Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

martedì 31 marzo 2009

Davanti a San Guido di Giosuè Carducci

Hughes
I cipressi che a Bòlgheri alti e schietti
Van da San Guido in duplice filar,
Quasi in corsa giganti giovinetti
Mi balzarono incontro e mi guardar.
Mi riconobbero, e "Ben torni omai"
Bisbigliaron vèr' me co 'l capo chino
"Perché non scendi? Perché non ristai?
Fresca è la sera e a te noto il cammino.
Oh sièditi a le nostre ombre odorate
Ove soffia dal mare il maestrale:
Ira non ti serbiam de le sassate
Tue d'una volta: oh non facean già male!
Nidi portiamo ancor di rusignoli:
Deh perché fuggi rapido così?
Le passere la sera intreccian voli
A noi d'intorno ancora. Oh resta qui!"
"Bei cipressetti, cipressetti miei,
Fedeli amici d'un tempo migliore,
Oh di che cuor con voi mi resterei"
Guardando lor rispondeva, "oh di che cuore!
Ma, cipressetti miei, lasciatem'ire:
Or non è più quel tempo e quell'età.
Se voi sapeste!... Via, non fo per dire,
Ma oggi sono una celebrità.
E so legger di greco e di latino,
E scrivo e scrivo, e ho molte altre virtù:
Non son più, cipressetti, un birichino,
E sassi in specie non ne tiro più.
E massime a le piante". Un mormorio
Pe' dubitanti vertici ondeggiò
E il dì cadente con un ghigno pio
Tra i verdi cupi roseo brillò.
Intesi allora che i cipressi e il sole
Una gentil pietade avean di me,
E presto il mormorio si fe' parole:
"Ben lo sappiamo: un pover uom tu se'.
Ben lo sappiamo, e il vento ce lo disse
Che rapisce de gli uomini i sospir,
Come dentro al tuo petto eterne risse
Ardon che tu né sai né puoi lenir.
A le querce ed a noi qui puoi contare
L'umana tua tristezza e il vostro duol.
Vedi come pacato e azzurro è il mare,
Come ridente a lui discende il sol!
E come questo occaso è pien di voli,
Com'è allegro de' passeri il garrire!
A notte canteranno i rusignoli:
Rimanti, e i rei fantasmi oh non seguire;
I rei fantasmi che da' fondi neri
De i cuor vostri battuti dal pensier
Guizzan come da i vostri cimiteri
Putride fiamme innanzi al passegger.
Rimanti; e noi, dimani, a mezzo il giorno,
Che de le grandi querce a l'ombra stan
Ammusando i cavalli e intorno intorno
Tutto è silenzio ne l'ardente pian,
Ti canteremo noi cipressi i cori
Che vanno eterni fra la terra e il cielo:
Da quegli olmi le ninfe usciran fuori
Te ventilando co 'l lor bianco velo;
E Pan l'eterno che su l'erme alture
A quell'ora e ne i pian solingo va
Il dissidio, o mortal, de le tue cure
Ne la diva armonia sommergerà".
Ed io: "Lontano, oltre Apennin, m'aspetta
La Tittì" rispondea; "Lasciatem'ire.
È la Tittì come una passeretta,
Ma non ha penne per il suo vestire.
E mangia altro che bacche di cipresso;
Né io sono per anche un manzoniano
Che tiri quattro paghe per il lesso.
Addio, cipressi! addio, dolce mio piano!".
"Che vuoi che diciam dunque al cimitero
Dove la nonna tua sepolta sta?"
E fuggìano, e pareano un corteo nero
Che brontolando in fretta in fretta va.
Di cima al poggio allor, dal cimitero,
Giù de' cipressi per la verde via,
Alta, solenne, vestita di nero
Parvemi riveder nonna Lucia:
La signora Lucia, da la cui bocca,
Tra l'ondeggiar de i candidi capelli,
La favella toscana, ch'è sì sciocca
Nel manzonismo de gli stenterelli,
Canora discendea, co 'l mesto accento
De la Versilia che nel cuor mi sta,
Come da un sirventese del trecento,
Piena di forza e di soavità.
O nonna, o nonna! Deh com'era bella
Quand'ero bimbo! Ditemela ancor,
Ditela a quest'uom savio la novella
Di lei che cerca il suo perduto amor!
"Sette paia di scarpe ho consumate
Di tutto ferro per te ritrovare:
Sette verghe di ferro ho logorate
Per appoggiarmi nel fatale andare:
Sette fiasche di lacrime ho colmate,
Sette lunghi anni, di lacrime amare:
Tu dormi a le mie grida disperate,
E il gallo canta, e non ti vuoi svegliare".
Deh come bella, o nonna, e come vera
È la novella ancor! Proprio così.
E quello che cercai mattina e sera
Tanti e tanti anni in vano, è forse qui,
Sotto questi cipressi, ove non spero,
Ove non penso di posarmi più:
Forse, nonna, è nel vostro cimitero
Tra quegli altri cipressi ermo là su.
Ansimando fuggìa la vaporiera
Mentr'io così piangeva entro il mio cuore;
E di polledri una leggiadra schiera
Annitrendo correa lieta al rumore.
Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo
Rosso e turchino, non si scomodò:
Tutto quel chiasso ei non degnò d'un guardo
E a brucar serio e lento seguitò.

