Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

domenica 31 maggio 2009

Elegia di Salvatore Quasimodo

Ferdinand KellerGelida messaggera della notte,
sei ritornata limpida ai balconi
delle case distrutte, a illuminare
le tombe ignote, i derelitti resti
della terra fumante. Qui riposa
il nostro sogno. E solitaria volgi
verso il nord, dove ogni cosa corre
senza luce alla morte, e tu resisti.

sabato 30 maggio 2009

Se la pena prepara la pace di Emily Dickinson

Charles C. Curran
Se la pena prepara la pace
Oh, quali "Augustei" anni
Attendono i nostri passi!
Se le primavere sorgono dagli inverni
Possono gli Anemoni
Essere contati?
Se prima c'è la notte -
poi il mezzogiorno
Per prepararci al sole -Che vista!
Quando da mille cieli
Sui nostri occhi dischiusi
I mezzogiorni arderanno!

venerdì 29 maggio 2009

Colore di pioggia e di ferro di Salvatore Quasimodo

EakinsDicevi:morte, silenzio, solitudine;
come amore, vita. Parole
delle nostre provvisorie immagini.
E il vento s'è levato leggero ogni mattina
e il tempo colore di pioggia e di ferro
è passato sulle pietre,
sul nostro chiuso ronzio di maledetti.
Ancora la verità è lontana.
E dimmi, uomo spaccato sulla croce,
e tu dalle mani grosse di sangue,
come risponderò a quelli che domandano?
Ora, ora: prima che altro silenzio
entri negli occhi, prima che altro vento
salga e altra ruggine fiorisca.

giovedì 28 maggio 2009

Canto dell'ospite di Gabriele D'Annunzio

Sonia De Klamery condesa De Pradere/Camarasa
O falce di luna calante
che brilli su l'acque deserte,
o falce d'argento, qual messe di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!
Aneliti brevi di foglie,
sospiri di fiori dal bosco
esalano al mare: non canto non grido
non suono pe 'l vasto silenzio va.
Oppresso d'amor, di piacere,
il popol de' vivi s'addorme...
O falce calante, qual messe di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù.
(Canto Novo)

mercoledì 27 maggio 2009

Pellegrinaggio di Giuseppe Ungaretti

ThayerIn agguato
in queste budella
di macerie
ore e ore
ho strascicato
la mia carcassa
usata dal fango
come una suola
o come un seme
di spinalba
Ungaretti
uomo di pena
ti basta un'illusione
per farti coraggio
Un riflettore
di là mette un mare nella nebbia

martedì 26 maggio 2009

Giunone di Giuseppe Ungaretti

Tamara De Lempicka Tonda quel tanto che mi dà tormento,
La tua coscia distacca di sull'altra...
Dilati la tua furia un'acre notte!

lunedì 25 maggio 2009

Hai viso di pietra scolpita di Cesare Pavese

ChambonHai viso di pietra scolpita,
sangue di terra dura,
sei venuta dal mare.
Tutto accogli e scruti
e respingi da te
come il mare. Nel cuore
hai silenzio, hai parole
inghiottite. Sei buia.
Per te l'alba è silenzio.
E sei come le voci
della terra - l'urto
della secchia nel pozzo,
la canzone del fuoco,
il tonfo di una mela;
le parole rassegnate
e cupe sulle soglie,
il grido del bimbo - le cose
che non passano mai.
Tu non muti. Sei buia.
Sei la cantina chiusa,
dal battuto di terra,
dov'è entrato una volta
ch'era scalzo il bambino,
e ci ripensa sempre.
Sei la camera buia
cui si ripensa sempre,
come al cortile antico
dove s'apriva l'alba.

domenica 24 maggio 2009

Gli dèi sono felici di Fernando Pessoa

Bocklin Vivono la vita calma delle radici.
I loro desideri non li opprime il Fato,
o, se li opprime, li redime
con la vita immortale.
Non hanno ombre o altri che li attristino.
E, inoltre, non esistono...

sabato 23 maggio 2009

Traversando la Maremma toscana di Giosuè Carducci

Giovanni Fattori
Dolce paese, onde portai conforme
L'abito fiero e lo sdegnoso canto
E il petto ov'odio e amor mai non s'addorme,
pur ti riveggo e il cuor mi balza tanto.
Pace dicono al cuor le tue colline
Con le nebbie sfumanti e il verde piano
Ridente ne le piogge mattutine.

