Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

sabato 31 maggio 2014

Maggio di Giorgio Caproni

J. Baylor Roberts*1937
Al bel tempo di maggio le serate
si fanno lunghe; e all’odore del fieno
che la strada, dal fondo, scalda in pieno
lume di luna, le allegre cantate
dall’osterie lontane, e le risate
dei giovani in amore, ad un sereno
spazio aprono porte e petto. Ameno
mese di maggio! E come alle folate
calde dall’erba risollevi i prati
ilari di chiarore, alle briose
tue arie, sopra i volti illuminati
a nuovo, una speranza di grandiose
notti più umane scalda i delicati
occhi, ed il sangue, alle giovani spose.

venerdì 30 maggio 2014

Scherzo di Vincenzo Cardarelli

Maximilian Lenz*1899
Il bosco di primavera
ha un'anima, una voce.
È il canto del cuccù,
pieno d'aria,
 che pare soffiato in un flauto.
Dietro il richiamo lieve,
più che l'eco ingannevole,
noi ce ne andiamo illusi.
Il castagno è verde tenero.
Sono stillanti persino
le antiche ginestre.

Attorno ai tronchi ombrosi,
fra giochi di sole,
danzano le amadriadi.

giovedì 29 maggio 2014

Il fiore di Aleksandr Sergeevič Puškin

Ivan Nikolaevič Kramskoj
Un fiore secco, un fiore senza profumo
Dimenticato in un libro io vedo;
Ed ecco che già di uno strano sogno
Si è colmata l'anima mia:

Dove è fiorito? Quando? In quale primavera?
E a lungo è fiorito? E chi l'ha colto,
Una mano nota o forse estranea?
E chi l'ha posto in questo libro?

Forse in ricordo di un tenero incontro,
O di un fatale abbandono,
Oppure di una passeggiata solitaria
Nel silenzio dei campi, nell'ombra dei boschi?

E lui è vivo, ed è viva lei?
E ora dov'è il loro angolino?
O forse sono già appassiti,
Come questo fiore sconosciuto?

mercoledì 28 maggio 2014

Monna Rosa di Paul Verlaine

Dante Gabriel Rossetti*Monna Rosa
Sola nel boudoir,
i bandò d'oro liquido,
vestita d'oro fluido,
dal bianco sfondo affiora
nella sera affrescata
d'oro verde e nero.

Un vaso blu giapponeggia
deliziosamente,
da cui sprizza animata
nella rara atmosfera
di cui la raffinata
anima si drappeggia,

un'onda melodiosa
- obbediente ad un giusto
ritmo arcano - di rose,
danza d'un coro augusto:
fascio melodioso
dai pensieri radiosi!

Bella come loro,
le rose, non trasceglie
per gli eletti capelli
più d'uno di quei fiori
come lei belli, e rapide
forbici, come uccelli,

lo tagliano, o meglio,
colgono con la cura
di lasciarvi sospesa
la grazia d'una foglia
verde come la sera
del boudoir, nera e oro...

Mentre persiste a lato
lo splendore azzurrato
del piumaggio del triste
orgoglio d'un pavone,
un tempo vincitore
nei giardini del cuore.

***

Elle est sole au boudoir
En bandeaux d'or liquide,
En robe d'or fluide
Sur fond blanc dans le soir
Teinté d'or vert et noir.
Un pot bleu japonise
Délicieusement
D’où s'elance gaiement
Dans l'atmosphère exquise
Où l'ame s'adonise.
Un flot mélodieux
- Selon le rhythme juste –
De roses, chœur auguste;
Bouquet mélodieux
Au conseil radieux!
Elle, belle comme elles,
Les roses, n'élit plus
Dans ses cheveux élus
Qu'une de ces fleurs belles
Comme elle, et de ciseaux
Prestes, tels des oiseaux,
La coupe ou, mieux, la cueille
Avec le soin charmant
D'y laisser joliment
La grâce d'une feuille
Verte comme le soir
Noir et or du boudoir…
Ce pendant que persiste
La splendeur, à côte,
Du plumage bleuté
De l'orgueil, qui s'attriste,
D'un paon jadis vainqueur
Aux jardins de ce coeur.

martedì 27 maggio 2014

Quando ti bacio di Erich Fried

Cesare Tallone
Quando ti bacio
Non è solo la tua bocca
Non è solo il tuo ombelico
Non è solo il tuo grembo
Che bacio
Io bacio anche le tue domande
E i tuoi desideri
Bacio il tuo riflettere
I tuoi dubbi
E il tuo coraggio
Il tuo amore per me
E la tua libertà da me
Il tuo piede che è giunto qui
E che di nuovo se ne va
Io bacio te
Così come sei
E come sarai
Domani e oltre
E quando il mio tempo sarà trascorso.

lunedì 26 maggio 2014

L'innamorata di Rainer Maria Rilke

Domenico Gatti*Purità*1915/16
Questa è la mia finestra. È stato dolce
or ora il mio risveglio.
Credevo quasi di poter volare.
Fin dove giunge la mia vita
e ove ha inizio la notte?

Potrei pensare che ogni cosa
sia ancora me all'intorno,
diafana come il fondo d'un cristallo,
offuscata, muta.

Potrei persino contenere
in me le stelle; tanto grande
sembra il mio cuore, e come
vorrebbe restituire libertà

a colui che forse incominciai
ad amare, forse a tenere stretto.
Estraneo, come pagina non scritta
il mio destino mi guarda.