lunedì 30 marzo 2009

La canzone dell'amore perduto di Fabrizio De Andrè

John White Alexander
Ricordi sbocciavan le viole
con le nostre parole
"Non ci lasceremo mai, mai e poi mai",
vorrei dirti ora le stesse cose
ma come fan presto, amore, ad appassire le rose
così per noi
l'amore che strappa i capelli è perduto ormai,
non resta che qualche svogliata carezza
e un po' di tenerezza.
E quando ti troverai in mano
quei fiori appassiti al sole
di un aprile ormai lontano,
li rimpiangerai
ma sarà la prima che incontri per strada
che tu coprirai d'oro per un bacio mai dato,
per un amore nuovo.

domenica 29 marzo 2009

Devo paragonarti a una giornata estiva? di William Shakespeare

Bocklin/Musa di Anacreonte Devo paragonarti a una giornata estiva?
Tu sei più incantevole e mite.
Impetuosi venti scuotono le tenere gemme di maggio
e il corso dell’estate è fin troppo breve.
Talvolta troppo caldo splende l’occhio del cielo
e spesso il suo aureo volto è offuscato,
e ogni bellezza col tempo perde il suo fulgore,
sciupata dal caso o dal corso mutevole della natura.
Ma la tua eterna estate non sfiorirà,
né perderai possesso della tua bellezza;
né morte si vanterà di coprirti con la sua ombra,
poiché tu cresci nel tempo in versi eterni.
Finché uomini respirano e occhi vedono,
vivranno questi miei versi, e daranno vita a te.

sabato 28 marzo 2009

Spesso il male di vivere ho incontrato di Eugenio Montale

Lefevbre Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

venerdì 27 marzo 2009

Non posso dirti di Vita Sackville West

Promises of spring/Alma Tadema Non posso dirti quanto mi sei caro
Perché è un segreto che neanch'io conosco.
E s'anco lo sapessi non saprei
Esporre il senso d'un tale mistero.
T'amavo allor, quand'era primavera
Pel nostro amore, e un senso dell'eterno,
Puro e perfetto, cogliere in un attimo
Era dato, a me bimba, nel tuo amplesso.
T'amavo allor che, fàttasi l'estate,
I sogni della gioventù, selvaggi,
Belli e ideali, seppur veri ancora,
Eran rischiosi ormai, quasi irreali,
Come alla luna i baci di Endimione.
Ma adesso che l'autunno fa ingiallire
Tutte le foglie e trenta lunghi anni
Han stagionato il nostro lungo amore,
Com'è saldo e sicuro e ricco e colmo
Il solaio che accoglie i nostri frutti.
(poesia per Harold)

giovedì 26 marzo 2009

All'amata di Ugo Foscolo

Madame Trudaine/David
Meritamente, però'ch'io potei
Abbandonarti, or grido alle frementi
Onde che batton l'alpi, e i pianti miei
Sperdono sordi del Tirreno i venti.
Sperai, poiché mi han tratto uomini e Dei

