Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.
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mercoledì 2 luglio 2014

In treno lungo l'Adriatico di Corrado Govoni

George William Joy
Era il tempo che lungo il litorale
in mucchi regolari di covoni
si raccoglieva il sale.
Il mare era una striscia giallosporca.
Tu, raccolta in un canto del sedile,
muta, covavi nella tua tristezza
l'allegria affamata dei bambini,
mentre il treno fuggiva nella pioggia
coi mangiatori d'uva ai finestrini.

venerdì 4 aprile 2014

La strada è tutta erbosa di Corrado Govoni

Eugen Von Blaas*1911
La strada è tutta erbosa
come una strada di campagna;
vicino, un'acqua stagna
con una barchetta corrosa.

Vi passano dei pescatori
la sera e la mattina,
qualche scalza bambina
con dei mazzi di agresti fiori.

Vi passa qualche mendicante
con la sporta e il bastone,
anche de le corone
per qualche povero sloggiante.

Ora, nessuno. Una ghironda
suona un'aria sfiatata.
A una odorosa ventata
trema de l'erba in una gronda.

martedì 4 marzo 2014

La trombettina di Corrado Govoni

Jean Gabriel Domergue*1918
Ecco che cosa resta
di tutta la magia della fiera
quella trombettina
di latta azzurra e verde,
che suona una bambina
camminando, scalza, per i campi.
Ma, in quella nota sforzata,
ci son dentro i pagliacci bianchi e rossi,
c'è la banda d'oro rumoroso,
la giostra coi cavalli, l'organo, i lumini.
Come, nello sgocciolare della gronda,
c'è tutto lo spavento della bufera,
la bellezza dei lampi e dell'arcobaleno;
nell'umido cerino d'una lucciola
che si sfa su una foglia di brughiera
tutta la meraviglia della primavera.
...e buon Mardi Gras

sabato 2 novembre 2013

Ne la notte dei morti di Corrado Govoni

August Toulmouche*The last love
E' la notte dei morti.
Io veglio con le mie memorie
mentre la pioggia batte gli orti
che il vento stanca con le sue storie.

La camera è una comemorazione.
Nel soffitto le rose diuturne
si riuniscono in funebri corone.
I vasi assumono la forma d'urne.

Ogni doppiero è una croce.
Le tavole son lapidi senza scritture,
e gli armadi di noce
sembrano de le sepolture.

Ronza un moscone intorno al fiore
del lampadario.
E la pendola sfoglia il bouquet de l'ore
come da un reliquiario.

lunedì 21 ottobre 2013

Annunci d'autunno di Corrado Govoni

Thomas Alexander Graham*Alone London
E' strano come il mondo si trasforma
senza parere, con l'autunno lento.
Il vento è pigro e porta solo suoni
da due passi, isolati: di una donna
che maltratta la secchia andando al pozzo,
di brevi giuochi urlati di bambini,
di raffiche di passere e di foglie
che battono le case dei sobborghi
e del cane da punta che la nebbia
fiuta come uno stormo sconosciuto.
Anche il sole è slenato, e, col sereno
la luna è piena d'ombre anche più forti.
Le mele non son più quei dolci frutti
cercati come uccelli tra le fronde:
come incantate guardano negli orti
con gote di bambole bionde.
E benché vaghi il triste odor di morti
che hanno i fiori...e là fuori l'ombra umana
in pena intorno al piede del fanale,
giunge il tempo ch'è caro
a cena il lume come un commensale.

mercoledì 17 luglio 2013

Passaggio di colombe di Corrado Govoni

Georges Braque
Portando in viaggio l'anima degli alberi,
passano nella notte con un rombo uguale:
così la terra sente il mormorare
delle sepolte conchiglie.
Dai caldi nidi sulle vecchie torri
dove Anna sta sempre scrutando la polvere
che l'estate solleva dalle strade
spiccano il volo rompendo la luce.
(Nel sangue dei dormienti
entrano con quel soffio
come un bacio furtivo sopra il collo).
Attraversano il fumo dei camini
rubando per i piedi di corallo
le libere scintille
che hanno riempito gli  occhi dei bambini
d'un pizzicor di sonno.
Toccarono le ventarole d'angeli
delle antiche tarlate cattedrali
mangiate lentamente
dal male colorato dei rosoni....
Riposarono a lungo
sui tralci carichi di porcospini
come di mele nere tutte spini....
(Passano nella trama della luna
come fiori di suono e calde spume
evanescenti....
Entrano con la febbre delle bianche piume
nei peccati degli uomini dormienti).

