Compagni, seppellitemi a Isla Negra,
di fronte al mare che conosco, a ogni superficie rugosa
della pietra e delle onde che i miei occhi perduti
non rivedranno più.
Ogni giorno d'oceano
mi portò nebbia o puri dirupi di turchese,
o semplice estensione, acqua rettilinea, invariabile,
quello che chiesi, lo spazio che divorò la mia fronte.
Ogni passo funebre del cormorano, il volo
di grandi uccelli grigi che amavano l'inverno,
e ogni tenebroso circolo di sargasso
e ogni onda grave che si scrolla via il freddo,
e ancor di più, la terra che un nascosto erbario
segreto, figlio di foschie e di sali, roso
dall'acido vento, minuscole corolle
della costa incollate alla sabbia infinita:
tutte le chiavi umide della terra marina
conoscono ogni grado della mia gioia,
sannoche voglio dormire il tra le palpebre
del mare e della terra...Voglio essere trascinato
verso il basso nelle piogge che il selvaggio
vento del mare combatte e sminuzza,
e poi per canali sotterranei proseguire
verso la primavera profonda che rinasce.
Scavate accanto a me la fossa di colei che amo, e un giorno
lasciate che mi faccia compagnia anche nella terra.