Perché, come fui posta
in questa infinità
come un prato odorosa,
senza tregua agitata,

chiamando e a un tempo temendo
che qualcuno oda il grido,
e destinata
a perdermi in un altro.
***
Die Liebende

Das ist mein Fenster. Eben
bin ich so sanft erwacht.
Ich dachte, ich würde schweben.
Bis wohin reicht mein Leben,
und wo beginnt die Nacht?
Ich könnte meinen, alles
wäre noch Ich ringsum;
durchsichtig wie eines Kristalles
Tiefe, verdunkelt, stumm.
Ich könnte auch noch die Sterne
fassen in mir; so groß
scheint mir mein Herz; so gerne
ließ es ihn wieder los
den ich vielleicht zu lieben,
vielleicht zu halten begann.
Fremd, wie niebeschrieben
sieht mich mein Schicksal an.
Was bin ich unter diese
Unendlichkeit gelegt,
duftend wie eine Wiese,
hin und her bewegt,
rufend zugleich und bange,
daß einer den Ruf vernimmt,
und zum Untergange
in einem Andern bestimmt.

domenica 25 maggio 2014

Senza amore di Blaga Dimitrova

Sir William Russell Flint
Da questo momento vivrò senza amore.
Libera dal telefono e dal caso.
Non soffrirò. Non avrò dolore né desiderio.
Sarò vento imbrigliato, ruscello di ghiaccio.

Non pallida per la notte insonne -
ma non più ardente il mio volto.
Non immersa in abissi di dolore -
ma non più verso il cielo in volo.
Non più cattiverie - ma nemmeno
gesti di apertura infinita.
Non più tenebre negli occhi, ma lontano
per me non s'aprirà l' orizzonte intero.

Non aspetterò più, sfinita, la sera -
ma l'alba non sorgerà per me.
Non mi inchioderà, gelida, una parola -
ma il fuoco lento non mi arderà.
Non piangerò sulla crudele spalla -
ma non riderò più a cuore aperto.
Non morrò solo per uno sguardo -
ma non vivrò realmente mai più.
***
1958

sabato 24 maggio 2014

Tieni chi ami vicino a te-Si può essere innamorati-C'era una stella sola-Sempre c'è un domani di Gabriel García Márquez

Wladyslaw Theodore Benda
Tieni chi ami vicino a te,

Tieni chi ami vicino a te,
digli quanto bisogno hai di loro,
amali e trattali bene,
trova il tempo per dirgli
mi spiace,
perdonami,
per favore,
grazie
e tutte le parole d’amore che conosci.

Si può essere innamorati

Si può essere innamorati
di diverse persone per volta,
e di tutte con lo stesso dolore,
senza tradirne nessuna,
il cuore ha più stanze di un casino.

C’era una stella sola

C’era una stella sola e limpida nel cielo colore di rose,
un battello lanciò un addio sconsolato,
e sentii in gola il nodo gordiano
di tutti gli amori che avrebbero potuto essere
e non erano stati.

Sempre c’è un domani

Sempre c’è un domani
e la vita ci dà un’altra possibilità per fare le cose bene,
ma se mi sbagliassi
e oggi fosse tutto ciò che ci rimane,
mi piacerebbe dirti quanto ti amo,
che mai ti dimenticherò.

venerdì 23 maggio 2014

Tu la notte io il giorno di Antonia Pozzi

James Jebusa Shanno*The Sevres vase
Tu la notte io il giorno
così distanti e immutevoli
nel tempo
così vicini come due alberi
posti uno di fronte all`altro
a creare lo stesso giardino
ma senza possibilità di
toccarsi
se non con i pensieri
Tu la notte io il giorno
tu con le tue stelle e la luna
silenziosa
io con le mie nuvole ed il
sole abbagliante
tu che conosci la brezza
della sera
ed io che rincorro il vento
caldo
fino a quando giunge il
tramonto
I rami divengono mani
tiepide
che si intrecciano
appassionate
le foglie sono sospiri
nascosti
le stelle diventano occhi di
brace
e le nuvole un lenzuolo che
scopre la nudità
La luna e il sole sono due
amanti rapidi e fugaci
e non siamo più io e te
siamo noi fusi insieme
nella completezza della luce
fioca
ondeggiante come la marea
in eterna corsa...
So cosa significa amore
quando il giorno muore

giovedì 22 maggio 2014

In te la terra di Pablo Neruda

John William Waterhouse
Piccola
rosa,
rosa piccina,
a volte,
minuta e nuda,
sembra
che tu mi stia in una
mano,
che possa rinchiuderti in essa
e portarti alla bocca,
ma
d'improvviso
i miei piedi toccano i tuoi piedi e la mia bocca le tue labbra,
sei cresciuta,
le tue spalle salgono come due colline,
i tuoi seni si muovono sul mio petto,
il mio braccio riesce appena a circondare la sottile
linea di luna nuova che ha la tua cintura:
nell'amore come acqua di mare ti sei scatenata:
misuro appena gli occhi più ampi del cielo
e mi chino sulla tua bocca per baciare la terra.
***
En ti la tierra

Pequeña rosa, rosa pequeña,
a veces,
diminuta y desnuda,
parece que en una mano mía cabes,
que así voy a cercarte y a llevarte a mi boca,
pero de pronto
mis pies tocan tus pies y mi boca tus labios,
has crecido
suben tus hombros como dos colinas,
tus pechos se pasean por mi pecho,
mi brazo alcanza apenas a rodear la delgada
línea de luna nueva que tiene tu cintura:
en el amor como agua de mar te has desatado:
mido apenas los ojos más extensos del cielo
y me inclino a tu boca para besar la tierra.

