Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.
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sabato 2 gennaio 2016

Una sera, la neve di Salvatore Quasimodo

A Carcass - Gustav Adolf-Mossa
Di te lontana dietro una porta
chiusa, odo ancora il pianto d'animale:
così negli alti paesi al vento della neve
ulula l'aria fra i chiusi dei pastori.

Breve gioco avverso alla memoria:
la neve è qui discesa e rode
i tetti, gonfia gli archi del vecchio Lazzaretto,
e l'Orsa precipita rossa fra le nebbie.

Dove l'anca colore dei miei fiumi,
la fronte della luna dentro l'estate
densa di vespe assassinate? Resta il lutto
della tua voce umiliata nel buio delle spalle
che lamenta la mia assenza.
***
da POESIE D'AMORE DEL NOVECENTO

giovedì 20 agosto 2015

Che breve notte di Salvatore Quasimodo

Blind Narcissus (detail), Jeffrey Jones
Che breve notte, amore. Un raggio
di luce è già sulla tua fronte,
nei tuoi capelli di madonna bizantina:
e dai carrozzoni lungo il fiume
assale antiche radici
la voce dei giovani nomadi, funamboli
di gramo pane e di parole murate nello sdegno.
Riconosco il fanciullo che sul Bosforo di Sicilia
gettava la sua solitudine di isolano
isolato. Ma tu ti svegli, bellissima.
Bruna e bruciante mi svegli
a nuova vertigine; scavato d'ansie e di sangue
mi trascini nel buio, senza memoria.
Qui vivo forse la mia ultima vita.1967
Grazie a http://carrubbabiagio.blog.kataweb.it/aspirante_poeta/2013/01/23/le-ultime-poesie-damore-di-salvatore-quasimodo/
Quasimodo è nato il 20 agosto 1901

domenica 16 febbraio 2014

Antico inverno di Salvatore Quasimodo

Nella Marchesini*Autoritratto*1923-25
Desiderio delle tue mani chiare
nella penombra della fiamma:
sapevano di rovere e di rose;
di morte. Antico inverno.

Cercavano il miglio gli uccelli
ed erano subito di neve;
così le parole:
un po' di sole, una raggera d'angelo,
e poi la nebbia; e gli alberi,
e noi fatti d'aria al mattino.
*
ACQUE E TERRE*1920-29

mercoledì 11 settembre 2013

Nessuno di Salvatore Quasimodo

Charles Sprague Pearce*1896
Io sono forse un fanciullo
che ha paura dei morti,
ma che la morte chiama
perché lo sciolga da tutte le creature:
i bambini, l'albero, gli insetti;
da ogni cosa che ha cuore di tristezza.

Perche' non ha piu doni
e le strade son buie,
e più non c'e' nessuno
che sappia farlo piangere
vicino a te, Signore.
***********
A tutti quelli che abbiamo perso in tutti gli 11 settembre
della Storia. ♥
**************
L'uomo malvagio/parla con bocca menzognera,/macchìna disegni perversi /suscita continuamente discordie:/perciò la sua rovina verrà all'improvviso,/in un attimo sarà annientato e non ci sarà rimedio". La Bibbia. Proverbi 6, 12-15

venerdì 14 giugno 2013

Cavalli di luna e di vulcani di Salvatore Quasimodo

Paul Camille Guigou
Isole che ho abitato
verdi su mari immobili.

D'alghe arse, di fossili marini
le spiagge ove corrono in amore
cavalli di luna e di vulcani.

Nel tempo delle frane
le foglie, le gru assalgono l'aria:
in lume d'alluvione splendono
cieli densi aperti agli stellati;

le colombe volano
dalle spalle nude dei fanciulli.

Qui finita è la terra:
con fatica e con sangue
mi faccio una prigione.

Per te dovrò gettarmi
ai piedi dei potenti,
addolcire il mio cuore di predone.

