Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

martedì 31 luglio 2012

Pauline Barrett di Edgar Lee Masters

Armand Point*La gioia delle cose*1884
Quasi la larva di una donna dopo il bisturi del chirurgo!
e quasi un anno per riprender forza,
fino a che l’alba del decennale del nostro matrimonio
mi ritrovò quasi la stessa.
Passeggiammo insieme nel bosco
per un sentiero coperto di muschio silente e d’erba.
Ma io non potevo guardarti negli occhi
e tu non potevi guardarmi nei miei,
perchè il nostro dolore era tanto – un po’ di grigio sul tuo capo,
e io, la larva di me stessa.
Di che cosa parlammo? – del cielo e dell’acqua,
di ogni cosa, per nascondere i nostri pensieri.
Poi, il tuo dono di rose di selva
poste sul tavolo a dar grazia al nostro pranzo.
Povero caro, con quanto coraggio lottavi
a immaginare e rivivere un’estasi del ricordo!
Allora mi cadde il coraggio, scendendo la notte,
e tu mi lasciasti sola nella mia camera un istante,
come facevi quand'ero sposa, povero caro.
Io guardai nello specchio e qualcosa mi disse:
"Si dovrebbe essere morte del tutto, quando si è morte a metà –
e non fingere la vita, non truffare l’amore".
E allora lo feci, guardando là nello specchio.
Caro hai mai compreso?
*********************
Almost the shell of a woman after the surgeon knife!
And almost a year to creep back into strenght,
Till the dawn of our wedding decennial
Found me my seeming self again.
We walked the forest together,
By a path of soundless moss and turf.
But I could not look in your eyes,
And you could not look in my eyes,
For such sorrow was ours – the beginning of gray in your hair,
And I but a shell of myself.
And what did we talk of ? – sky and water,
Anything, ‘most, yo hide our thoughts.
And then your gift of wild roses,
Set on the table to grace our dinner.
Poor heart, how bravely you struggled
To imagine and live remembered rapture!
Then my spirit drooped as the night came on,
And you left me alone in my room for a while,
As you did when I was a bride, poor heart.
And I looked in the mirror and something said:
"One should be all dead when one is half-dead –
Nor ever mock life, nor ever cheat love".
And I did it looking there in the mirror –
Dear, have you ever understood?

lunedì 30 luglio 2012

Mare di Giovanni Pascoli

Martin Rico Y Ortega
M'affaccio alla finestra, e vedo il mare:
vanno le stelle, tremolano l'onde.
Vedo stelle passare, onde passare:
un guizzo chiama, un palpito risponde.
Ecco sospira l'acqua, alita il vento:
sul mare è apparso un bel ponte d'argento.
Ponte gettato sui laghi sereni,
per chi dunque sei fatto e dove meni?
(Myricae-Dolcezze)

domenica 29 luglio 2012

A mezzanotte di Thomas Moore

Bouguereau*L'etoile perdue
A mezzanotte, quando le stelle piangono, volo
Nella sperduta valle che amavamo, quando la vita
Splendeva nei tuoi occhi; penso che se gli spiriti possono lasciare
Le regioni dell'aria, per rivedere scene passate di delizia,
Tu là tornerai, e mi dirai che anche il cielo ricorda il nostro amore.
Poi canto la canzone allegra che un tempo ci piacque ascoltare
- Quando le nostre voci unite sussurravano -
E mentre Eco lontana modula la mia preghiera triste per la valle,
Penso, amore mio, sia la tua voce dal Regno dei Morti,
Che debole risponde ancora alle note di un tempo.
*******************
At the Mid Hour of Night
At the mid hour of night, when stars are weeping, I fly
To the lone vale we lov'd, when life shone warm in thine eye;
And I think oft, if spirits can steal from the regions of air
To revisit past scenes of delight, thou wilt come to me there,
And tell me our love is remembered, even in the sky.
Then I sing the wild song 'twas once such pleasure to hear!
When our voices commingling breathed, like one, on the ear;
And, as Echo far off through the vale my sad orison rolls,
I think, oh my love! 'tis thy voice from the Kingdom of Souls
Faintly answering still the notes that once were so dear.

sabato 28 luglio 2012

Dolomiti (ipotesi su Dio) di Maria Luisa Spaziani

Louis Janmot*On the mountain
VIII
Belle corolle ondeggiano, incensieri
inebrianti sotto il sole di luglio.
Parlano ai nostri sensi, le porte d'oro
dell'anima che traduce, che capisce.
Piccole cose da tutti inavvertite.
Tu domini e t'imponi, intelligenza.
Prezioso è il tuo alfabeto. Ma talvolta
scansati, per favore.
XX
Altro petalo è andato, altra giornata
senza tacca sul tempo. Sono stata
come l'onda che nasce e che muore
e la storia la ignora.
Sarà così domani, ogni domani
anche scoprendo americhe.
La pura verità ci sta fissando
col cannocchiale rovesciato.
( I fasti dell'ortica)

venerdì 27 luglio 2012

Pomeriggio in casa di Jane Kenyon

Joni Mitchell*Taming the tiger
È tranquillo qui. I gatti
poltriscono, ognuno
nel suo posto prediletto.
Il geranio si inclina da questo lato
per vedere se sto scrivendo di lui:
testa tutta petali, gambi
bruni, e quei ventagli verdi.
Come vedi,
sto scrivendo di te.
Accendo la radio. Sbagliato.
Non deve esserci nessun suono
in questa stanza, tranne
quello di una voce che legge una poesia.
I gatti chiedono
Il topo di campagna, di Theodore Roethke.
La casa si accomoda sul fianco
per un sonnellino.
So che siete con me, piante
e gatti — ma anche così ho paura,
seduta al centro della possibilità
perfetta.
******
(The boat of quiet hours, 1986)

giovedì 26 luglio 2012

Piccola mano di Diego Valeri

Margaret W. Tarrant
Momi, tu vuoi ch’io tenga la tua piccola mano
(oh calda e molle e dolce, come uccellino implume),
così, nella mia mano tutta raccolta e chiusa;
però ch’io son la forza onnipotente e buona
che fuga il male tristo e le fosche paure,
e comanda alla vita, e regna sul destino.
E non sai, creatura mia, che il tuo babbo grande
è un bambino anche lui: un piccolo bambino
smarrito fra i terrori della terra e del cielo;
un povero bambino che dentro sé si strugge
di non poter posare nella mano di Dio
la sua mano impotente e il suo fragile cuore