mercoledì 21 maggio 2014

La sposa di Edith Södergran

Anders Zorn
Il mio cerchio è stretto e l'anello dei miei pensieri
intorno al dito.
C'è qualcosa di caldo, in fondo a quanto è sconosciuto intorno a me,
come il profumo leggero, nel calice della ninfea.
Migliaia di mele pendono nel giardino di mio padre,
rotonde e compiute in se stesse-
così, anche la mia vita indecisa è diventata
forma, rotonda, gonfia e liscia- e semplice.
Stretto è il mio cerchio e l'anello dei miei pensieri
intorno al dito.

martedì 20 maggio 2014

Io non so più, io non voglio più di Marceline Desbordes Valmore

William Herbert Allen
Io non so più da dove sia nata la mia collera;
ha parlato... e le sue colpe sono scomparse.
I suoi occhi imploravano, la sua bocca voleva piacere:

dove sei fuggita, mia timida collera?
Non lo so più.

Non voglio più guardare ciò che amo.
Non appena sorride, tutti i miei pianti svaniscono.
Invano, per forza o per dolcezza suprema,
l’amore e lui vogliono ancora che io ami;
io non voglio più.

Non so più evitarlo nella sua assenza;
tutti i miei giuramenti sono ormai superflui.
Senza tradirmi, ho sfidato la sua presenza;
ma senza morire sopportare la sua assenza
io non so più.
                        *
Je ne sais plus, je ne veux plus

Je ne sais plus d’où naissait ma colère;
Il a parlé... Ses torts sont disparus.
Ses yeux priaient, sa bouche voulait plaire:
Où fuyais-tu, ma timide colère?
Je ne sais plus.

Je ne veux plus regarder ce que j’aime.
Dès qu’il sourit, tous mes pleurs sont perdus.
En vain, par force ou par douceur suprême,
L’amour et lui veulent encor que j’aime;
Je ne veux plus.

Je ne sais plus le fuir en son absence;
Tous mes serments alors sont superflus.
Sans me trahir, j’ai bravé sa présence;
Mais sans mourir supporter son absence,
Je ne sais plus!

lunedì 19 maggio 2014

La serenata di Giuseppe Gioacchino Belli

Joaquin Sorolla*Contadina de Assis*1888
Vièttene a la finestra, o ffaccia bbella,
petto de latte, bbocca inzuccherata,
ch’io te la vojjo fà la serenata,
te la vojjo sonà la tarantella.

Presto, svéjjete e affàccete, Nunziata;
e ppenza ch’er tu’ povero Chiumella
dorme sempre all’arbergo de la stella,
fora de la tu’ porta appuntellata.

Perché mme vòi lassà ttutta la notte
a ssospirà cquaggiú ccom’un zoffietto,
bbianco come la neve e le ricotte?

Tutti l’ommini adesso stanno a lletto:
tutte le fiere stanno in ne le grotte:
io solo ho da restà ssenza riscetto!
********
SONETTI

Chiumella=soprannome
dorme sempre all'arbergo de la stella=a cielo aperto
appuntellata=serrata (puntellata)
riscetto=ricovero, rifugio

domenica 18 maggio 2014

Fiori segreti di Katherine Mansfield

Luca Postiglione*Primavera
È per me luce l’amore? Una luce tranquilla,
una lampada nel cui pallido cerchio io possa sognare
su vecchi libri d’amore? O è il suo splendore
un lume che vien verso me da lontano,
giù da una buia montagna? È il mio amore una stella?
Ahimè, così alta e remota, così freddamente lucente!

Il fuoco danza. È il mio amore una fiamma
che rossa e ardita passi attraverso il crepuscolo?
No, mi farebbe paura. Io son troppo fredda
per amare con impeto e furia. Una patina d’oro
brilla su questi petali che mollemente s’incurvano,
più veramente mia, più affine al mio desiderio.

S’incurvano i petali. Sono dal sole
dimenticati. Crescono nell’ombra d’un bosco
dove i cupi alberi vanno movendosi in folto
ondeggiamento. Chi li guarderà splendere
quand’io abbia tutto sognato il mio sogno? Ah, caro,
trovali, coglili ad uno ad uno per me.

sabato 17 maggio 2014

Uomo e donna a letto alle 10 pomeridiane di Charles Bukowski

Robert McGinnis
Mi sento come una scatola di sardine, disse lei.
Mi sento come un cerotto, dissi io.
Mi sento come un panino al tonno, disse lei.
Mi sento come un pomodoro a fette, dissi io.
Mi sento come se stesse per piovere, disse lei.
Mi sento come se l'orologio s'è fermato, dissi io.
Mi sento come se la porta fosse aperta, disse lei.
Mi sento come se stesse per entrare un elefante, dissi io.
Mi sento che dovremmo pagare l'affitto, disse lei.
Mi sento che dovresti trovare lavoro, disse lei.

Non me la sento di lavorare, dissi.

