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| Gwen John |
Certe sere vorrei salire
sui campanili della pianura,
veder le grandi nuvole rosa
lente sull'orizzonte
come montagne intessute
di raggi.
dove passa il fiume
e quale aria trascina;
saper dire dove nascerà il sole
domani
e quale via percorrerà, segnata
sul riso già imbiondito,
sui grani.
Vorrei toccare con le mia dita
l'orlo delle campane, quando cade il giorno
e si leva la brezza:
sentir passare nel bronzo il battito
di grandi voli lontani.
La sua pianura con il grano e il riso... quanto incide la terra d'origine sulle anime dei poeti, e non solo.
RispondiEliminaUn buon lunedì con Scipione e i suoi fratelli.
Se penso a tutte le poesie e scritti che il padre ha distrutto....
RispondiEliminaOggi quasi 40°, qui si dice: "Quando massa, quando niente..."
Ricordo che, quand’ero nella casa
RispondiEliminadella mia mamma, in mezzo alla pianura,
avevo una finestra che guardava
sui prati; in fondo, l’argine boscoso
nascondeva il Ticino e, ancor più in fondo,
c’era una striscia scura di colline.
Io allora non avevo visto il mare
che una sol volta, ma ne conservavo
un’aspra nostalgia da innamorata.
Verso sera fissavo l’orizzonte;
socchiudevo un po’ gli occhi; accarezzavo
i contorni e i colori tra le ciglia:
e la striscia dei colli si spianava,
tremula, azzurra: a me pareva il mare
e mi piaceva più del mare vero.|Antonia Pozzi, Amore di lontananza
Nidia quante cose belle ci ha lasciato Antonia nonostante tutto...
RispondiEliminavero, questa mi pareva si legasse a quella che hai scelto tu,
RispondiEliminapianura chiama pianura...
vero, ho scelto questa perché mi pare si accosti bene a quella che hai messo tu
RispondiEliminapianura... pianura
Te ne ringrazio Nidia.
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