Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

martedì 31 maggio 2011

Ricordo di Giorgio Caproni

Bernard Fletwood Walker/Amity
Ricordo una chiesa antica,
romita,
nell'ora in cui l'aria s'arancia
e si scheggia ogni voce
sotto l'arcata del cielo.
Eri stanca,
e ci sedemmo sopra un gradino
come due mendicanti.
Invece il sangue ferveva
di meraviglia, a vedere
ogni uccello mutarsi in stella
nel cielo.

lunedì 30 maggio 2011

Il miele selvatico sa di libertà di Anna Andreevna Achmatova

Theo Van Rysselberghe/Elizabeth/1916
Il miele selvatico sa di libertà,
la polvere del raggio di sole,
la bocca verginale di viola,
e l’oro di nulla.
La reseda sa d’acqua,
e l’amore di mela,
ma noi abbiamo appreso per sempre
che il sangue sa solo di sangue...
......
Invano il procuratore romano,
tra gridi sinistri della plebe,
lavò davanti al popolo le mani,
e invano la regina di Scozia
tergeva da rossi schizzi
le palme affusolate, nell’afosa
oscurità del palazzo reale..

domenica 29 maggio 2011

Mattutino e notturno di Giosuè Carducci

Charles Conder/May day/1892 
Al mattin da la pioggia ecco deterso
In purità d’azzurro il ciel risplende,
E dal sole di maggio a l’universo
Il sorriso di Dio benigno scende;
Quando alacre da l’animo sommerso
l’ali innovate il mio pensiero stende,
E al sol de gli occhi tuoi rivola il verso
Come trillo di lodola che ascende.
Ma sento ardermi in cor la luce bruna
De le pupille in cui erra dolente
Il desio d’un ignoto estraneo lito,
Quando ammiro da i poggi ermi la luna
A la città marmorea tacente
Dir le malinconie de l’infinito.
(Rime nuove/Libro II)

sabato 28 maggio 2011

Semper eadem di Charles Baudelaire

Gustav Klimt
"Di dove viene" dicevi "questa strana tristezza che sale come il mare sulla roccia nera e nuda?"
- Quando il nostro cuore ha fatto la sua vendemmia, vivere non è che male.
 È un segreto noto a tutti,
un dolore semplice, senza misteri e, come la tua gioia, a tutti manifesto.
Cessa dunque, bella curiosa, d'indagare. E se pure la tua voce è dolce, taci!
Taci, ignorante, anima perennamente in estasi, bocca dal riso infantile!
Assai più che la Vita ci tiene la Morte con i suoi legami sottili.
Lascia, lascia il mio cuore inebriarsi d'una menzogna, tuffarsi nei tuoi begli occhi come in un sogno e a lungo sonnecchiare all'ombra dei tuoi cigli.
(Spleen e ideale)

venerdì 27 maggio 2011

La figlia maggiore di Giovanni Pascoli

Anker/1886
Ninnava ai piccini la culla,
cuciva ai fratelli le fasce:
non sapeva, madre fanciulla,
come si nasce.
Nel cantuccio, zitta, da brava,
preparava cercine e telo
pei bimbi che mamma le andava
a prendere in cielo.
Or cantano i passeri intorno
la piccola croce, in amore...
ché lo seppe, misera, un giorno,
come si muore!
L'erba è verde, piena di grilli.
Non un passo, non una voce
mai. Vivono, loro, tranquilli
intorno la croce.
Si beccano, s'amano, pascono,
in mezzo a quel pieno di cose
e di silenzio, dove il verbasco
fa tra le rose.
No, passeri! su le sue zolle,
no! non fate tanto vicino!
Là fitto di bianche corolle
è il pero e il susino.
Andate su l'albero in fiore
che al vento si dondola e culla!
Non turbate l'umile cuore
che non sa nulla!
Passa il vento come un respiro
caldo, lungo, dolce, che porta
su l'alito il polline in giro...
sopra la morta.
No, vento d'aprile, no, vento
d'amore, no tanto vicino!
Là nei campi bacia il frumento,
soffia tra il lino!
Fa che venga l'anima ai cardi,
che le viti tengano il raspo:
fa che abbiano l'accia, più tardi,
il guindolo e l'aspo!
Ma l'erba qui prima del fiore,
ma il fiore qui prima del seme,
la frullana taglia, e due ore
sibila e freme.
Un vecchione falcia e raduna
l'erbe e i fiori di primavera;
poi tutto egli brucia, là, una
limpida sera:
la sera, una sera di maggio,
che s'odono tanti stornelli
di sui gelsi, e sente, il villaggio,
di filugelli.
Dal villaggio vedon la fiamma
ch'arde sola, rossa, in quel canto:
la vedono gli occhi di mamma
pieni di pianto.
Oh! piange, ché il vecchio le toglie
qualcosa più che le togliesse:
fili d'erba, piccole foglie,
povera mèsse,
fioritura, sì, bianca e rossa,
della bimba, che non lo sa:
sua sola, laggiù, nella fossa,
maternità.
(Canti di Castelvecchio)

