Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

sabato 30 aprile 2011

Aprile di Vittoria Aganoor

 Lucien Levy Dhurmer/Mlle Carlier/1905 
Se mi fossi vicino
e ti potessi dir quello ch’io provo,
o mio sospiro intenso;
dirti che ormai non penso
che a te, che ormai non vedo
che te, dovunque; e i palpiti, e le pene
dirti. Tu pure io credo,
o mio tormento, mi vorresti bene.
La primavera viene
e l’impeto del cor si ringagliarda.
Una febbre si sente
di fuggir dalla gente
sotto l’amica Luna,
stretti mano per man, l’occhio rivolto
all’eterna del ciel cupola bruna,
mentre l’aria d’April ci batte in volto.
Rabbrividir d’amore...
restar muti, così, senza guardarsi
quant’è lungo il cammino
in quel sogno divino,
mentre le ardite brezze
scambiano baci coi mandorli in fiore,
baci fragranti e tepide carezze
senz’ombra di sospetto e di rossore.
(Leggenda eterna)

venerdì 29 aprile 2011

Farfalle di Renzo Pezzani

Odilon Redon/1913
Or su un'erba ed or su un fiore
mi rincorri e non mi cogli.
Sono un libro di due fogli
del più splendido colore.
Della dolce primavera
son l'immagine leggiera.
Vado, vengo, fuggo, torno;
bacio un fior tocco uno stelo;
son caduta giù dal cielo,
non vivrò che un breve giorno.
Non uccidermi, bambino!
Son la grazia del mattino.

giovedì 28 aprile 2011

Quando la lampada di Rabindranath Tagore

Alfons Mucha/Spring night
Quando la lampada accanto al mio letto si spense,
mi destai con gli uccelli mattinieri.
Sedetti alla finestra aperta,
con un fresco
serto di fiori tra i capelli sciolti.
Il giovane viandante venne per la strada
nella nebbia rosata del mattino.
Al collo aveva una collana di perle,
sulla sua corona cadevano i raggi del sole.
Si fermò davanti alla mia porta
e mi chiese con voce impaziente:
« Dove è lei? »
Non seppi dire, per la gran vergogna,
« Lei sono io, giovane viandante,
sono io ».
Era all'imbrunire
e la lampada non era ancora accesa.
Svogliatamente m'intrecciavo i capelli.
Il giovane giunse sul suo cocchio
nel bagliore del sole al tramonto.
La sua veste era coperta di polvere,
i cavalli avevano la schiuma.
Egli discese alla mia porta, e chiese
con voce stanca « Dove è lei? »
Non potei dire, per la gran vergogna,
« Lei sono io, stanco viaggiatore,
sono io ».
E' una notte d'aprile.
La lampada arde nella mia stanza.
La brezza del sud spira gentilmente.
Il pappagallo ciarliero
dorme nella sua gabbia.
Il mio corsetto ha il colore
del collo del pavone
e il mio mantello è verde
come l'erba novella.
Siedo per terra alla finestra
e guardo la strada deserta.
Nell'oscuritá della notte
continuo a mormorare
« Lei sono io, disperato viandante,
sono io ».

mercoledì 27 aprile 2011

La capinera di Giovanni Pascoli

Marianne Stokes
Il tempo si cambia: stasera
vuol l'acqua venire a ruscelli.
L'annunzia la capinera
tra li àlbatri e li avornielli:
tac tac.
Non mettere, o bionda mammina,
ai bimbi i vestiti da fuori.
Restate, che l'acqua è vicina:
udite tra i pini e gli allori:
tac tac.
Anch'essa nel tiepido nido
s'alleva i suoi quattro piccini:
per questo ripete il suo grido,
guardando il suo nido di crini:
tac tac.
Già vede una nuvola a mare:
già, sotto le goccie dirotte,
vedrà tutto il bosco tremare,
covando tra il vento e la notte:
tac tac.
(I Canti di Castelvecchio)

martedì 26 aprile 2011

La primavera arriva nel mondo di Emily Dickinson

Daniel Ridgway Knight/Ciliegi in fiore
La Primavera arriva nel Mondo -
Avvisto gli Aprili -
Incolori per me, finché non arrivi tu
Come, fino all'Ape
I Fiori restano negativi,
Mossi a Qualità
Da un Ronzio -
*****
Spring comes on the World -
I sight the Aprils -
Hueless to me, until thou come
As, till the Bee
Blossoms stand negative,
Touched to Conditions
By a Hum -

lunedì 25 aprile 2011

Tu non sai le colline di Cesare Pavese

Bocklin/Deposizione
Tu non sai le colline
dove si è sparso il sangue
Tutti quanti fuggimmo
tutti quanti gettammo
l'arma e il nome. Una donna
ci guardava fuggire.
Uno solo di noi
si fermò a pugno chiuso,
vide il cielo vuoto,
chinò il capo e morì
sotto il muro, tacendo.
Ora è un cencio di sangue
e il suo nome. Una donna
ci aspetta alle colline.
“La terra e la morte”, 9 novembre 1945.