Mi sento che di me non te me ne importa, disse lei.
Mi sento che dovremmo far l'amore, dissi io.
Mi sento che l'amore l'abbiamo fatto fìn troppo, disse lei.
Mi sento che dovremmo farlo più spesso, dissi io.
Mi sento che dovresti trovare lavoro, disse lei.
Mi sento che dovresti trovare lavoro, dissi io.
Mi sento una gran voglia di bere, disse lei.
Mi sento come una bottiglia di whisky, dissi io.
Mi sento che finiremo come due ubriaconi, disse lei.
Mi sento che hai ragione, dissi io.
Mi sento di mollare tutto, disse lei.
Mi sento che ho bisogno d'un bagno, dissi io.
Anch'io mi sento che hai bisogno d'un bagno, disse lei.
Mi sento che dovresti lavarmi la schiena, dissi io.
Mi sento che tu non mi ami, disse lei.
Mi sento che ti amo, dissi io.
Mi sento quel coso dentro adesso, disse lei.
Anch'io sento che adesso quel coso è dentro di te, dissi io.
Mi sento che adesso ti amo, disse lei.
Mi sento che ti amo più di te, dissi io.
Mi sento benone, disse lei, ho voglia di urlare.
Mi sento che non la smetterei più, dissi io.
Mi sento che ne saresti capace, disse lei.
Mi sento, dissi io.
Mi sento, disse lei.
***
Man and woman in bed at 10 pm

I feel like a can of sardines she said
I feel like a bandate I said
I feel like a tuna fish sandwich she said
I feel like sliced tomato I said
I feel like it's gonna rain she said
I feel like the clock has stopped I said
I feel like the door's unlocked she said
I feel like an elephant is gonna walk in I said
I fell like we ought to pay the rent she said
I feel like we ought to get a job I said
I feel like you ought to get job she said

I don't feel like working I said

I feel like you don't care for me she said
I feel like we ought to make love I said
I feel like we've been making too much love she said
I feel like we ought to make more love I said
I feel like you ought to get a job she said
I feel you ought to get a job I said

I feel like a drink she said
I feel like a whiff of whisky I said
I feel like we're going to end up on wine she said
I feel like you're right I said
I feel like giving up she said
I feel like I need a bath I said
I feel like I need a bath too she said
I feel like you ought to bathe my back I said
I feel like you don't love me she said
I feel like I do love you I said
I feel that thing in me she said
I feel that thing in you I said
I feel like I love you now she said
I feel like I love you more than you do me I said
I feel wonderful she said I feel like screaming
I feel like going on forever
I feel you can't she said
I feel I said
I feel she said

venerdì 16 maggio 2014

Guadagni e perdite di Julio Cortàzar

Paul Delvaux*The joy of life
Riprendo a mentire con grazia,
mi chino rispettoso allo specchio
che riflette il mio collo e la cravatta.
Credo d’essere questo signore che esce
tutti i giorni alle nove.

Gli dei sono morti uno a uno in lunghe file
di carta e cartone.
Niente mi manca, neppure tu
mi manchi. Sento un buco, però è facile
un tamburo: pelle ai due lati.
A volte torni la sera, quando leggo
cose che tranquillizzano: bollettini,
il dollaro e la sterlina, i dibattiti
delle Nazioni Unite. Mi sembra

che la tua mano mi pettini. Non sento la tua mancanza!
Solo cose minute all’improvviso mi mancano
e vorrei ricercarle: la contentezza
e il sorriso, questo animaletto furtivo
che ormai non vive più fra le mie labbra.
-Da Le ragioni della collera-
***
Ganancias y perdidas

Vuelvo a mentir con gracia,
me inclino respetuoso ante el espejo
que refleja mi cuello y mi corbata.
Creo que soy ese señor que sale
todos los días a las nueve.
Los dioses están muertos uno a uno en largas filas
de papel y cartón.
No extraño nada, ni siquiera a ti
te extraño. Siento un hueco, pero es fácil
un tambor: piel a los dos lados.
A veces vuelves en la tarde, cuando leo
cosas que tranquilizan: boletines,
el dólar y la libra, los debates
de Naciones Unidas. Me parece
que tu mano me peina. ¡No te extraño!
Sólo cosas menudas de repente me faltan
y quisiera buscarlas: el contento,
y la sonrisa, ese animalito furtivo
que ya no vive entre mis labios.

giovedì 15 maggio 2014

Non navighiamo sullo stesso mare di Olav Håkonson Hauge

Christian Krohg
Non navighiamo sullo stesso mare,
eppure così sembra.
Grossi tronchi e ferro in coperta,
sabbia e cemento nella stiva,
io resto nel profondo, io avanzo con lentezza,
a fatica nella tempesta,
urlo nella nebbia.
Tu veleggi in una barca di carta,
e il sogno sospinge l’azzurra vela,
così dolce è il vento, così delicata l’onda.
****
Per i norvegesi in vacanza.....