In lungo esilio fra spergiure genti
Dal'bel paese ove or meni sì rei,
Me sospirando, I tuoi giorni fiorenti,
Sperai che il tempo, e i duri casi, e queste

Rupi ch'io varco anelando, e le eterne
Ov'io qual fiera. dormo atre foreste,
Sarien ristoro al mio cor sanguinente;

Ahi, vóta speme! Amor fra l'ombre inferne
Seguirammi immortale, onnipotente.

mercoledì 25 marzo 2009

Specchio di Salvatore Quasimodo

Stonehenge/Meyrick Ed ecco sul tronco si rompono gemme:
un verde più nuovo dell'erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto,
piegato sul botro.
E tutto mi sa di miracolo;

e sono quell'acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c'era.

martedì 24 marzo 2009

La pieve di Giovanni Pascoli

Bocklin/Pan Giorno d'arrivi il tuo, san Benedetto:
ecco una prima rondine che svola.
E trova i pioppi nella valle sola,
la grande pieve, il nido piccoletto.
Razzano i vetri; l'occhio del coretto
nereggia sotto un ciuffo di vïola:
ecco la cigolante banderuola,
gli embrici roggi del loquace tetto.
E di saluti sonano le gronde
e il chiuso, dove il cielo è vaporato
da un rosseggiar di peschi e d'albicocchi.
E la rondine stridula risponde
alïando con lievi ombre: sul prato
le segue un cane co' fuggevoli occhi.

lunedì 23 marzo 2009

Confusa solo di Emily Dickinson

Burne Jones
Confusa solo per un giorno o due -
Imbarazzata - non spaventata -
Incontro nel mio giardino
Un'inaspettata Fanciulla!
Fa segno, e i Boschi si scuotono -
Annuisce, e tutto ha inizio -
Sicuramente, in un tale paese
Non ci sono mai stata!

domenica 22 marzo 2009

Primavera di Pablo Neruda

Bocklin/Flora Ancora non se n'è andato l'inverno
e il melo appare
trasformato d'improvviso
in cascata di stelle odorose

sabato 21 marzo 2009

Un'attesa di Cesare Vivaldi

Sera di primavera/BlocklinQuesti giorni d'acerba primavera
irrompono nel sangue con sottile
maliziosa perfidia
Così il brivido
che muove per un attimo l'attonita
superficie marina e in un istante
ne fa un foglio gremito di scrittura
celeste che un colpo
di vento cancella e
un altro rinnova.

venerdì 20 marzo 2009

Il gioco del silenzio di Guido Gozzano

Von Stuck
Non so se veramente fu vissuto
quel giorno della prima primavera.
Ricordo - o sogno? - un prato di velluto,
ricordo - o sogno? - un cielo che s'annera,
e il tuo sgomento e i lampi e la bufera
livida sul paese sconosciuto...
Poi la cascina rustica sul colle
e la corsa e le grida e la massaia
e il rifugio notturno e l'ora folle
e te giuliva come una crestaia,
e l'aurora ed i canti in mezzo all'aia
e il ritorno in un velo di corolle...
- Parla! - Salivi per la bella strada
primaverile, tra pescheti rosa,
mandorli bianchi, molli di rugiada...
- Parla! - Tacevi, rigida pensosa
della cosa carpita, della cosa
che accade e non si sa mai come accada...
- Parla! - seguivo l'odorosa traccia
della tua gonna... Tutto rivedo
quel tuo sottile corpo di cinedo,
quella tua muta corrugata faccia
che par sogni l'inganno od il congedo
e che piacere a me par che le spiaccia...
E ancor mi negasti la tua voce
in treno. Supplicai, chino rimasi
su te, nel rombo ritmico e veloce...
Ti scossi, ti parlai con rudi frasi,
ti feci male, ti percossi quasi,
e ancora mi negasti la tua voce.
Giocosa amica, il Tempo vola, invola
ogni promessa. Dissipò coi baci
le tue parole tenere fugaci...
Non quel silenzio. Nel ricordo, sola
restò la bocca che non diè parola,
la bocca che tacendo disse: Taci!...