domenica 24 aprile 2011

Freddissima resurrezione di Giovanni Raboni

David Caspar Friedrich/Mattino di Pasqua
Freddissima resurrezione, da
anni non è così: sui bastioni stenta,
torna clandestina la novità
delle gemme, un'immensa, macilenta
spoglia dilaga, copre la città
anche se già il crepuscolo s'inventa
con loschi bagliori un'eternità
senza gloria. Non più della perenta
pelle in cui vive, da cui sguscerà
per vivere la serpe è questo niente
che ci separa, aria da foglie, gente
che aspetta pallidamente di qua
e di là d'una lapide, i non morti
ancora dai non ancora risorti
(Ogni terzo pensiero-1932)

sabato 23 aprile 2011

Il cercatore di uova di Leonardo Sinisgalli

Leyendecker/1930
Ho dormito per sette settimane,
mi sono svegliato ch'è Sabato Santo.
E' tornato aprile e la tenera frasca,
anch'io ritorno per la buona Pasqua.
Ho portato due panieri, uno lacero
l'altro vacante.
Posso raccoglierne trenta e quaranta.
Palazzo fabbricato con le penne
è stato misurato con la canna.
Il gallo ha cantato, ha scosso le ali.
Andiamocene sfortunato suonatore.
Scendi bella, vieni pure in camicia.
Allunga il braccio, porgimi le uova.
Son qui davanti alla portellina del gatto
E' l'ora prima della Pasqua nuova.
(L'albero di rose)

venerdì 22 aprile 2011

Venerdì Santo di Fausto Maria Martini

Diego Velazquez/1632
Nulla, credi, è più dolce per i nostri
occhi di questo giorno senza sole,
con i monti velati di viole
perché la primavera non si mostri...
Venerdì Santo! E ieri sera tu
ti rimendavi quest'abito, tutto
grigio, un abito come a mezzo lutto
per la morte del povero Gesù...
Traevi dalla tua cassa di noce
qualche grigio merletto secolare:
così vestita, accoglierà l'altare
la buona amante con le mani in croce...
Prega per me, prega per te, pel nostro amore,
per nostra cristiana tenerezza,
per la casa malata di tristezza,
e per il grigio Venerdì che muore:
Venerdì Santo, entrato in agonia,
non ha la sua campana che lo pianga...
come un mendico, cui nulla rimanga,
rassegnato si muore sulla via...
Prega, e ricorda nella tua preghiera
tutte le cose che ci lasceranno:
anche il ramo d'olivo che l'altr'anno
ci donò, per la Pasqua, Primavera.
Quante volte l'olivo benedetto
vide noi moribondi nel piacere,
e vide le nostre due anime, in nere
vesti, per noi pregare a capo al letto!
E pregavamo, come se morisse
qualcuno: un poco, sempre, morivamo:
Ma sempre sull'aurora nuova, il ramo
d'olivo i lieti amanti benedisse!
Ora col nuovo tu lo cambierai:
anche devi pregare per gli specchi
velati, per i libri, per i vecchi
abiti che tu più non vestirai...
E' sera: un riso labile si perde
sulle tue labbra, mentre t'inginocchi:
io guardo, dietro la veletta, gli occhi...
due perle nere in una rete verde.

