giovedì 18 novembre 2010

Hortus Larvarum di Gabriele D'Annunzio

Dewing/1902
 Il bel giardino in tempi assai lontani
occultamente pare lontanare.
Le fonti, chiare di chiaror d’opale,
fan ne la calma suoni dolci e strani.
Nei roseti le rose estenuate
cadono, quasi non odoran più.
L’Anima langue. I nostri sogni vani
chiamano i tempi che non sono più.
O danze, arie di tempi assai lontani,
voi che in qualche dimora secolare
facean su ’l virginale risonare
dolentemente così bianche mani:
mani di donna avida ancor d’amare,
non più giovine, non amata più:
e voi movete questi sogni vani,
arie di tempi che non sono più!
O profumi di tempi assai lontani,
voi che nel fondo de le vuote fiale
lasciaste la dolcezza essenziale
così che par che un spirito n’emani
(forse ne le segrete anime tale
un sol ricordo non vanisce più):
e voi guidate i nostri sogni vani,
profumi, ai tempi che non sono più!
O figure di tempi assai lontani,
voi che il tessuto pallido animate,
ninfe su fiumi, cacciatrici armate
dietro bei cervi in bei boschi pagani
(Delia, taluno a notte alta, d’estate,
te rimirando non dormiva più):
e voi ridete in questi sogni vani
come nei tempi che non sono più!
E tu vissuta in tempi assai lontani,
donna, come le tue danze obliate,
come i profumi tuoi ne le tue fiale,
donna che avevi così bianche mani,
tu che moristi avida ancor d’amare,
non più giovane, non amata più,
oggi tu passa in questi sogni vani,
morta dei tempi che non sono più!
(Poema paradisiaco)

2 commenti:

  1. la foglia scende
    col peso di pioggia autunnale
    si immola su terra ora fredda
    che attende in abbraccio
    le creature del mondo
    ed è tanto silenzio

    Gujil

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