martedì 6 aprile 2010

Sonetto 98 di William Shakespeare

Juliet/Waterhouse T'ero lontano; altero, variopinto,
tutto vestito a festa, in ogni cosa
giovane spirito Aprile infondeva:
con lui Saturno rideva e saltava.
Ma né canti d'uccelli, né odore
dolce di fiori diversi ad estiva
canzone m'inducevano, o a raccogliere
dal loro grembo rigoglioso i bocci;
non apprezzavo dei gigli il candore
né il profondo vermiglio della Rosa:
dolci figure deliziose, ma
su te esemplate, te modello a tutte.
Sempre inverno sembrava, e te lontano,
con quelle ombre di te quasi giocavo.

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