giovedì 19 marzo 2009

Isola di Salvatore Quasimodo

De RiquelmeDi te amore m'attrista,
mia terra, se oscuri profumi
perde la sera d'aranci,
o d'oleandri, sereno,
cammina con rose il torrente
che quasi ne tocca la foce.
Ma se torno a tue rive
e dolce voce al canto
chiama da strada timorosa
non so se infanzia o amore,
ansia d'altri cieli mi volge,
e mi nascondo nelle perdute cose.

mercoledì 18 marzo 2009

Non baderemmo a un così piccolo fiore di Emily Dickinson

Falero
Non baderemmo a un così piccolo fiore -
Se discreto non portasse
Il piccolo giardino perduto
Di nuovo al nostro Prato.
Così fragranti i Garofani ciondolano -
Così ubriache, barcollano le Api -
Così argentei cento flauti furtivi
Spuntano da cento alberi -
Che a chiunque veda quel fiorellino
La fede renderà palesi
I Bobolink intorno al trono
E i dorati Dente di leone.

martedì 17 marzo 2009

La Malinconia di Umberto Saba

Struwick/Even songMalinconia
la vita mia
struggi terribilmente;
e non v'è al mondo, non c'è al mondo niente
che mi divaghi.
Niente, o una sola
casa. Figliola,
quella per me saresti.
S'apre una porta; in tue succinte vesti
entri, e mi smaghi.
Piccola tanto,
fugace incanto
di primavera. I biondi
riccioli molti nel berretto ascondi,
altri ne ostenti.
Ma giovinezza,
torbida ebbrezza,
passa, passa l'amore.
Restan sì tristi nel dolente cuore,
presentimenti.
Malinconia,
la vita mia
amò lieta una cosa,
sempre: la Morte. Or quasi è dolorosa,
ch'altro non spero.
Quando non s'ama
più, non si chiama
lei la liberatrice;
e nel dolore non fa più felice
il suo pensiero.
Io non sapevo
questo; ora bevo
l'ultimo sorso amaro
dell'esperienza. Oh quanto è mai più caro
il pensier della morte,
al giovanetto,
che a un primo affetto
cangia colore e trema.
Non ama il vecchio la tomba: suprema
crudeltà della sorte.
1961

lunedì 16 marzo 2009

A certi bravi ragazzi morti di Ernest Hemingway

Odilon Redon*1905
Ci hanno potuto;
Il re e la patria,
Cristo Onnipotente
E tutto il resto.
Patriottismo,
Democrazia,
Onore…
Parole e frasi,
Ci hanno ferito o ucciso.

domenica 15 marzo 2009

La fine del giorno di Charles Baudelaire

Hercules/John Singer Sargent 1921
Come corre, danza e si torce senza ragione
la Vita, chiassosa ed impudente,
sotto una luce scialba!
Poi, appena la notte
Sale voluttuosa all'orizzonte
E placa tutto, anche la fame,
e cancella tutto, anche l'onta,
il Poeta si dice: "Finalmente!
Il mio spirito e il mio corpo
ardentemente invocano il riposo;
col cuore pieno di funebri sogni
mi stenderò supino
e m'avvolgerò nei vostri veli,
rinfrescanti tenebre!"