giovedì 26 maggio 2011

Il punto d'arrivo è dolce di Emily Dickinson

Ferdinand Georg Waldmuller
Il Punto d'arrivo è dolce eppure il Cuore
Da questo punto di vista
Ha Doti Potenziali
Sconosciute al Realizzato -
Chiedi alla Rosa più orgogliosa
Che rapimento - ha preferito
E ti dirà sospirando -
L'estasi del Bocciolo -
*****
Crisis is sweet and yet the Heart
Upon the hither side
Has Dowers of Prospective
Surrendered by the Tried -
Inquire of the proudest Rose
Which rapture - she preferred
And she will tell you sighing -
The transport of the Bud -

mercoledì 25 maggio 2011

La vita in versi di Giovanni Giudici

Maria Oakey Dewing/Garden in may/1895
Metti in versi la vita, trascrivi
fedelmente, senza tacere
particolare alcuno, l’evidenza dei vivi.
Ma non dimenticare che vedere non è
sapere, né potere, bensì ridicolo
un altro voler essere che te.
Nel sotto e nel soprammondo s’allacciano
complicità di visceri, saettando occhiate
d’accordi. E gli astanti s’affacciano
al limbo delle intermedie balaustre:
applaudono, compiangono entrambi i sensi
del sublime – l’infame, l’illustre.
Inoltre metti in versi che morire
è possibile più che nascere
e in ogni caso l’essere è più del dire.

martedì 24 maggio 2011

Elegia di Portland Road di Cristina Campo

Pedro De Valencia/1942
Cosa proibita, scura la primavera.
Per anni camminai lungo primavere
più scure del mio sangue.
Ora tornano sul Tamigi
sul Tevere i bambini trafitti dai lunghi gigli
le piccole madri nei loro covi d'acacia
l'ora eterna sulle eterne metropoli
che già si staccano, tremano come navi
pronte all'addio...
Cosa proibita
scura la primavera.
Io vado sotto le nubi, tra ciliegi
così leggeri che già sono quasi assenti.
Che cosa non è quasi assente tranne me,
da così poco morta, fiamma libera?
(E al centro del roveto riavvampano i vivi
nel riso, nello splendore, come tu li ricordi
come tu ancora li implori)
1958

lunedì 23 maggio 2011

Non mi basta il tempo per celebrare i tuoi capelli di Pablo Neruda

Ferdinand Hodler/L'italiana
Non mi basta il tempo per celebrare i tuoi capelli.
Uno a uno devo contarli e lodarli:
altri amanti voglion vivere con certi occhi,
io voglio essere solo il tuo parrucchiere.
In Italia ti battezzarono Medusa
per l’arricciata e alta luce della tua capigliatura.
Io ti chiamo scarmigliata e intricata mia:
il mio cuore conosce le porte della tua chioma.
Quando ti smarrirai nei tuoi stessi capelli,
non dimenticarmi, ricordati che t’amo,
non lasciarmi andar perduto senza la tua capigliatura
per il mondo cupo di tutte le strade
che solo ha ombra, dolori passeggeri,
fin che sale il sole sulla torre della tua chioma.
*****
Me falta tiempo para celebrar tus cabellos.
Uno por uno debo contarlos y alabarlos:
otros amantes quieren vivir con ciertos ojos,
yo sólo quiero ser tu peluquero.
En Italia te bautizaron Medusa
por la encrespada y alta luz de tu cabellera.
Yo te llamo chascona mía y enmarañada:
mi corazón conoce las puertas de tu pelo.
Cuando tú te extravíes en tus propios cabellos,
no me olvides, acuérdate que te amo,
no me dejes perdido ir sin tu cabellera
por el mundo sombrío de todos los caminos
que sólo tiene sombra, transitorios dolores,
hasta que el sol sube a la torre de tu pelo.
(Mañana, Cien Sonetos de Amor)

domenica 22 maggio 2011

Al modo delle foglie di Mimnermo

Joseph Marie Vien/1773
Al modo delle foglie che nel tempo
fiorito della primavera nascono
e ai raggi del sole rapide crescono,
noi simili a quelle per un attimo
abbiamo diletto del fiore dell'età
ignorando il bene e il male per dono dei Celesti.
Ma le nere dee ci stanno sempre a fianco,
l'una con il segno della grave vecchiaia
e l'altra della morte. Fulmineo
precipita il frutto di giovinezza,
come la luce d'un giorno sulla terra.
E quando il suo tempo è dileguato
è meglio la morte che la vita.
(Traduzione di Salvatore Quasimodo)

