Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

sabato 30 gennaio 2010

Mi devo assentare per qualche giorno. Scusate.

venerdì 29 gennaio 2010

Ho visto occhi morenti di Emily Dickinson

Collier/Morte di Albine
Ho visto Occhi Morenti
Correre tutt'intorno a una Stanza -
In cerca di Qualcosa - così sembrava -
Poi diventare più Opachi -
E poi - velarsi di Nebbia -
E poi - saldarsi fino in fondo
Senza aver rivelato che cosa
Li avrebbe resi beati aver visto -

giovedì 28 gennaio 2010

Se mi chiamassi di Pedro Salinas

De FeureSe mi chiamassi, sì,
se mi chiamassi.
Io lascerei tutto,
tutto io getterei:
i prezzi, i cataloghi,
l'azzurro dell'oceano sulle carte,
i giorni e le loro notti,
i telegrammi vecchi
ed un amore.
Tu, che non sei il mio amore,
se mi chiamassi!
E ancora attendo la tua voce:
giù per i telescopi,
dalla stella,
attraverso specchi e gallerie
ed anni bisestili può venire.
Non so da dove.
Dal prodigio, sempre.
Perché se tu mi chiami
- se mi chiamassi, sì, se mi chiamassi -
sarà da un miracolo,
ignoto, senza vederlo.
Mai dalle labbra che ti bacio,
mai
dalla voce che dice: "Non te ne andare".

mercoledì 27 gennaio 2010

Fuga di morte di Paul Celan

Thayer
Negro latte dell'alba noi lo beviamo la sera
noi lo beviamo al meriggio come al mattino lo beviamo la notte
noi beviamo e beviamo
noi scaviamo una tomba nell'aria chi vi giace non sta stretto.
Nella casa vive un uomo che gioca colle serpi che scrive
che scrive in Germania quando abbuia i tuoi capelli d'oro.
Margarete egli scrive
egli s'erge sulla porta e le stelle lampeggiano egli aduna i mastini con un fischio
con un fischio fa uscire i suoi ebrei fa scavare una tomba nella terra
ci comanda e adesso suonate perché si deve ballare.
Negro latte dell'alba noi ti beviamo la notte
noi ti beviamo al mattino come al meriggio ti beviamo la sera
noi beviamo e beviamo.
Nella casa vive un uomo che gioca colle serpi che scrive
che scrive in Germania quando abbuia i tuoi capelli d'oro.
Margarete i tuoi capelli di cenere Sulamith noi scaviamo una tomba
nell'aria chi vi giace non sta stretto
Egli grida puntate più fondo nel cuor della terra e voialtri cantate e suonate
egli trae dalla cintola il ferro lo brandisce i suoi occhi sono azzurri
voi puntate più fondo le zappe e voi ancora suonate
perché si deve ballare.
Negro latte dell'alba noi ti beviamo la notte
noi ti beviamo al meriggio come al mattino ti beviamo la sera
noi beviamo e beviamo
nella casa vive un uomo i tuoi capelli d'oro Margarete
i tuoi capelli di cenere Sulamith egli gioca colle serpi.
Egli grida suonate più dolce la morte la morte è un Mastro di Germania
grida cavate ai violini suono più oscuro così andrete come fumo nell'aria
così avrete nelle nubi una tomba chi vi giace non sta stretto.
Negro latte dell'alba noi ti beviamo la notte
noi ti beviamo al meriggio la morte è un Mastro di Germania
noi ti beviamo la sera come al mattino noi beviamo e beviamo
la morte è un Mastro di Germania il suo occhio è azzurro
egli ti coglie col piombo ti coglie con mira precisa
nella casa vive un uomo i tuoi capelli d'oro Margarete
egli aizza i mastini su di noi ci fa dono di una tomba nell'aria
egli gioca colle serpi e sogna la morte è un Mastro di Germania.
I tuoi capelli d'oro Margarete,
i tuoi capelli di cenere Sulamith.
( A tutti i fratelli perduti)

