sabato 27 agosto 2011

Su una lettera non scritta di Eugenio Montale

Edgar Maxence*1941
Per un formicolìo d'albe, per pochi
fili su cui s'impigli
il fiocco della vita e s'incollani
in ore e in anni, oggi i delfini a coppie
capriolano coi figli? Oh ch'io non oda
nulla di te, ch'io fugga dal bagliore
dei tuoi cigli. Ben altro è sulla terra.
Sparir non so né riaffacciarmi; tarda
la fucina vermiglia
della notte, la sera si fa lunga,
la preghiera è supplizio e non ancora
tra le rocce che sorgono t'è giunta
la bottiglia dal mare. L'onda, vuota,
si rompe sulla punta, a Finisterre.
(La Bufera* Finisterre)

5 commenti:

  1. Per i delfini si vive e per quel ben altro in terra si attende di vivere?

    Buon week-end!

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  2. "Per troppo amare"

    [Ma poi che senso ha?
    È il "troppo" o è l'intensità-
    l'integrità-totalità?]

    Per quel semper ellittico
    inestinguibile
    spingersi ai bordi del nulla
    della totale insignificanza
    della tabula rasa esistenziale
    eppure residuo a latere
    resistere ancora credere
    al mito fondatore

    [ma...]

    Tu non sei la tua idea
    né la mia idea
    forse un tempo? - qualche tempo?
    stridevano le rondini
    volavano attraverso tuoi occhi
    era piccola la cattedrale
    immenso lo spazio [dei corpi?]
    ora in spazi isocroni si compie
    il dramma di una formale relazione
    in sostanziale indifferenza
    si compie l'assenza e la caduta
    dell'idea -
    in ambienti bene arredati
    in disinvolte chiuse menzogne
    in sorrisi da ballo in maschera
    nella routine di Sisifo
    si chiude senza chiudere
    si chiede senza essere uditi
    su piani diversi con diversi intenti
    ognuno col suo grado di coscienza
    col suo peso - visibile o invisibile -
    da portare.

    Reims, 28 agosto 2011

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