mercoledì 14 maggio 2014

AtiV di Lucio Dalla

George Tooker
VITA BISLACCA, SCASSATA, OPACA
PERFINO DI MERDA
O VITA GIOCATA, VENDUTA
COMPRATA, INCOMPIUTA
INGORGATA O DESERTA
VITA CADUTA NELL’ACQUA
MANGIATA DAI PESCI
O FINITA PER STRADA
TRA STRISCE DI FRENI
LA NEBBIA E L’ASFALTO
O IN UNA QUALSIASI GUERRA
OH, IO NON LO SO
OH, QUELLO CHE FARÒ
DI UNA VITA CHE SCAVA NEL CUORE COME UN LAMPO NEL VENTO
CHE SI SPORCA DI GIOIA E DOLORE,
MA NON SI FERMA UN MOMENTO,
CHE DURA SOLO IL TEMPO DI UN FUOCO
E QUANDO SI FERMA È SOLO UN FIAMMIFERO SPENTO
OH, VITA, POTESSI TORNARE DA CAPO,
CAMBIARE LE CARTE E BARARE NEL GIOCO
CON LO SCONQUASSO DI UN BACIO TROVATO E RIDATO
NASCONDENDO COSÌ IL TORMENTO CHE SENTO
OH, IO NON LO SO
OH, QUELLO CHE FARÒ PERCHÉ
VORREI UNA VITA PULITA COME
L’ACQUA DI LACRIME DI UN BAMBINO LA SERA
UNA VITA PULITA COME ALL’ULTIMA ORA DELL’ULTIMO GIORNO DI SCUOLA
QUANDO SENTI CHE LASCI UN AMICO O FORSE ANCHE UN AMORE LÌ
INCOLLATO A UNA SEDIA
MA QUANDO ESCI TI ACCORGI CHE IL MONDO È DIVERSO
SOLO PERCHÉ È GIÀ PRIMAVERA.

martedì 13 maggio 2014

In rime banali di Wislawa Szymborska

James McIntosh Patrick*1928
E’ una gran gioia: fiore accanto a fiore,
i rami degli alberi nel cielo puro,
e una più grande: domani è mercoledì,
arriverà una tua lettera di sicuro,
e ancora più grande: trema la busta,
è buffo leggere nele macchie del sole,
e ancora più grande: solo una settimana,
ormai soltanto quattro giorni d’attesa,
e ancora più grande: la valigia
l’ho chiusa con mia vera sorpresa,
e ancora più grande: un biglietto
per le sette, sì, grazie signora,
e ancora più grande: nel finestrino
i paesaggi corrono velocemente,
e ancora più grande: è più buio, è buio,
stasera saremo insieme finalmente,
e più grande ancora: apro la porta,
e ancora più grande: quando lì davanti,
e ancora più grande: fiore accanto a fiore.
- Perché ne hai comprati cooosì tanti?
***
W banalnych rymach

To duża radość: kwiat przy kwiecie,
konary drzew na czystym niebie,
ale jest większa: jutro środa,
będzie na pewno list od ciebie,
i jeszcze większa: drży koperta,
jak śmiesznie czytać w plamach słońca,
i jeszcze większa: tylko tydzień,
już tylko cztery dni do końca,
i jeszcze większa: to walizka
zamknęła się, gdy klękłam na niej,
i jeszcze większa: jeden bilet
na siódmą, tak, dziękuję pani,
i jeszcze większa: w taśmie okna
krajobraz mknie za krajobrazem,
i jeszcze większa: ciemniej, ciemno,
w ten wieczór już będziemy razem,
i jeszcze większa: drzwi otwieram,
i jeszcze większa: gdy za progiem,
i jeszcze większa: kwiat przy kwiecie.
– Czemu kupiłeś taaakie drogie?

lunedì 12 maggio 2014

Dammi la tua mano di Claribel Alegría

Antonio Lopez Garcia*1960
“Oggi mi piace molto meno la vita
ma sempre mi piace vivere...”

César Vallejo

Dammi la tua mano
amore
non lasciare che affondi
nella tristezza.
Già il mio corpo apprese
il dolore della tua assenza
e nonostante i colpi
vuole continuare a vivere.
Non allontanarti
amore
incontrami nel sogno
difendi la tua memoria
la mia memoria di te
che non voglio sviare.
Siamo la voce
e l’eco
lo specchio
e il volto
dammi la tua mano
attendi
devo aggiustare il mio corpo
fino a raggiungerti.
**************
Dame tu mano

"Hoy me gusta la vida mucho menos
pero siempre me gusta vivir...”

César Vallejo

Dame tu mano 
amor
no dejes que me hunda
en la tristeza
Ya mi cuerpo aprendió
el dolor de tu ausencia
y a pesar de los golpes
quiere seguir viviendo.
No te alejes
amor
encuéntrame en el sueño
defiende tu memoria
mi memoria de ti
que no quiero extraviar.
Somos la voz
y el eco
el espejo
y el rostro
dame tu mano
espera
debo ajustar mi cuerpo
hasta alcanzarte.

***
(Claribel Alegrìa compie oggi 90 anni!)

domenica 11 maggio 2014

Ballata delle madri di Pier Paolo Pasolini

Delacroix*Medea furiosa
Mi domando che madri avete avuto.
Se ora vi vedessero al lavoro
in un mondo a loro sconosciuto,
presi in un giro mai compiuto
d'esperienze così diverse dalle loro,
che sguardo avrebbero negli occhi?
Se fossero lì, mentre voi scrivete
il vostro pezzo, conformisti e barocchi,
o lo passate, a redattori rotti
a ogni compromesso, capirebbero chi siete?

Madri vili, con nel viso il timore
antico, quello che come un male
deforma i lineamenti in un biancore
che li annebbia, li allontana dal cuore,
li chiude nel vecchio rifiuto morale.
Madri vili, poverine, preoccupate
che i figli conoscano la viltà
per chiedere un posto, per essere pratici,
per non offendere anime privilegiate,
per difendersi da ogni pietà.

Madri mediocri, che hanno imparato
con umiltà di bambine, di noi,
un unico, nudo significato,
con anime in cui il mondo è dannato
a non dare né dolore né gioia.
Madri mediocri, che non hanno avuto
per voi mai una parola d'amore,
se non d'un amore sordidamente muto
di bestia, e in esso v'hanno cresciuto,
impotenti ai reali richiami del cuore.