giovedì 21 aprile 2011

Pasqua 1952 di Leonardo Sinisgalli

Lorenzo Monaco/1394
Le sere d'aprile son fredde e tristi
quaggiù nei cameroni di casa mia.
Mio padre si muove appena tra il focolare
e la latrina. Lo portiamo a braccia, lo svestiamo
gli sciogliamo le scarpe per farlo dormire.
Le pendici del Serino sono ancora bianche di neve.
Ci siamo tappati nelle stanze, a stento
ci arrivano dalla piazza i rintocchi dell'orologio
Il fumo ci arrossa gli occhi,
è umida di bosco la legna mortacina.
Cristo risorgerà dal sepolcro di iris.
i messaggeri ce l'hanno annunziato
bussando alle imposte.
I piccoli pastori ci portano i primi
asparagi dalle spinete, l'ortolana
scalza è entrata con un cesto di fiori di rape.
Aspettavo da trent'anni una Pasqua
tra i fossi, il muschio sopra i sassi,
le viole tra le tegole. Ma i morti
dormono nelle bare di castagno,
sugli archi delle stalle e dei porcili,
sulle crociere delle cantine e dei pollai.
Fanno fatica ad abbandonare per sempre
le nostre sedie, i nostri letti,
dove vissero tanti anni di lenta agonia.
Lungo le strade gli stracci
neri delle vesti sono più silenziosi.
Un gruppo d'uomini brucia col ferro
il grumo di veleno nella bocca dell'asino.
M'ero messo in viaggio verso una Pasqua
in fiore, incontro al Cristo purpureo
che solleva il coperchio di grano bianco
cresciuto nelle grotte.
Tutto quello che io so non mi giova
a cancellare tutto quello che ho visto.
I fanciulli soffiano sul carbone
perché dal piombo fiorisca
il simulacro della rosa.
Vanno e vengono per casa le visitatrici
a portarci i sarmenti per il fuoco,
le ceste d'uova, le parole di cordoglio.
C'è sempre nelle stanze il ricordo
di un lutto recente o il gemito
di un vecchio malato.
Mio padre ha il sangue greve.
Si duole della sua immobilità.
Lo caricheranno sulle spalle i miei nipoti
e un giorno, un tiepido giorno di là da venire
lo porteranno alla vigna. Lo porteranno
a mezza costa, sulla sedia
di braccia intrecciate.
Ci è toccata questa valle, questa valle
abbiamo scelta per tornarci a morire.
Dove Gesù risorgerà con molta pena
noi speriamo ardentemente di sopravvivere
nel cuore dei congiunti e dei compagni,
nel ricordo dei vicini di casa e di campo.
Come fischiano le rondini
intorno alla chiesa di San Domenico
semibuia il giovedì delle tenebre!

mercoledì 20 aprile 2011

Tre giovani fiorentine camminano e Frammento di Dino Campana

TRE GIOVANI FIORENTINE CAMMINANO
Ondulava sul passo verginale
Ondulava la chioma musicale
Nello splendore del tiepido sole
Eran tre vergini e una grazia sola
Ondulava sul passo verginale
Crespa e nera la chioma musicale
Eran tre vergini e una grazia sola
E sei piedini in marcia militare
******
FRAMMENTO
(Firenze)
Scampanava la Pasqua per la via
Calzaioli, le donne erano liete
Quel giorno ed innocenti le fanciulle
Di sotto ai cappelloni ultima moda.
E ingiovanito mi sembrava il duomo...
Ed i piedini andavano armoniosi
Portando i cappelloni battaglieri
Che armavano di un'ala gli occhi fieri
Del lor languore solo, nel bel giorno.
Il cannone tuonò ma non riscosse.
Le signorine che andavano a messa
E continuava calmo il cicaleggio.
Una colomba si librava molle.
...........
Scampanava la Pasqua per la via...
...........

martedì 19 aprile 2011

Tra le mille ore felici... di Novalis

Sandro Botticelli/1500
Tra le mille ore felici
che ho trascorso nella vita,
una sola in me resta per sempre:
quella in cui tra mille dolori
io sentii nel profondo del cuore
chi per noi morì di passione.
Il mio mondo era in frantumi
come se un verme lo avesse corroso,
vizza la fioritura del mio cuore;
ogni bene che avevo e che sognavo
nella vita era chiuso in una tomba,
qui stavo ancora per il mio tormento.
Piangevo sempre, anelando a fuggire
lontano, e in segreto mi torturavo,
davanti a me solo angoscia e inganno:
la pietra del sepolcro all'improvviso
come dall'alto mi fu sollevata,
e si dischiuse nell'intimo il cuore.
Chi ho visto, e chi alla sua mano
mi apparve, non chieda nessuno,
questo soltanto vedrò in eterno;
e questa sola, tra tutte le ore
della mia vita, serena e aperta
starà per sempre, come le mie piaghe.

lunedì 18 aprile 2011

Un giovane canta nel mese di aprile la domenica delle Palme

Marianne Stokes/Slovacchia/1905
Salirò sopra l'ulivo,
farò una palma d'argento,
una piccola palma galante
perché a tutti i vicini resti in mente.
Ecco la palma, amore, ridammi la pace:
non far ridere di me i miei nemici.
Ecco la palma, cara, ridammi la pace
ora che sui fiori è caduta la croce.