sabato 21 maggio 2011

Peccato di maggio I di Gabriele D'Annunzio

Alfons Mucha/Printemps/1900 
Or cosí fu; pe 'l bosco andavamo. Sottile
ella era e tutta bionda; su la nuca infantile
due ciocche avean que' caldi luccicori vermigli
che han le vergini antiche di Tadema; tra i cigli
lunghi li occhi avean l'iride verdognola, raggiante
di fini àcini d'oro. Da l'alta erba odorante
ella sorgeva eretta, come un vivente stelo.
Noi andavam pe 'l bosco. Sopra un fondo di cielo
aranciato i grandi alberi, dinanzi, ne 'l fogliame
prendean tinte metalliche, toni intensi di rame;
parean fusi ne 'l bronzo i tronchi, ma di sotto
a le scorze, passando, sentivamo interrotto
noi ascendere il brivido pugnante de le linfe
e il romper de le gemme noi sentivamo.
- O ninfe
amadrïadi, occulte ne le estreme radici,
non voi dunque cantaste su 'l passaggio li auspicî
a l'amore? -
Io guardavo Yella, muto: le acerbe
risa di lei, tra 'l vasto fluttuare de l'erbe
e 'l vento, sotto i dômi alti de la verdura,
squillavano. Ed a 'l riso le si schiudea la pura
chiostra de i denti, a 'l riso l'arco de la gengiva
quasi ferinamente rosso le si scopriva.
Io guardavo, fiutando voluttuosamente;
poi che il corpo di lei esalava un ardente
profumo, qual di frutto maturo; ed un'alena
tepida palpitava ne 'l bosco; e in ogni vena
a me correva l'aspro vin de la giovinezza...
Oh freschissime risa tintinnanti a la brezza
de 'l vespro, salutanti da 'l bel grembo selvaggio
di un bosco il morituro sol di calendimaggio!

venerdì 20 maggio 2011

Insinuarsi di Marina Cvetaeva

Gerhartz/Giorno di maggio
E, forse, la vittoria vera
su tempo e gravità: passare
senza lasciare tracce, senza
proiettare ombra
sui muri…
Forse - con la rinuncia
prendere? Cancellarsi da ogni specchio?
Come Lermontov al Caucaso, insinuarsi
senza turbare le montagne.
E, forse, unico diletto: con le dita
di Bach sfiorare l’organo
senza turbare l’eco.
Disfarsi senza lasciare cenere
per l’urna.
Forse - con il raggiro
prendere? Da tutti gli orizzonti
uscire? Nel tempo come nell’oceano
insinuarsi - senza allarmare le onde…
14 maggio 1923
(da Dopo la Russia e altri versi, 1928, trad. di Serena Vitale)

giovedì 19 maggio 2011

Maggio di Diego Valeri

Ettore Tito/Chioggia/1898
Ma mi dite che cos'ha
questa sera la piccola città?
Ma mi dite perché mai
questa saggia bottegaia
sempre grave e intesa al sodo,
fa la matta a questo modo?
Si direbbe che il profumo
della glicine e del tiglio
le abbia messo lo scompiglio
nel cervello.
Certamente io mai non vidi
il mio truce salumaio
stare in ozio
come adesso,
su la soglia del negozio
e sorridere a sè stesso
così gaio.
Certamente il calzolaio
non cantò mai come canta
questa sera,
delicato appassionato,
"e mia sposa sarà la mia bandiera..."
"Avvocato, buona sera!
Avvocato, come va?"
L'avvocato non fa caso
non mi vede, né mi sente,
e mi passa sotto il naso
fischiettando allegramente,
e rotando a mulinello
la sua mazza.
Nella piazza
è un tumulto di bambini
piccinini:
un concerto stonatello
di grilletti canterini
cui fa il basso la campana
del castello...
Ma mi dite, ma mi dite, che cos'ha
stasera questa pazza di città?

