Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

lunedì 30 settembre 2013

Sogno di Boris Pasternak

Olga Lyudvigovna Della-Vos-Kardovskaya*Ritratto di Anna Achmatova 
Ho sognato l'autunno nella penombra dei vetri,
gli amici e te nella loro burlesca schiera,
e come falco dal cielo, che sangue s'è procacciato,
picchiava il cuore sulla tua mano.

Ma il tempo trascorreva, e invecchiava e assordiva,
e di damasco inargentando gli infissi
l'aurora del giardino inzaccherava i vetri
delle sanguigne lacrime di settembre.

Ma il tempo trascorreva e invecchiava. E friabile
come ghiaccio si fendeva e fondeva la seta delle poltrone.
Di colpo tu, sonora, troncasti e ammutolisti,
e il sogno cessò, quale eco di campana.

Mi risvegliai. Come autunno era buio
l'albeggiare, e il vento, allontanandosi, portava
come dietro a un carro pioggia fuggente di pagliuzze,
una schiera di betulle fuggenti per il cielo.

domenica 29 settembre 2013

Un altro tempo di Wystan Hugh Auden

Romaine Brooks*Emile D'Erlanger*1924
Per noi come per gli altri esiliati,
come per gli incontabili fiori che non sanno contare 
e tutti gli animali che non devono ricordare,
è oggi che viviamo.

Tanti provano a dire Non Ora,
tutti hanno dimenticato come
si dice Io Sono, e si sarebbero 
persi, se avessero potuto, nella storia.

Per esempio, chinandosi con grazia tanto antiquata
alla bandiera giusta nel posto giusto,
borbottando come vecchi mentre s'arrampicano per 
le scale
del Mio e del Suo o del Nostro e del Loro.

Proprio come se il tempo fosse quel che volevano
quando ancora era dato in dono e in possesso,
proprio come se avessero torto 
a non desiderare più d'appartenere.

Nessuna meraviglia se tanti muoiono di dolore,
tanti sono così soli quando muoiono;
nessuno ha ancora creduto o gradito una bugia:
un altro tempo ha altre vite da vivere.
(Persone e posti)
******************
ANOTHER TIME
For us like any other fugitive,
Like the numberless flowers that cannot number
And all the beasts that need not remember,
It is to-day in which we live.
 
So many try to say Not Now, 
So many have forgotten how 
To say I Am, and would be 
Lost, if they could, in history.

Bowing, for instance, with such old-world grace
To a proper flag in a proper place,
Muttering like ancients as they stump upstairs 
Of Mine and His or Ours and Theirs.
 
Just as if time were what they used to will
When it was gifted with possession still,
Just as if they were wrong
In no more wishing to belong.
 
No wonder then so many die of grief,
So many are so lonely as they die;
No one has yet believed or liked a lie:
Another time has other lives to live.
(People and Places)

Wystan Hugh Auden è morto a Vienna 
il 29 settembre 1973. Oggi sono 40 anni.

sabato 28 settembre 2013

Vento su Firenze di Alfonso Gatto

Raffaello*1505
Questo vento che spezza al sole l'ombra,
alle nuvole il cielo, la marina
luce dei colli libera sui marmi
freschi del Duomo: e sulle strade aperte
tese all'insegna che straripa il vespro
dorato di settembre, il cimitero
rotondo e pieno nella terra. Autunno,
nell'aria aperta a donna dei colori,
con la tua gioia che disparve il cielo
lasciò fra i rami, e nudo a poco a poco
sulle facciate del tramonto il fuoco
estinse d'ogni vetro.
                        Andrai lontano,
dove in un grido la città sospesa
accoglie l'ombra e le minute voci
delle donne che lasciano ai balconi
un ultimo ricordo del sereno.
Che ci resta dei sogni? Un altro sogno
d'essere soli e incamminati al raro
cielo dei freddi, e l'apparire incontro
alla pietà senz'altra voce un giorno
è la speranza che traluce al fondo
della strada deserta. Cade il vento
sulla stagione del bel tempo, annotta.
*********
Poesie disperse

venerdì 27 settembre 2013

Gli anni di Attilio Bertolucci

Charles Chaplin*Reviere
Le mattine dei nostri anni perduti,
I tavolini nell’ombra soleggiata dell’autunno,
I compagni che andavano e tornavano, i compagni
Che non tornarono più, ho pensato ad essi lietamente.