mercoledì 9 novembre 2011

Autunno di Corrado Govoni

Toudouze*Chanson d'automne*1895

O triste vento!
Volteggiano come volani
i frutti alati delle samare.
Tra gli alberi il frumento
si stende lontano lontano
come una verde nevicata d'astri.
Le oche in triangolo vanno
in numero pari
verso le paludi.
Addio belle nubi kleksografiche!
Addio bei tramonti di cinabro!
Scricchiolano sotto i piedi
i piccoli obici delle ghiande
(pensate al figliuol prodigo!)
Un triste ritornello fischia sul labro.
Addio belle notti cittografiche!
E il sonno che non viene più...
Oh ma quando ci sarai tu
e metterai nelle lenzuola
dei mazzetti odorosi di lavanda!
(Poesie elettriche*1911)

venerdì 21 ottobre 2011

Acquatinta autunnale di Corrado Govoni

Elizabeth Sonrel*Autunno
In un collegio lungo un corridoio
dei vetri si figurano di guance.
L'Ottobre con le logore bilance
viene per l'orto come un spogliatoio
La pioggia l'autunnale accappatoio
stende sopra le fioriture rance:
inutilmente vegliano le lance
del cancello con le cifre in scorsoio.
Fermandovisi a l'alba dirimpetto,
si sente zoppicare un vecchio canto
accompagnato con un qualche tasto:
poi regoli si scorge sopra un tetto
dai tegoli colore d'amaranto
un fantoccio di stoppa tutto guasto.
(Armonia in grigio et in silenzio/La filotea delle campane)

giovedì 6 ottobre 2011

Ritratto di paese di Corrado Govoni

Karl Briullov
Nel mattino d’autunno
tutto fresco del nichel delle biciclette
che fruscio di gonne e di sottane
tra le povere foglie che tramontano
dai pioppi dolcemente svolazzando,
oro d’addio!
Nell’aia aperta sulla strada
il pigiatore è già alla danza tonda
allegro marinaio della vendemmia.
Alle ragazze che all’odor di mosto
frenano con un piede nella polvere
egli grida: “Ehi, la bruna! Ehi, quella bionda!”
e brandendo un già calpestato grappolo
fa un invito al lor seno nascosto.
Crepacuore del vecchio
che ora impreca al destino
perchè son troppo dolci quelle ragazzette
che ti fanno il mattino
così fresco del nichel
delle loro fruscianti biciclette.
 "Pellegrino d'amore", 1941

martedì 9 agosto 2011

Siepe di Corrado Govoni

Jean Gabriel Domergue*Summer*1923

All'odore crudele
che viene dalle spine della siepe
il tuo sangue amareggia l'amore,
e ti diventan gli occhi
una luce cattiva pigiata.
Sulla tua statua che cammina
aprendo una nuova strada nel vento
invano battono le mie parole
come gocce di rugiada da me scossa.
Prego l'erba dell'argine ti venga incontro
come la lampada avvelenata del gigaro
per far soffrire la tua bocca rossa.
(Pellegrino d'amore)

domenica 31 luglio 2011

Domenica*Lo scricciolo*La pioggia di Corrado Govoni

Francisco Pons Arnau
Brevemente eccitate dal crepuscolo
abbandonan le coppie l'erba amica
stupite e un po' confuse
di quello che la luna e i treni fanno
tutta la notte alla stanca città.
°*°*°*°*°*
Su e giù, va e viene sempre inquieto,
fruga e becca fra gli spini:
qua un seme, là una goccia ed una foglia
senza che di mangiare abbia gran voglia,
senza saper se voli o se cammini.
Somiglia alle ragazze più vivaci:
le tieni ferme solo con i baci.
*°*°*°*°*°*
La pioggia è il tuo vestito.
Il fango è le tue scarpe.
La tua pezzuola è il vento.
Ma il sole è il tuo sorriso e la tua bocca
e la notte dei fieni i tuoi capelli.
Ma il tuo sorriso e la tua calda pelle
è il fuoco della terra e delle stelle.
(Pellegrino d'amore*1941)

mercoledì 29 giugno 2011

Il mare di San Remo e i rosolacci di Corrado Govoni

Max Klinger/1882
Un riverbero pazzo di cento fornaci
nel velluto dell'erba, una messe diabolica di rubini e di braci.
Sotto, il mare che sogna: un'allucinante distesa di stelle cadute,
di liquide perle malate, di pallide rose svenute.
Nello smeraldo dell'erba, come un'oscena reliquia, tutti quei rosolacci
urlano e sanguinano come risate e schiaffi di imbellettati pagliacci.
Mare e rosolacci: una lama di cielo col manico di madreperla della marina
che qui ha compiuta di vergini e d'angeli una mostruosa carneficina.
(Brindisi alla notte)

venerdì 13 maggio 2011

La Fiera di Corrado Govoni

Tom Roberts/Mrs H.G. Potter/1922
Non ricordi la turbinante fiera?
I pagliacci e la giostra coi lumini?
Tutto fu bello, musica e lustrini,
solo al ritorno nella buia sera.
Tu pedalavi vaporosa in avanti,
ed io a volo dietro il tuo cappello,
come in un delizioso carosello
mosso da Dio sol per noi amanti.
Sull’erba della darsena intrecciammo
le nostre impolverate biciclette
come in gelosa lotta due caprette.
Sul loro esempio, muti, ci avvinghiammo.
E quando entrammo a piedi dalla porta
tra gli sguardi dei pochi curiosi
composti e seri come vecchi sposi,
la città non mi parve più così morta.
I baci nella sera freddolina
riscaldato mi avevano d’amore,
dandomi dei sussulti dolci al cuore
come quei colpi, là, di carabina.
Ed io ti vedevo in un barbaglio,
per effetto dei tuoi baci brucianti,
sotto le stelle, strane e doloranti,
come le bianche pipe del bersaglio.