venerdì 22 maggio 2009

La Stagione Del Tuo Amore di Fabrizio De Andrè

Feuerbach/Ninfa
La stagione del tuo amore
non è più la primavera
ma nei giorni del tuo autunno
hai la dolcezza della sera
se un mattino fra i capelli
troverai un po' di neve
nel giardino del tuo amore
verrò a raccogliere il bucaneve
passa il tempo sopra il tempo
ma non devi aver paura
sembra correre come il vento
però il tempo non ha premura
piangi e ridi come allora
ridi e piangi e ridi ancora
ogni gioia ogni dolore
poi ritrovarli nella luce di un'ora

giovedì 21 maggio 2009

Non mi convincerà lo specchio ch'io sia vecchio di William Shakespeare

ThayerNon mi convincerà lo specchio ch'io sia vecchio,
fin quando tu e giovinezza avrete gli stessi anni;
ma quando vedrò il tuo volto solcato dalle rughe,
allora m'aspetto che morte termini i miei giorni.
Infatti, tutto il decoro di tua bellezza
non è che luminosa veste del mio cuore
che vive nel tuo petto, come il tuo nel mio:
e allora come potrei essere di te più vecchio?
Perciò, amore mio, abbi di te gran cura,
come anch'io farò, non per me, ma per tuo bene,
custodendo il tuo cuore teneramente,
come nutrice col suo bimbo, ché non gli incolga male.
Non contare sul tuo cuore quando il mio sia spento:
tu me lo donasti non per averlo indietro.

mercoledì 20 maggio 2009

Un'alba di Alfonso Gatto

Enjorlas
Com'è spoglia la luna, è quasi l'alba.
Si staccano i convogli, nella piazza
bruna di terra il verde dei giardini
trema d'autunno nei cancelli.
È l'ora fioca in cui s'incide al freddo
la tua città deserta, appena un trotto
remoto di cavallo, l'attacchino
sposta dolce la scala lungo i muri
in un fruscìo di carta. La tua stanza
leggera come il sonno sarà nuova
e in un parato da campagna al sole
roseo d'autunno s'aprirà. La fredda
banchina dei mercati odora d'erba.
La porta verde della chiesa è il mare

martedì 19 maggio 2009

La canzone di Piccolino di Guido Gozzano

Albert Anker*1890
Piccolino, morta mamma,
non ha più di che campare;
resta solo con la fiamma
del deserto focolare;
poi le poche robe aduna,
mette l'abito più bello
per venirsene in città.
Invocando la fortuna
con il misero fardello,
Piccolino se ne va.
E cammina tutto il giorno,
si presenta ad un padrone:-
"Buon fornaio al vostro forno
accoglietemi garzone". -
Ma il fornaio con la moglie
ride ride trasognato:-
"Piccolino, in verità
il mio forno non accoglie
un garzone appena nato!
Non sei quello che mi va". -
Giunge al re nel suo palagio,
si presenta ardito e fiero:-
"Sono un piccolo randagio,
Sire, fatemi guerriero". -
Il buon Re sorride: - "Omino,
vuoi portare lancia e màlia?
Un guerriero? In verità
tu hai bisogno della balia!
Tu sei troppo piccolino:
Non sei quello che mi va". -
Vien la guerra, dopo un poco,
sono i campi insanguinati;
Piccolino corre al fuoco
tra le schiere dei soldati.
Ma le palle nell'assalto
lo sorvolano dall'alto
quasi n'abbiano pietà.-
"È carino quell'omino,
ma per noi troppo piccino:
non è quello che ci va!" -
Finalmente una di loro
lo trafora in mezzo al viso;
esce l'anima dal foro,
vola vola in Paradiso.
Ma San Pietro: - "O Piccolino,
noi s'occorre d'un Arcangelo
ben più grande, in verità.
Tu non fai nemmeno un Angelo
e nemmeno un Cherubino...
Non sei quello che ci va". -
Ma dal trono suo divino
Gesù Cristo scende intanto,
e sorride a Piccolino
e l'accoglie sotto il manto:-
"Perché parli in questo metro,
o portiere d'umor tetro?
Piccolino resti qua.
Egli è piccolo e mendico
senza tetto e senz'amico:
egli è quello che mi va...
O San Pietro, te lo dico,
te lo dico in verità!..."

