L'egual vita diversa urge intorno; cerco e non trovo e m'avvio nell'incessante suo moto: a secondarlo par uso o ventura, ma dentro fa paura. Perde, chi scruta, l'irrevocabil presente; né i melliflui abbandoni né l'oblioso incanto dell'ora il ferreo battito concede. E quando per cingerti lo balzo - o sirena del tempo - un morso appéna e una ciocca ho di te: o non ghermita fuggi, e senza grido nel pensiero ti uccido e nell'atto mi annego. Se a me fusto è l'eterno, fronda la storia e patria il fiore, pur vorrei maturar da radice la mia linfa nel vivido tutto e con alterno vigore felice suggere il sole e prodigar il frutto; vorrei palesasse il mio cuore nel suo ritmo l'umano destino, e che voi diveniste - veggente passione del mondo, bella gagliarda bontà - l'aria di chi respira mentre rinchiuso in sua fatica va. Qui nasce, qui muore il mio canto: e parrà forse vano accordo solitario; ma tu che ascolti, recalo al tuo bene e al tuo male; e non ti sarà oscuro.
Ben due poesie, oggi. Grazie a Francesca e ad Ardea.
Quando sarà possibile, sarò quello che incontrerò: dal lombrico al virus, all'aquila, all'atomo di azoto, alle stelle di Cassiopea, anche alla popò e allo scarafaggio, alla sequoia e alle neve dell'Himalaya... insomma, tutto, per sentire tutto.
La mia vita, il mio canto
RispondiEliminaL'egual vita diversa urge intorno;
cerco e non trovo e m'avvio
nell'incessante suo moto:
a secondarlo par uso o ventura,
ma dentro fa paura.
Perde, chi scruta,
l'irrevocabil presente;
né i melliflui abbandoni
né l'oblioso incanto
dell'ora il ferreo battito concede.
E quando per cingerti lo balzo
- o sirena del tempo -
un morso appéna e una ciocca ho di te:
o non ghermita fuggi, e senza grido
nel pensiero ti uccido
e nell'atto mi annego.
Se a me fusto è l'eterno,
fronda la storia e patria il fiore,
pur vorrei maturar da radice
la mia linfa nel vivido tutto
e con alterno vigore felice
suggere il sole e prodigar il frutto;
vorrei palesasse il mio cuore
nel suo ritmo l'umano destino,
e che voi diveniste - veggente
passione del mondo,
bella gagliarda bontà -
l'aria di chi respira
mentre rinchiuso in sua fatica va.
Qui nasce, qui muore il mio canto:
e parrà forse vano
accordo solitario;
ma tu che ascolti, recalo
al tuo bene e al tuo male;
e non ti sarà oscuro.
-- Clemente Rebora
Ben due poesie, oggi.
RispondiEliminaGrazie a Francesca e ad Ardea.
Quando sarà possibile, sarò quello che incontrerò: dal lombrico al virus, all'aquila, all'atomo di azoto, alle stelle di Cassiopea, anche alla popò e allo scarafaggio, alla sequoia e alle neve dell'Himalaya... insomma, tutto, per sentire tutto.
E buon martedì!
RispondiEliminaBhè cosa aggiungere? Siete fantastici! E buon martedì!
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