mercoledì 25 luglio 2012

Meccanica terrestre di Álvaro Valverde

Francisco Pons Arnau
Come un’immagine
ne ricorda un’altra analoga
e un’ombra la fresca
umidità di un’altra stanza
e un odore una scena
ormai remota
e questa città quella
confortevole e distante,
così, quando la sera
si fa eterna ed è luglio
ogni cosa esprime una multipla,
sfuggevole presenza,
e l’acqua è più che il filtro
di ciò che fluisce e passa
e la luce è più che il velo
che illumina le cose
e il vento è più che il nome
di un’oscura notizia.
(Meccanica terrestre 2002)
********************
Mecánica terrestre
Lo mismo que una imagen
recuerda a alguna análoga
y una sombra a la fresca
humedad de otra estancia
y un olor a una escena
cercana por remota
y esta ciudad a aquélla
habitable y distante,
así, cuando la tarde
se hace eterna y es julio
todo expresa una múltiple,
inasible presencia,
y el agua es más que el filtro
de lo que fluye y pasa
y la luz más que el velo
que ilumina las cosas
y el viento más que el nombre
de una oscura noticia.
(De "Mecánica terrestre" 2002)

martedì 24 luglio 2012

Soffocata di Juan Ramòn Jimenèz

Carlo Carrà*Le nuotatrici

La sua nudità ed il mare!
Stanno già, pieni, la cosa uguale
con la cosa uguale.
L'aspettava,
da secoli l'acqua,
per mettere il suo corpo
solo nel suo trono immenso.
Ed è stato qui in Iberia.
La soave spiaggia celtica
gliela concesse come giocando,
all'onda dell'estate.
(Così va il sorriso
amore! all'allegria)
Sappiatelo, marinai:
di nuovo è regina Venere!
****************
AHOGADA
¡Su desnudez y el mar!Ya están, plenos, lo igual
con lo igual.
La esperaba,
desde siglos el agua,
para poner su cuerpo
solo en su trono inmenso.
Y ha sido aquí en Iberia.
La suave playa céltica
se la dio, cual jugando,
a la ola del verano.
(Así va la sonrisa
¡amor! a la alegría)
¡Sabedlo, marineros:
de nuevo es reina Venus!

lunedì 23 luglio 2012

Canto degli spiriti sulle acque di Johann Wolfgang von Goethe

Maxfield Parrish*New Moon
L'anima dell'uomo
somiglia l'acqua:
viene dal cielo,
risale al cielo
e ancora alla terra
deve tornare,
vicenda eterna.
Diroccia dall'alta
parete rupestre
la pura sorgente
per poi frantumarsi leggiadra
in nubi flottanti
sul levigato masso
che benigno l'accoglie,
fluttua in un velo,
mormora lieve
giù nel profondo.
Contrastano rupi
il flutto precipite,
spumeggia irosa
a grado a grado
verso l'abisso.
Disteso il suo corso
scorre lenta per la valle erbosa,
e nello specchio del lago
tutte le stelle
bagnano il volto.
Vento è dell'onda
tenero amante;
vento sommuove
gorghi spumanti.
Anima dell'uomo
come somigli l'acqua!
Destino umano,
come somigli il vento!
(Opere scelte)
**************
Gesang der Geister über den Wassern
Des Menschen Seele
Gleicht dem Wasser:
Vom Himmel kommt es,
Zum Himmel steigt es,
Und wieder nieder
Zur Erde muß es,
Ewig wechselnd
Strömt von der hohen
Steilen Felswand
Der reine Strahl
Dann stäubt er lieblich
In Wolkenwellen
Zum glatten Fels,
Und leicht empfangen
Wallt er verschleiernd
Leiserauschend
Zur Tiefe nieder.
Ragen Klippen
Dem Sturz' entgegen
Schäumt er unmutig
Stufenweise
Zum Abgrund
Im flachen Bette
Schleicht er das Wiesental hin
Und in dem glatten See
Weiden ihr Antlitz
Alle Gestirne
Wind ist der Welle
Lieblicher Buhler;
Wind mischt vom Grund aus
Schäumende Wogen.
Seele des Menschen
Wie gleichst du dem Wasser!
Schicksal des Menschen,
Wie gleichst du dem Wind!
(Vermischte Gedichte)

domenica 22 luglio 2012

Amici di Walter Savage Landor

Edmund Blair Leighton*Adieu*1901
Sovente, quando svanisce il giorno d'estate
Della vita, e il suo sole discende,
Dilegua per saggezza lo spirito ridente
E solo amici ritornano gli amanti.
Hai sorriso, hai parlato, e ti ho creduto,
Ingannato dal sorriso e dalla voce.
Un altro uomo non spererebbe più -
E io non spero ciò che ho sperato prima:
Ma fà che almeno questo non sia vano,
L'ultimo desiderio: ingannami, ingannami ancora!
C'è chi dice che siamo solo polvere:
Possiamo presto esserlo,
Ma non lo siamo ancora,
Nè lo saremo, credendo in Amore
E il suo insegnamento mai scordando.
************
FRIENDS
How often, when life's summer day
Is waning, and its sun descends, 
Wisdom drives laughing wit away, 
And lovers shrivel into friend! 
You smiled, you spoke, and I believed, 
By every word and smile deceived. 
Another man would hope no more - 
Nor hope I what I hoped before: 
But let not this last wish be vain, 
Deceive - deceive me once again! 
There are who say we are but dust, 
We may be soon, but are not yet, 
Nor should be while in Love we trust 
And never what he taught forget. 