Sonetto 42 di William Shakespeare

Dante Gabriel RossettiChe tu abbia lei non è tutto il mio tormento
eppur si sa che l'ho teneramente amata;
ma che lei abbia te è quanto più m'accora,
una sconfitta in amore che mi brucia dentro.
Amabili colpevoli, così voglio scusarvi:
tu ami lei perché ben sai ch'io l'amo;
e così per amor mio ella pure m'inganna
lasciando che il mio amico l'ami per amor mio.
Se perdo te, tal perdita è per lei un vantaggio
e se perdo lei, è il mio amico a trovar tal perdita:
entrambi vi trovate ed io vi perdo tutti e due
e voi, per amor mio, m'infliggete questa croce.
Ma eccone la gioia: lui ed io siamo una sol cosa:
o dolce inganno, ella dunque ama me soltanto.

martedì 26 gennaio 2010

Sognato per l'inverno a... lei di Arthur Rimbaud

William Orpen/Mrs St.Cloud Andremo, d'inverno, in un vagoncino rosa
con tanti cuscini blu.
Sarà dolce. Un nido di baci folli posa
nei cantucci molli.
Tu chiuderai gli occhi, per non vedere dai vetri
smorfiare l'ombre delle sere,
la plebaglia di démoni e di lupi tetri,
mostruosità arcigne e nere.
Poi la tua guancia graffiare si sentirà...
un bacetto, un ragno matto, ti correrà
sul collo...
Intanto tu mi dirai: "Cerca!", chinando a me la testa,
prenderemo tempo a scovare quella bestia
che viaggia così tanto...

lunedì 25 gennaio 2010

Notte di vento di Giovanni Pascoli

Frantz Charlet/Brugge Allora sentii che non c'era,
che non ci sarebbe mai più...
La tenebra vidi più nera,
più lugubre udii la bufera...
uuh...uuuh...uuuh...
Venia come un volo di spetri,
gridando ad ogni émpito più:
un fragile squillo di vetri
seguiva quelli ululi tetri...
uuh...uuuh...uuuh...
Oh! solo nell'ombra che porta
quei gridi... (chi passa laggiù?)
Ohl solo nell'ombra già morta
per sempre... (chi batte alla porta?)
uuh...uuuh...uuuh..

domenica 24 gennaio 2010

Lettere ad una sconosciuta di Nicanor Parra

Gentilini/Luciana Quando passeranno gli anni, quando passeranno
gli anni e l'aria avrà scavato un fosso
fra la tua anima e la mia; quando passeranno gli anni
e sarò soltanto un uomo che amasti
un essere che restò un istante di fronte alle tue labbra,
un pover'uomo stanco di camminare per i giardini,
dove sarai tu ? Dove
sarai, oh figlia dei miei baci!

sabato 23 gennaio 2010

Arie XLVII-XLVIII di Pietro Metastasio

Pietro Longhi/Festa in maschera XLVII
Fra tutte le pene
v'è pena maggiore?
Son presso al mio bene,
sospiro d'amore,
e dirgli non oso:
Sospiro per te.
Mi manca il valore
per tanto soffrire;
mi manca l'ardire
per chieder mercé.
XLVIII
Vuoi per sempre abbandonarmi?
non ti muove il dolor mio?
puoi negarmi un solo addio?
Questa è troppa crudeltà.
Dimmi almeno: io t'abbandono;
dillo almen con un sospiro;
che nemiche, oh Dio! non sono
la costanza e la pietà.

venerdì 22 gennaio 2010

Un segreto di Emily Dickinson

Giovanni Fattori
Un Segreto riferito -
Cessa di essere un Segreto - a quel punto -
Un Segreto - mantenuto -
Quello - può spaventare soltanto Uno -
Meglio di esso - continuare ad aver paura -
Che di esso -
E di Colui al quale l'hai riferito - in aggiunta -

giovedì 21 gennaio 2010

A te si arriva di Pedro Salinas

Tranquillo Cremona A te si arriva solo attraverso te.
Ti aspetto.
Io sì che so dove mi trovo,
la mia città, la via, il nome
con cui tutto mi chiamano.
Però non so dove sono stato con te.
Là mi hai portato tu.
Come avrei imparato la strada
se non guardavo nient'altro che te,
se la strada era dove tu andavi,
e la fine fu quando ti sei fermata?
Che altro poteva esserci
più di te che ti offrivi, guardandomi?
Però adesso che esilio,
che mancanza,
e lo stare dove si sta.
Aspetto, passano i treni,
i destini, gli sguardi.
Mi porterebbero dove non sono stato mai.
Ma io non cerco nuovi cieli.
Io voglio stare dove sono stato.
Con te, ritornarci.
Che intensa novità,
ritornare un'altra volta,
ripetere mai uguale
quello stupore infinito.
E fino a quando non verrai tu
io resterò sulla sponda
dei voli, dei sogni,
delle stelle, immobile.
Perché so che dove sono stato
non portano né ali, né ruote, né vele.
Esse vagano smarrite.
Perché so che dove sono stato con te
si va solo con te, attraverso te.

