Or che il cucco forse è vicino,
mentre i peschi mettono il fiore,
cammino, e mi pende all'uncino
la spada dell'agricoltore.
Il pennato porto, ché odo
già la prima voce del cucco...
cu... cu... io rispondo a suo modo:
mi dice ch'io cucchi, e sì, cucco.
Sì, ti cucco, vite, ché sento
già nel sole stridere l'api:
ti taglio ogni vecchio sarmento,
ti lascio tre occhi e due capi.
O che piangi, vite gentile,
perché al vento stai nuda nata?
Se anch'io tra i fioretti d'aprile
sembravo una vite tagliata!
Piangi quello che ti si toglie?
Ma ti cucco, taglio ed accollo,
perché, quando cadon le foglie,
tu abbia un tuo qualche grispollo!
O mia vite... no, o mia vita,
così torta meglio riscoppi!
E poi... com'è buono, alle dita,
l'odore di gemme di pioppi!
E parlare, ritto su loro,
col venuto di là dal mare,
chiedendogli, in mezzo al lavoro,
quant'anni si deve campare!
(Canti di Castelvecchio)
Togliere qualcosa perché qualcosa nasca.
RispondiEliminaPascoli contadino che cura una vite, e potandola si sente di confortarla per quello che le sta tagliando via.
Frescolino, oggi. Buon... middle week? ;)
Frescolino davvero, il giusto per aprile direi, era prima che era troppo caldo.
RispondiEliminaBuon pomeriggio del giovedì mia cara.
Oh che piangi vite gentile
RispondiEliminase anche io tra i fioretti d'aprile
sembravo una vite tagliata
( cercate di capirmi fiori d'aprile tra la vostra spontaneità anche solo il mio occhio che vi guarda sfigura)
RispondiElimina-
(sta male, semplicemente)
...ti lascio tre occhi e due capi...
RispondiEliminaL'albero é umano, e l'umano é albero.
Pascoli é come Buddha, illuminato e fuso nella bellezza della natura. Quanta delicatezza nelle sue parole! ah! che meraviglia!
ciao
Buon inizio di w.e. e grazie ragazze!
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