Perché questo giorno di settembre splende
Così incantevole nelle vetrine in ore
Simili a quelle d’allora, quelle d’allora
Scorrono ormai in un pacifico tempo,

La folla è uguale sui marciapiedi dorati,
Solo il grigio e il lilla
Si mutano in verde e rosso per la moda,
Il passo è quello lento e gaio della provincia.

giovedì 26 settembre 2013

Colli toscani di Giosuè Carducci

Pal Szinyei Merse*Moglie*1880
Colli toscani e voi pacifiche selve d'olivi
a le cui ombre chete stetti in pensier d'amore,
tòsca vendemmia e tu da' grappi vermigli spumanti
in faccia al sole tra giocondi strepiti,

sole de' giovini anni; ridete a la dolce fanciulla
che amor mi strappa e rende sposa al toscano cielo;
voi le ridete, e quella che sempre, negaronmi i fati
pace d'affetti datele ne l'anima.

Colli, tacete, e voi non susurratele, olivi,
non dirle, o sol, per anche, onnivegente, pio,
ch'oltre quel monte giaccion, lei forse aspettando, que' miei
che visser tristi, che in dolor morirono.

Ella ammirando guarda la cima, tremarsi nel cuore
sente la vita e un lieve spirto sfiorar le chiome,
mentre l'aura montana, calando già il sole, d'intorno
al giovin le agita il vel candido.

(26 settembre 1880)
*************
ODI BARBARE

mercoledì 25 settembre 2013

Attrito e Distacco di Giuseppe Ungaretti

Amedeo Modigliani*La rubia Renè*1916
ATTRITO
Locvizza il 23 settembre 1916

Con la mia fame di lupo
ammaino
il mio corpo di pecorella

Sono come
la misera barca
e come l'oceano libidinoso

*************

DISTACCO
Locvizza il 24 settembre 1916

Eccovi un uomo
uniforme

Eccovi un'anima
deserta
uno specchio impassibile

M'avviene di svegliarmi
e di congiungermi
e di possedere

Il raro bene che mi nasce
così piano mi nasce

E quando ha durato
così insensibilmente s'è spento

********

(L'ALLEGRIA*IL PORTO SEPOLTO)

martedì 24 settembre 2013

Autunno di Gabriele D'Annunzio

Achille Funi
Autunno, che negli occhi suoi specchiasti
e nel mar taciturno il tuo fulvo oro
- tutte le acque un immobile tesoro
parvero, e gli occhi più del mare vasti -

Autunno, io non sentii mai così forte
la tristezza che tu solo diffondi
- quante di me ne’ tuoi boschi profondi
son cose morte tra le foglie morte!

come ieri. Fu ieri la suprema
tristezza e fu l’amor supremo. Ah mai,
ne l’ore più segrete, mai l’amai
come ieri. Ancor l’anima ne trema.

Ella taceva, chiusa ne la nera
tunica dove sparsi erano fiori
pallidi, Autunno, come i tuoi che indori
sul vano stelo; e, china a la ringhiera,

guardava il golfo solitario, china
come colei che un peso immane aggrava.
- Ombra de la sua fronte! - O non guardava
forse dentro di sé la sua ruina?

Forse. Non domandai. Ma così piena-
mente a lei rispondean tutte le cose
visibili, apparenze dolorose
d’anime involte ne la stessa pena,

che io credetti vedere il suo dolore
in quelle forme, vivere in un mondo
espresso intero dal suo cuor profondo,
irradiato da quel solo cuore;

e fu per me ciascuna forma un segno
che svelava un mistero: quasi un muto
verbo; e più nulla fu disconosciuto,
anche per me, ne l’infinito regno.
***************
POEMA PARADISIACO

lunedì 23 settembre 2013

Da viaggi e da dolori di Pablo Neruda

Tamara De Lempicka
Da viaggi e da dolori ritornai, amor mio,
alla tua voce, alla tua mano che vola nella chitarra,
al fuoco che interrompe con baci l’autunno,
alla circolazione della notte nel cielo.

Per tutti gli uomini chiedo pane e regno,
chiedo terra per il contadino senza fortuna,
che nessuno speri tregua dal mio sangue o dal mio canto.
Ma al tuo amore non posso rinunciare senza morire.