domenica 17 aprile 2011

La domenica delle Palme di Marino Moretti

Pedro De Berroguete
Chinar la testa che vale?
E che val nova fermezza?
Io sento in me la stanchezza
del giorno domenicale,
mentre la madre mia buona
entra con passo furtivo
nella mia stanza e mi dona
un ramoscello d'ulivo...
E se' n va. Tutto quello
ch'ella vuol dirmi lo dice
a questo suo ramoscello
che adornerà una cornice:
adornerà la cornice
dorata a capo del letto
l'ulivo ch'è benedetto,
l'ulivo che benedice;
porterà pace e abbondanza
nelle casette più sole,
rallegrerà un po' la stanza
dell'infermo, senza sole,
ricorderà poi con tanta
fede l'ingresso solenne
di Cristo a Gerusalemme
nella domenica santa!...
Ulivo, e a me che dirai?
Le stesse cose anche tu?
se una parola: giammai,
se due parole: mai più?
Nulla tu doni al mio cuore
che lo consoli un istante,
ed il mio sguardo tremante
non vede in te che un colore:
il color triste di tutto
il mondo che non à sole
e piange tacito e vuole
vestirsi di mezzo lutto;
il colore della noia
e dei fiori di bugia,
il colore della mia
giovinezza senza gioia;
il colore del passato
che ritorna ben vestito,
il color dell'infinito
e di ciò che non è stato;
il color triste dell'ore
così lente a venir giù
dai lor numeri, il colore
che non è colore più.

sabato 16 aprile 2011

Arie e follie d'uccelli di Arturo Onofri

Franz Dvorak/Angel of the birds/1910
Arie e follie d'uccelli senza briglia,
obbediscono a volo ai fili d'oro
d'invisibili orditi, ove il sonoro
verde dei prati e il cielo di giunchiglia
son la trama leggera
di questa primavera.
A nord, nelle metropoli di fumo,
fra nature smagrite, in paesaggi
aridi e senza gioia, aprili e maggi
nascono entro officine, in un rischiumo
di fiori, voli e canti,
che son miscugli urlanti.
Ma gli uccelli sbrigliati entro l'aprile,
sanno come scattar con voli d'oro
dai mille fili d'uomini al lavoro,
sparpagliando quell'opera febbrile
in primavere esenti,
sugli altri continenti.
(Vincere il drago!)

venerdì 15 aprile 2011

Luogo assente di Emily Dickinson

James Tissot*Spring*1865
Luogo assente - un Giorno d'aprile -
Le giunchiglie in fiore
Nostalgica curiosità
Per Anime innevate -
Il cumulo ostruisce dentro
Più a fondo che fuori -
La giunchiglia delizia solo
Colui che la imita -
*****
Absent Place - an April Day -
Daffodils a'blow
Homesick curiosity
To the Souls that snow -
Drift may block within it
Deeper than without -
Daffodil delight but
Him it duplicate -

giovedì 14 aprile 2011

La vite di Giovanni Pascoli

Charles Conder/The farm/1888
Or che il cucco forse è vicino,
mentre i peschi mettono il fiore,
cammino, e mi pende all'uncino
la spada dell'agricoltore.
Il pennato porto, ché odo
già la prima voce del cucco...
cu... cu... io rispondo a suo modo:
mi dice ch'io cucchi, e sì, cucco.
Sì, ti cucco, vite, ché sento
già nel sole stridere l'api:
ti taglio ogni vecchio sarmento,
ti lascio tre occhi e due capi.
O che piangi, vite gentile,
perché al vento stai nuda nata?
Se anch'io tra i fioretti d'aprile
sembravo una vite tagliata!
Piangi quello che ti si toglie?
Ma ti cucco, taglio ed accollo,
perché, quando cadon le foglie,
tu abbia un tuo qualche grispollo!
O mia vite... no, o mia vita,
così torta meglio riscoppi!
E poi... com'è buono, alle dita,
l'odore di gemme di pioppi!
E parlare, ritto su loro,
col venuto di là dal mare,
chiedendogli, in mezzo al lavoro,
quant'anni si deve campare!
(Canti di Castelvecchio)

mercoledì 13 aprile 2011

L'onorevole Henry Bennett di Edgar Lee Masters

Non mi era mai venuto in mente,
finché non fui per morire,
che Jenny mi aveva ucciso, per malizia di cuore.
Io avevo settant'anni, lei trentacinque,
e mi ridussi l'ombra di me stesso per saziarla,
Jenny, la rosea Jenny piena di vita ardente.
Poichè tutta la mia saggezza e finezza di mente
non le davano gioia, in verità,
ma sempre parlava della forza gigantesca
di Willard Shafer, e del suo gesto meraviglioso
quando estrasse una trattrice da un fosso
una volta, alla casa di Kirby.
Così Jenny ereditò la mia sostanza e sposò Willard-
quell'ammasso di muscoli! Quel tanghero!
*****
Hon. Henry Bennett
It never came into my mind
Until I was ready to die
That Jenny had loved me to death, with malice of heart.
For I was seventy, she was thirty-five,
And I wore myself to a shadow trying to husband
Jenny, rosy Jenny full of the ardor of life.
For all my wisdom and grace of mind
Gave her no delight at all, in very truth,
But ever and anon she spoke of the giant strength
Of Willard Shafer, and of his wonderful feat
Of lifting a traction engine out of the ditch
One time at Georgie Kirby's.
So Jenny inherited my fortune and married Willard --
That mount of brawn! That clownish soul!
(La bella in rosa è di Vittorio Reggianini)