Ma cacciato dagli uomini,
nel fulmine di luce ancora giaccio
infante a mani aperte,
a rive d'alberi e fiumi:

ivi la latomia d'arancio greco
feconda per gli imenei dei numi.
***********
(Salvatore Quasimodo ci ha lasciati 45 anni fa come oggi.)

lunedì 15 aprile 2013

S'ode ancora il mare di Salvatore Quasimodo

Tomás Muñoz Lucena
Già da più notti s'ode ancora il mare,
lieve, su e giù, lungo le sabbie lisce.
Eco d'una voce chiusa nella mente
che risale dal tempo; ed anche questo
lamento assiduo di gabbiani: forse
d'uccelli delle torri, che l'aprile
sospinge verso la pianura. Già
m'eri vicina tu con quella voce;
ed io vorrei che pure a te venisse,
ora, di me un'eco di memoria,
come quel buio murmure di mare.
***********
Acque e terre

venerdì 28 dicembre 2012

Ai fratelli Cervi, alla loro Italia di Salvatore Quasimodo

Jan Van Eyck*1427
In tutta la terra ridono uomini vili,
principi, poeti, che ripetono il mondo
in sogni, saggi di malizia e ladri
di sapienza. Anche nella mia patria ridono
sulla pietà, sul cuore paziente, la solitaria
malinconia dei poveri. E la mia terra è bella
d’uomini e d’alberi, di martirio, di figure
di pietra e di colore, d’antiche meditazioni.
Gli stranieri vi battono con dita di mercanti
il petto dei santi, le reliquie d’amore,
bevono vino e incenso alla forte luna
delle rive, su chitarre di re accordano
canti di vulcani. Da anni e anni
vi entrano in armi, scivolano dalle valli
lungo le pianure con gli animali e i fiumi.
Nella notte dolcissima Polifemo piange
qui ancora il suo occhio spento dal navigante
dell’isola lontana. E il ramo d’ulivo è sempre ardente.
Anche qui dividono in sogni la natura,
vestono la morte e ridono i nemici
familiari. Alcuni erano con me nel tempo
dei versi d’amore e solitudine, nei confusi
dolori di lente macine e di lacrime.
Nel mio cuore finì la loro storia
quando caddero gli alberi e le mura
tra furie e lamenti fraterni nella città lombarda.
Ma io scrivo ancora parole d’amore,
e anche questa è una lettera d’amore
alla mia terra. Scrivo ai fratelli Cervi
non alle sette stelle dell’Orsa: ai sette emiliani
dei campi. Avevano nel cuore pochi libri,
morirono tirando dadi d’amore nel silenzio.
Non sapevano soldati filosofi poeti
di questo umanesimo di razza contadina.
L’amore la morte in una fossa di nebbia appena fonda.
Ogni terra vorrebbe i vostri nomi di forza, di pudore,
non per memoria, ma per i giorni che strisciano
tardi di storia, rapidi di macchine di sangue.
**************
(Gelindo,Antenore,Aldo,Ferdinando,Agostino,Ovidio,Ettore.
trucidati il 28 dicembre del 1943 nel poligono di tiro di Reggio Emilia)

giovedì 18 ottobre 2012

Alla nuova luna di Salvatore Quasimodo

Jules Guerin*1902
In principio Dio creò il cielo
e la terra, poi nel suo giorno
esatto mise i luminari in cielo
e al settimo giorno si riposò.
Dopo miliardi di anni l'uomo,
fatto a sua immagine e somiglianza,
senza mai riposare, con la sua
intelligenza laica,
senza timore, nel cielo sereno
d'una notte d'ottobre
mise altri luminari uguali
a quelli che giravano
dalla creazione del mondo. Amen.

giovedì 6 settembre 2012

Davanti al simulacro d'Ilaria del Carretto

Edward Burne Jones*Hours
Sotto tenera luna già i tuoi colli, 
lungo il Serchio fanciulle in vesti rosse
e turchine si muovono leggere.
Così al tuo dolce tempo, cara; e Sirio
perde colore, e ogni ora s'allontana,
e il gabbiano s'infuria sulle spiagge
derelitte. Gli amanti vanno lieti
nell'aria di settembre, i loro gesti
accompagnano ombre di parole
che conosci. Non hanno pietà; e tu
tenuta dalla terra, che lamenti?
Sei qui rimasta sola. Il mio sussulto
forse è il tuo, uguale d'ira e di spavento.
Remoti i morti e più ancora i vivi,
i miei compagni vili e taciturni.
(Nuove poesie)

sabato 21 luglio 2012

Dormono selve di Salvatore Quasimodo

Aurelio Arteta
Matrice secca d'amore e di nati,
ti gemo accanto
da lunghi anni, disabitato.
Dormono selve,
di verde serene, di vento,
pianure dove lo zolfo
era l'estate dei miti
immobile.
Non eri entrata a vivermi,
presagio di durevole pena.
La terra moriva sulle acque
antiche mani nei fiumi coglievano papiri.
Non so odiarti: così lieve
il mio cuore d'uragano.
(Òboe sommerso)