Per questo suona il valzer della serena luna,
la barcarola nell’acqua della chitarra
finché si pieghi la mia testa sognando:

che tutte le insonnie della mia vita intrecciarono
questa pergola dove la tua mano vive e vola
custodendo la notte del viandante addormentato.
**************
DE VIAJES Y DOLORES

De viajes y dolores yo regresé, amor mío,
a tu voz, a tu mano volando en la guitarra,
al fuego que interrumpe con besos el otoño,
a la circulación de la noche en el cielo.

Para todos los hombres pido pan y reinado,
pido tierra para el labrador sin ventura,
que nadie espere tregua de mi sangre o mi canto.
Pero a tu amor no puedo renunciar sin morirme.

Por eso toca el vals de la serena luna,
la barcarola en el agua de la guitarra
hasta que se doblegue mi cabeza soñando:

que todos los desvelos de mi vida tejieron
esta enramada en donde tu mano vive y vuela
custodiando la noche del viajero dormido.
**********
TODO EL AMOR
*************
Pablo è morto 40 anni fa. 
A Santiago del Cile, il 23 settembre 1973, a pochi giorni dalla presa di potere di Pinochet...morte naturale???

domenica 22 settembre 2013

Momento lombardo di Alfonso Gatto

Vicente López y Portaña*1826
Umido e verde amore dell'autunno,
è ancora estate, ma la Lombardia,
questa dai monti sorgenti dalle acque,
è solo addio. E allora addio, già piove
dal Corno Rosso al Resegone, addio
Elve, Rossino fradicia di legno.
Dirupa silenzioso gambe e gerla
l'uomo che non ha faccia sotto il peso.
******
OSTERIA FLEGREA

sabato 21 settembre 2013

Ti amai di Aleksàndr Puškin

Alexander Andrejewitsch Iwanow*Vittoria Marini*1850
Ti amai, anche se forse
ancora non è spento del
tutto l’amore.
Ma se per te non è più tormento
voglio che nulla ti addolori.
Senza speranza, geloso,
ti ho amata nel silenzio e soffrivo,
teneramente ti ho amata come
-Dio voglia- un altro possa amarti.

venerdì 20 settembre 2013

Care speranze, quante... di Alfonso Gatto

Ángel Zárraga
Care speranze, quante. Sembrava che la vita
non bastasse ad emergere al respiro
di quella luce chiara. L'estate è già finita,
annotta il vento ai baratri di Capri.
Care memorie, quante. Nel ritiro
dell'anima più nulla mai che s'apra
a bruciare nel vivido degli occhi.
Le ceppaie riprendono l'inverno
precoce dell'autunno, sugli stocchi
restano nomi date quest'eterno
malvezzo del ricordo per chi passa
incerto tra l'esistere o il volere
che la sua vita sembri agli altri il sogno
che mai non visse.
                 C'è chi porta il cogno
dell'olio a sdebitarsi del frantoio
e chi dolce l'amaro del suo bere
vuol dirsi pur di credere al bicchiere
di luce sull'argento del vassoio.
*DESINENZE*

giovedì 19 settembre 2013

Settembre di Luigi Pirandello

George Richards*1927
Le speranze se ne vanno
come rondini a fin d ’anno:
torneranno?
Nel mio cor vedovi e fidi
stanno ancora appesi i nidi
che di gridi
già sonaron brevi e gaj:
vaghe rondini, se mai
con i raj
del mio Sole tornerete,
le casucce vostre liete
troverete.
(Sonetti)

mercoledì 18 settembre 2013

Ombra di Giuseppe Ungaretti

Charles Hawthorne
1927
Uomo che speri senza pace,
Stanca ombra nella luce polverosa,
L'ultimo caldo se ne andrà a momenti
E vagherai indistinto...