lunedì 18 maggio 2009

Forse il cuore di Salvatore Quasimodo

Madame Zanetos/De Lempicka Sprofonderà l'odore acre dei tigli
nella notte di pioggia. Sarà vano
il tempo della gioia, la sua furia,
quel suo morso di fulmine che schianta.
Rimane appena aperta l'indolenza,
il ricordo d'un gesto, d'una sillaba,
ma come d'un volo lento d'uccelli
fra vapori di nebbia. E ancora attendi,
non so che cosa, mia sperduta; forse
un'ora che decida, che richiami
il principio o la fine: uguale sorte,
ormai. Qui nero il fumo degli incendi
secca ancora la gola. Se lo puoi,
dimentica quel sapore di zolfo,
e la paura. Le parole ci stancano,
risalgono da un'acqua lapidata;
forse il cuore ci resta, forse il cuore...

domenica 17 maggio 2009

Morì questo fu il modo di Emily Dickinson

Burne Jones
Morì - questo fu il modo in cui morì.
E quando il suo respiro fu cessato
Raccolse il suo semplice guardaroba
E si avviò verso il sole -
La sua piccola figura all'entrata
Gli Angeli devono aver scorto,
Poiché non sono mai più riuscita a trovarla
Dalla parte dei mortali.

sabato 16 maggio 2009

In pizzo ar tetto di Trilussa

FeuerbachIn cima in cima ar tetto, indove vanno
a facce er nido tante rondinelle,
ce so' du' finestrelle, tutto l'anno
incorniciate dalle campanelle.
In mezzo a ognuna de 'ste finestrelle,
tra li vasi de fiori che ce stanno,
c'è 'na furcina co' le cordicelle
dove c'è sempre steso quarche panno.
Prima, da 'ste finestre sott'ar tetto,
Nina cantava: Me so' innammorata...
mentre stenneva quarche fazzoletto.
Ma mò ha cambiato musica e parole;
adesso canta: Ah, tu che m'hai lassata!...
E stenne fasciatori e bavarole.

venerdì 15 maggio 2009

Rondò di Gabriele D'Annunzio

Rolf Armstrong*Blue nude
Come sorga la luna
da le cime selvose
e grave su le cose
sia l'oblìo de la luna,
amica, tu verrai
furtiva ne' l verziere.
Hanno i consci rosai
ombre profonde e nere.
O amica, senz'alcuna
tema verrai: le rose
avran latèbre ascose
per lor sorella bruna,
come sorga la luna.

giovedì 14 maggio 2009

A una morta di Giovanni Pascoli

Morte della moglie del levita/Henner O tu che sei tra i vivi
solo perché ti penso;
come se odor d’incenso
fosse il pino che fu;
ma con me vivi, vivi
tu pure un po’: tremando
l’attimo io vedo, quando
non ti penserò più!
Resta di me, pensiero!
Ch’io creda, o Dio! Tuoi servi,
Morte, sian vene e nervi;
pensiero, anima, no!
Ch’io resti col pensiero,
che non si estingua mai!
E sempre in me sarai,
in te sempre sarò.
Ma… Oh! l’eterna doglia
del mio pensiero sperso,
quando nell’Universo
cerchi ciò che non v’è!
quando le braccia voglia
per ricondurti al seno!
la bocca! gli occhi! almeno
perch’io pianga su te!

mercoledì 13 maggio 2009

Ossi di seppia di Eugenio Montale

Khnopf/NemesiaNon chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.
Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

martedì 12 maggio 2009

Qual rugiada e qual pianto di Torquato Tasso

Richard Michel Putz/Orfeo ed EuridiceQual rugiada e qual pianto,
quai lacrime eran quelle
che sparger vidi dal notturno manto
e dal candido volto delle stelle?
E perchè seminò la bianca luna
di cristalline stelle un puro nembo
a l'erba fresca in grembo?
Perchè nell'aria bruna
s'udian quasi dolendo, intorno intorno
gir l'aure insino al giorno?
Fur segni forse de la tua partita,
vita de la mia vita?

lunedì 11 maggio 2009

Sul tavolo tondo di sasso di Vittorio Sereni

BoldiniSul tavolo tondo di sasso
due versi a matita, parole
per musica fiorite su una festa.
Di occhi ardenti, di capelli castani?
Come fu quel tuo giorno, e tu com'eri?
E oggi qui attorno la quiete
dei vetri indifferenti oggi il minuto
sfaccendare dei passeri là fuori.

domenica 10 maggio 2009

A mia madre di Edmondo De Amicis

Edouard Comes Ferrer
Non sempre il tempo la beltà cancella
O la sfioran le lacrime e gli affanni:
Mia madre ha sessant’anni,
E più la guardo e più mi sembra bella.
Non ha un accenno, un guardo, un riso, un atto
Che non mi tocchi dolcemente il core;
Ah, se fossi pittore,
Farei tutta la vita il suo ritratto!
Vorrei ritrarla quando china il viso
Perch’io le baci la sua treccia bianca,
O quando, inferma e stanca,
Nasconde il suo dolor sotto un sorriso
Pur, se fosse il mio priego in ciel accolto,
Non chiederei di raffael da urbino
Il pennello divino
Per coronar di gloria il suo bel volto;
Vorrei poter cangiar vita con vita,
Darle tutto il vigor degli anni miei,
Veder me vecchio, e lei
Dal sacrificio mio ringiovanita.

