan
las verdes hojas del árbol.
Arca de piedras preciosas
en entraña de oro vago.
La espiga es el pan. Es Cristo
en vida y muerte cuajado.
El olivo es la firmeza
de la fuerza y el trabajo.
La manzana es lo carnal,
fruta esfinge del pecado,
gota de siglos que guarda
de Satanás el contacto.
La naranja es la tristeza
del azahar profanado,
pues se torna fuego y oro
lo que antes fue puro y blanco.
Las vides son la lujuria
que se cuaja en el verano,
de las que la iglesia saca,
con bendición, licor santo.
Las castañas son la paz
del hogar. Cosas de antaño.
Crepitar de leños viejos,
peregrinos descarriados.
La bellota es la serena
poesía de lo rancio,
y el membrillo de oro débil
la limpieza de lo sano.
Mas la granada es la sangre,
sangre del cielo sagrado,
sangre de la tierra herida
por la aguja del regato.
Sangre del viento que viene
del rudo monte arañado.
Sangre de la mar tranquila,
sangre del dormido lago.
La granada es la prehistoria
de la sangre que llevamos,
la idea de sangre, encerrada
en glóbulo duro y agrio,
que tiene una vaga forma
de corazón y de cráneo.
¡Oh granada abierta!, que eres
una llama sobre el árbol,
hermana en carne de Venus,
risa del huerto oreado.
Te cercan las mariposas
creyéndote sol parado,
y por miedo de quemarse
huyen de ti los gusanos.
Porque eres luz de la vida,
hembra de las frutas. Claro
lucero de la floresta
del arroyo enamorado.
¡Quién fuera como tú, fruta,
todo pasión sobre el campo!
1920

martedì 4 settembre 2012

Bagnante da chiaro a buio di Paul Éluard

Benito Correa Rebolledo
a Julien Vocance
Pomeriggio del medesimo giorno. Leggera, tu muti e,
leggeri, la sabbia e il mare mutano.
Mirabile è a noi l'ordine delle cose, l'ordine delle pietre,
l'ordine delle luci, l'ordine delle ore. Ma quest'ombra che
scompare e quest'elemento doloroso, che scompare.
A sera, la nobiltà partecipa di questo cielo. Qui ogni cosa
si contrae in un fuoco che si spegne.
Sera. Il mare non ha più luci e, come una volta, tu potresti
dormire nel mare.
*********
à Julien Vocance
L'après-midi du même jour. Légère, tu bouges et, légers, le 
sable et la mer bougent.
Nous admirons l'ordre des choses, l'ordre des pierres, 
l'ordre des clartés, l'ordre des heures. Mais cette ombre qui 
disparaît et cet élément douloureux, qui disparaît.
Le soir, la noblesse fait partie de ce ciel. Ici, tout se blottit 
dans un feu qui s'éteint.
Le soir. La mer n'a plus de lumière et, comme aux temps 
anciens, tu pourrais dormir dans la mer.

lunedì 3 settembre 2012

Viaggio Verona-Parigi (1987-1990) di Maria Luisa Spaziani

Lyydia Vallimae-Mark+Valve Janovi*1973
1
Il treno express che taglia come un lampo
la stazione di Brescia la notte del tre settembre,
spacca la prima nebbia, s'infila come un rombo
lontano dentro il sonno del mio amore.
Non sognerà di me, dopo vent'anni,
ma io voglio insufflargli un messaggio:
un campo di narcisi e cinque colpi
di campanella (lui sa chi la suona).
3
Nel treno di Parigi antiche angosce
puntualmente ritornano: io arrivo
alle Gare de Lyon, gabbione fatiscente,
e al di là si spalanca il deserto.
Louvre? Bastille? Place Vendô­­me? Etoile?
Ça n'a jamais existé, ma pauvre dame!
C'est la faute di scrittori passatisti:
frottole per sognatori, trappole per turisti.

domenica 2 settembre 2012

Settembre di Folgore da San Gimignano

Diana cacciatrice*Affresco di Anonimo
Di settembre vi do diletti tanti: 
falconi, astori, smerletti, sparvieri;
lunghe, gherbegli, geti con carnieri,
brachette con sonagli, pasto e guanti;
bolz’e balestre dritt’e ben portanti,
archi, strali, ballotte e ballottieri;
síanvi mudati guilfanghi ed astieri
nidaci e di tutt’ altri uccel volanti,
che fosser buoni da snidar e prendere:
e l’un a l’altro tuttavia donando,
e possasi rubar, e non contendere,
quando con altra gente rincontrando;
la vostra borsa si’ acconcia a spendere,
e tutti abbiate l’avarizia in bando.

sabato 1 settembre 2012

Fiori bianchi di Mary Oliver

William Stott of Oldham
La scorsa notte
nei campi
mi sono distesa nell’oscurità
per pensare alla morte,
mi sono invece addormentata,
come se fossi
in una stanza ampia e obliqua
ripiena di quei fiori bianchi
che si aprono per tutta l’estate
nei campi appiccicosi e disordinati.
Quando mi sono svegliata
la luce del mattino stava appena scivolando
davanti alle stelle,
ed io ero coperta
di germogli.
Non so
come sia accaduto –
Non so
se il mio corpo
si sia tuffato giù
sotto le viti zuccherine
in una somiglianza temperata dal sonno
con le profondità,
o se quella energia verde
è risorta come un’onda
e si è arricciata su di me, reclamandomi
nelle sue braccia rauche.
Le ho spinte via, ma non mi sono sollevata.
Mai nella mia vita mi sono sentita così vellutata,
o così vischiosa,
o così risplendentemente vuota.
Mai in vita mia
mi sono sentita così vicina
a quella linea porosa
dove il mio stesso corpo veniva formato
e le radici e i fusti e i fiori
hanno il loro inizio.
*****************
White Flowers
Last night
in the fields
I lay down in the darkness
to think about death,
but instead I fell asleep,
as if in a vast and sloping room
filled with those white flowers
that open all summer,
sticky and untidy,
in the warm fields.
When I woke
the morning light was just slipping
in front of the stars,
and I was covered
with blossoms.
I don’t know
how it happened –
I don’t know
if my body went diving down,
under the sugary vines
in some sleep-sharpened affinity
with the depths, or whether
that green energy
rose like a wave
and curling over me, claiming me
in its husky arms.
I pushed them away, but I didn’t rise.
Never in my life had I felt so plush,
or so slippery,
or so resplendently empty.
Never in my life
had I felt myself so near
that porous line
where my own body was done with
and the roots and the stems of the flowers
began.