sabato 21 luglio 2012

Dormono selve di Salvatore Quasimodo

Aurelio Arteta
Matrice secca d'amore e di nati,
ti gemo accanto
da lunghi anni, disabitato.
Dormono selve,
di verde serene, di vento,
pianure dove lo zolfo
era l'estate dei miti
immobile.
Non eri entrata a vivermi,
presagio di durevole pena.
La terra moriva sulle acque
antiche mani nei fiumi coglievano papiri.
Non so odiarti: così lieve
il mio cuore d'uragano.
(Òboe sommerso)

venerdì 20 luglio 2012

E' il mattino pieno...di Pablo Neruda

Joaquín Sorolla*Retrato de Maria
E’ il mattino pieno di tempesta
nel cuore dell’estate.
Come bianchi fazzoletti d’addio viaggiano le nubi,
il vento le scuote con le sue mani viaggianti.
Cuore innumerevole del vento
che palpiti sul nostro silenzio innamorato.
Ronzando tra gli alberi, orchestrale e divino,
come una lingua piena di guerre e di canti.
Vento che porti in ratto rapido il fogliame
e devii le frecce palpitanti degli uccelli.
Vento che l’abbatte in onda senza spuma
e in sostanza senza peso, e fuochi inclinati.
Si rompe e si sommerge il suo volume di baci
combattuto sulla porta del vento dell’estate.
****************
ES LA MAÑANA LLENA
Es la mañana llena de tempestad
en el corazón del verano.
Como pañuelos blancos de adiós viajan las nubes
el viento las sacude con sus viajeras manos.
Innumerable corazón del viento
latiendo sobre nuestro silencio enamorado.
Zumbando entre los árboles, orquestal y divino,
como una lengua llena de guerras y de cantos.
Viento que lleva en rápido robo la hojarasca
y desvía las flechas latientes de los pájaros.
Viento que la derriba en ola sin espuma
y sustancia sin peso, y fuegos inclinados.
Se rompe y se sumerge su volumen de besos
combatido en la puerta de viento del verano.

giovedì 19 luglio 2012

Alla bambina Elisa Rossi di Giovanni Pascoli

Charles Courtney Curran
In un albo♣
T'ho veduta al dòndolo, Elisa,
andare, andare su, di volo;
in un lieve impeto di risa
volare, e poi scendere al suolo;
volare, e poi scendere giù:
sì, ma per riprendere il volo,
ma per risalire più su!
E' questa la sorte di noi,
di noi poveri uomini! Noi
ci leviamo come fai tu...
ma per scendere anche più giù.
Bologna, luglio 1908.

mercoledì 18 luglio 2012

La viola di Sir Walter Scott

Elizabeth Sonrel
Alla viola nel verde rifugio di bosco,
Dove i faggi ai noccioli si uniscono,
Va il vanto del fiore più bello
Di valli, foreste e radure.
Sono leggiadre le sue gemme di vivo azzurro
Che reclinano il capo di rugiada;
Eppure io vidi occhi azzurri più belli
Che più dolci splendevano in un brillio di acque.
Nel sole d'estate svanirà la rugiada
Prima che il giorno passi oltre il meriggio;
Così fugace negli occhi del mio amore falso
Fu il pianto per il nostro addio.
*****************
THE VIOLET
The violet in her greenwood bower,
Where birchen boughs with hazels mingle,
May boast itself the fairest flower
In glen, or copse, or forest dingle.
Though fair her gems of azure hue,
Beneath the dewdrop's weight reclining;
I've seen an eye of lovelier blue,
More sweet through watery lustre shining.
The summer sun that dew shall dry,
Ere yet the day be past its morrow;
Nor longer in my false love's eye
Remained the tear of parting sorrow.

martedì 17 luglio 2012

Qui, qui, amore....di John Keats

Pál Szinyei Merse*1870

Qui, qui amore...
E' un prato ombroso...
Qui, qui amore,
Nutriamoci e nutriamoci!
Qui, qui dolce...
E' un giaciglio di erba...
Qui, qui, dolce!
E' profumato di rugiada!
Qui, qui cara...
Per il respiro della vita...
Qui, qui cara!
Sii la sposa dell'estate!
Sebbene il piacere di un momento
In un momento fugga,
Sebbene il tesoro della passione
In un momento muoia...
Adesso non è ancora passato!
Pensa quant'è vicino, quant'è vicino!
E mentre dura
Pensa com'è bello, com'è bello!
Qui, qui, qui.
Amore questo dono ha inviato...
Se dovessi morire e inaridire,
Morirei contento.
♥♥♥♥♥♥♥♥
Hither, Hither, Love
HITHER hither, love -
'Tis a shady mead -
Hither, hither, love,
Let us feed and feed!
Hither, hither, sweet -
'Tis a cowslip bed -
Hither, hither, sweet!
'Tis with dew bespread!
Hither, hither, dear -
By the breath of life -
Hither, hither, dear!
Be the summer's wife!
Though one moment's pleasure
In one moment flies,
Though the passion's treasure
In one moment dies;
Yet it has not passed -
Think how near, how near!
And while it doth last,
Think how dear, how dear!
Hither, hither, hither,
Love this boon has sent -
If I die and wither
I shall die content.

lunedì 16 luglio 2012

Agli uccelletti del mio giardino di Giovanni Rizzi

Frank Weston Benson*My daughters*1907
Cari uccelletti, che la nova aurora
Con canti e voli festeggiar godete,
Felici voi, felici voi, che ancora
Vinti da tedio o da languor non siete!
Voi sempre ancor di questa tacit'ora
In cor sentite le armonie segrete;
E pel ciel che via via si ricolora
De' vostri gridi l'allegria spargete.
Cari uccelletti! Io non so se sia vera
La dolce fede della madre mia
Che il vostro canto chiuda una preghiera:
Ma certo è sacro; e certo ha una parola,
Che ancor rammenta al mondo che le obblia
Le forti gioie di chi in alto vola!

(1878)

domenica 15 luglio 2012

Messaggio

Van Gogh
C'è stato un problema con Picasa, e sono spariti quasi tutti i quadri. Dovrò rimetterli uno a uno manualmente e non sarà una cosa veloce.
Ma lo farò, voglio troppo bene a Voi e a questo blog.
Abbiate pazienza, misteri dell'informatica....