sabato 9 maggio 2009

Furtiva mano di un fantasma occulto di Fernando Pessoa

Leighton Furtiva mano di un fantasma occulto
fra le pieghe del buio e del torpore
mi scuote, e io mi sveglio, ma nel cuore
notturno non trovo gesto o volto.
Un antico terrore, che insepolto
porto nel petto, come da un trono
scende sopra di me senza perdono,
mi fa suo servo senza cenno o insulto.
E sento la mia vita di repente
legata con un filo di Incosciente
a ignota mano diretta nell’ignoto.
Sento che niente sono, se non l’ombra
Di un volto imperscrutabile nell’ombra:
e per assenza esisto, come il vuoto.

venerdì 8 maggio 2009

La leggenda di Teodorico di Giosuè Carducci

Malczewski
Su 'l castello di Verona
Batte il sole a mezzogiorno,
Da la Chiusa al pian rintrona
Solitario un suon di corno,
Mormorando per l'aprico
Verde il grande Adige va;
Ed il re Teodorico
Vecchio e triste al bagno sta.
Pensa il dì che a Tulna ei venne
Di Crimilde nel conspetto
E il cozzar di mille antenne
Ne la sala del banchetto,
Quando il ferro d'Ildebrando
Su la donna si calò
E dal funere nefando
Egli solo ritornò.
Guarda il sole sfolgorante
E il chiaro Adige che corre,
Guarda un falco roteante
Sovra i merli de la torre;
Guarda i monti da cui scese
La sua forte gioventù,
Ed il bel verde paese
Che da lui conquiso fu.
Il gridar d'un damigello
Risonò fuor de la chiostra:
"Sire, un cervo mai sì bello
Non si vide a l'età nostra.
Egli ha i piè d'acciaro a smalto,
Ha le corna tutte d'òr".
Fuor de l'acque diede un salto
Il vegliardo cacciator.
"I miei cani, il mio morello,
Il mio spiedo" egli chiedea;
E il lenzuol quasi un mantello
A le membra si avvolgea.
I donzelli ivano. In tanto
Il bel cervo disparí,
E d'un tratto al re da canto
Un corsier nero nitrì.
Nero come un corbo vecchio,
E ne gli occhi avea carboni.
Era pronto l'apparecchio,
Ed il re balzò in arcioni.
Ma i suoi veltri ebber timore
E si misero a guair,
E guardarono il signore
E no 'l vollero seguir.
In quel mezzo il caval nero
Spiccò via come uno strale
E lontan d'ogni sentiero
Ora scende e ora sale:
Via e via e via e via,
Valli e monti esso varcò.
Il re scendere vorrìa,
Ma staccar non se ne può.
Il più vecchio ed il più fido
Lo seguìa de' suoi scudieri,
E mettea d'angoscia un grido
Per gl'incogniti sentieri:
"O gentil re de gli Amali,
Ti seguii ne' tuoi be' dì,
Ti seguii tra lance e strali,
Ma non corsi mai così.
Teodorico di Verona,
Dove vai tanto di fretta?
Tornerem, sacra corona,
A la casa che ci aspetta?".
"Mala bestia è questa mia,
Mal cavallo mi toccò:
Sol la Vergine Maria
Sa quand'io ritornerò".
Altre cure su nel cielo
Ha la Vergine Maria:
Sotto il grande azzurro velo
Ella i martiri covrìa,
Ella i martiri accoglieva
De la patria e de la fé;
E terribile scendeva
Dio su 'l capo al goto re.
Via e via su balzi e grotte
Va il cavallo al fren ribelle:
Ei s'immerge ne la notte,
Ei s'aderge in vèr' le stelle.
Ecco, il dorso d'Appennino
Fra le tenebre scompar,
E nel pallido mattino
Mugghia a basso il tosco mar.
Ecco Lipari, la reggia
Di Vulcano ardua che fuma
E tra i bòmbiti lampeggia
De l'ardor che la consuma:
Quivi giunto il caval nero
Contro il ciel forte springò
Annitrendo; e il cavaliero
Nel cratere inabissò.
Ma dal calabro confine
Che mai sorge in vetta al monte?
Non è il sole, è un bianco crine;
Non è il sole, è un'ampia fronte
Sanguinosa, in un sorriso
Di martirio e di splendor:
Di Boezio è il santo viso,
Del romano senator.