mercoledì 20 gennaio 2010

Sonetto 36 di William Shakespeare

Conrad Witz/La regina di Saba e SalomoneLascia ch'io confessi che dobbiamo separarci
anche se il nostro amore è un uno indivisibile,
così quelle colpe che son soltanto mie
senza il tuo aiuto, le sopporterò da solo.
Nei nostri due amori vi è un comun sentire
anche se un'ingiustizia separa le nostre vite,
che pur non alterando il nostro sentimento
sottrae dolci momenti al piacere dell'amore.
Io non potrò mai più mostrar d'esserti amico
per timor che ti dian onta le mie colpe indegne,
né tu potrai onorarmi con palese simpatia
se non vorrai infamare la tua reputazione:
ma non rischiare questo: io ti voglio così bene
e ti sento tanto mio che mio è il tuo buon nome.

martedì 19 gennaio 2010

Toni neutri di Thomas Hardy

Charles W. Bartlett/1916
Sostammo presso un laghetto quel giorno d'inverno,
E il sole era bianco, come biasimato da Dio,
E sparse foglie giacevano sulla zolla affamata,
Cadute da un frassino, ed erano grige.
I tuoi occhi fissi sopra di me erano quali gli occhi che vagano
Su tediosi enigmi risolti anni addietro;
parole correvano tra noi su e giù,
Chiedevano chi, con il nostro amore, avesse perduto di più.
Il sorriso della tua bocca era la cosa più morta,
Vivo quel tanto che gli desse la forza di morire;
E una piega d'amarezza aleggiava su di esso
Quasi un uccello di sventura in volo...
Da allora, crude lezioni che amore inganna,
E strazia d'offese immeritate, hanno foggiato per me
La tua faccia, e il sole maledetto da Dio, e un albero,
E un laghetto orlato di foglie grigiastre.

lunedì 18 gennaio 2010

Nevicata di Giovanni Pascoli

Fernand KhnoppfNevica: l'aria brulica di bianco;
la terra è bianca; neve sopra neve:
gemono gli olmi a un lungo mugghio
stanco:
cade del bianco con un tonfo lieve.
E le ventate soffiano di schianto
e per le vie mulina la bufera:
passano bimbi: un balbettio di pianto;
passa una madre: passa una preghiera.

domenica 17 gennaio 2010

Riempilo d'amore di Amado Nervo

Chevallier Tayler/S. Francesco 1898 Sempre quando c'è un vuoto nella tua vita,
riempilo d'amore.
Adolescente, giovane, vecchio:
sempre quando c'è un vuoto nella tua vita,
riempilo d'amore.
E quando saprai di aver davanti a te un periodo vano,
vai a cercare amore.
Non pensare: Soffrirò.
Non pensare: Mi ingannerà
Non pensare: Dubiterò.
Vai, semplicemente, diafanamente, gioiosamente,
alla ricerca dell'amore.
Che indole di amore?
Non importa.
Ogni amore è pieno di eccellenza e di nobiltà.
Ama come puoi, ama chi puoi,
ama tutto ciò che puoi...però ama sempre.
Non preoccuparti della finalità del tuo amore.
Esso porta con sè la sua finalità.
Non considerarlo incompleto perchè non trovi risposta alla tua tenerezza;
l'amore porta con sè la propria compiutezza.
Sempre quando c'è un vuoto nella tua vita,
riempilo d'amore.

sabato 16 gennaio 2010

Arie XLIV-XLV di Pietro Metastasio

Pietro Rotari 1755XLIV
Non so se la speranza
va con l'inganno unita;
so che mantiene in vita
qualche infelice almen.
So che sognata ancora
gli affanni altrui ristora
la sola idea gradita
del sospirato ben.
XLV
Ha negli occhi un tale incanto,
che a quest'alma affatto è nuovo;
che, se accanto a lui mi trovo,
non ardisco favellar.
Ei dimanda, io non rispondo;
m'arrossisco, mi confondo;
parlar credo, e poi m'avvedo
che comincio a sospirar.