sabato 14 marzo 2009

Il tuono di Giovanni Pascoli

Consummatum est Jerusalem/Gerome E nella notte nera come il nulla,
a un tratto, col fragor d'arduo dirupo
che frana, il tuono rimbombò di schianto:
rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo,
e tacque, e poi rimareggiò rinfranto,
e poi vanì. Soave allora un canto
s'udì di madre, e il moto di una culla.
(Myricae)

venerdì 13 marzo 2009

Se musica è la donna amata di Mario Luzi

Albert Ritzberger
Ma tu continua e perditi, mia vita,
per le rosse città dei cani afosi
convessi sopra i fiumi arsi dal vento.
Le danzatrici scuotono l'oriente
appassionato, effondono i metalli
del sole le veementi baiadere.
Un passero profondo si dispiuma
sul golfo ov'io sognai la Georgia:
dal mare (una viola trafelata
nella memoria bianca di vestigia)
un vento desolato s'appoggiava
ai tuoi vetri con una piuma grigia
e se volevi accoglierlo una bruna
solitudine offesa la tua mano
premeva nei suoi limbi odorosi
d'inattuate rose di lontano.

giovedì 12 marzo 2009

Lontano, lontano di Luigi Tenco

Dalì/Lady MountbattenE lontano, lontano nel tempo
qualche cosa negli occhi di un altro
ti fara' ripensare ai miei occhi
a quegli occhi che ti amavano tanto
e lontano, lontano nel mondo
in un sorriso sulle labbra di un altro
troverai quella mia timidezza
per cui tu mi prendevi un po' in giro
e lontano, lontano nel tempo
l'espressione di un volto per caso
ti fara' ricordare il mio volto
l'aria triste che tu amavi tanto
e lontano lontano nel mondo
una sera sarai con un altro
e ad un tratto chissa' come e perche'
ti troverai a parlargli di me
di un amore ormai troppo lontano.

mercoledì 11 marzo 2009

Sonetto 122 di William Shakespeare

Tiziano/La Schiavona 1508Il dono tuo, il quaderno, è dentro la mia mente
Scritto tutto in memoria imperitura,
Che assai più durerà di quelle vuote pagine,
Oltre ogni termine, fino all'eternità.
O almeno fino a che la mente e il cuore
Avranno da natura la facoltà di esistere,
Finchè al labile oblìo non daran la lor parte
Di te, il tuo ricordo non potrà cancellarsi;
Quei miseri appunti non potrebbero tanto contenere,
Né mi occorre un registro per segnare il tuo amore;
Per questo ho osato dar via il tuo quaderno,
Fidando invece in quello che meglio riceve.
Il tenere un qualcosa che serva a ricordarti
Equivarrebbe a ammettere ch'io so dimenticarti.

martedì 10 marzo 2009

Notizie a Giuseppina dopo tanti anni di Mario Luzi

Candido Portinari*Elizabet*1944
Che speri, che ti riprometti, amica,
se torni per così cupo viaggio
fin qua dove nel sole le burrasche
hanno una voce altissima abbrunata,
di gelsomino odorano e di frane?
Mi trovo qui a questa età che sai,
né giovane né vecchio, attendo, guardo
questa vicissitudine sospesa;
non so più quel che volli o mi fu imposto,
entri nei miei pensieri e n'esci illesa.
Tutto l'altro che deve essere è ancora,
il fiume scorre, la campagna varia,
grandina, spiove, qualche cane latra
esce la luna, niente si riscuote,
niente dal lungo sonno avventuroso.

lunedì 9 marzo 2009

Lettera di Elsa Morante

StrangTutto quel che t'appartiene, o che da te proviene,
è ricco d'una grazia favolosa:
perfino i tuoi amanti, perfino le mie lagrime.
L'invidia mia riveste d'incanti straordinari
i miei rivali: essi vanno per vie negate ai mortali,
hanno cuore sapiente, cortesia d'angeli.
E le lagrime che mi fai piangere sono il mio bel diadema,
se l'amara mia stagione s'adorna del tuo sorriso.
Stupisco se ripenso che avevo tanti desideri
e tanti voti da non sapere quale scegliere.
Ormai, se cade una stella a mezzo agosto,
se nel tramonto marino balena il raggio verde,
se a cena ho una primizia nella stagione nuova,
o m'inchino nella santa campana dell'Elevazione,
non ho che un voto solo: il tuo nome, il tuo nome,
o parola che m'apri le porte del paradiso.
Nel mio cuore vanesio, da che vi regni tu,
le antiche leggi del mondo son tutte rovesciate:
l'orgoglio si compiace d'umiliarsi a te,
la vanità si nasconde davanti alla tua gloria,
la voglia si tramuta in timido pudore,
la mia sconfitta esulta della tua vittoria,
la ricchezza è beata di farsi, per te, povera,
e peccato e perdono, ansia e riposo,
sbocciano in un fiore unico, una grande rosa doppia.
Ma la frase celeste, che la mia mente ascolta,
io ridirti non so, non c'è nota o parola.
Ti dirò: tu sei tutto il mio bene, ad ogni ora
questa grazia di amarti m'è dolce compagnia.
Potesse il mio affetto consolarti come mi consola,
o tu che sei la sola confidenza mia!

