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Francois Martin Kavel |
La migliore e la più radiosa, vieni!
Più bella assai di questo bel Giorno,
Che, come te, a coloro che soffrono,
Viene ad augurare un dolce mattino
Al rude Anno appena destato
Nella sua culla in mezzo al falceto.
L'ora più chiara di Primavera non nata,
Lungo il cammino invernale,
Trovò, dicono, l'alcione Mattino
Nato da Febbraio canuto.
Inchinandosi dal Cielo, in glauca allegria,
Baciò la fronte alla Terra.
E sorrise al mare silente,
E ordinò la libertà ai fiumi gelati
E alla musica destò tutte le fonti,
E alitò sui monti ghiacciati
E come profetessa di Maggio
Cosparse di fiori il più brullo cammino,
Facendo apparire il gelido mondo
Un mondo a cui sorridi, cara.
Lontano, lontano da uomini e città,
Verso i boschi selvaggi e le colline -
Verso plaghe silenziose
Dove l'anima non debba reprimere
La sua musica nel timore di non trovare
Alcuna eco nell'anima d'un altro,
Mentre il contatto con l'arte della Natura
Armonizza cuore a cuore.
Lascio questo avviso sulla porta
Per i miei visitatori abituali: -
"Sono andato nei campi -
A prender ciò che dà quest'ora dolce; -
Riflessione, puoi tornare domani,
E sederti accanto al fuoco con Dolore. -
Tu, Sconforto, col conto non saldato, -
Tu, noioso Affanno, dicitore di versetti, -
Ti pagherò nella tomba, -
La Morte ascolterà la tua strofa.
Attesa, tu pure, tienti lontana!
Oggi è di per sè bastante;
Speranza sii pietosa, non deridere il Dolore
Coi tuoi sorrisi, e non seguire i miei passi;
Poichè a lungo vissi del tuo dolce cibo,
Trovo alfine il bene d'un istante
Dopo molto soffrire - con tutto il tuo amore,
Di questo tu mai mi parlasti."
Sorella radiosa del Giorno,
Svegliati! alzati! e vieni via!
Nei boschi selvaggi e sulle pianure,
E agli stagni dove le piogge invernali
Rispecchiano il loro tetto di foglie,
Dove il pino intesse ghirlande
Di verde senza linfa e d'edera bruna
Attorno ai rami che mai baciano il sole;
Dove stanno i prati e la pastura,
E le dune del mare; -
Dove la brina disciolta bagna
La stella-margherita che mai declina,
E gli anemoni e le violette,
Che ancora non sposano il profumo al calore,
Incoronano il pallido, fragile anno nuovo;
Quando la notte è abbandonata
Nel profondo oriente, oscuro e cieco,
E la luna risplende azzurra su di noi,
E i marosi innumerevoli
Mormorano ai nostri piedi,
Laddove terra e oceano s'incontrano,
E tutte le cose sembrano una sola
Nel sole universale.
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TO JANE (THE INVITATION)
BEST and britest, come away!
Fairer far than this fair Day,
Which, like thee, to those in sorrow,
Comes to bid a sweet good-morrow
To the rough Year just awake
In its cradle on the brake.
The brightest hour of unborn Spring,
Through the winter wandering,
Found, it seems, the Halcyon Morn
To hoar February born.
Bending from Heaven, in azure mirth,
It kissed the forehead of the Earth,
And smiled upon the silent sea,
And bade the frozen streams be free,
And waked to music all their fountains,
And breathed upon the frozen mountains,
And like a prophetess of May
Strewed flowers upon the barren way,
Making the wintry world appear
Like one on whom thou smilest, dear.
Away, away, from men and towns,
To the wild wood and the downs -
To the silent wilderness
Where the soul need not repress
Its music lest it should not find
An echo in another's mind,
While the touch of Nature's art
Harmonizes heart to heart.
I leave this notice on my door
For each accustomed visitor: -
"I am gone into fields
To take what this sweet hour yelds; -
Reflection, you may come to-morrow.
Sit by the fireside with Sorrow. -
You with the unpaid bill, Despair. -
You, tiresome verse-reciter, Care, -
I will pay you in the grave, -
Death will listen to your stave.
Expectation too, be off!
To-day is for itself enough;
Hope, in pity mock not Woe
With smiles, nor follow where I go;
Long having lived on thy sweet food,
At lenght I find one moment's good
After long pain - with all your love,
This you never told me of".
Radiant Sister of the Day,
Awake! arise! and come away!
To the wild woods and the plains,
And the pools where winter rains
Image all their roof of leaves,
Where the pine its garland weaves
Of sapless green, and ivy dun
Round stems that never kiss the sun;
Where the lawns and pastures be,
And the sandhills of the sea; -
Where the melting hoar-frost wets
The daisy-star that never sets,
And wind-flowers, and violets,
Which yet join not scent to hue
Crown the pale year weak and new;
When the night is left behind
In the deep east, dun and blind,
And the blue moon is over us,
And the multitudinous
Billows murmur at our feet,
Where the earth and ocean meet,
And all the things seem only one
In the universal sun.