venerdì 15 gennaio 2010

Ciò che posso fare di Emily Dickinson

Masriera y Manovens/1882
Ciò che posso fare - lo farò -
Anche se esiguo come una Giunchiglia -
Quello che non posso - deve restare
Ignoto alla possibilità -

giovedì 14 gennaio 2010

Il modo tuo d'amare...di Pedro Salinas

Agnes Goodsir/La parigina Il modo tuo d'amare
è lasciare che io t'ami.
Il sì con cui ti abbandoni
è il silenzio. I tuoi baci
sanno offrirmi le labbra
perché io le baci.
Mai parole, abbracci
mi diranno che sei esistita
che mi hai amato: mai.
Me lo dicono fogli bianchi,
mappe, telefoni, presagi;
tu, no.
E sto abbracciato a te
senza chiederti nulla, per timore
che non sia vero
che tu vivi e mi ami.
E sto abbracciato a te
senza guardare e senza toccarti.
Perché non debba mai scoprire
con domande o carezze
l'immensa solitudine
d'essere solo ad amarti.

mercoledì 13 gennaio 2010

Sonetto 32 di William Shakespeare

Memling/Tommaso Portinari e moglieSe vivi oltre il mio giorno atteso, quando
Morte villana coprirà di polvere
le mie ossa, e qualora i rozzi versi
del tuo povero amante rivedessi,
paragonali al meglio di quei tempi,
e se inferiori fossero a ogni penna,
per l'amor mio, non per la rima serbali,
sorpassata da più dotati autori.
Oh, dammi allora un pensiero amoroso:
«Fosse cresciuta coi tempi, darebbe
miglior parto la Musa del mio amico,
da tener testa al migliore equipaggio;
morto lui, per lo stile i versi altrui
leggerò, per il suo amore i suoi».

martedì 12 gennaio 2010

Lettera alla madre di Salvatore Quasimodo

Delaunay«Mater dolcissima, ora scendono le nebbie,
il Naviglio urta confusamente sulle dighe,
gli alberi si gonfiano d'acqua, bruciano di neve;
non sono triste nel Nord: non sono
in pace con me, ma non aspetto
perdono da nessuno, molti mi devono lacrime
da uomo a uomo. So che non stai bene, che vivi
come tutte le madri dei poeti, povera
e giusta nella misura d'amore
per i figli lontani. Oggi sono io
che ti scrivo.» - Finalmente, dirai, due parole
di quel ragazzo che fuggì di notte con un mantello corto
e alcuni versi in tasca. Povero, così pronto di cuore
lo uccideranno un giorno in qualche luogo. -
«Certo, ricordo, fu da quel grigio scalo
di treni lenti che portavano mandorle e arance,
alla foce dell'Imera, il fiume pieno di gazze,
di sale, d'eucalyptus. Ma ora ti ringrazio,
questo voglio, dell'ironia che hai messo
sul mio labbro, mite come la tua.
Quel sorriso m'ha salvato da pianti e da dolori.
E non importa se ora ho qualche lacrima per te,
per tutti quelli che come te aspettano,
e non sanno che cosa. Ah, gentile morte,
non toccare l'orologio in cucina che batte sopra il muro
tutta la mia infanzia è passata sullo smalto
del suo quadrante, su quei fiori dipinti:
non toccare le mani, il cuore dei vecchi.
Ma forse qualcuno risponde? O morte di pietà,
morte di pudore. Addio, cara, addio, mia dolcissima mater.»

lunedì 11 gennaio 2010

Notte di neve di Giovanni Pascoli

Giovanni Segantini/Le madri cattivePace! grida la campana,
ma lontana, fioca. Là
un marmoreo cimitero
sorge, su cui l'ombra tace:
e ne sfuma al cielo nero
un chiarore ampio e fugace.
Pace! pace! pace! pace!
nella bianca oscurità.