Profonda, solitaria, immensa notte di Giosuè Carducci

William Herbert Allen
Profonda, solitaria, immensa notte;
Visibil sonno del divin creato
Su le montagne già dal fulmin rotte,
Su le terre che l'uomo ha seminato;
Alte da i casti lumi ombre interrotte;
Cielo vasto, pacifico, stellato;
Lucide forme belle, al vostro fato,
Equabilmente, arcanamente, addotte;
Luna, e tu che i sereni e freddi argenti
Antica peregrina a i petti mesti
Ed a' lieti dispensi indifferenti;
Che misteri, che orror, dite, son questi?
Che siam, povera razza de i viventi?...

Ma tu, bruta quïete, immobil resti.
(Juvenilia°1850)

sabato 14 luglio 2012

I fari militari di Maria Luisa Spaziani

Frederick Childe Hassam*Notte di luglio
A Aziz
I fari azzurri frugano una notte
cieca di sogni, vuota di pensiero.
Quando saremo morti, queste spade
ancora a lungo ci tormenteranno.
Solo la luna insanguina le messi
il quattordici luglio. In nubi nere
preme sopra Sèzanne la prima afa
di una storia nemica.
Preme un addio di pietra sulla vita
trepida ancora nei suoi dolci velli.
Parigi ha chiuso le sue porte su
l'ultimo dei ribelli.
(Le acque del Sabato)

venerdì 13 luglio 2012

Il mare di Bryan Waller Procter

William Stott Of Oldham
*****Il mare! Il mare! Il mare aperto!
Azzurro, fresco, sempre libero!Senza inizio nè confine,
Circonda le regioni della terra;
Gioca con le nuvole; scherza con i cieli
S'adagia come un bimbo nella culla.
Sono sul mare! Sono sul mare!
Sono dove sempre vorrei essere;
Con l'azzurro sotto i piedi e sopra al capo
E il silenzio ovunque vada.
E se venisse una tenmpesta, cosa importa?
Io starò a galla e dormirò persino.
Amo (oh, come amo) farmi portare
Dalla marea spavalda quando esplode,
Quando ogni onda sommerge la luna
Urlando impazzita la sua tempesta,
E racconta come va il mondo sommerso
E perchè soffia il vento occidentale.
Mai me ne stetti sulla costa docile;
Sempre il grande mare e solo amai,
E a ritroso sono volato sul suo corpo ondoso
Come un uccello che cerca il nido della madre.
E una madre per me era e rimane,
Perchè sono nato in mare aperto!
Le onde erano bianche, rosso il mattino
Nell'ora rumorosa in cui io nacqui.
E la balena fischiava, la focena rotolava,
I delfini la loro schiena dorata denudavano,
E mai fu udito tanto selvaggio un grido
Di accoglienza alla vita come per me, figlio dell'Oceano.
Da quel momento, e per cinquanta estati,
La vita del marinaio ho consumato
Nella ricchezza della lotta e nel potere quieto
E mai ho cercato nè desiderato di cambiare;
E la Morte, quando verrà da me,
Sarà sull'infinito e impenetrato mare!
THE SEA
The Sea! the Sea! the open Sea!
The blue, the fresh, the ever free!
Without a mark, without a bound,
It runneth the earth's wide regions 'round;
It plays with the clouds; it mocks the skies;
Or like a cradled creature lies.
I'm on the sea! I'm on the sea!
I am where I would ever be;
With the blue above, and the blue below,
And silence wheresoe'er I go;
If a storm should come and awake the deep,
What matter? I shall ride and sleep.

I love, (oh! how I love) to ride
On the fierce foaming bursting tide,
When every mad wave drowns the moon,
Or whistles aloft his tempest tune,
And tells how goeth the world below,
And why the south-west blasts do blow.
I never was on the dull, tame shore,
But I lov'd the great Sea more and more,
And backwards flew to her billowy breast,
Like a bird that seeketh its mother's nest;
And a mother she was, and is to me,
For I was born on the open Sea!
The waves were white, and red the morn,
In the noisy hour when I was born;
And the whale it whistled, the porpoise rolled,
And the dolphins bared their backs of gold;
And never was heard such an outcry wild
As welcomed to life the Ocean-child!
I've lived since then, in calm and strife,
Full fifty summers a sailor's life,
With wealth to spend and a power to range,
But never have sought nor sighed for change;
And Death, whenever he come to me,
Shall come on the wide unbounded Sea!      

giovedì 12 luglio 2012

Temo i tuoi baci fanciulla gentile di Percy Bysshe Shelley

Władysław Czachórski*Rose*1873
Temo i tuoi baci fanciulla gentile, ma tu
non hai motivo di temere i miei;
troppo profondamente il mio spirito è oppresso
perchè io possa opprimere anche il tuo.
Temo il tuo viso e la tua voce e i gesti, ma tu
non hai motivo di temere i miei;
la devozione del cuore con la quale adoro
il tuo cuore, sii certa, è innocente.
♥♥♥♥♥♥♥♥♥
TO
I fear thy kisses, gentle maiden;
Thou needest not fear mine;
My spirit is too deeply laden
Ever to burden thine.
I fear thy mien, thy tones, thy motion;
Thou needest not fear mine;
Innocent is the heart's devotion
With which I worship thine.