Madri servili, abituate da secoli
a chinare senza amore la testa,
a trasmettere al loro feto
l'antico, vergognoso segreto
d'accontentarsi dei resti della festa.
Madri servili, che vi hanno insegnato
come il servo può essere felice
odiando chi è, come lui, legato,
come può essere, tradendo, beato,
e sicuro, facendo ciò che non dice.

Madri feroci, intente a difendere
quel poco che, borghesi, possiedono,
la normalità e lo stipendio,
quasi con rabbia di chi si vendichi
o sia stretto da un assurdo assedio.
Madri feroci, che vi hanno detto:
Sopravvivete! Pensate a voi!
Non provate mai pietà o rispetto
per nessuno, covate nel petto
la vostra integrità di avvoltoi!

Ecco, vili, mediocri, servi,
feroci, le vostre povere madri!
Che non hanno vergogna a sapervi
- nel vostro odio - addirittura superbi,
se non è questa che una valle di lacrime.
E' così che vi appartiene questo mondo:
fatti fratelli nelle opposte passioni,
o le patrie nemiche, dal rifiuto profondo
a essere diversi: a rispondere

del selvaggio dolore di esser uomini.

sabato 10 maggio 2014

Si può guardare il cielo e Ho offeso un poeta di Maksim Borodin

May 10th, 2010 at 11:35 PM

si può guardare il cielo per ore
si può stare sull'erba verde per giorni
l'odore dei giardini in fiore
si può respirare per settimane
invece si può
vivere
tutta la vita
e
non provare
nulla di questo
***
May 10th, 2010 at 11:07 PM

ho offeso un poeta
ora cammino
e mi tormento
penso
di nuovo nella prossima vita
mi toccherà essere un poeta
come punizione
per i versi
in questa

venerdì 9 maggio 2014

L' ederella di Giovanni Pascoli

Alfons Mucha
Prima che pur la primula, che i crochi,
che le viole mammole, fiorisci
tu, qua e là, veronica, coi pochi
petali lisci.

Su le covette, sotto l’olmo e il pioppo,
vai serpeggiando, e sfoggi la tua veste
povera sì, sbiadita sì, ma, troppo,
vedi, celeste.

Per ogni luogo prodighi, per ogni
tempo, te stessa, e chiami a te leggiera
ogni passante per la via, che sogni
la primavera.

Ti guarda e passa. Tu non sei viola!
Di sempre sei! Non hai virtù che piaccia!
La gente passa, e tutti una parola
gettano: Erbaccia!

Tu non odori, o misera, e non frutti;
né buona mai ti si credé, né bella
mai ti si disse, pur tra i piedi a tutti,
sempre, ederella!
***
ODI

giovedì 8 maggio 2014

Del tuo timido gatto di Franco Fortini

Ryan Conners
Del tuo timido gatto
che scendeva la scala
dell'orto la mattina
con la sua ombra fina
lungo le terrecotte
cosa è rimasto? Nulla
fuor che l'impronta impressa
dalle sue zampe nella
gettata di cemento
dove annusava incerto
fra le tue grida: "Via,
via di lí, stupidino!"
Era luglio, era aperto
il cielo. Pensai: "Certo
rimarrà sempre un segno".
Ora il cemento è pietra
alle piogge d'ottobre .
Ostinate lo coprono
le foglíe senza forma.
Toglile e potrai leggere
l'orma di quegli unghiòli.
********
*Da Paesaggio con serpente*

Ai nostri amati che ci amano da un'altra dimensione

I quadri di Ryan Conners sono in vendita 
http://fineartamerica.com/profiles/ryan-conners.html
e sono alquanto carini, soprattutto per gattare...

mercoledì 7 maggio 2014

Mai vorrei che qualcuno udisse di Folquet De Marselha

Dante Gabriel Rossetti*La Ghirlandata
Mai vorrei che qualcuno udisse
il dolce canto degi uccellini
tranne quelli che sono innamorati,
perchè niente mi rinfranca
come gli uccellini nella piana
e la bella cui sono sottomesso:
lei mi piace più che canzone,
volta o lai di Bretagna.

Ben m'aggrada e assai mi piace,
ma non sono fortunato,
perché si è sempre bramosi
di ciò che a stento si procura,
dunque che mi vale e che guadagno
se io l'amo e lei non mi gradisce!
Amerò dunque senza premio?
Io sì, piuttosto che lasciare.
♥♥♥
Ja non volgra q'hom auzis
los dousz chan(s) de(l)s aucellos
mas cill qi son amoros,
qe res tan no m'esbaudis
co.ill aucellet per la plaigna
e.ill bella cui soi aclis:
cella.m plasz mais qe chancos,
volta ne lais de Bretaigna.

Be m'agrada e m'abellis,
mais no soi aventuros,
q'ades es hom cobeitos
de cho q'es plus grieu conqis;
donch qe.m val ni qe.m gazaigna
s'ieu l'am e ill no.m grazis!
Amarai donch en-perdos?
oc ieu, qnceis qe remaigna.

martedì 6 maggio 2014

Ode alla bella nuda di Pablo Neruda

John LaFarge*Spring
Con casto cuore, con occhi
puri,
ti celebro, bellezza,
trattenendo il sangue
perché sorga e segua
la linea, il tuo contorno,
perché
tu entri nella mia ode
come in terra di boschi o in schiuma:
in aroma terrestre
o in musica marina.

