giovedì 10 febbraio 2011

Sonata in bianco minore di Sergio Corazzini

Nesterov
Sorelle, venite a vedere!
C’è il sole nell’orto, c’è il sole!
È un povero sole che ha freddo, non senti?
Che piange le sue primavere...
Sole di convalescenti.
Suor Anna sorride così.
Che ci voglia raccontare
una fiaba d’oltre mare!
È venuto a trovare
noi, povere sperdute,
e, forse un malato lo aspetta
invano al limitare
della sua casa per la sua salute.
È più bianco della mia cornetta...
Sorelle, scendiamo nell’orto
prima che se ne vada.
Sorelle, pregatelo a mani
giunte ché torni domani!
Che torni, per poco, che torni,
però, tutti i giorni!
Perché non dovrebbe venire?
Noi stiamo per morire.
Comunichiamocene, sorelle,
prima che vengano le stelle.
Noi non abbiamo che Gesù,
Maria e niente più.
Un po’ d’acqua nella scodella
e un po’ di sole nella cella.
Io mi farò una ghirlandetta
per i miei poveri capelli.
Io, sorella benedetta,
avrò il miglio per gli uccelli.
Oh, Sorelle, e, se non torna,
che faremo?
Se non torna, aspetteremo.
Come è gelido il convento.
È più gelido il mio cuore.
Oh, Sorelle, invece, io sento
tutto il sole nel mio cuore.
Stelle in cielo e vele in mare,
tante vele e tante stelle...
Accendiamo le candele sull’altare.
Ricordiamoci, sorelle,
che siamo mortali.
Regina sine labe originali...Che faremo, se non torna?
Se non torna più, morremo.
(Piccolo libro inutile)

4 commenti:

  1. Ho pensato a un sanatorio.
    Mi dispiace associare a un luogo come questo una poesia così piena di grazia, che comunque non perde.

    Giovedì è alla fine. Speriamo che ci sia il sole anche domani! Buon venerdì.

    RispondiElimina
  2. ancora luce: il sole anche se poverello sempre luminoso e caldo.
    La luce é materia imperativa dei poeti, é una carne spirituale.
    Nella poesia che sembrerebbe quasi paganeggiante se subito non si cogliesse la metafora: il sole ci rimanda é allegoria del Creatore.
    Morremmo se non tornasse, x' morire non é perdere la vita o andare nella tomba, ma non comprendere la luce, x' é solo nel fuoco-luce divini che possiamo chiamare Vita la vita.
    E l'orto potrebbe essere anche l'intelletto che bisogna far lavorare...
    ciao

    RispondiElimina
  3. Sergio Corazzini condannato dalla tisi, morto poco più che ventenne, ne sapeva qualcosa di ospedali e sanatori, si rifà alle poesie di Maeterlinck e Rodenbach, anche loro intimisti e crepuscolari, li sentiva vicini come sentiva vicina la morte.
    Grazie Rose e Asia, lo sapevo che non era facile una poesia come questa. Buon inizio di w.e. col sole, ma promettono pioggia.

    RispondiElimina
  4. ...non volevo insegnare niente parlando saccentemente di Rodenbach e M....li ho solo trovati leggendo qui e là di Corazzini. Un abbraccio a tutti.

    RispondiElimina