mercoledì 18 maggio 2011

Rosa piccolo e puntuale di Emily Dickinson

Phoebe Anna Traquair
Rosa - piccolo - e puntuale -
Aromatico - umile -
Celato ad Aprile -
Schietto a Maggio -
Caro al Muschio -
Noto al Poggio -
Vicino al Pettirosso
In ogni Anima umana -
Piccola ardita Bellezza -
Adornata da te
La natura ripudia -
L'antichità -
*****
Pink - small - and punctual -
Aromatic - low -
Covert in April -
Candid in May -
Dear to the Moss -
Known to the Knoll -
Next to the Robin
In every human Soul -
Bold little Beauty -
Bedecked with thee
Nature forswears -
Antiquity -

martedì 17 maggio 2011

Mattinata di Giosuè Carducci

Henry Siddons Mowbray/Luce
Batte a la tua finestra, e dice, il sole:
Lèvati, bella, ch'è tempo d'amare.
Io ti reco i desir de le vïole
E gl'inni de le rose al risvegliare.
Dal mio splendido regno a farti omaggio
Io ti meno valletti aprile e maggio
E il giovin anno che la fuga affrena
Su 'l fior de la tua vaga età serena.
Batte a la tua finestra, e dice, il vento:
Per monti e piani ho vïaggiato tanto!
Sol uno de la terra oggi è il concento,
E de' vivi e de' morti un solo è il canto.
De' nidi a i verdi boschi ecco il richiamo
- Il tempo torna: amiamo, amiamo, amiamo -
E il sospir de le tombe rinfiorate
- Il tempo passa: amate, amate, amate. -
Batte al tuo cor, ch'è un bel giardino in fiore,
Il mio pensiero, e dice: Si può entrare?
Io sono un triste antico vïatore,
E sono stanco, e vorrei riposare.
Vorrei posar tra questi lieti mâi
Un ben sognando che non fu ancor mai:
Vorrei posare in questa gioia pia
Sognando un bene che già mai non fia. 
(Rime Nuove/Libro III)

lunedì 16 maggio 2011

A mezzo maggio di Enrico Panzacchi

William John Hennessy/Fiori di maggio/1885
A mezzo maggio migrano dai prati
le lucciolette e vanno sul frumento,
come un soave aroma le conduce ;
e, balenando dentro l' aria scura,
cercano ì fiori delle verdi ariste.
Tutta la vasta piana è un luccichio.
A mezzo maggio presso i casolari
le fragolette odorano negli orti
soavemente. Dalle vìe propinque
i bei garzoni accordan le chitarre
per liberar le allegre serenate...
Va nella cheta notte un arpeggio.

domenica 15 maggio 2011

I' mi trovai, fanciulle, un bel mattino di Angelo Poliziano

Ettore De Maria Bergler/Floralia
I' mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino
Erano intorno violette e gigli
fra l'erba verde, e vaghi fior novelli
azzurri gialli candidi e vermigli
ond'io porsi la mano a côr di quelli
per adornar e' mie' biondi capelli
e cinger di ghirlanda el vago crino.
I' mi trovai, fanciulle, un bel mattino.
Da poi ch'i' ebbi pien di fiori un lembo,
vidi le rose, e non pur d'un colore;
io colsi allor per empier tutto el grembo,
perch'era sì soave il loro odore
che tutto mi senti' destar el core
di dolce voglia e d'un piacer divino.
I' mi trovai, fanciulle, un bel mattino.
I' posi mente: quelle rose allora
mai non vi potre' dir quant'eran belle;
quale scoppiava della boccia ancora;
qual eron un po' passe e qual novelle.
Amor mi disse allor: " Va', co' di quelle
che più vedi fiorir in sullo spino".
I' mi trovai, fanciulle, un bel mattino.
Quando la rosa ogni suo' foglia spande,
quando è più bella, quando è più gradita,
allora è buona a metter in ghirlande,
prima che sua bellezza sia fuggita;
sicché fanciulle, mentre è più fiorita,
cogliàn la bella rosa del giardino...
I' mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.