Bella nuda,
uguali i tuoi piedi arcuati
per un antico colpo
di vento e del suono
che tu origliasti,
chiocciole minime
dello splendido mare americano.
Uguali sono i tuoi petti
di parallela pienezza, ripieni
della luce della vita,
uguali
volano
le tue palpebre di frumento
che scoprono
e nascondono
due paesi profondi nei tuoi occhi.

La linea che la tua schiena
ha diviso
in pallide regioni
si perde e sorge
in due limpide metà
di mela
e continua
separando
la tua bellezza
in due colonne
di oro bruciato, di alabastro fino,
a perdersi nei tuoi piedi come in due uve,
da dove nuovamente arde e si eleva
l’albero doppio della tua simmetria,
fuoco florido, candelabro aperto,
turgida frutta alzata
sopra il patto del mare e della terra.

Il tuo corpo, in quale materia,
agata, quarzo, frumento,
si plasmò, crebbe
come del pane si alza
la temperatura,
e segnalò colline
argentate,
valli di un solo petalo, dolcezze
di profondo velluto,
fino a rimanere cagliata
la fine e ferma forma femminile?

Non soltanto è luce che cade
sopra il mondo
quella che allunga sul tuo corpo
la sua neve soffocata,
finché si stacca
da te la chiarezza come se fosse
incendiata da dentro.

Sotto la tua pelle vive la luna.

Oda a la bella desnuda

Con casto corazón, con ojos
puros,
te celebro, belleza,
reteniendo la sangre
para que surja y siga
la línea, tu contorno,
para
que te acuestes a mi oda
como en tierra de bosques o de espuma,
en aroma terrestre
o en música marina.

Bella desnuda,
igual
tus pies arqueados
por un antiguo golpe
de viento o del sonido
que tus orejas,
caracolas mínimas
del espléndido mar americano.
Iguales son tus pechos
de paralela plenitud, colmados
por la luz de la vida.
Iguales son
volando
tus párpados de trigo
que descubren
o cierran
dos países profundos en tus ojos.

La línea que tu espalda
ha dividido
en pálidas regiones
se pierde y surge
en dos tersas mitades
de manzana,
y sigue separando tu hermosura
en dos columnas
de oro quemado, de alabastro fino,
a perderse en tus pies como en dos uvas,
desde donde otra vez arde y se eleva
el árbol doble de tu simetría,
fuego florido, candelabro abierto,
turgente fruta erguida
sobre el pacto del mar y de la tierra.

Tu cuerpo, en qué materia,
ágata, cuarzo, trigo,
se plasmó, fue subiendo
como el pan se levanta
de la temperatura
y señaló colinas
plateadas,
valles de un solo pétalo, dulzuras
de profundo terciopelo,
hasta quedar cuajada
la fina y firme forma femenina?

No sólo es luz que cae
sobre el mundo
lo que alarga en tu cuerpo
su nieve sofocada,
sino que se desprende
de ti la claridad como si fueras
encendida por dentro.

Debajo de tu piel vive la luna.

lunedì 5 maggio 2014

Quella sera di Maria Luisa Spaziani

Renè Magritte*The Beneficial Promise*1927
Quella sera, quel negro che vedemmo
in un night-club di Brooklyn e che diceva
io sono siciliano tra sghignazzi
di turchi e filippini, mi è fratello
stasera che un cobalto tenebroso
svegliano le lampare su dai fondi
del mare di Ganzirri. Quale storia,
quali fuggenti amori, quale persa
giovinezza quel negro salutava
nei suoi ricordi d'ubriaco? Un filo
tenue ma resistente lo legava
in quell'attimo a me, non lo sapevo
io tuttavia, e ancora nel futuro
d'allora si stagliavano non viste
le falene che adesso maggio accende
sulla striscia del Faro. Così avviene
di scoprire a ritroso questa vita
guardandoci alle spalle, e le Cassandre
soltanto ora salutiamo, e quelle
che tessevano al buio, indisturbate
dalla nostra incoscienza.
***
L'OCCHIO DEL CICLONE

domenica 4 maggio 2014

Marina di Paul Éluard

Robert Auer
Ti guardo e il sole si innalza
Presto ricoprirà la nostra giornata
Svegliati con in mente cuore e colori
Per dissipare le pene della notte
Io ti guardo tutto è nudo
Fuori le barche hanno poca acqua
Bisogna dire tutto in poche parole
Il mare è freddo senza amore
È l'inizio del mondo
Le onde culleranno il cielo
Tu ti culli tra le lenzuola
Tiri il sonno a te
Svegliati che io segua le tue tracce
Ho un corpo per aspettarti e per seguirti
Dalle porte dell'alba alle porte dell'ombra
Un corpo per passare la mia vita ad amarti
Un cuore per sognare fuori del tuo sonno
***************
Je te regarde et le soleil grandit
Il va bientot couvrir notre journée
Eveille-toi cœur et couleur en tête
Pour dissiper les malheurs de la nuit
Je te regarde tout est nu
Dehors les barques ont peu d’eau
Il faut tout dire en peu de mots
La mer est froide sans amour
C’est le commencement du monde
Les vagues vont bercer le ciel
Toi tu te berces dans tes draps
Tu tires le sommeil à toi
Eveille-toi que je suive tes traces
J’ai un corps pour t’attendre, pour te suivre
Des portes de l’aube aux portes de l’ombre
Un corps pour passer ma vie à t’aimer
Un cœur pour rever hors de ton sommeil