martedì 17 settembre 2013

Nel paese di Come se

Pakhomov
Io vivo in un Paese di nome Come Se 
dove, per quanto strano,
            una via Kafka non c'è,
dove anche Gogol' come se letto fosse
            e come se Dostoevskij pure,
come se talvolta si amasse,
            ma come se non senza volgarità.
"È vero che nel Paese di nome Come Se 
            è come se tutti bevessero?"
"C'è chi come se non beve, 
            e credete a me,
            neppure una goccia come se..."
"Ma che popolo in genere sono 
            questi Comeseianti?"
"Un popolo del tutto gentile...
            come se...
            ma... come se... ladri talvolta...
            e come se... assassini.
In fondo tutti noi, 
come se... cordiali siamo
            e... meritevoli... come se...
Uno per uno tutti da noi sono per la pace...
            come se...
               ma capitano anche queste... guerre...
                                                       come se.
In tante cucinine 
            ci sono i nostri piccoli Čečenja o Iraq,
con i piatti volanti, 
           talvolta anche scarpe o ferri da stiro...
Il nostro Come Se è ovunque,
           quale demenza abituale.
Come se giudici in giudizio,
           come se pensatori nel pensatoio di Stato".
Un Comeseiante mi rivelò
           un personale come se...
           segreto:
"Io di Lei come se profondamente innamorata
           la leggo e come se ogni cosa nascondo..."
Voglio dinanzi a Dio esporre
          come io esisto, 
          ma non come se, 
                non simile a
purché "come se felice"
          in "come se vita"
          e "come se in libertà"...
17 settembre 2004
*********
Da "Nel paese di Come SE, a cura di Giovanna Ioli.
Trad. Evelina Pascucci
***********
"Negli ultimi due o tre anni, nel russo parlato, è penetrata di soppiatto e si è diffusa in tutto il Paese l'ambigua espressione "come se", la quale...come se...tutto mettesse in dubbio, ma, al tempo stesso, con il suo - come dire - sorrisino, il "come se" tranquillizza la nostra come se coscienza. Tutto questo però, a che pro?".
E.E.

lunedì 16 settembre 2013

Dovunque andiamo di Henrik Nordbrandt

Josep Costa Vila
Dovunque andiamo, arriviamo sempre troppo tardi
a ciò che un tempo siamo partiti per trovare.
E in qualsiasi città ci fermiamo
sono le case cui è troppo tardi per tornare
i giardini in cui è troppo tardi per trascorrere una notte di luna
e le donne che è troppo tardi per amare
a tormentarci con la loro impalpabile presenza.

E qualsiasi strada ci sembri di conoscere
ci porta lontano dai giardini fioriti che cerchiamo
e che diffondono il loro pesante odore nel quartiere.
E a qualsiasi casa torniamo
arriviamo a notte troppo tarda per essere riconosciuti.
E in qualsiasi fiume ci specchiamo
vediamo noi stessi solo dopo aver voltato le spalle.

domenica 15 settembre 2013

Via Bigli di Maria Luisa Spaziani

William Orpen*Susan
A piene mani il tuo declino bevo
estate di città, fumo di menta
e terra e pioggia, e grappolo tardivo
di sole sulle pietre. Dai terrazzi
un'onda di campanule rapisce
nella fuga del vento il viola estremo
alla luce.

                           Forte mi sento
d'ogni cosa futura. Il mio segreto
sta in chissà quale sortilegio: Indugia
su te che muori, il timido e violento
carillon di San Babila.
***************
(Le acque del Sabato)

sabato 14 settembre 2013

Sistemalo il cuscino un pò meglio... di Alberto Bevilacqua

Nicanor Piñole
- quando mi aggiusto nel tuo letto
e non so se chiamarla
angoscia che tira il fiato
pastosa del tuo blu nel piumino,
sistemalo il cuscino un po’ meglio:
io non voglio nient’altro, nemmeno
Dio. Voglio essere lasciato
al suono che sarò domani.

al mio anticipato scricchiolio
d’ossa con cui mi aggiusterò sotto i rami
di qualche albero che mi terrà
ignorato alla sua ombra,
oppure
che ombre non darà. Non importa.
********

venerdì 13 settembre 2013

I giorni di Fausto Maria Martini

Tissot*Farewell
Rammenti? Ormai, qualunque cosa io scriva
da te lontano, come per missiva,

se mai consoli i tuoi giorni dolenti,
comincierò sempre così: rammenti?

Rammenti? Ma, che cosa? Tutto e nulla:
la tua casetta, e il tuo giardino, sulla

montagnola, e il cancello, nella siepe,
da cui scopri una valle da presepe,

con strade bianche (oh! quelle di farina...)
che serpeggiano giù da la collina,

e il ruscelletto che lambisce un tetro
castello (oh! immoto fiumicel di vetro,

oh! castelli di sughero e di legno,
oh! cartapesta di quel nostro regno...)

e i due stagni che sembran sotto un velo
di fantasia due gran baci di cielo,

e la natura immobile e sincera,
che pare falsa perchè troppo è vera!