sabato 14 maggio 2011

Il sogno della vergine di Giovanni Pascoli

Carlos Schwabe/La vergine dei gigli/1899
La vergine dorme. Ma lenta
la fiamma del puro alabastro
le immemori palpebre tenta;
bussa alla chiusa anima. Il lume
vacilla nell'ombra, come astro
di vita tra un velo di brume.
Echeggia nell'anima, invasa
dal sonno, quel battere, e pare
destare la tacita casa.
La casa si desta: un sorriso
s'accende, si muove ed appare
via via qua e là per il viso...
La vergine sogna: ed un rivo
di sangue stupisce le intatte
sue vene, d'un sangue più vivo,
più tiepido: come di latte...
II
Stupisce le placide vene
quel flutto soave e straniero,
quel rivolo, labile, lene,
d'ignota sorgente, che sembra
che inondi di blando mistero
le pie sigillate sue membra.
Le gracili membra non sanno
lo schianto, non sanno l'amplesso:
nel cuore, sì, forse un affanno
c'è, l'ombra di un palpito, l'orma
d'un grido: il respiro sommesso
d'un vago ricordo che dorma;
che dorma nel cuore ed esali
nel cuore il suo sonno romito.
La vergine sogna: ecco un alito
piccolo, accanto... un vagito...
III
Un figlio! che posa nel letto
suo vergine! e cerca assetato
le fonti del vergine petto!
O figlio d'un intimo riso
dell'anima! o fiore non nato
da seme, e sbocciato improvviso!
Tu fiore non retto da stelo,
tu luce non nata da fuoco,
tu simile a stella del cielo;
dal cielo dell'anima, ov'ora
sbocciasti improvviso, tra poco
tu dileguerai nell'aurora.
In tanto tu vivi per una
breve ora; in un'anima, in tanto,
di vergine; in quella tua cuna
tu piangi il tuo tacito pianto.
IV
Si dondola dondola dondola
senza rumore la cuna
nel mezzo al silenzio profondo;
così, come tacito al vento,
nel tacito lume di luna,
si dondola un cirro d'argento.
Oh! dormi col tremolìo muto
dell'esile cuna che avesti!
non piangerlo tutto, il minuto
che avesti, dell'esile vita!
nel cuore di mamma non resti
quell'eco di pianto, infinita!
Sorridile, guardala; appressati
a mamma, ch'ormai non ha più,
per vivere un poco ancor essa,
che il poco di fiato ch'hai tu!
V
Il lume inquieto ora salta
guizzando, ora crepita e scende:
s'è spento. Quiete più alta.
Nell'ombra già rara, già scialba
traverso le immobili tende
si sfuma la nebbia dell'alba.
Il fiore improvviso, non sorto
da seme, non retto da stelo...
svanito! Non nato, non morto:
svanito nell'alito chiaro
dell'alba! svanito dal cielo
notturno del sogno! - Cantarono
i galli, rabbrividì l'aria,
s'empì di scalpicci la via;
da lungi squillò solitaria
la voce dell'Avemaria.

venerdì 13 maggio 2011

La Fiera di Corrado Govoni

Tom Roberts/Mrs H.G. Potter/1922
Non ricordi la turbinante fiera?
I pagliacci e la giostra coi lumini?
Tutto fu bello, musica e lustrini,
solo al ritorno nella buia sera.
Tu pedalavi vaporosa in avanti,
ed io a volo dietro il tuo cappello,
come in un delizioso carosello
mosso da Dio sol per noi amanti.
Sull’erba della darsena intrecciammo
le nostre impolverate biciclette
come in gelosa lotta due caprette.
Sul loro esempio, muti, ci avvinghiammo.
E quando entrammo a piedi dalla porta
tra gli sguardi dei pochi curiosi
composti e seri come vecchi sposi,
la città non mi parve più così morta.
I baci nella sera freddolina
riscaldato mi avevano d’amore,
dandomi dei sussulti dolci al cuore
come quei colpi, là, di carabina.
Ed io ti vedevo in un barbaglio,
per effetto dei tuoi baci brucianti,
sotto le stelle, strane e doloranti,
come le bianche pipe del bersaglio.

Sogno di Federico Garcia Lorca


Kees Van Dongen
Il mio cuore riposa presso la fonte fredda.
(Disponi i tuoi fili,
ragno dell'oblio.)
L'acqua della fonte gli confidava la sua canzone.
(Disponi i tuoi fili,
ragno dell'oblio.)
Il mio cuore accorto le confidava i suoi amori.
(Ragno del silenzio,
distendi il tuo mistero.)
L'acqua della fonte lo ascoltava malinconica.
(Ragno del silenzio,
distendi il tuo mistero.)
Il mio cuore scivola sopra la fonte fredda.
(Mani bianche, lontane,
frenate le acque.)
E l'acqua lo porta via con sé cantando allegramente.
(Mani bianche, lontane,
nulla resta nelle acque!)
Maggio 1919
*****
SUEÑO
Mi corazón reposa junto a la fuente fría.
(Llénala con tus hilos,
araña del olvido.)
El agua de la fuente su canción le decía.
(Llénala con tus hilos,
araña del olvido.)
Mi corazón despierto sus amores decía.
(Araña del silencio,
téjele tu misterio)
El agua de la fuente lo escuchaba sombrìa.
Araña del silencio,
téjele tu misterio.)
Mi corazón se vuelca sobre la fuente fría.
(Manos blancas, lejanas,
detened a las aguas.)
Y el agua se lo lleva cantando de alegría.
(¡Manos blancas, lejanas,
nada queda en las aguas!)
Mayo de 1919