giovedì 7 maggio 2009

Amore che vieni, amore che vai di Fabrizio De Andrè

Signora Jack Warner/Salvador Dalì
Quei giorni perduti a rincorrere il vento
a chiederci un bacio e volerne altri cento
un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi da me tornerai
e tu che con gli occhi di un altro colore
mi dici le stesse parole d'amore
fra un mese fra un anno scordate le avrai
amore che vieni da me fuggirai
venuto dal sole o da spiagge gelate
venuto in novembre o col vento d'estate
io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai
amore che vieni, amore che vai

mercoledì 6 maggio 2009

Variazione di Federico Garcia Lorca

Tamara De Lempicka/Duchessa di Valmy
Lo stagno dell'aria
sotto il ramo dell'eco.
Lo stagno dell'acqua
sotto fronde di stelle.
Lo stagno della tua bocca
sotto una pioggia di baci.

martedì 5 maggio 2009

Il proprio ritratto di Ugo Foscolo

Soleata ho fronte, occhi incavati intenti,
Crin fulvo, emunte guance, ardito aspetto,
Tumidi labbri ed al sorriso lenti,
Capo chino, bel collo, irsuto petto;
Membra esatte; vestir semplice eletto;
Ratti i passi, i pensier, gli atti, gli accenti;
Sobrio, ostinato, uman, prodigo, schietto,
Avverso al mondo, avversi a me gli eventi.
Mesto i più giorni e solo, ognor pensoso;
Alle speranze incredulo e al timore,
Il pudor mi fa vile e prode l'ira:
Cauta in me parla la ragion; ma Il cuore,
Ricco di vizj e di virtù, delira
Morte, tu mi darai fama e riposo.

lunedì 4 maggio 2009

Ad un'ignota di Guido Gozzano

Rolf Armstrong*1919
Tutto ignoro di te: nome, cognome,
l'occhio, il sorriso, la parola, il gesto;
e sapere non voglio, e non ho chiesto
il colore nemmen delle tue chiome.
Ma so che vivi nel silenzio; come
care ti sono le mie rime: questo
ti fa sorella nel mio sogno mesto,
o amica senza volto e senza nome.
Fuori del sogno fatto di rimpianto
forse non mai, non mai c'incontreremo,
forse non ti vedrò, non mi vedrai.
Ma più di quella che ci siede accanto
cara è l'amica che non mai vedremo;
supremo è il bene che non giunge mai!

sabato 2 maggio 2009

Già la pioggia è con noi di Salvatore Quasimodo

Enric Serra/Paludi PontineGià la pioggia è con noi,
scuote l'aria silenziosa.
Le rondini sfiorano le acque spente
presso i laghetti lombardi,
volano come gabbiani sui piccoli pesci;
il fieno odora oltre i recinti degli orti.
Ancora un anno è bruciato,
senza un lamento, senza un grido
levato a vincere d'improvviso un giorno.

venerdì 1 maggio 2009

Era de Maggio di Salvatore Di Giacomo

Higinio Mallebrera
Era de maggio e te cadeano ‘nzino
a schiocche a schiocche li ccerase rosse...
Fresca era ll’aria e tutto lu ciardino
addurava de rose a ciente passe.
Era de maggio — io, no, nun me scordo —
na canzona cantàvamo a ddoje voce:
cchiù tiempo passa e cchiù me n’allicordo,
fresca era ll’aria e la canzona doce.
E diceva. «Core, core!
core mio, luntano vaje;
tu me lasse e io conto ll’ore,
chi sa quanno turnarraje!»
Rispunnev’io: «Turnarraggio
quanno tornano li rrose,
si stu sciore torna a maggio
pure a maggio io stonco cca».
E so’ turnato, e mo, comm’a na vota,
cantammo nzieme lu mutivo antico;
passa lu tiempo e lu munno s’avota,
ma ammore vero, no, nun vota vico.
De te, bellezza mia, m’annamuraje,
si t’allicuorde, nnanze a la funtana:
l’acqua Ilà dinto nun se secca maje.
e ferita d’ammore nun se sana.
Nun se sana; ca sanata
si se fosse, gioia mia,
mmiezo a st’aria mbarzamata
a guardare io nun starria!
E te dico — Core, core!
core mio, turnato io so’:
torna maggio e torna ammore,
fa de me chello che buo’!
1885