domenica 10 gennaio 2010

In pace di Amado Nervo

James Archer/The death of King ArthurMolto vicino al mio tramonto, io ti benedico, Vita,
perché nulla mi donasti né false speranze,
né lavori ingiusti, né pena immeritata;
perché vedo, alla fine della mia rude strada,
che io fui l'architetto del mio destino;
che se estrassi il miele o il fiele delle cose,
fu perché in esse misi fiele o mieli saporiti:
quando piantai roseti raccolsi sempre rose.
Certo, alle mie frondosità segue l'inverno:
ma tu non mi dicesti che maggio fosse eterno!
Senza dubbio trovai lunghe le notti delle mie pene;
ma non mi promettesti solamente notti buone;
ed invece ne ebbi alcune santamente serene...
Amai, fui amato, il sole accarezzò il mio volto.
Vita, niente mi devi! Vita, stiamo in pace!

sabato 9 gennaio 2010

Arie XLII-XLIII di Pietro Metastasio

Pietro LonghiXLII
Cieco ciascun mi crede
folle ciascun mi vuole
ognun di me si duole,
colpa è di tutto Amor.
Né stolto alcun s'avvede
che a torto Amore offende;
che quel costume ei prende
che trova in ogni cor.
XLIII
Oh almen, qualor si perde
parte del cor sì cara,
la rimembranza amara
se ne perdesse ancor!
Ma quando è vano il pianto,
l'alma a prezzarla impara;
ogni negletto vanto
se ne conosce allor.

venerdì 8 gennaio 2010

La morte da significato di Emily Dickinson

Arthur Hughes*The lady of Shalott
La Morte dà significato a Cose
Che l'Occhio avrebbe tralasciato
Salvo che una Creatura defunta
Ci implori teneramente
Di soffermarci su piccoli Lavori
Di Pastello, o di Lana,
Con un "Questo fu l'ultimo fatto dalle Sue dita" -
Industriose fino a quando -
Il Ditale divenne troppo pesante -
I punti - si arrestarono -
E allora fu posato fra la Polvere
Sulle mensole del Ripostiglio -
Ho un Libro - donato da un amico -
La cui Matita - qui e là -
Ha segnato i punti che Lui preferiva -
A Riposo - sono le Sue dita -
Ora - quando leggo - non riesco a leggere -
Per le Lacrime che interrompono -
Cancellando quelle Incisioni
Troppo Costose da Riparare.

giovedì 7 gennaio 2010

E' l'alba di Nazim Hikmet

Virgilio Costantini
È l'alba. S'illumina il mondo
come l'acqua che lascia cadere sul fondo
le sue impurità. E sei tu, all'improvviso
tu, mio amore, nel chiarore infinito
di fronte a me.
Giorno d'inverno, senza macchia, trasparente
come vetro. Addentare la polpa candida e sana
d' un frutto. Amarti, mia rosa, somiglia
all'aspirare l'aria in un bosco di pini.
Chi sa, forse non ci ameremmo tanto
se le nostre anime non si vedessero da lontano
non saremmo così vicini, chi sa,
se la sorte non ci avesse divisi.
È così, mio usignolo, tra te e me
c'è solo una differenza di grado:
tu hai le ali e non puoi volare
io ho le mani e non posso pensare.
Finito, dirà un giorno madre Natura
finito di ridere e piangere
e sarà ancora la vita immensa
che non vede non parla non pensa.

mercoledì 6 gennaio 2010

La matina de Pasqua Bbefania di Giuseppe Gioacchino Belli

Mabuse
Ber vede è da per tutto sti fonghetti,
Sti mammocci, sti furbi sciumachelli,
Fra 'na bbattajjeria de ggiucarelli
Zompettà come spiriti folletti!
Arlecchini, trommette, purcinelli,
Cavallucci, ssediole, sciufoletti,
Carrettini, cuccù, schioppi, coccetti,
Sciabbole, bbarrettoni, tammurrelli...
Questo porta la cotta e la sottana,
Quello è vvistito in càmiscio e ppianeta,
E cquel'antro è uffizzial de la bbefana.
E intanto, o pprete, o cchirico, o uffizziale,
La robba dorce je tira le deta;
E mmamma strilla che ffinissce male.
6 gennaio 1845