mercoledì 11 maggio 2011

Quando tornano di Emily Dickinson

Sandys
Quando tornano - se i Fiori tornano -
Sempre mi domando
Se i Fiori possano nascere ancora
Una volta che l'Arte sia estinta -
Quando ricominciano, se i Pettirossi possono,
Sempre ho la paura
Indicibile, che il loro ultimo Esperimento sia stato
L'Anno passato,
Quando è Maggio, se Maggio ritorna,
Avrà qualcuno una fitta
Per paura che un Volto così bello
Non possa guardare ancora?
Se sarò là - non si può sapere
In quale Compagnia - si possa essere
Domani, ma se sarò là
Ritiro tutto ciò che ho detto -
**********
When they come back - if Blossoms do -
I always feel a doubt
If Blossoms can be born again
When once the Art is out -
When they begin, if Robins may,
I always had a fear
I did not tell, it was their last Experiment
Last Year,
When it is May, if May return,
Had nobody a pang
Lest in a Face so beautiful
He might not look again?
If I am there - One does not know
What Party - One may be
Tomorrow, but if I am there
I take back all I say -

martedì 10 maggio 2011

La gioia perfetta di Diego Valeri

Antonio Lopez Garcia/1980
Come triste il giorno di maggio
dentro il vicolo povero e solo!
Di tanto sole neppure un raggio,
con tante rondini neanche un volo..
Pure, c'era in quello squallore,
in quell'uggia greve e amara,
un profumo di cielo in fiore,
un barlume di gioia chiara.
C'era in alto una voce di mamma,
così calma, così pura!
che cantava la ninna nanna
alla propria creatura.
C'era... c'erano tante rose
affacciate a una finestra,
che ridevano come spose
preparate per la festa.
C'era, seduto sui gradini
d'una casa di pezzenti,
un bambino piccino piccino
dai grandi occhi risplendenti.
E poi dopo non c'era più nulla...
Ma, di maggio, alla via poveretta
basta un bimbo un fiore una culla
per formarsi una gioia perfetta.

lunedì 9 maggio 2011

Mare* di Piero Jahier

Madre/Hans Thoma/1871
Hanno preso il suo figliolo, ànno preso
quello che l'era appena rilevato
e per andà non può essere andato
che nel punto più brutto indifeso.
E per restà non può esser restato
che dove tronca vita le granate
e quando ànno finito di troncare
scendono le valanghe a sotterrare.
E se non scrive, è che vuol ritornare
e queste notti è camminato camminato
per chiedere una muta* alla sua mare:
la muta era ben pronta al davanzale
e alla finestra mare l'ha aspettato.
L'ha aspettato infino alla mattina
quando squilla la tromba repentina
e alla sua casa non può più rivare*.
Hanno preso il suo figliolo alla mare.
****
Hanno preso il suo tosàt,* ànno preso
quel ch'era così tanto delicato
si ritrova lontano trasportato
nel bastimento sopra l'acqua acceso.
Di giorno il bastimento le cammina
ma nella notte è sempre arrestato
e tutte l'acque bussan per entrare
dove il suo tosatèl* sta addormentato.
Hanno preso il suo tosàt alla mare.
****
Hanno preso il suo omo, ànno preso
quello che la doveva accompagnare
che avea giurato davanti all'altare
di non lasciarla sola a questo peso.
"Lui coi suoi bòcia* è contento di andare"
Non si è quasi voltato a salutare.
Ma hanno preso il suo omo alla mare.
****
E la mattina si è levata a solo
e à messo tutte le sue filigrane
à beverato le sue armente chiare
à steso tutti i suoi panni a asciugare
à agganciato il più grande suo paiolo
à apparecchiato il più bel fuoco acceso
e dopo si è seduta al focolare:
...Anche se tornano non si può più alzare
ànno preso, ànno preso anche la mare...
1917, Parrocchia di Sargnano

* Mare-Madre
   Muta-Cambio dei vestiti domenicale
   Rivare-Arrivare
   Tosàt e tosatèl-ragazzo
   Bòcia-ragazzi
(In ritardo, ma con affetto alle mamme.
Ciao carissima...)

domenica 8 maggio 2011

Qual in colle aspro, al imbrunir di sera di John Milton

Fortescue Brickdale/Laura del Petrarca ad Avignone
Qual in colle aspro, al imbrunir di sera
L'avezza giovinetta pastorella
Va bagnando l'herbetta strana e bella
Che mal si spande a disusata spera
Fuor di sua natia alma primavera,
Cosi Amor meco insu la lingua snella
Desta il fior novo di strania favella,
Mentre io di te, vezzosamente altera,
Canto, dal mio buon popol non inteso
E'l bel Tamigi cangio col bel Arno
Amor lo volse, ed io a l'altrui peso
Seppi ch' Amor cosa mai volse indarno.
Deh! foss' il mio cuor lento e'l duro seno
A chi pianta dal ciel si buon terreno.
1645

