giovedì 23 settembre 2010

Risveglio di Cesare Pavese

Prinsep Lo ripete anche l'aria che quel giorno non torna.
La fìnestra deserta s'imbeve di freddo
e di cielo. Non serve riaprire la gola
all'antico respiro, come chi si ritrovi
sbigottito ma vivo. E' finita la notte
dei rimpianti e dei sogni. Ma quel giorno non torna.
Torna a vivere l'aria, con vigore inaudito,
l'aria immobile e fredda. La massa di piante
infuocata nell'oro dell'estate trascorsa
sbigottisce alla giovane forza del cielo.
Si dissolve al respiro dell'aria ogni forma
dell'estate e l'orrore notturno è svanito.
Nel ricordo notturno l'estate era un giorno
dolorante. Quel giorno è svanito, per noi.
Torna a vivere l'aria e la gola la beve
nella vaga ansietà di un sapore goduto
che non torna. E nemmeno non torna il rimpianto
ch'era nato stanotte. La breve finestra
beve il freddo sapore che ha dissolta l'estate.
Un vigore ci attende, sotto il cielo deserto.

6 commenti:

  1. un amore ballerino,
    si fonde tra i gorghi
    ed il male di essere.
    Cesare perduto nel tempo
    si fa uomo ogni tanto
    e regala emozione ed amore.

    Gujil

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  2. Ciao cara! come va? sei ancora in attesa? un bacione.

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  3. Ciao cara Paola, martedì pomeriggio si decide...ti saprò dire. Un bacio e buon autunno...

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