martedì 12 aprile 2011

Sotto il cielo d'aprile di Sandro Penna

Aprile/Hans Thoma
Sotto il cielo d'aprile la mia pace
è incerta. I verdi chiari ora si muovono
sotto il vento a capriccio. Ancora dormono
l'acque ma, sembra, come ad occhi aperti.
Ragazzi corrono sull'erba, e pare
che li disperda il vento. Ma disperso
solo è il mio cuore cui rimane un lampo
vivido (oh giovinezza) delle loro
bianche camicie stampate sul verde.

lunedì 11 aprile 2011

Un grido di Rainer Maria Rilke

Canterbury/Frederick Childe Hassam/1889
Chi mi dirà sin dove
giunga la vita mia?
Chi mi dirà se anch'io vibro e stormisco
per entro l'uragano;
O se, flutto, mi adagio in fondo al lago;
se non sono anch'io
la pallida betulla che si sbianca,
rabbrividendo ai soffi dell'aprile.

domenica 10 aprile 2011

Una domenica di aprile/L'effluvio degli embrici di Leonardo Sinisgalli

Sarah Purser
 Una domenica di aprile
Tra il polline e la polvere dei bambini
fugaci tu siedi sullo scranno
di pietra dei giardini.
Chiudi gli occhi al sole,
porgi l'orecchio al bisbiglio
di vecchie inaudite parole.
(Era un fantasma saturnino)
*****
L'effluvio degli embrici
L'effluvio degli embrici, le viole
cupe sulle tue case, il capino
del ramarro dietro l'innaffiatoio.
(Coroncina)

sabato 9 aprile 2011

Zitella di Sylvia Plath

Charley Toorop/1927
E così questa particolare ragazza
In una cerimoniosa passeggiata d'aprile
Col suo più recente pretendente
Si trovò all'improvviso oltremodo sconvolta
Dalla sfrenata babele degli uccelli,
Da quel mare di foglie.
In preda a questo tumulto, osservava
I gesti del suo innamorato che sbilanciavano l'aria.
E il proprio passo vagante ineguale
In quel solitario rigoglio di felci e fiori.
Giudicava i petali in scompiglio,
E la stagione in generale, sciatta.
Come desiderò allora l'inverno!-
Scrupolosamente austero nel suo ordine
Di bianco e nero
Ghiaccio e roccia, ogni senso nei suoi limiti,
E la gelida disciplina del cuore
Esatta come fiocco di neve.
Ma ecco- un germogliare
Anormale abbastanza da mettere in scompiglio
Le sue cinque regali facoltà -
Un tradimento da non tollerare. Sì, impazziscano pure
Gli idioti nel manicomio primavera:
Lei se ne tirò subito fuori.
E mise tutt'intorno alla sua casa
Tale una barricata di spine e impedimenti
Contro quella stagione sediziosa
Che nessun uomo all'assalto potè sperare d'infrangerla
Per anatemi, pugni o terrore;
E nemmeno per amore.
*****
SPINSTER
Now this particular girl
During a ceremonious April walk
With her latest suitor
Found herself, of a sudden, intolerably struck
By the birds' irregular babel
And the leaves' litter.
By this tumult afflicted, she
Observed her lover's gestures unbalance the air,
His gait stray uneven
Through a rank wilderness of fern and flower.
She judged petals in disarray,
The whole season, sloven.
How she longed for winter then!-
Scrupulously austere in its order
Of white and black
Ice and rock, each sentiment within border,
And heart's frosty discipline
Exact as a snowflake.
But here--a burgeoning
Unruly enough to pitch her five queenly wits
Into vulgar motley-
A treason not to be borne. Let idiots
Reel giddy in bedlam spring:
She withdrew neatly.
And round her house she set
Such a barricade of barb and check
Against mutinous weather
As no mere insurgent man could hope to break
With curse, fist, threat
Or love, either.