Rammenti! Ma, che cosa? Tutto e nulla:
l'alba dell'alba, cilestrina culla

del giorno, e l'ora del meriggio accesa,
quando il vecchio si cela nella chiesa,

la piazza a poco a poco si fa sgombra,
e ogni uomo appare come in piedi un'ombra...

E la sera, (dolcezza senza fine!)
la sera di giornate settembrine,

quando ogni oscura cosa, ecco, traluce,
par che le foglie palpino la luce,

e che sul mondo piova dal sereno,
a quando a quando, un pò d'arcobaleno...

Oh! la sera, con tutte le campane,
quelle vicine, quelle più lontane,

mare di suoni, ora mosso, ora eguale,
infinito orizzonte musicale...

La sera! e sei così piena d'amore,
che tutto il corpo ti diventa cuore!

Eri così! Ma, pure, non cantavi,
e gli occhi tuoi sfogliavano soavi

sguardi alle cose, e passavamo, immersi
tutti nell'ombra, e se lontano, spersi

nella vallata, a gruppi, qua e là,
come pupille dell'oscurità,

i lumi s'accendevano notturni,
e se lungo i sentieri taciturni,

un cane all'erta, su la soglia d'una
muta capanna, abbaiava alla luna,

tanto sacri i silenzii erano e lievi,
che tu, pensosa, mi persuadevi

che un levrÏero vigilasse, in quelle
lontananze, la casa delle stelle...

giovedì 12 settembre 2013

Settembre di Natale Visentini

Jean Louis Janmot
Settembre avvolge gli ori dell’estate
d’un tenue velo,
più stelle chiama a navigar nel freddo
lago del cielo,
delle fiamme un tepor serba di brace
sotto la cenere,
smorza i colori, ma un seren di pace
accende in cuore.
*********
(Sinfonia minore)

mercoledì 11 settembre 2013

Nessuno di Salvatore Quasimodo

Charles Sprague Pearce*1896
Io sono forse un fanciullo
che ha paura dei morti,
ma che la morte chiama
perché lo sciolga da tutte le creature:
i bambini, l'albero, gli insetti;
da ogni cosa che ha cuore di tristezza.

Perche' non ha piu doni
e le strade son buie,
e più non c'e' nessuno
che sappia farlo piangere
vicino a te, Signore.
***********
A tutti quelli che abbiamo perso in tutti gli 11 settembre
della Storia. ♥
**************
L'uomo malvagio/parla con bocca menzognera,/macchìna disegni perversi /suscita continuamente discordie:/perciò la sua rovina verrà all'improvviso,/in un attimo sarà annientato e non ci sarà rimedio". La Bibbia. Proverbi 6, 12-15

martedì 10 settembre 2013

Imitazione della luna di Leonardo Sinisgalli

Jean Jacque Henner*La fontana
La luna sanguina alle corna, mite
Settembre torna ai davanzali.
Ai davanzali una voce balbetta:
Luna, luna nova
Chi ti cerca non ti trova
Chi ti trova non ti aspetta.

Luna mia alta dove
È il gatto riverso che si spulcia?
Io non lo cerco altrove, luna
Amorosa. Bruciano
Gli occhi al buio, brucia
La tuberosa di settembre luna
Sempre dolorosa.
(Il cacciatore indifferente)

lunedì 9 settembre 2013

Settembre di Enrico Fracassi

Anita Rèe*1922
Settembre e la sera declinano: dalle giunture
le membra mi s’allontanano; resti tu sola.
Cadavere sopra cadavere; la Terra è morta
sulla spoglia dell’estate riversa.
Il mandorlo, con i suoi rami
carichi, assiste.
Io penso che questo sia
il paese di là dalla terra favoleggiato
eguale, immutabile, fermo,
d’un colore calmo,
d’un profilo nitido.
Le vene più non mi battono; il sangue dal cuore
più non fluisce; le zolle sono aderenti
alle mie ossa; disteso lungo i solchi
seguo le gémine onde, la passione e l’oblio,
configurarsi e confuse scorrere dalla luce,
ristagnare in un bacino opaco.
************
(Senza figure)

domenica 8 settembre 2013

Rimani in sogno di Alfonso Gatto

Aleksandr Golovin*L.Ya.Rybakova e figlia Olya
Era stupore di notte 
o anima di vento 
la casa leggera che il lume  
portava sulla sua ombra.
Rimani in sogno laggiù,  
giovane di plenilunio  
alle terrazze aperte.