sabato 3 maggio 2014

Non riusciva a trovare una voce con la quale parlare di Lou Reed

Maxfield Parrish*1910
Mi spiace principessa,
sono lento ad amare.
Credimi, è inesperienza
L’incapacità di mostrare affetto,
i lunghi minuti senza parole
e poi forse un maldestro sfiorare
mentre sorseggio vino, mentre ogni volta
ho pensato “Diglielo!”. Ma non l’ho fatto.
Invece rimango inquieto e pensoso,
Come mi dicono facciano i bambini in adolescenza,
Ma non ho detto: “Ho percorso miglia
Fa così freddo fuori, per esserti accanto
Senza piani o sotterfugi in testa,
so che sembro morto, imbronciato e silenzioso
ma il mio bisogno più grande è essere con
te, in silenzio.

Non riesco a parlare di persona
parlo per telefono
Senza guardare negli occhi, e poi dico
quello che di persona taccio.
Sono triste e lunatico,
e il tuo ottimismo mi allieta la vita.
No, non interpretare male il mio silenzio".
Sono silenzioso in due modi.
Se ce ne fosse un terzo, non ti guarderei
lavorare a maglia,
stando seduto a mettere un bottone, così.
Il fiore di plastica spostato.
I suoi occhiali, nuovi, posati sul naso
che conosco
Riceverebbe il mio bacio se glielo dessi.
Ma continuo a sedere, possibilità incantate
e meravigliato della mia stupidità.
Ma non esserne ingannata.
Nella mia testa ci sono migliaia di parole
per ciascuna canzone d’amore.

HE COULDN’T FIND A VOICE TO SPEAK WITH

I am sorry princess
I’m so slow in loving.
Believe me, it is inexperience,
this inability to show affection,
the long minutes without words
and then a clumsy pinch perhaps
while sipping wine, while all the
time I thought “Tell her!” But didn’t.
Instead thought and tugged
as boys I’m told do in adolescence,
but didn’t say, “I have traveled here miles,
it is so cold outside, to be near you
without plan or strategem in my head,
I know I appear dead, sulkyand silent
but my greatest need is to be with you
without speaking.

I cannot talk in person
I converse on phones
eyes unseen and then say
what in person remains unsaid.
I’m a sad and moody self
and your buoyancy lifts my life.
No not mistake my silence”.
I am speechless in two ways.
If a third I would not attend
your knitting,
sitting putting on a button, so.
The plastic flower rearranged.
Her glasses, new, perched on her nose
that I know
would receive my kiss if I would give it.
But I still sit spellbound possibilities
and amazed at my own dullness.
But do not be deceived.
In my head are a thousand words
for each and every love song.

venerdì 2 maggio 2014

Alla deriva di Vincenzo Cardarelli

Attilio Mussino*Il sogno nel sonno
La vita io l'ho castigata vivendola.
Fin dove il cuore mi resse
arditamente mi spinsi.
Ora la mia giornata non è più
che uno sterile avvicendarsi
di rovinose abitudini
e vorrei evadere dal nero cerchio.
Quando all'alba mi riduco,
un estro mi piglia, una smania
di non dormire.
E sogno partenze assurde,
liberazioni impossibili.
Oimè. Tutto il mio chiuso
e cocente rimorso
altro sfogo non ha
fuor che il sonno, se viene.
Invano, invano lotto
per possedere i giorni
che mi travolgono rumorosi.
Io annego nel tempo.

giovedì 1 maggio 2014

Narcisi di William Wordsworth

Vagavo solo, come una nuvola
che galleggia in alto sopra le valli e le colline,
quando tutto d'un tratto vidi una folla,
una moltitudine di dorati narcisi;
accanto al lago, sotto gli alberi,
fluttuanti e danzanti nella brezza.

Continui come le stelle che splendono
e scintillano nella Via Lattea,
si stendevano in una linea infinita
lungo il margine della baia:
diecimila ne vidi subito,
scuotere le loro teste in vivace danza.

Le onde ballavano al loro fianco; ma loro
superavano le scintillanti onde in allegria:
un poeta non poteva che essere felice,
in una così gioconda compagnia.
Li fissavo e fissavo ma pensavo poco
alla ricchezza che quello spettacolo mi aveva portato.

Poichè spesso, quando nel mio giaciglio, sdraiato,
in vagabonda o pensierosa maniera,
essi balenano a quell'occhio introspettivo,
che è la beatitudine della solitudine;
allora, il mio cuore si colma di piacere
e danza con i narcisi. 
Bobbie Burgers
Daffodils

I wandered lonely as a cloud
That floats on high o'er vales and hills,
When all at once I saw a crowd,
A host, of golden daffodils;
Beside the lake, beneath the trees,
Fluttering and dancing in the breeze.

Continuous as the stars that shine
And twinkle on the Milky Way,
They stretched in never-ending line
Along the margin of a bay:
Ten thousand saw I at a glance,
Tossing their heads in sprightly dance.

The waves beside them danced; but they
Out-did the sparkling waves in glee:
A poet could not but be gay,
In such a jocund company:
I gazed—and gazed—but little thought
What wealth the show to me had brought:

For oft, when on my couch I lie
In vacant or in pensive mood,
They flash upon that inward eye
Which is the bliss of solitude;
And then my heart with pleasure fills,
And dances with the daffodils.