domenica 8 marzo 2009

La pace di Alda Merini

Hughes La pace che sgorga dal cuore
e a volte diventa sangue,
il tuo amore
che a volte mi tocca
e poi diventa tragedia
la morte qui sulle mie spalle,
come un bambino pieno di fame
che chiede luce e cammina.
Far camminare un bimbo è cosa semplice,
tremendo è portare gli uomini
verso la pace,
essi accontentano la morte
per ogni dove,
come fosse una bocca da sfamare.

sabato 7 marzo 2009

Campana del mio villaggio di Fernando Pessoa

MarquisCampana del mio villaggio
dolente nell’imbrunire,
ogni rintocco tuo
dentro di me risuona.
Così lento è il tuo suonare,
triste come di vita,
che il tuo primo rintocco
già il secondo ricorda.
Per quanto tu sia vicina,
quando passo errabondo,
per me sei come un sogno,
mi suoni dentro lontana.
Ad ogni rintocco tuo,
vibrante nel cielo aperto,
è più remoto il passato,
più urgente la nostalgia.

venerdì 6 marzo 2009

Verrò quando sarai più triste di Emily Bronte

Wallis
Verrò quando sarai più triste,
steso nell'ombra che sale alla tua stanza;
quando il giorno demente ha perso il suo tripudio,
e il sorriso di gioia è ormai bandito
dalla malinconia pungente della notte.
Verrò quando la verità del cuore
Dominerà intera, non obliqua,
ed il mio influsso si di te stendendosi,
farà acuta la pena, freddo il piacere,
e la tua anima porterà lontano.
Ascolta, è proprio l'ora,
l'ora tremenda per te:
non senti rullarti nell'anima
uno scroscio di strane emozioni,
messaggere di un comando più austero,
araldi di me?

giovedì 5 marzo 2009

Giochi tutti i giorni con la luce dell'universo di Pablo Neruda

Mathews Giochi tutti i giorni con la luce dell'universo.
Esile visitatrice, tu giungi nel fiore e nell'acqua.
Sei più di questa testolina bianca che stringo
come un grappolo tra le mie mani ogni giorno.
Non assomigli più a nessuna da quando ti amo.
Lasciati distendere tra ghirlande gialle.
Chi scrive il tuo nome con lettere di fumo
tra le stelle del sud?
Ah lasciati ricordare com'eri allora, quando ancora
non esistevi.
D'un tratto il vento ulula e colpisce la mia finestra chiusa.
Il cielo è una rete stracolma di pesci d'ombra.
Qui convergono tutti i venti, tutti.
La pioggia si spoglia.
Passano uccelli in fuga.
Il vento. Il vento.
Lo posso contrastare solo la forza degli uomini.
Il temporale travolge in mulinelli foglie scure
e scioglie tutte le barche ormeggiate ieri sera nel cielo.
Tu sei qui. Ah tu non fuggi.
Tu mi risponderai fino all'ultimo grido.
Raggomitolati accanto a me come se avessi paura.
Eppure, talora, un'ombra strana ti è passata
negli occhi.
E ora, anche ora, piccola, mi porti rami di caprifoglio,
e persino i tuoi seni profumano.
Mentre galoppa il vento triste uccidendo farfalle
io ti amo e la mia felicità morde la tua bocca di prugna.
Quanto ti sarà costato abituarti a me,
alla mia anima solitaria e selvaggia, al mio nome che tutti
evitano.
Tante volte abbiamo visto splendere l'astro baciandoci
gli occhi
e piegarsi sul nostro capo i crepuscoli in ventagli
giranti.
Le mie parole ti sono piovute addosso come carezze.
Amo da tempo ormai il tuo corpo di madreperla assolata.
Ti credo persino signora dell'universo.
Ti porterò dai monti fiori allegri, copihues,
nocciole scure e ceste silvestri di baci.
Voglio fare con te
quello che la primavera fa con i ciliegi.

