martedì 25 gennaio 2011

La notte d’inverno di Salvatore Quasimodo

Fernand Khnopff E ancora la notte d’inverno,
e la torre del borgo cupa con suoi tonfi,
e le nebbie che affondano il fiume,
e le felci e le spine. O compagno,
hai perduto il tuo cuore: la pianura
non ha piu spazio per noi.
Qui in silenzio piangi la tua terra:
e mordi il fazzoletto di colore
con i denti di lupo:
non svegliare il fanciullo che ti dorme accanto
coi piedi nudi chiusi in una buca.

3 commenti:

  1. Il pianto di un uomo - di un compagno, di un amico - che ha perduto la terra, e con essa il proprio cuore.
    Il senso della perdita è dato dal paesaggio, che delinea uno scenario opprimente, un ritratto della disperazione.
    Il dolore è feroce: morsi, denti affilati, ma il pianto rimane silenzioso, perché un giovane morto, lì accanto, dorme il suo sonno più lungo.

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  2. Meraviglioso Quasimodo, meravigliosa Sicilia.
    Saluti

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  3. Buongiorno ragazze, sole freddo, ma hanno minacciato neve...

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