mercoledì 11 luglio 2012

Nel tempo che s’infiora e copre d’erba di Fazio Degli Uberti

Elizabeth Sonrel*Fiori d'acqua
Nel tempo che s’infiora e copre d'erba
La terra sì che mostra tutto verde,
Vidi una donna andar per una landa,
La qual cogli occhi vaghi in essa serba
Amore e guarda sì che mai no'l perde.                                        
Luceva intorno a sè da ogni banda:
Per farsi una ghirlanda
Poneasi a sedere in su la sponda,
Dove batteva l'onda
D'un fiumicello, e co' biondi capelli                                          
Legando i fior quai le parean più belli.
D'alberi chiusa dentro ad un bel rezzo,
Su la rivera d'un corrente fiume,
Legava insieme l'un con l'altro fiore.
E raggi suoi passavan per lo mezzo
De' rami e delle foglie, con quel lume
Che si vedea nel suo gentil valore.
Quivi con lei Amore
Vedeva star con tanta leggiadrìa,
Che fra me dir sentìa                                                                         
- Questa è la donna che fu in ciel creata
Ed ora è qui come cosa incarnata. -
Volgeva ad or ad or per la campagna
Gli occhi soavi che parean due stelle
Vêr quella parte d'onde era venuta.                                            
E poco stando, vidi una compagnia
Venir di donne e di gaie donzelle,
Che tanta gioia mai non fu veduta.
Ciascuna lei saluta;
Ed essa all'ombra per più bella festa
Poneasi in su la testa
La ghirlandetta che sì ben le stava,
Che l'una all'altra a dito la mostrava.
In poco stante, a guisa d'una spera,
Dinanzi all'altre lei vid'io venire,
Pavoneggiando per le verdi piagge:
E come il sol in su'l far della sera
L'aere fa d'oro fin spesso apparire,
Così per gli occhi suoi le vedea ragge.
E tal'or per le fogge                                                                       
Dov'io nascoso m'era si volgea :
Quel ch'io di lei credea
E con quanti sospiri e pensier fui
Dicalo Amor, ch'io no'l so dire altrui.
Canzon, figliuola mia, tu te ne andrai                                     
Colà dove tu sai
Ch'onesta leggiadrìa sempre si trova,
Sì come Amor fa prova,
E par sì come su la spina rosa:
Così tutta vezzosa,
Se puoi, per modo ch'altri non ti vegga,
Entrale in mano, e fa' ch'ella ti legga.
(Canzoni)

martedì 10 luglio 2012

Le ricordanze di Giacomo Leopardi

Lord Frederick Leighton
Vaghe stelle dell’Orsa, io non credea
Tornare ancor per uso a contemplarvi
Sul paterno giardino scintillanti,
E ragionar con voi dalle finestre
Di questo albergo ove abitai fanciullo,
E delle gioie mie vidi la fine.
Quante immagini un tempo, e quante fole
Creommi nel pensier l'aspetto vostro
E delle luci a voi compagne! allora
Che, tacito, seduto in verde zolla,
Delle sere io solea passar gran parte
Mirando il cielo, ed ascoltando il canto
Della rana rimota alla campagna!
E la lucciola errava appo le siepi
E in su l'aiuole, susurrando al vento
I viali odorati, ed i cipressi
Là nella selva; e sotto al patrio tetto
Sonavan voci alterne, e le tranquille
Opre de' servi. E che pensieri immensi,
Che dolci sogni mi spirò la vista
Di quel lontano mar, quei monti azzurri,
Che di qua scopro, e che varcare un giorno
Io mi pensava, arcani mondi, arcana
Felicità fingendo al viver mio!
Ignaro del mio fato, e quante volte
Questa mia vita dolorosa e nuda
Volentier con la morte avrei cangiato.
Né mi diceva il cor che l’età verde
Sarei dannato a consumare in questo
Natio borgo selvaggio, intra una gente
Zotica, vil; cui nomi strani, e spesso
Argomento di riso e di trastullo,
Son dottrina e saper; che m'odia e fugge,
Per invidia non già, che non mi tiene
Maggior di sé, ma perché tale estima
Ch'io mi tenga in cor mio, sebben di fuori
A persona giammai non ne fo segno.
Qui passo gli anni, abbandonato, occulto,
Senz'amor, senza vita; ed aspro a forza
Tra lo stuol de' malevoli divengo:
Qui di pietà mi spoglio e di virtudi,
E sprezzator degli uomini mi rendo,
Per la greggia ch'ho appresso: e intanto vola
Il caro tempo giovanil; più caro
Che la fama e l'allor, più che la pura
Luce del giorno, e lo spirar: ti perdo
Senza un diletto, inutilmente, in questo
Soggiorno disumano, intra gli affanni,
O dell'arida vita unico fiore.
Viene il vento recando il suon dell'ora
Dalla torre del borgo. Era conforto
Questo suon, mi rimembra, alle mie notti,
Quando fanciullo, nella buia stanza,
Per assidui terrori io vigilava,
Sospirando il mattin. Qui non è cosa
Ch'io vegga o senta, onde un'immagin dentro
Non torni, e un dolce rimembrar non sorga.
Dolce per sé; ma con dolor sottentra
Il pensier del presente, un van desio
Del passato, ancor tristo, e il dire: io fui.
Quella loggia colà, volta agli estremi
Raggi del dì; queste dipinte mura,
Quei figurati armenti, e il Sol che nasce
Su romita campagna, agli ozi miei
Porser mille diletti allor che al fianco
M'era, parlando, il mio possente errore
Sempre, ov'io fossi. In queste sale antiche,
Al chiaror delle nevi, intorno a queste
Ampie finestre sibilando il vento,
Rimbombaro i sollazzi e le festose
Mie voci al tempo che l'acerbo, indegno
Mistero delle cose a noi si mostra
Pien di dolcezza; indelibata, intera
Il garzoncel, come inesperto amante,
La sua vita ingannevole vagheggia,
E celeste beltà fingendo ammira.
O speranze, speranze; ameni inganni
Della mia prima età! sempre, parlando,
Ritorno a voi; che per andar di tempo,
Per variar d'affetti e di pensieri,
Obbliarvi non so. Fantasmi, intendo,
Son la gloria e l'onor; diletti e beni
Mero desio; non ha la vita un frutto,
Inutile miseria. E sebben vòti
Son gli anni miei, sebben deserto, oscuro
Il mio stato mortal, poco mi toglie
La fortuna, ben veggo. Ahi, ma qualvolta
A voi ripenso, o mie speranze antiche,
Ed a quel caro immaginar mio primo;
Indi riguardo il viver mio sì vile
E sì dolente, e che la morte è quello
Che di cotanta speme oggi m'avanza;
Sento serrarmi il cor, sento ch'al tutto
Consolarmi non so del mio destino.
E quando pur questa invocata morte
Sarammi allato, e sarà giunto il fine
Della sventura mia; quando la terra
Mi fia straniera valle, e dal mio sguardo
Fuggirà l'avvenir; di voi per certo
Risovverrammi; e quell'imago ancora
Sospirar mi farà, farammi acerbo
L'esser vissuto indarno, e la dolcezza
Del dì fatal tempererà d'affanno.
E già nel primo giovanil tumulto
Di contenti, d'angosce e di desio,
Morte chiamai più volte, e lungamente
Mi sedetti colà su la fontana
Pensoso di cessar dentro quell'acque
La speme e il dolor mio. Poscia, per cieco
Malor, condotto della vita in forse,
Piansi la bella giovanezza, e il fiore
De' miei poveri dì, che sì per tempo
Cadeva: e spesso all'ore tarde, assiso
Sul conscio letto, dolorosamente
Alla fioca lucerna poetando,
Lamentai co' silenzi e con la notte
Il fuggitivo spirto, ed a me stesso
In sul languir cantai funereo canto.
Chi rimembrar vi può senza sospiri,
O primo entrar di giovinezza, o giorni
Vezzosi, inenarrabili, allor quando
Al rapito mortal primieramente
Sorridon le donzelle; a gara intorno
Ogni cosa sorride; invidia tace,
Non desta ancora ovver benigna; e quasi
(Inusitata maraviglia!) il mondo
La destra soccorrevole gli porge,
Scusa gli errori suoi, festeggia il novo
Suo venir nella vita, ed inchinando
Mostra che per signor l'accolga e chiami?
Fugaci giorni! a somigliar d'un lampo
Son dileguati. E qual mortale ignaro
Di sventura esser può, se a lui già scorsa
Quella vaga stagion, se il suo buon tempo,
Se giovanezza, ahi giovanezza, è spenta?
O Nerina! e di te forse non odo
Questi luoghi parlar? caduta forse
Dal mio pensier sei tu? Dove sei gita,
Che qui sola di te la ricordanza
Trovo, dolcezza mia? Più non ti vede
Questa Terra natal: quella finestra,
Ond'eri usata favellarmi, ed onde
Mesto riluce delle stelle il raggio,
È deserta. Ove sei, che più non odo
La tua voce sonar, siccome un giorno,
Quando soleva ogni lontano accento
Del labbro tuo, ch'a me giungesse, il volto
Scolorarmi? Altro tempo. I giorni tuoi
Furo, mio dolce amor. Passasti. Ad altri
Il passar per la terra oggi è sortito,
E l'abitar questi odorati colli.
Ma rapida passasti; e come un sogno
Fu la tua vita. Ivi danzando; in fronte
La gioia ti splendea, splendea negli occhi
Quel confidente immaginar, quel lume
Di gioventù, quando spegneali il fato,
E giacevi. Ahi Nerina! In cor mi regna
L'antico amor. Se a feste anco talvolta,
Se a radunanze io movo, infra me stesso
Dico: o Nerina, a radunanze, a feste
Tu non ti acconci più, tu più non movi.
Se torna maggio, e ramoscelli e suoni
Van gli amanti recando alle fanciulle,
Dico: Nerina mia, per te non torna
Primavera giammai, non torna amore.
Ogni giorno sereno, ogni fiorita
Piaggia ch'io miro, ogni goder ch'io sento,
Dico: Nerina or più non gode; i campi,
L'aria non mira. Ahi tu passasti, eterno
Sospiro mio: passasti: e fia compagna
D'ogni mio vago immaginar, di tutti
I miei teneri sensi, i tristi e cari
Moti del cor, la rimembranza acerba.