sabato 7 maggio 2011

Maggiolata di Giosuè Carducci

Charles Conder/1887
Maggio risveglia i nidi,
Maggio risveglia i cuori;
Porta le ortiche e i fiori,
I serpi e l’usignol.
Schiamazzano i fanciulli
In terra, e in ciel li augelli;
Le donne han ne i capelli
Rose, ne gli occhi il sol.
Tra colli prati e monti
Di fior tutto è una trama:
Canta germoglia ed ama
L’acqua la terra il ciel.
E a me germoglia in cuore
Di spine un bel boschetto;
Tre vipere ho nel petto
E un gufo entro il cervel.
(Rime Nuove-Libro terzo)

venerdì 6 maggio 2011

C’è nell’intimità degli uomini un confine di Anna Andreevna Achmatova

Mikhail Nesterov/Ekaterina Nesterova/1905
C’è nell’intimità degli uomini un confine
che né l’amore, né la passione possono osare:
le labbra si fondono nel terribile silenzio
e il cuore si spezza per amore.
Anche l’amicizia qui è impotente, e gli anni
pieni di felicità alta infiammata,
quando l’anima è libera e distratta
dal lento languore della voluttà.
Pazzo è colui che vi si appresta,
raggiungerlo è morire d’angoscia...
Ora puoi capire perché non batte
il mio cuore sotto la tua mano.
Pietroburgo, maggio 1915
(Stormo bianco)

giovedì 5 maggio 2011

La poesia di Giovanni Pascoli

Mykola Pymonenko
I
Io sono una lampada ch'arda
soave!
la lampada, forse, che guarda,
pendendo alla fumida trave,
la veglia che fila;
e ascolta novelle e ragioni
da bocche
celate nell'ombra, ai cantoni,
là dietro le soffici rócche
che albeggiano in fila:
ragioni, novelle, e saluti
d'amore, all'orecchio, confusi:
gli assidui bisbigli perduti
nel sibilo assiduo dei fusi;
le vecchie parole sentite
da presso con palpiti nuovi,
tra il sordo rimastico mite
dei bovi:
II
la lampada, forse, che a cena
raduna;
che sboccia sul bianco, e serena
su l'ampia tovaglia sta, luna
su prato di neve;
e arride al giocondo convito;
poi cenna,
d'un tratto, ad un piccolo dito,
là, nero tuttor della penna
che corre e che beve:
ma lascia nell'ombra, alla mensa,
la madre, nel tempo ch'esplora
la figlia più grande che pensa
guardando il mio raggio d'aurora:
rapita nell'aurea mia fiamma
non sente lo sguardo tuo vano;
già fugge, è già, povera mamma,
lontano!
III
Se già non la lampada io sia,
che oscilla
davanti a una dolce Maria,
vivendo dell'umile stilla
di cento capanne:
raccolgo l'uguale tributo
d'ulivo
da tutta la villa, e il saluto
del colle sassoso e del rivo
sonante di canne:
e incende, il mio raggio, di sera,
tra l'ombra di mesta viola,
nel ciglio che prega e dispera,
la povera lagrima sola;
e muore, nei lucidi albori,
tremando, il mio pallido raggio,
tra cori di vergini e fiori
di maggio:
IV
o quella, velata, che al fianco
t'addita
la donna più bianca del bianco
lenzuolo, che in grembo, assopita,
matura il tuo seme;
o quella che irraggia una cuna
- la barca
che, alzando il fanal di fortuna,
nel mare dell'essere varca,
si dondola, e geme -;
o quella che illumina tacita
tombe profonde - con visi
scarniti di vecchi; tenaci
di vergini bionde sorrisi;
tua madre!... nell'ombra senz'ore,
per te, dal suo triste riposo,
congiunge le mani al suo cuore
già róso! -
V
Io sono la lampada ch'arde
soave!
nell'ore più sole e più tarde,
nell'ombra più mesta, più grave,
più buona, o fratello!
Ch'io penda sul capo a fanciulla
che pensa,
su madre che prega, su culla
che piange, su garrula mensa,
su tacito avello;
lontano risplende l'ardore
mio casto all'errante che trita
notturno, piangendo nel cuore,
la pallida via della vita:
s'arresta; ma vede il mio raggio,
che gli arde nell'anima blando:
riprende l'oscuro viaggio
cantando.
(Canti di Castelvecchio)

mercoledì 4 maggio 2011

Oltre a questo Maggio di Emily Dickinson

James Tissot
Oltre a questo Maggio
Sappiamo
Che ce n'è Un altro -
Che bello
Speculare sul Forestiero!
Qualcuno conosce Colui che conoscemmo -
Dolce Meraviglia -
Che una Natura vi sia
Dove i Santi, e un qualsiasi Vicino che sta andando
Serbino Maggio!
**********
Besides this May
We know
There is Another -
How fair
Our speculations of the Foreigner!
Some know Him whom We knew -
Sweet Wonder -
A Nature be
Where Saints, and our plain going Neighbor
Keep May!