Addormentata in declivio
sul braccio che ti chiude
sei giusta, e salvi ancora
la pace alla mia morte.

Abbiamo freddo insieme  
nelle notti se chiami 
il tuo nome nel sogno a illimpidirti.  
La paura d'esistere non salva  
una giornata calma alla bambina  
che ricerca nel seno il tuo passato.
Rimani in sogno e come il sogno uguale  
trascorra la pianura, il dolce vento.
*************
LA MEMORIA FELICE-1937*1939

Cinque anni. I love you Mom
                ♥

sabato 7 settembre 2013

Mattino di settembre di Diego Valeri

Sara Stilwell Weber*Grapes
Quel dì eravamo soli nel bosco,
io e tu, mia cara figlia,
e andavamo tra chiaro e fosco,
pieno il cuore di meraviglia.

Scoprivi sotto le foglie i lamponi
rosa, le fragole rosse e verdi,
ti trascinavi su l'erba carponi,
lanciando dei piccoli gridi acerbi.

Io contemplavo ai miei piedi un fiore
giallo smagliante, una pigna bruna;
pensavo senza rimpianto o dolore
alla mia povera fortuna.

Poi, rilevati gli occhi, scorgevo
tra i pini radi le cime lontane,
aeree cose di cielo nel cielo,
dolci come le speranze vane.

Poi pensavo che bisogna morire,
e trasalivo d'improvviso ai tuoi strilli;
vedevo la tua testa bionda apparire
da dietro una macchia di mirtilli...

Era un mattino di settembre, in un bosco.
O forse è stato un sogno anche quello...
E s'era vero, anch'esso ora è morto.
Ma se fu un sogno, fu un sogno pur bello.
*********
(SCHERZO E FINALE)

venerdì 6 settembre 2013

La mia Bohème di Arthur Rimbaud

Armand Point*Musa*1895
- Fantasia -

Me ne andavo, coi pugni nelle tasche sfondate,
E pure il mio paltò diventava ideale;
Andavo sotto il cielo cielo, mia Musa, a te leale;
Amorose avventure, magnifiche e sognate!

Nei miei soli calzoni un buco s’allargava.
- Sognante Pollicino, sgranavo nella corsa
Rime. La mia locanda era lassù, nell’Orsa.
- Soavemente in cielo le mie stelle frusciavano.

E le ascoltavo, ai bordi di qualche strada assiso,
In quelle dolci sere di settembre, col viso
Bagnato di rugiada che ha di vino il vigore;

E, rimando nel mezzo di buiori fantastici,
Tiravo, come corde di una lira, gli elastici
Delle scarpe ferite, un piede accanto al cuore!
**************
Ma Bohème 

(Fantaisie)

Je m'en allais, les poings dans mes poches crevées ;
Mon paletot aussi devenait idéal ;
J'allais sous le ciel, Muse ! et j'étais ton féal ;
Oh ! là là ! que d'amours splendides j'ai rêvées !

Mon unique culotte avait un large trou.
- Petit-Poucet rêveur, j'égrenais dans ma course
Des rimes. Mon auberge était à la Grande Ourse.
- Mes étoiles au ciel avaient un doux frou-frou

Et je les écoutais, assis au bord des routes,
Ces bons soirs de septembre où je sentais des gouttes
De rosée à mon front, comme un vin de vigueur ;

Où, rimant au milieu des ombres fantastiques,
Comme des lyres, je tirais les élastiques
De mes souliers blessés, un pied près de mon coeur !

giovedì 5 settembre 2013

E... di Gioconda Belli

Tatyana Fedorova
E va nascendo il pretesto per dire il tuo nome
nella notte impregnata
tenera e umida
come il fiore dai grandi occhi aperti
e dai petali palpitanti
in cui mi sono immersa
nel sonno più profondo,
per disegnare il tuo nome
in tutti gli angoli
in cui ho vissuto e vivrò
finché il vento mi porterà via,
come seme,
a far fiorire terre ignote
e forse m'incarnerò nella bambina
che ascolterà le storie
nelle sere tutte uguali del Nicaragua
con l'odore di terra che nasce,
tessendo nelle sue viscere
la verde vita del tropico lussureggiante
come me, come te,
come le foglie con cui ci siamo coperti
quando ci hanno cacciato dal paradiso.