martedì 5 gennaio 2010

Lamento per il Sud di Salvatore Quasimodo

Rafael Alvarez OrtegaLa luna rossa, il vento, il tuo colore
di donna del Nord, la distesa di neve...
Il mio cuore è ormai su queste praterie,
in queste acque annuvolate dalle nebbie.
Ho dimenticato il mare, la grave
conchiglia soffiata dai pastori siciliani,
le cantilene dei carri lungo le strade
dove il carrubo trema nel fumo delle stoppie,
ho dimenticato il passo degli aironi e delle gru
nell'aria dei verdi altipiani
per le terre e i fiumi della Lombardia.
Ma l'uomo grida dovunque la sorte d'una patria.
Più nessuno mi porterà nel Sud.
Oh, il Sud è stanco di trascinare morti
in riva alle paludi di malaria,
è stanco di solitudine, stanco di catene,
è stanco nella sua bocca
delle bestemmie di tutte le razze
che hanno urlato morte con l'eco dei suoi pozzi,
che hanno bevuto il sangue del suo cuore.
Per questo i suoi fanciulli tornano sui monti,
costringono i cavalli sotto coltri di stelle,
mangiano fiori d'acacia lungo le piste
nuovamente rosse, ancora rosse, ancora rosse.
Più nessuno mi porterà nel Sud.
E questa sera carica d'inverno
è ancora nostra, e qui ripeto a te
il mio assurdo contrappunto
di dolcezze e di furori,
un lamento d'amore senza amore.

lunedì 4 gennaio 2010

Stanca essere di Fernando Pessoa

RobiquetStanca essere, sentire duole,
pensare distrugge.
Estranea a noi e fuori,
frana l'ora e tutto in essa frana.
Inutilmente l'anima piange.
A cosa serve? E cosa deve servire?
Abbozzo pallido e lieve
del sole invernale che ride sul mio letto…
Vago sussurro breve.
Delle piccole voci con cui il mattino si desta,
della futile promessa del giorno,
morta sul nascere, nella speranza assurda e remota
nella quale l'anima confida.

domenica 3 gennaio 2010

Non t'amo di Pablo Neruda

Charles Sheldon/PeggyNon t'amo se non perché t'amo
e dall'amarti a non amarti giungo
e dall'attenderti quando non t'attendo
passa dal freddo al fuoco il mio cuore.
Ti amo solo perché io ti amo,
senza fine io t'odio, e odiandoti ti prego,
e la misura del mio amor viandante
è non vederti e amarti come un cieco.
Forse consumerà la luce di gennaio,
il raggio crudo, il mio cuore puro,
rubandomi la chiave della calma.
In questa storia solo io muoio
e morirò d'amore perché t'amo,
perché t'amo, amore, a sangue e fuoco.
(Da: Cento sonetti d'amore - LXVI)

sabato 2 gennaio 2010

Gazzella del ricordo d'Amore di Federico Garcia Lorca

Thomas Gotch*Exile
Non portar via il tuo ricordo.
Lascialo solo nel mio cuore,
tremore di bianco ciliegio
nel martirio di gennaio.
Mi separa dai morti
un muro di brutti sogni.
Soffro pene di giglio fresco
per un cuore di gesso.
Tutta la notte nell'orto
i miei occhi come due cani.
Tutta la notte, mangiando
le cotogne di veleno.
A volte il vento
è un tulipano di paura.
È un tulipano malato
l'alba d'inverno.
Un muro di brutti sogni
mi separa dai morti.
L'erba copre in silenzio
la valle grigia del tuo corpo.
Per il tempo dell'incontro
la cicuta sta crescendo.
Ma lascia il tuo ricordo
lascialo solo nel mio petto.
(a Giulia 2 gennaio 1981-17 maggio 2006)

venerdì 1 gennaio 2010

Oroscopo di Gianni Rodari

Giovanni CostaO anno nuovo, che vieni a cambiare
il calendario sulla parete,
ci porti sorprese dolci o amare?
Vecchie pene o novità liete?
Dodici mesi vi ho portati,
nuovi di fabbrica, ancora imballati;
trecento e passa giorni ho qui,
per ogni domenica il suo lunedì;
controllate, per favore:
ogni giorno ha ventiquattr'ore.
Saranno tutte ore serene
se voi saprete usarle bene.
Vi porto la neve: sarà un bel gioco
se ognuno avrà la sua parte di fuoco.
Saranno una festa le quattro stagioni
se ognuno avrà la sua parte di doni.