lunedì 9 luglio 2012

Primo amore di Charles Bukowski

Elihu Vedder*Soul in bondage
Un tempo
quando avevo 16 anni
c'era solo qualche scrittore
a darmi speranza
e conforto.

A mio padre non piacevano
i libri e
a mia madre neppure
(perchè non piacevano al babbo)
specie i libri che prendevo io
in biblioteca:
D.H. Lawrence
Dostoevskij
Turgenev
Gorkij
A. Huxley
Sinclair Lewis
e altri.
Avevo la mia camera da letto
ma alle 8 di sera
bisognava filare tutti a nanna:
"il mattino ha l'oro in bocca,"
diceva mio padre.
Poi gridava:
"LUCI SPENTE!".
Allora mettevo la lampada
sotto le coperte
e continuavo a leggere
sotto la luce calda e nascosta:
Ibsen
Shakespeare
Cechov
Jeffers
Thurber
Conrad Aiken
e altri.
Mi offrivano una opportunità e qualche speranza
in un posto senza opportunità
speranza,
sentimento.
Me la guadagnavo.
Faceva caldo sotto le coperte.
qualche volta fumavano le lenzuola
allora spegnevo la lampada,
la tenevo fuori per
raffreddarla.
Senza quei libri
non sono del tutto sicuro
di cosa sarei diventato:
delirante,
parricida,
idiota,
buonannulla.
Quando mio padre gridava
"LUCI SPENTE!"
son sicuro che lo terrorizzava
la parola ben tornita
e immortalata
una volta per tutte
nelle pagine migliori
della nostra più bella
letteratura.
Ed essa era lì
per me
vicina a me
sotto le coperte
più donna di una donna
più uomo di un uomo.
Era tutta per me
e io
la presi.

***************
FIRST LOVE
At one time
when I was 16
a few writers gave me
my only hope and
chance.
My father disliked
books and
my mother disliked
books (because my father
disliked books)
especially those I brought back
from the library:
D.H. Lawrence
Dostoevsky
Turgenev
Gorky
A. Huxley
Sinclair Lewis
others.
I had my own bedroom
but at 8 p.m.
we were all supposed to go to sleep:
“Early to bed and early to rise
makes a man healthy, wealthy and wise,”
my father would say.
“LIGHTS OUT!” he would shout.
Then I would take the bed lamp
place it under the covers
and with the heat and hidden light
I would continue to read:
Ibsen
Shakespeare
Chekov
Jeffers
Thurber
Conrad Aiken
others.
They gave me a chance and some hope
in a place of no chance
no hope, no feeling.
I worked for it.
it got hot under the covers.
Sometimes the sheets would begin to smoke
then I’d switch the lamp off,
hold it outside to
cool off.
Without those books
I’m not quite sure
how I would have turned
out:
raving,

the murderer of the father,
idiocy,
hopelessness.
When my father shouted
“LIGHTS OUT!”
I’m sure he feared
the well-written word
immortalized
forever
in our best and
most interesting
literature.
And it was there
for me
close to me
under the covers
more woman than woman
more man than man.
I had it all
and
I took it.

