Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

venerdì 25 gennaio 2013

Marcia forzata di Miklós Radnóti

Charles Courtney Curran
È pazzo, chi è crollato si rialza e di nuovo si incammina,
e con dolore errante nuove ginocchia e caviglie,
eppure si avvia sulla strada come se avesse le ali,
il fosso lo chiama invano, non ha il coraggio di restare,
e se chiedi perché no? forse ancora ti risponde,
che è atteso da una donna, da una morte più saggia, una
morte bella.
Eppure è pazzo, il mansueto, perché laggiù sopra le case
da tempo non giura più che vento bruciacchiato,
il muro è steso sulla schiena e il pruno è spezzato
e la paura è il manto delle notti in patria.
Oh, se potessi credere: non solo portare nel cuore
tutto ciò che ancora vale, e c’è una casa dove tornare?
se ci fosse! e come una volta sulla fresca veranda
ronzerebbe l’ape della pace, mentre si fredda la marmellata 
di prugne,
e il silenzio di fine estate prenderebbe il sole nei giardini 
sonnolenti,
e tra le fronde dondolerebbero frutti nudi,
e Fanni mi attenderebbe bionda davanti alla fitta siepe
e lentamente il lento mattino disegnerebbe l’ombra –
forse è possibile ancora? la luna oggi è così tonda!
Non passarmi oltre, amico, sgridami! E mi rialzo!
Bor 1944

2 commenti:

Rose ha detto...

╚ possibile ancora, se lo sforzo del rialzarsi è sorretto da una grande sperana.

La marmellata fatta in casa con le api che ronzano attorno... gnam.

Qui fa freddo, è umido e grigio. Buon sabato.

Francesca Vicedomini ha detto...

Povero, lui e tutti quelli morti come lui che in questi giorni vengono ricordati, ma dovrebbero essere materia d'insegnamento per il futuro a scuola! Buon sabo sera!