Alphons Mucha*1922 |
Ti portarono via all’alba,
Ti seguivo, come a un funerale,
In una stanza angusta i bambini piangevano,
Il lumino alla Madonna si era sciolto,
Sulle tue labbra il freddo dell’icona.
Il sudore di morte sulla fronte... Non si dimentica!
Io come le mogli degli strelizzi,
Piangerò sotto le torri del Cremlino.
Autunno 1935. Mosca (Kutaf’ja)
2.
Placido scorre il placido Don,
La gialla luna entra in casa.
Entra con un cappello sulle ventitre’,
Vede l’ombra la gialla luna.
Questa donna ammalata,
Questa donna sola,
Il marito nella tomba, il figlio in prigione.
Pregate per me.
3.
No, non sono io, e’un altro che soffre.
Io non potrei esser cosi’, ma quel che e’ successo
Che neri drappi lo ricoprano,
E portino via le lanterne...
Notte.
4.
Se mostrato t’avessero, burlona
E prediletta fra tutti gli amici,
Di Càrskoe Selò allegra peccatrice,
Quel che sarebbe della tua vita:
Startene, col pacco,
Trecentesima sotto Le Croci
E con le tue lagrime cocenti
Scioglierai dell’anno nuovo il ghiaccio.
La’ si dondola il pioppo del carcere,
E non un suono - ma quante
Incolpevoli vite vi hanno fine...
(Requiem*1938)
Autunno 1935. Mosca (Kutaf’ja)
2.
Placido scorre il placido Don,
La gialla luna entra in casa.
Entra con un cappello sulle ventitre’,
Vede l’ombra la gialla luna.
Questa donna ammalata,
Questa donna sola,
Il marito nella tomba, il figlio in prigione.
Pregate per me.
3.
No, non sono io, e’un altro che soffre.
Io non potrei esser cosi’, ma quel che e’ successo
Che neri drappi lo ricoprano,
E portino via le lanterne...
Notte.
4.
Se mostrato t’avessero, burlona
E prediletta fra tutti gli amici,
Di Càrskoe Selò allegra peccatrice,
Quel che sarebbe della tua vita:
Startene, col pacco,
Trecentesima sotto Le Croci
E con le tue lagrime cocenti
Scioglierai dell’anno nuovo il ghiaccio.
La’ si dondola il pioppo del carcere,
E non un suono - ma quante
Incolpevoli vite vi hanno fine...
(Requiem*1938)
5 commenti:
Nel 1938 il figlio di Anna Achmatova venne arrestato.Non è noto di che cosa fosse accusato ma si era nel periodo del "terrore" e ogni famiglia sovietica aveva un amico o un parente processato.
Per diciassette mesi l'Achamtova, si recò ai Kresty', il carcere in cui era detenuto il figlio. Le code interminabili di persone, quasi tutte madri, erano in attesa di poter consegnare il pacco per il detenuto; conteneva 15 rubli, perchè erano i familiari che dovevano provvedere al mantenimento del detenuto, se il pacco non veniva ricevuto significava che il prigioniero era stato fucilato.
Requiem e’ il ciclo di poesie cui Anna Achmatova affida la sua piu’ nitida e lancinante testimonianza contro il totalitarismo. Straziata da tanto orrore, colpita negli affetti piu’ intimi dall’arresto del figlio, ed anch’essa perseguitata, Anna Achmatova leva qui la sua voce - sottile come un sospiro, e forte come una tempesta - a nome di tutte le vittime, in nome dell’umanita’ intera.
In luogo di prefazione
Nei terribili anni della "ezovscina" ho trascorso diciassette mesi a fare la coda presso le carceri di Leningrado.
Una volta un tale mi "riconobbe". Allora una donna dalle labbra bluastre che stava dietro di me, e che, certamente, non aveva mai udito il mio nome, si ridesto’ dal torpore proprio a noi tutti e mi domando’ all’orecchio (li’ tutti parlavano sussurrando): - Ma lei puo’ descrivere questo? E io dissi: - Posso. Allora una specie di sorriso scivolo’ per quello che una volta era stato il suo volto.
I aprile 1957. Leningrado
Grazie per le informazioni su Anna e dei suoi dolorosi Requiem.
È nevicato appena, ma il troppo freddo ha interrotto tutto.
Già a venerdì: buona giornata!
Grazie a chi legge, naturalmente siete già al corrente dell'origine della poesia...ma mi sembrava doveroso aggiungere due parole peraltro copiate dal libro...
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