martedì 3 maggio 2011

Dove stanno bene i fiori di Corrado Govoni

Frederick Childe Hassam/1891
I ciclami, nei chiostri di marmo.
Le ortensie, nelle rosse Certose.
Le margherite, nei prati.
Le viole, tra le foglie secche lungo i fossi.
La malva, nelle pentole dei poveri, alle finestre.
Gli oleandri, nei vestiboli dei ricchi.
Le rose, dentro gli orti di campagna.
I tuberosi, nei giardini dei collegi.
Le aquilegie, nei cortili dei castelli antichi.
Le ninfèe, come bianche lavandaie, sotto i ponti.
Gli edelvai, vicino ai nidi delle aquile.
I convolvoli, nelle siepi delle strade.
I glicini, sui ruderi.
L’edera, come una decorazione verde
intorno agli alberi veterani.
I gigli, sugli altari e in processione.
Le orchidee, simili ad aborti, nei bicchieri.
Le azalèe, nelle chiese protestanti.
Le camelie, nei vasi di maiolica sulle scale.
I narcisi, davanti agli specchi.
I garofani rossi, nella bocca delle amanti.
I crisantemi, sulle tombe e nelle tavole.
I pensè, come maschere curiose alle finestre.
I papaveri, nel frumento.
I begliuomini dai fiori ascellari
simili ad arlecchini, negli orti delle zitelle.
Le violacciocche, lungo i viali delle passeggiate.
I semprevivi, nelle camere dei malati e davanti ai santi.
I gelsomini, alle finestre degli ospedali.
I funghi, nei boschi umidi
nelle travi marcite
e nell’anima mia.

lunedì 2 maggio 2011

Il mio Maggio di Vladimir Majakovskij

Sophia Dragomirova/Repin/1882
A tutti,
a quanti, spossati dalle macchine,
si sono riversati per le strade,
a tutti,
alle schiene sfinite dalla terra
e che invocano una festa,
il primo maggio!
Al primo fra tutti i maggi
andiamo incontro, compagni,
con la voce affratellata nel canto.
E' mio il mondo con le sue primavere.
Sciogliti in sole, neve!
Io sono operaio,
è mio questo maggio!
Io sono contadino,
questo maggio è mio!
A tutti
A quelli che, scatenata l'ira delle trincee,
si sono appostati in agguati omicidi,
a tutti,
a quelli che dalle corazzate
sui fratelli
hanno puntato le torri coi cannoni,
il primo maggio!
Al primo fra tutti i maggi
andiamo incontro,
allacciando le mani disgiunte dalla guerra.
Taci, ululato del fucile!
Chètati, abbaiare della mitragliatrice!
Sono marinaio,
è mio questo maggio!
Sono soldato,
questo maggio è mio!
A tutte
le case,
le piazze,
le strade,
strette dall'inverno di ghiaccio,
a tutte
le fameliche
steppe,
alle foreste,
alle messi,
il primo maggio!
Salutate
il primo fra tutti i maggi
con una piena
di fertilità, di primavere,
di uomini!
Verde dei campi, canta!
Urlo delle sirene, innalzati!
Sono il ferro,
è mio questo maggio!
Sono la terra,
questo maggio è mio!
(1922)

domenica 1 maggio 2011

Serenata di Giosuè Carducci

Moreau/Evening and sorrow/1882 
Le stelle che vïaggiano su 'l mare
Dicono - O bella luna, non dormire,
O bella luna, vògliti levare,
Ché noi vogliamo per lo mondo gire.
Vogliam fermarci su la camerella
Ove nel sonno sta nostra sorella,
Nostra sorella splendïente e bruna
Che un mago ci ha rapita, o madre luna. -
Di cima al colle rispondono i pini
E da la riva del fiume gli ontani:
- O stelle da' begli occhi piccolini,
Deh perché fate quei discorsi vani?
Ella ci apparve il dí primo di maggio
Tra un lauro snello e un glorïoso faggio,
E dove ella sbocciò ninfa dal suolo
Cresce una rosa e canta un rusignolo. -
Poi che le stelle tramontan nel mare,
Al monte e al piano tace ogni rumore:
La terra buia una camera pare
Ove s'addorme al fin l'uman dolore.
Come breve è la notte, o bella mia!
Desto nel bosco l'uccellin già pia.
L'alba di maggio t'imbianca il verone,
E il saluto del mondo in cuor ti pone.
(Rime Nuove-Libro Terzo)