venerdì 8 aprile 2011

La Primavera è il periodo di Emily Dickinson

John Collier*Spring
La Primavera è il Periodo
Espresso da Dio -
Nelle altre stagioni
Abita da solo
Ma durante Marzo e Aprile
Nessuno se ne va in giro
Senza un cordiale colloquio
Con Dio -
********
Spring is the Period
Express from God -
Among the other seasons
Himself abide
But during March and April
None stir abroad
Without a cordial interview
With God -

giovedì 7 aprile 2011

Anniversario di Fausto Maria Martini

Will Pogany
Sette d'Aprile! Giorno di partenza,
mattino desolato e pien di sole,
con ripetuti addii senza parole
eppoi la lunga mia convalescenza!
Malato ero di te! Che brutto male!
Per consolare l'ultima mia sera
suonasti al pianoforte una preghiera
del Gounod...E suonasti quasi male!
Ma non eri commossa come me!
Oggi, non t'amo più, nè, certo, m'ami
tu, che nelle tue lettere, non chiami
il cittadino al tuo paese, a te...
Pur son rimaste dentro il cuore l'onde
dè tuoi canti, e i ricordi offusca il velo
del tempo..."Quante stelle stanno in cielo
tanti baci vò dar!" Notti gioconde!
Notti di stelle, quando il timo odora,
e si va stretti, perchè un poco fa
freddo, e se l'uno canta, egli ben sa
che il viso dell'amante trascolora...
"Bambina bionda" cantano per via,
e si va stretti perchè s'ha paura
d'ogni ombra incerta nella massa scura.
"Come farò a salvar l'anima mia?"
L'anima mia somiglia, vedi, al coro
d'una chiesetta, che, se pure tace,
piena è di canti in sua mistica pace,
e sta Maria sopra uno sfondo d'oro!
Ma, non ch'io t'ami! Pure, se potessi,
mi sarebbe assai caro ritornare
al tuo paese, forse, per parlare
di cose serie prima che ridessi...
Chè, se tu ne ridessi, ecco, a ginocchi
ti pregherei per una gioia breve:
solo per darci un bacio così lieve
come fanno le palpebre con gli occhi...
(Poesie Provinciali)

mercoledì 6 aprile 2011

Aprile di Vincenzo Cardarelli

Odilon Redon/Madame De Demecy/1902 
Quante parole stanche
mi vengono alla mente
in questo giorno piovoso d’aprile
che l’aria è come nube che si spappola
o fior che si disfiora.
Dentro un velo di pioggia
tutto è vestito a nuovo.
L’umida e cara terra
mi punge e mi discioglie.
Se gli occhi tuoi son paludosi e neri
come l'inferno,
il mio dolore è fresco
come un ruscello.

martedì 5 aprile 2011

Canzone di primavera di Federico Garcia Lorca

Elizabeth Adela Forbes/April
I
Bambini allegri escono
dalla scuola,
riempiendo l'aria tiepida
d'aprile di tenere canzoni.
Quanta allegria ha il silenzio
profondo della stradina!
Frammenti di silenzio
tra risa d'argento nuovo.
II
Cammino a sera
tra i fiori dell'orto,
lasciando lungo la strada
l'acqua del mio dolore.
Sul monte solitario,
un cimitero di paese
appare come un campo seminato
di semi di teschi.
E cipressi sono in fiore
come teste giganti
che con vuote orbite
e verdognole chiome
guardano l'orizzonte
pensosi e addolorati.
Divino aprile, che arrivi
carico di sole e essenze,
riempi di nidi d'oro
i teschi in fiore!
Granada, 28 marzo 1919
**********
Cancion Primaveral
I
Salen los niños alegres
de la escuela,
poniendo en el aire tibio
del abril canciones tiernas.
¡Que alegría tiene el hondo
silencio de la calleja!
Un silencio hecho pedazos
por risas de plata nueva.
II
Voy camino de la tarde,
entre flores de la huerta,
dejando sobre el camino
el agua de mi tristeza.
En el monte solitario,
un cementerio de aldea
parece un campo sembrado
con granos de calaveras.
Y han florecido cipreses
como gigantes cabezas
que con órbitas vacìas
y verdosas cabelleras
pensativos y dolientes
el horizonte contemplan.
¡Abril divino, que vienes
cargado de sol y esencias,
llena con nidos de oro
las floridas calaveras!
Granada, 28 de marzo de 1919

lunedì 4 aprile 2011

Auguratevi di non sapere mai di Gianrico Gualtieri

Santiago Rusinol Prats/La Poesia/1895
Nel grigiore di questo cielo
 nell'angoscia vanificante
anche la tersa luminosità
dell'ideale
sembra spenta
come non esistesse
Mi chiedo col poeta
che sarà di questo fiato
che appanna il vetro,
di un cielo immaginato
spanna a spanna lucente?
Le cose ac-cadono
sono braci, faville
lentamente, al soffio
puro del tempo
la realtà si spegne.
Chi può sapere? (latino)
Chi raggiunge l'istante
della coscienza
attraverso l'incessante scrosciare?
E ancora spazio
e ancora tempo
Finis terrae
mare, spiaggia e sole
incontaminato (chi può raggiungerlo?)
Ma io ho visto, ho visto
nella penombra
il seno di alabastro
che rapida ricopri
Il mio corpo mai davvero nudo
mai ho attinto all'immemore purezza
(Vergognarsi per non doversi
più vergognare)
Auguratevi di non sapere mai.