martedì 3 maggio 2011

Dove stanno bene i fiori di Corrado Govoni

Frederick Childe Hassam/1891
I ciclami, nei chiostri di marmo.
Le ortensie, nelle rosse Certose.
Le margherite, nei prati.
Le viole, tra le foglie secche lungo i fossi.
La malva, nelle pentole dei poveri, alle finestre.
Gli oleandri, nei vestiboli dei ricchi.
Le rose, dentro gli orti di campagna.
I tuberosi, nei giardini dei collegi.
Le aquilegie, nei cortili dei castelli antichi.
Le ninfèe, come bianche lavandaie, sotto i ponti.
Gli edelvai, vicino ai nidi delle aquile.
I convolvoli, nelle siepi delle strade.
I glicini, sui ruderi.
L’edera, come una decorazione verde
intorno agli alberi veterani.
I gigli, sugli altari e in processione.
Le orchidee, simili ad aborti, nei bicchieri.
Le azalèe, nelle chiese protestanti.
Le camelie, nei vasi di maiolica sulle scale.
I narcisi, davanti agli specchi.
I garofani rossi, nella bocca delle amanti.
I crisantemi, sulle tombe e nelle tavole.
I pensè, come maschere curiose alle finestre.
I papaveri, nel frumento.
I begliuomini dai fiori ascellari
simili ad arlecchini, negli orti delle zitelle.
Le violacciocche, lungo i viali delle passeggiate.
I semprevivi, nelle camere dei malati e davanti ai santi.
I gelsomini, alle finestre degli ospedali.
I funghi, nei boschi umidi
nelle travi marcite
e nell’anima mia.

giovedì 30 dicembre 2010

Sommario di Corrado Govoni

Maxfield Parrish/1910
L'annata lava con la pioggia il suo cadavere.
Il tempo ha un abito da povero
L'anima mia è un orto senza chiave.
I miei pensieri sono come gigli in un ricovero.
De l'edifizio verde
de la speranza più non resta una pietra.
Lo scudo contro i colpi spietati del male perde
la tempera. La via dell'avvenire è tetra.
Oh come è triste questo sommario!
Ed è forse ancora lontano
l'invocato calvario.
E tutto sembra vano, e tutto è vano...
Il vento a le porte
urta insistentemente;
ed il mio cuore si sente
pieno di foglie morte.
(Armonia in grigio et in silenzio)

lunedì 15 novembre 2010

Autunno di Corrado Govoni

Fechin
Sono tutto sfibrato
dalla dura fatica solitaria
di estrar la luce calda di una donna
che non scorresse via piangendo
agghiacciandomi piedi mani e cuore
da tutto questo fango acquoso intorno
fervente sfortunato inetto
mentre un seno rideva perfetto
e dalla bruna fragola del capezzolo
toglievo l'ultimo sbrocco
l'altro restava brutto e cieco
come una piccola noce di cocco
gloriosamente nuda era una gamba
ma l'altra era ammorsata
in un'atroce gonna
di stracci da lanterne ferroviarie
gli occhi erano due pure acquemarine
ma la lepre barbaramente uccisa
da me col calcio del fucile
si vendicava sopra la sua bocca
tetragona all'orrore dei miei baci
a farmi buio deluso nel sangue
dai vetri d'inverno filato
col mio volto di pesce asciugato
annunciata dai galli
di nausea dei fanali
ti aspetto come un'alba sporca o nebbia.
(Pellegrino d'amore)

sabato 6 giugno 2009

Morte del partigiano di Corrado Govoni

Chasseriau
Dorme nei suoi capelli, vegetali
fili che il sole e il vento scioglieranno
vivi all'alba: una buia sventagliata
di mitra lo sferzò tra capo e collo
come brusca manata di un amico:
così cadde supino, per voltarsi
a riconoscerlo e scambiare il colpo.
Non sentì allontanarsi per la riva
i passi dei fucilatori, dopo
che gli diedero un calcio per saluto
gridandogli «Carogna!», e dentro il fiume
scaricarono l'arma e un po' più avanti
graffiarono rabbiosamente il ponte
di bombe a mano: troppo poco a fare,
anche se così complice od assente,
che la notte straripi di terrore
per un sol sparo secco. Dorme, dorme
lungo disteso, stretto il gonfio collo
nella sciarpa di sangue larga e morbida
sempre giù gelida; e il lungo cappotto
indurito di brina è il suo sepolcro.
E la sua patria è l'erba.

giovedì 24 maggio 2007

Bellezze di Corrado Govoni

Greiffenhagen*An idyll
Il campo di frumento è così bello
solo perché ci sono dentro i fiori di papavero e di veccia;
ed il tuo volto pallido perché
è tirato un poco indietro dal peso della lunga treccia.