Tissot*Farewell |
da te lontano, come per missiva,
se mai consoli i tuoi giorni dolenti,
comincierò sempre così: rammenti?
Rammenti? Ma, che cosa? Tutto e nulla:
la tua casetta, e il tuo giardino, sulla
montagnola, e il cancello, nella siepe,
da cui scopri una valle da presepe,
con strade bianche (oh! quelle di farina...)
che serpeggiano giù da la collina,
e il ruscelletto che lambisce un tetro
castello (oh! immoto fiumicel di vetro,
oh! castelli di sughero e di legno,
oh! cartapesta di quel nostro regno...)
e i due stagni che sembran sotto un velo
di fantasia due gran baci di cielo,
e la natura immobile e sincera,
che pare falsa perchè troppo è vera!
Rammenti! Ma, che cosa? Tutto e nulla:
l'alba dell'alba, cilestrina culla
del giorno, e l'ora del meriggio accesa,
quando il vecchio si cela nella chiesa,
la piazza a poco a poco si fa sgombra,
e ogni uomo appare come in piedi un'ombra...
E la sera, (dolcezza senza fine!)
la sera di giornate settembrine,
quando ogni oscura cosa, ecco, traluce,
par che le foglie palpino la luce,
e che sul mondo piova dal sereno,
a quando a quando, un pò d'arcobaleno...
Oh! la sera, con tutte le campane,
quelle vicine, quelle più lontane,
mare di suoni, ora mosso, ora eguale,
infinito orizzonte musicale...
La sera! e sei così piena d'amore,
che tutto il corpo ti diventa cuore!
Eri così! Ma, pure, non cantavi,
e gli occhi tuoi sfogliavano soavi
sguardi alle cose, e passavamo, immersi
tutti nell'ombra, e se lontano, spersi
nella vallata, a gruppi, qua e là,
come pupille dell'oscurità,
i lumi s'accendevano notturni,
e se lungo i sentieri taciturni,
un cane all'erta, su la soglia d'una
muta capanna, abbaiava alla luna,
tanto sacri i silenzii erano e lievi,
che tu, pensosa, mi persuadevi
che un levrÏero vigilasse, in quelle
lontananze, la casa delle stelle...
3 commenti:
Carina. Rammentiamo tante cose legate alle persone che sono passate nella nostra vita, ma è vero che a volte è tutto e nulla nello stesso tempo.
Cambia la stagione e si accorciano i giorni.
E buon sabato di mezzo settembre!
Confesso che questo mi ha fatto impazzire con la punteggiatura, quante virgole ha messo! Non che non ci andassero per carità, ma copiare è stata una faticata. Ah, beata ignoranza (dell'ortografia...)
Le virgole sono molto personali; rispecchiano anche il nostro modo di parlare. Chissà se Martini parlava ponendo molte pause tra le parole, o se abbondava di virgole solo quando scriveva...
Comunque, grazie per la faticata!
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