mercoledì 4 settembre 2013

Paola di Alfonso Gatto

Henry Clive*Pauline Garon*September 1923
O notte aperta dal cielo
dai monti remoti la luna
ti segua, a me spoglio
quest'angelo bianco risuoni
che sfiora la casa e s'ascolta
dormire col giovine sonno.

Remoto, e sia l'alba
sospesa alla mano che adagio
persuade il suo dolce declino,
sia luna
cadente nel tenero cielo.
********
Poesie 1929-1941

martedì 3 settembre 2013

Romanza di Gabriele D'Annunzio

Charles Edward Perugini
Ne le sue nubi avvolta 
la Luna si riposa, 
come in profondo letto. 
Ridendo, a volta a volta, 
sorge come una sposa 
ignuda a mezzo il petto. 

Ancor su l'acqua splende 
trepidamente in arco 
il solco de 'l naviglio; 
e lungi si protende 
la fresca ombra de 'l parco 
entro il chiaror vermiglio. 

Ne l'aria de la notte 
il fior d'arancio effonde 
odor più dolce e pieno, 
misto a 'l fior d'oleandro. 

Su la scala, ove rotte 
hanno gemiti l'onde, 
Rosalinda vien meno 
tra le braccia a Silvandro.

lunedì 2 settembre 2013

Di settembre di Cenne da la Chitarra

John William Waterhouse
Di settembre vi do gioielli alquanti:
àgor’ e fusa, cumino et asolieri;
nottol’ e chieppe con nibbi lanieri;
archi da lana bistorti e pesanti;

barbagianni, assïuoli allocchi tanti
quanti ne son de qui a Monpeslieri;
guanti di lana, borsa da braghieri,
stando così a vostre donne davanti.

E sempre questo comparar e vendere
con tal mercadantìa il più usando;
e di settembre tal diletto prendere;

e per Siena entro gir alto gridando:
«Muoia chi cortesïa vuol defendere,
ch’i Salimbeni antichi li diêr bando».
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Risposta per contrarî ai sonetti de' mesi di Folgore da San Geminiano

domenica 1 settembre 2013

1° settembre 1939 di Wystan Hugh Auden

Charley Toorop*Bertha
Siedo in una delle bettole
della Cinquantaduesima strada
incerto e spaventato
vedendo scadere le astute speranze
d’un decennio basso e disonesto:
onde di rabbia e di paura
circolano per le luminose
e oscurate contrade della terra,
ossessionando le nostre vite private;
l’indicibile odore della morte
offende la notte di settembre.

Le ricerche degli esperti possono
riesumare intera l’offesa
che da Lutero ad oggi
ha fatto impazzire una cultura,
scoprire quello che successe a Linz,
quale immensa illusione ha creato
un dio psicopatico:
io e il pubblico sappiamo
quel che i bambini imparano a scuola,
coloro a cui male è fatto,
male faranno in cambio.

L’esule Tucidide sapeva
tutto quello che può dire un discorso
sulla Democrazia,
e quello che fanno i dittatori,
l’antiquato ciarpame che raccontano
a un apatico sepolcro;
egli analizzò tutto nel suo libro,
la ragione messa al bando,
il dolore che plasma l’abitudine,
il cattivo governo e il cordoglio:
tutto questo ci è inflitto un’altra volta.

In quest’aria neutrale
dove ciechi grattacieli usano
tutta la loro altezza a proclamare
la forza dell’Uomo Collettivo,
ogni lingua versa a gara
la sua scusa vana:
ma chi può vivere a lungo
in un sogno euforico;
essi guardano fuori dallo specchio
la faccia dell’imperialismo
e il torto internazionale.

Le facce lungo il bancone
s’aggrappano al loro giorno medio:
le luci non devono mai spegnersi,
la musica deve sempre andare,
tutte le convenzioni cospirano
perchè questa fortezza assuma
l’arredamento di casa;
perchè non vediamo dove stiamo,
persi in un mondo stregato,
bambini spaventati dalla notte
che mai felici sono stati o buoni.