domenica 8 luglio 2012

Negra lucida chioma in trecce avvolta di Vittorio Alfieri

John William Godward
Negra lucida chioma in trecce avvolta;
greca fronte, sottili e brune ciglia;
occhi, per cui nessuna a lei somiglia,
cui morrò per aver visti una volta
bocca, ch'è d'ogni rosa or ora colta,
più odorosa, più fresca, e più vermiglia;
voce, che amor, diletto, e maraviglia
infonde e imprime in cor di chi l'ascolta;
riso, che al par gli uomini e i Numi bea;
eburneo sen, vita leggiadra e snella ;
bianca morbida man, tornìte braccia;
breve piè, di cui segue Amor la traccia;
e di spoglie sì belle alma più bella
mostrato ha il Cielo in voi quant'ei potea.

sabato 7 luglio 2012

L'oleandro parte I di Gabriele D'Annunzio

Sir Lawrence Alma Tadema*An oleander
I
Erigone, Aretusa, Berenice,
quale di voi accompagnò la notte
d'estate con più dolce melodìa
tra gli oleandri lungo il bianco mare?
Sedean con noi le donne presso il mare
e avea ciascuna la sua melodìa
entro il suo cuore per l'amica notte;
e ciascuna di lor parea contenta.
E sedevamo su la riva, esciti
dalle chiare acque, con beato il sangue
del fresco sale; e gli oleandri ambigui
intrecciavan le rose al regio alloro
su 'l nostro capo; e il giorno di sì grandi
beni ci avea ricolmi che noi paghi
sorridevamo di riconoscenza
indicibile al suo divin morire.
"Il Giorno" disse pianamente Erigone
verso la luce "non potrà morire.
Mai la sua faccia parve tanto pura,
non ebbe mai tanta soavità".
Era la sua parola come il vento
d'estate quando ci disseta a sorsi
e nella pausa noi pensiamo i fonti
dei remoti giardini ov'egli errò.
L'udii come s'io fossi ancor sommerso
e la sua voce avesse umido velo.
Ma reclinai la gota, e d'improvviso
tiepida come sangue dalla conca
dell'udito sgorgò l'acqua marina.
Pur, profondando nella sabbia i nudi
piedi, io sentia partirsi lentamente
il buon calor del tramontato sole.
E chi recise all'oleandro un ramo?
Io non mi volsi, ma l'amarulenta
fragranza della linfa della fresca
piaga mi giunse alle narici, vinse
l'odor muschiato dei vermigli fiori.
"O Glauco" disse Berenice "ho sete".
Ed Aretusa disse: "O Derbe, quando
fiorì di rose il lauro trionfale?"
Ella ben sapea quando, ma non Derbe
inesperto in foggiar lucidi miti.
Ed il cuore profondo mi tremò,
tremò della divina poesia.
Ond'io pregava: "O desiderii miei,
stirpe vorace e vigile, dormite!
E voi lasciate che nel vostro sonno
io mi cinga del lauro trionfale!..."
Tutto allora fu grande, anche il mio cuore.
Oh poesia, divina libertà!
Ergevasi con mille cime l'Alpe
grande, quasi con volo di mille aquile,
per il salir d'impetuosa forza
dalle sue dure viscere di marmo
onde l'uom che non volle umana prole
trasse i suoi muti figli imperituri.
E le curve propaggini dell'Alpe
si protendeano ad abbracciare il mare;
ed il mare splendeva di candore
meraviglioso nel lunato golfo
con la bellezza delle donne nostre.
E quella luce un rinascente mito
fece di voi sull'irraggiato mondo,
Erigone, Aretusa, Berenice!
Così ci parve riudire il canto
delle Sirene, dalla nave concava
di prora azzurra, fornita di ponti,
veloce, in un doloroso ritorno
spinta dal vento al frangente del mare,
nè ci difese Odisseo dal periglio
con la sua cera; ma il cuore, non più
libero, novellamente anelava.
Alcyone 1903

venerdì 6 luglio 2012

Una notte di pioggia d'estate di Leigh Hunt


Auguste Alexandre Hirsch*Night
Ti prego, apri la finestra,
Sul viso e nei capelli senti l'aria com'è fresca,
Invade la stanza, riempie la notte ch'è giunta infine,
Con questo alito di pioggia possente e fine.
Senti! Il ritornello rapido e sommesso,
E come il tiglio profumato è sottomesso!
La tempesta dell'Amore è lontana, qui s'è formato
Un angolo di pace per un sonno pacato.
Stanotte non brucerà una sola fiammella
Di sordida luce in questa stanza bella;
Non voglio avere niente, nemmeno una persiana,
Tra me e l'aria e questa pioggia buona e sana;
La sua secca lunga canzone mi ninnerà,
E l'oscurità che viene da Dio sui miei occhi calerà,
E dormirò tra la benedizione universale,
Nell'incavo sereno di un sonno naturale.
***************
A NIGHT-RAIN IN SUMMER
Open the window, and let the air Freshly blow upon face and hair, And fill the room, as it fills the night, With the breath of the rain's sweet might. Hark! the burthen, swift and prone! And how the odorous limes are blown! Stormy Love’s abroad, and keeps Hopeful coil for gentle sleeps. Not a blink shall burn to-night In my chamber, of sordid light; Nought will I have, not a window-pane, ‘Twixt me and the air and the great good rain, Which ever shall sing me sharp lullabies; And God's own darkness shall close mine eyes; And I will sleep, with all things blest, In the pure earth-shadow of natural rest.
♥♥♥♥♥♥♥♥♥