mercoledì 4 marzo 2009

La guerra di Piero di Fabrizio De Andrè

William Blake
Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma son mille papaveri rossi
lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i lucci argentati
non più i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente
così dicevi ed era inverno
e come gli altri verso l'inferno
te ne vai triste come chi deve
il vento ti sputa in faccia la neve
fermati Piero , fermati adesso
lascia che il vento ti passi un po' addosso
dei morti in battaglia ti porti la voce
chi diede la vita ebbe in cambio una croce
ma tu non lo udisti e il tempo passava
con le stagioni a passo di giava
ed arrivasti a varcar la frontiera
in un bel giorno di primavera
e mentre marciavi con l'anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore
sparagli Piero , sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue
cadere in terra a coprire il suo sangue
e se gli sparo in fronte o nel cuore
soltanto il tempo avrà per morire
ma il tempo a me resterà per vedere vedere
gli occhi di un uomo che muore
e mentre gli usi questa premura
quello si volta , ti vede e ha paura
ed imbraccia l'artiglieria
non ti ricambia la cortesia
cadesti in terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che il tempo non ti sarebbe bastato
a chiedere perdono per ogni peccato
cadesti interra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che la tua vita finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato un ritorno
Ninetta mia crepare di maggio
ci vuole tanto troppo coraggio
Ninetta bella dritto all'inferno
avrei preferito andarci in inverno
e mentre il grano ti stava a sentire
dentro alle mani stringevi un fucile
dentro alla bocca stringevi parole
troppo gelate per sciogliersi al sole
dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.

martedì 3 marzo 2009

Sanguinello di Jacques Prevert

WaterhouseLa cerniera lampo è scivolata sulle tue reni
e il temporale felice del tuo corpo innamorato
nell'ombra fitta
d'improvviso è scoppiato
E la tua gonna cadendo sul parquet incerato
non ha fatto più rumore
di una scorza d'arancio che cada su un tappeto
Ma sotto i nostri piedi
i bottoncini di madreperla cricchiavano come semi
Sanguinello
frutto bello
la punta del tuo seno
ha tracciato una nuova linea della fortuna
sul palmo della mia mano
Sanguinello
frutto bello
Sole di notte.

lunedì 2 marzo 2009

Ripenso il tuo sorriso di Eugenio Montale

William Clarke Wontner a K.
Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un'acqua limpida
scorta per avventura tra le pietraie d'un greto,
esiguo specchio in cui guardi un'ellera e i suoi corimbi;
e su tutto l'abbraccio di un bianco cielo quieto.
Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto si esprime libera un'anima ingenua,
vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano.
Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci estrosi in un'ondata di calma,
e che il tuo aspetto s'insinua nella memoria grigia
schietto come la cima di una giovane palma...
(Ossi di seppia)

domenica 1 marzo 2009

Abbiamo attraversato terre e mari di Vita Sackville West

Joy Abbiamo attraversato terre e mari
Mentre tu ci credevi a casa in pace.
Non tarderai a fartene capace.
E se poi pensi che sarai tu a vincere
Sappi che qui ti sbagli, sbagli, sbagli.
Veniamo volteggiando disinvolte
E ti daremo assai filo da torcere,
In Belgio oppure in Francia
E dovrai stare alla danza.
Ma di scherzare non ci andrà per molto.