domenica 3 aprile 2011

Un aprile di Rainer Maria Rilke

Dewing/Spring
Novellamente la foresta odora.
Librandosi in volo, sollevano
dagli omeri nostri,
le rondini il peso del cielo.
Or non è molto, vedevamo il giorno
spaziar nel vuoto di tra i rami spogli.
Piovve per lunghi pomeriggi; ed ecco
l'ore novelle circonfuse d'oro
giungono a stormi.
E ne rifuggon tutte le finestre
che, sul lontano difilare in riga
di quelle case, battono - ferite -
trepidamente, l'ali.
Silenzio, poi. Fino la pioggia scorre
sovra le pietre, più sommessa: placida
sul palpito lucente che s'oscura.
Tutti i suoni riparano, smorzati,
entro le gemme fulgide, sui rami.

sabato 2 aprile 2011

Se in me/Le rondini/Dalla superba di Farfa il futurista

Ambrogio Antonio Alciati/Primavera in laguna/1924
Se in me
potesse entrare di straforo
la chioma sua
di certo si trasmuterebbe
la tinta del mio sangue in quella
d'oro
*****
Le rondini
in deliziose cappe di raso nero
dattilografavano il risveglio
dettato dall'aurora
*****
Dalla superba
chioma dell'acacia
ravviata dal pettine del vento
graziosamente sfuggivano
riccioli di passeri cantori
(Noi miliardario della fantasia)

venerdì 1 aprile 2011

The burial of the dead di Thomas Stearns Eliot

Edwin Porter 1906
April is the cruellest month, breeding
Lilacs out of the dead land, mixing
Memory and desire, stirring
Dull roots with spring rain.
Winter kept us warm, covering
Earth in forgetful snow, feeding
A little life with dried tubers.
Summer surprised us, coming over the Starnbergersee
With a shower of rain; we stopped in the colonnade,
And went on in sunlight, into the Hofgarten,
And drank coffee, and talked for an hour.
Bin gar keine Russin, stamm' aus Litauen, echt deutsch.
And when we were children, staying at the archduke's,
My cousin's, he took me out on a sled,
And I was frightened. He said, Marie,
Marie, hold on tight. And down we went.
In the mountains, there you feel free.
I read, much of the night, and go south in the winter.
What are the roots that clutch, what branches grow
Out of this stony rubbish? Son of man,
You cannot say, or guess, for you know only
A heap of broken images, where the sun beats,
And the dead tree gives no shelter, the cricket no relief,
And the dry stone no sound of water. Only
There is shadow under this red rock,
(Come in under the shadow of this red rock),
And I will show you something different from either
Your shadow at morning striding behind you
Or your shadow at evening rising to meet you;
I will show you fear in a handful of dust.
Frisch weht der Wind
Der Heimat zu.
Mein Irisch Kind,
Wo weilest du?
"You gave me hyacinths first a year ago;
"They called me the hyacinth girl."
—Yet when we came back, late, from the Hyacinth
garden,
Your arms full, and your hair wet, I could not
Speak, and my eyes failed, I was neither
Living nor dead, and I knew nothing,
Looking into the heart of light, the silence.
Od' und leer das Meer.
Madame Sosostris, famous clairvoyante,
Had a bad cold, nevertheless
Is known to be the wisest woman in Europe,
With a wicked pack of cards. Here, said she,
Is your card, the drowned Phoenician Sailor,
(Those are pearls that were his eyes. Look!)
Here is Belladonna, the Lady of the Rocks,
The lady of situations.
Here is the man with three staves, and here the Wheel,
And here is the one-eyed merchant, and this card,
Which is blank, is something he carries on his back,
Which I am forbidden to see. I do not find
The Hanged Man. Fear death by water.
I see crowds of people, walking round in a ring.
Thank you. If you see dear Mrs. Equitone,
Tell her I bring the horoscope myself:
One must be so careful these days.
Unreal City,
Under the brown fog of a winter dawn,
A crowd flowed over London Bridge, so many,
I had not thought death had undone so many.
Sighs, short and infrequent, were exhaled,
And each man fixed his eyes before his feet.
Flowed up the hill and down King William Street,
To where Saint Mary Woolnoth kept the hours
With a dead sound on the final stroke of nine.
There I saw one I knew, and stopped him, crying
 "Stetson!
"'You who were with me in the ships at Mylae!
"'That corpse you planted last year in your garden,
"'Has it begun to sprout? Will it bloom this year?
"Or has the sudden frost disturbed its bed?
"Oh keep the Dog far hence, that's friend to men,
"Or with his nails he'll dig it up again!
"You! hypocrite lecteur!—mon semblable,—mon frère!'
(The waste land)