giovedì 5 luglio 2012

Itaca di Konstandinos Kavafis

Henri-Lucien Doucet*Ulisse e Telemaco riuniti*1880

Quando partirai, diretto a Itaca,
che il tuo viaggio sia lungo
ricco di avventure e di conoscenza.
Non temere i Lestrigoni e i Ciclopi
né il furioso Poseidone;
durante il cammino non li incontrerai
se il pensiero sarà elevato, se l’emozione
non abbandonerà mai il tuo corpo e il tuo spirito.
I Lestrigoni e i Ciclopi e il furioso Poseidone
Non saranno sul tuo cammino
Se li porterai con te nell’anima,
se la tua anima non li porrà davanti ai tuoi passi.
Spero che la tua strada sia lunga.
Che siano molte le mattine d’estate,
che il piacere di vedere i primi porri
ti arrechi una gioia mai provata.
Cerca di visitare gli empori della Francia
E raccogli ciò che v’è di meglio.
Vai alle città dell’Egitto,
apprendi da un popolo che ha tanto da insegnare.
Non perdere di vista Itaca,
poiché giungervi è il tuo destino.
Ma non affrettare i tuoi passi;
è meglio che il viaggio duri molti anni
e la tua nave getti l’ancora sull’isola
quando ti sarai arricchito
di ciò che hai conosciuto nel cammino.
Non aspettarti che Itaca ti dia altre ricchezze.
Itaca ti ha già dato un bel viaggio;
senza Itaca tu non saresti mai partito.
Essa ti ha già dato tutto, e null’altro può darti.
Se, infine, troverai che Itaca è povera,
non pensare che ti abbia ingannato.
Perché sei divenuto saggio, hai vissuto una vita intensa,
e questo è il significato di Itaca.

1911

mercoledì 4 luglio 2012

Di fronte all'Africa di Hermann Hesse

William Merritt Chase*Terrace at The Mall*1890
Aver casa è un bene
dolce il sonno sotto il proprio tetto
figli, giardino e cane.
Ma certo appena ti sei riposato dall'ultimo viaggio
la lontananza t'insegue con nuove lusinghe.
Meglio è patire di nostalgia di casa
e sotto le alte stelle, solo,
riposare con la propria melanconia.
Avere e riposare può soltanto,
chi ha il cuore tranquillo,
mentre il viandante sopporta fatiche e difficoltà
con sempre delusa speranza.
In vero più lieve è il tormento di andare,
più lieve che trovar pace nelle valli di casa,
dove tra le gioie e le solite cure
solo il saggio sa costruire la propria felicità.
Per me è meglio cercare e mai trovare
che legarmi, caldo e stretto a quanto mi è accanto,
perché anche nel bene, su questa terra
Sono solo ospite, mai cittadino.
*********
Gegenüber von Afrika
Heimat haben ist gut,
Süß der Schlummer unter eigenem Dach,
Kinder, Garten und Hund. Aber ach,

Kaum hast du vom letzten, Wandern geruht,
Geht dir die Ferne mit neuer Verlockung nach.
Besser ist Heimweh leiden
Und unter den hohen Sternen allein
Mit seiner Sehnsucht sein.

Haben und rasten kann nur der,
Dessen Herz gelassen schlägt,
Während der Wandrer Mühsal und Reisebeschwer
In immer getäuschter Hoffnung trägt.

Leichter wahrlich ist alle Wanderqual,
Leichter als Friedefinden im Heimattal,
Wo in heimischer Freuden und Sorgen Kreis
Nur der Weise sein Glück zu bauen weiß.

Mir ist besser, zu suchen und nie zu finden,
Statt mich eng und warm an das Nahe zu binden,
Denn auch im Glücke kann ich auf Erden
Doch nur ein Gast und niemals ein Bürger werden

martedì 3 luglio 2012

Madamina il catalogo è questo di Lorenzo Da Ponte

Sir Joshua Reynolds
Leporello:
Eh consolatevi;
Non siete voi, non foste, e non sarete
Nè la prima, nè l'ultima; guardate!
Questo non picciol libro è tutto pieno
Dei nomi di sue belle;
Ogni villa, ogni borgo, ogni paese
E' testimon di sue donnesche imprese.
Madamina, il catalogo è questo
Delle belle che amò il padron mio,
Un catalogo egli è che ho fatt'io;
Osservate, leggete con me.
In Italia seicento e quaranta;
In Almagna duecento e trent'una,
Cento in Francia, in Turchia novant'una,
Ma in Ispagna son già mille e tre.
V’han fra queste contadine,
Cameriere e cittadine,
V'han contesse, baronesse,
Marchesane, principesse.
E v'han donne d'ogni grado,
D'ogni forma, d'ogni età.
Nella bionda egli ha l'usanza
Di lodar la gentilezza,
Nella bruna la costanza,
Nella bianca la dolcezza.
Vuol d'inverno la grassotta,
Vuol d'estate la magrotta;
È la grande maestosa,
La piccina è ognor vezzosa.
Delle vecchie fa conquista
Pel piacer di porle in lista;
Sua passion predominante
È la giovin principiante.
Non si picca se sia ricca,
Se sia brutta, se sia bella;
Purché porti la gonnella,
Voi sapete quel che fa.
(Wolfgang Amadeus Mozart*Don Giovanni*
  Atto I-Scena V)

lunedì 2 luglio 2012

Di luglio di Folgore da San Gimignano

Anne-Louis Girodet de Roussy-Trioson*L'Etè
Di luglio in Siena, su la saliciata,
con piene le'nghistare di trebbiani;
ne le cantine li ghiacci vaiani,
e man e sera mangiar in brigata
di quella gelatina ismisurata,
istarne roste, gioveni fagiani,
lessi capponi, capretti sovrani
e, cui piacesse, la manza e l’agliata.
Ed ivi trar buon tempo e buona vita,
e non andar di fuor per questo caldo;
vestir zendadi di bella partita;
e, quando godi, star pur fermo e saldo,
e sempre aver la tavola fornita:
e non voler la moglie per gastaldo.

domenica 1 luglio 2012

Può essermi celato il pieno giorno di Mario Luzi

Maxfield Parrish*Ecstasy
Può essermi celato il pieno giorno,
può negarmelo un sipario
di materia e d’ombra,
però flagra, matura,
canta
pur nel silenzio degli uccelli
di là da quel diaframma.
Eccola s’infiamma la raggiera
dai minimi spiragli,
s’incendia di straforo
nel nero della stanza
il semicerchio d’oro, clandestina
corona alla vittoria del mattino.
È estate.

(Sotto specie umana)