Le idiozie di partito più vacue
che gridano le Persone Importanti
non sono radicali come il nostro
desiderio:quel che il folle Nijinsky
ha scritto su Diaghilev
vale per il cuore di tutti;
chè ogni donna e ogni uomo
nutre nelle fibre l’errore
di bramare quel che non può avere,
non l’amore universale,
ma d’avere per sè solo ogni amore.

Dal buio conservatore
gli ottusi pendolari entrano
nella vita etica,
ripetendo il voto mattutino:
Sarò fedele a mia moglie,
mi concentrerò di più sul lavoro”,
e i governanti impotenti si svegliano
riprendendo il loro gioco obbligato:
chi può liberarli adesso,
chi può arrivare ai sordi,
chi può parlare per i muti?

Tutto quello che ho è una voce
per svelare la bugia nascosta,
la bugia romantica ch’è nel cervello
del sensuale uomo della strada
e la bugia dell’Autorità
i cui edifici frugano il cielo:
non c’è una cosa chiamata Stato
e nessuno esiste da solo;
la fame non lascia scelta
al cittadino nè alla polizia;
dobbiamo amarci l’un l’altro o morire.

Senza difesa il nostro mondo
giace sotto la notte attonito;
eppure, accesi ovunque,
ironici punti di luce
lampeggiano là dove i Giusti
si scambiano i loro messaggi:
oh, ch'io possa, composto come loro
d’Eros e di polvere,
assediato dalla medesima
negazione e disperazione,
mostrare una fiamma affermativa.
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September 1, 1939
I sit in one of the dives 
On Fifty-second Street 
Uncertain and afraid 
As the clever hopes expire 
Of a low dishonest decade: 
Waves of anger and fear 
Circulate over the bright 
And darkened lands of the earth, 
Obsessing our private lives; 
The unmentionable odour of death 
Offends the September night. 
Accurate scholarship can 
Unearth the whole offence 
From Luther until now 
That has driven a culture mad, 
Find what occurred at Linz, 
What huge imago made 
A psychopathic god: 
I and the public know 
What all schoolchildren learn, 
Those to whom evil is done 
Do evil in return. 
Exiled Thucydides knew 
All that a speech can say 
About Democracy, 
And what dictators do, 
The elderly rubbish they talk 
To an apathetic grave; 
Analysed all in his book, 
The enlightenment driven away, 
The habit-forming pain, 
Mismanagement and grief: 
We must suffer them all again. 
Into this neutral air 
Where blind skyscrapers use 
Their full height to proclaim 
The strength of Collective Man, 
Each language pours its vain 
Competitive excuse: 
But who can live for long 
In an euphoric dream; 
Out of the mirror they stare, 
Imperialism's face 
And the international wrong. 
Faces along the bar 
Cling to their average day: 
The lights must never go out, 
The music must always play, 
All the conventions conspire 
To make this fort assume 
The furniture of home; 
Lest we should see where we are, 
Lost in a haunted wood, 
Children afraid of the night 
Who have never been happy or good. 
The windiest militant trash 
Important Persons shout 
Is not so crude as our wish: 
What mad Nijinsky wrote 
About Diaghilev 
Is true of the normal heart; 
For the error bred in the bone 
Of each woman and each man 
Craves what it cannot have, 
Not universal love 
But to be loved alone. 
From the conservative dark 
Into the ethical life 
The dense commuters come, 
Repeating their morning vow; 
"I will be true to the wife, 
I'll concentrate more on my work," 
And helpless governors wake 
To resume their compulsory game: 
Who can release them now, 
Who can reach the deaf, 
Who can speak for the dumb? 
All I have is a voice 
To undo the folded lie, 
The romantic lie in the brain 
Of the sensual man-in-the-street 
And the lie of Authority 
Whose buildings grope the sky: 
There is no such thing as the State 
And no one exists alone; 
Hunger allows no choice 
To the citizen or the police; 
We must love one another or die. 
Defenceless under the night 
Our world in stupor lies; 
Yet, dotted everywhere, 
Ironic points of light 
Flash out wherever the Just 
Exchange their messages: 
May I, composed like them 
Of Eros and of dust, 
Beleaguered by the same 
Negation and despair, 
Show an affirming flame. 
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(An other time*Occasional Poems)