La sepoltura dei morti di Thomas Stearns Eliot

Fred Varley/Alice Massey/1925
Aprile è il mese più crudele, genera
Lillà da terra morta, confondendo
Memoria e desiderio, risvegliando
Le radici sopite con la pioggia della primavera.
L'inverno ci mantenne al caldo, ottuse
Con immemore neve la terra, nutrì
Con secchi tuberi una vita misera.
L'estate ci sorprese, giungendo sullo Starnbergersee
Con uno scroscio di pioggia: noi ci fermammo sotto il
colonnato,
E proseguimmo alla luce del sole, nel Hofgarten,
E bevemmo caffè, e parlammo un'ora intera.
Bin gar keine Russin, stamm' aus Litauen, echt deutsch.
E quando eravamo bambini stavamo presso l'arciduca,
Mio cugino, che mi condusse in slitta,
E ne fui spaventata. Mi disse, Marie,
Marie, tieniti forte. E ci lanciammo giù.
Fra le montagne, là ci si sente liberi.
Per la gran parte della notte leggo, d'inverno vado nel
sud.
Quali sono le radici che s'afferrano, quali i rami che
crescono
Da queste macerie di pietra? Figlio dell'uomo,
Tu non puoi dire, né immaginare, perché conosci
soltanto
Un cumulo d'immagini infrante, dove batte il sole,
E l'albero morto non dà riparo, nessun conforto lo
stridere del grillo,
L'arida pietra nessun suono d'acque.
C'è solo ombra sotto questa roccia rossa,
(Venite all'ombra di questa roccia rossa),
E io vi mostrerò qualcosa di diverso
Dall'ombra vostra che al mattino vi segue a lunghi passi,
o dall'ombra
Vostra che a sera incontro a voi si leva;
In una manciata di polvere vi mostrerò la paura.
Frisch weht der Wind
Der Heimat zu
Mein Iriscb Kind,
Wo weilest du?
"Fu un anno fa che mi donasti giacinti per la prima
volta;
"Mi chiamarono la ragazza dei giacinti."
- Eppure quando tornammo, a ora tarda, dal giardino
dei giacinti,
Tu con le braccia cariche, con i capelli madidi, io non
 potevo
Parlare, mi si annebbiavano gli occhi, non ero
Né vivo né morto, e non sapevo nulla, mentre guardavo
 il silenzio,
Il cuore della luce.
Oed' und leer das Meer.
Madame Sosostris, chiaroveggente famosa,
Aveva preso un brutto raffreddore, ciononostante
E' nota come la donna più saggia d'Europa,
Con un diabolico mazzo di carte. Ecco qui, disse,
La vostra carta, il Marinaio Fenicio Annegato
(Quelle sono le perle che furono i suoi occhi. Guardate!)
E qui è la Belladonna, la Dama delle Rocce,
La Dama delle situazioni.
Ecco qui l'uomo con le tre aste, ecco la Ruota,
E qui il mercante con un occhio solo, e questa carta,
Che non ha figura, è qualcosa che porta sul dorso,
E che a me non è dato vedere. Non trovo
L'Impiccato. Temete la morte per acqua.
Vedo turbe di gente che cammina in cerchio.
Grazie. Se vedete la cara Mrs. Equitone,
Ditele che le porterò l'oroscopo io stessa:
Bisogna essere così prudenti in questi giorni.
Città irreale,
Sotto la nebbia bruna di un'alba d'inverno,
Una gran folla fluiva sopra il London Bridge, così tanta,
Ch'io non avrei mai creduto che morte tanta n'avesse
disfatta.
Sospiri, brevi e infrequenti, se ne esalavano,
E ognuno procedeva con gli occhi fissi ai piedi.
Affluivano
Su per il colle e giù per la King William Street,
 Fino a dove Saint Mary Woolnoth
segnava le ore
Con morto suono sull'ultimo tocco delle nove.
Là vidi uno che conoscevo, e lo fermai, gridando:
" Stetson!
"Tu che eri a Mylae con me, sulle navi!
"Quel cadavere che l'anno scorso piantasti nel giardino,
"Ha cominciato a germogliare? Fiorirà quest'anno?
"Oppure il gelo improvviso ne ha danneggiato l'aiola?
"Oh, tieni il Cane a distanza, che è amico dell'uomo,
scoperto!
"Tu, hypocrite lecteur! - mon semblable, - mon frère!"
(La terra desolata)