mercoledì 13 giugno 2012

Metamorfosi nell'urna del Santo di Salvatore Quasimodo

Guercino*Sant'Antonio da Padova*1656
***
I morti maturano,
il mio cuore con essi.
Pietà di sé
nell'ultimo umore ha la terra.
Muove nei vetri dell'urna
una luce d'alberi lacustri:
Mi devasta oscura mutazione,
santo ignoto: gemono al seme sparso
larve verdi:
il mio volto è loro primavera.
Nasce una memoria di buio
in fondo a pozzi murati,
un'eco di timpani sepolti:
sono la tua reliquia
patita.
"Òboe sommerso"

lunedì 4 giugno 2012

I morti di Salvatore Quasimodo

Herbert Schmalz
  Mi parve s'aprissero voci,
che labbra cercassero acque,
              che mani s'alzassero a cieli.                
    Che cieli! Più bianchi dei morti
 che sempre mi destano piano;
                  i piedi hanno scalzi; non vanno lontano.
 Gazzelle alle fonti bevevano,
vento a frugare ginepri
    e rami ad alzare le stelle?

sabato 5 maggio 2012

Di fresca donna riversa in mezzo ai fiori di Salvatore Quasimodo

Guido Cadorin~Nudo e paesaggio fiorito~1920
  S'indovinava la stagione occulta
dall'ansia delle piogge notturne,
dal variar nei cieli delle nuvole,
ondose lievi culle;
ed ero morto.
Una città a mezz'aria sospesa
m'era ultimo esilio,
e mi chiamavano intorno
le soavi donne d'un tempo,
e la madre, fatta nuova dagli anni,
la dolce mano scegliendo dalle rose
con le più bianche mi cingeva il capo.
Fuori era notte
e gli astri seguivano precisi
ignoti cammini in curve d'oro
e le cose fatte fuggitive
mi traevano in angoli segreti
per dirmi di giardini spalancati
e del senso di vita;
ma a me doleva ultimo sorriso
di fresca donna riversa in mezzo ai fiori.

(Oboe sommerso)

mercoledì 25 aprile 2012

Epigrafe per i Caduti di Marzabotto di Salvatore Quasimodo

Elihu Vedder/Memory
1954
Questa è memoria di sangue
di fuoco, di martirio,
del più vile sterminio di popolo
voluto dai nazisti di von Kesselring
e  dai loro soldati di ventura
dell’ultima servitù di Salò
per ritorcere azioni di guerra partigiana,
I milleottocentotrenta dell’altipiano
fucilati e arsi
da oscura cronaca contadina e operaia
entrano nella storia del mondo
col nome di Marzabotto.
Terribile e giusta la loro gloria:
indica ai potenti le leggi del diritto
il civile consenso
per governare anche il cuore dell’uomo,
non chiede compianto o ira
onore invece di libere armi
davanti alle montagne e alle selve
dove il Lupo e la sua brigata
piegarono più volte
i nemici della libertà.
La loro morte copre uno spazio immenso,
in esso uomini d'ogni terra
non dimenticano Marzabotto
il suo feroce evo
di barbarie contemporanea.
(25 aprile 1945-25 aprile 2012)

domenica 15 aprile 2012

Io mi cresco un male e Amen per la Domenica in Albis

R.H. Ives Gammell♪Lamentation
Io mi cresco un male
Grato respiro una radice
esprime d'albero corrotto:
Io mi cresco un male
da vivo che a mutare
ne soffre anche la carne.
♪♪♪♪♪♪♪♪
Amen per la Domenica in Albis
Non m'hai tradito, Signore:
d'ogni dolore
son fatto primo nato.
(Oboe sommerso)

giovedì 12 aprile 2012

Ariete di Salvatore Quasimodo

Frederick Childe Hassam○1904
Nel pigro moto dei cieli
la stagione si mostra: al vento nuova,
al mandorlo che schiara
piani d'ombra aerei
nuvoli d'ombre e biade:
e ricompone le sepolte voci
dei greti, dei fossati,
dei giorni di grazia favolosi.
Ogni erba dirama,
e un'ansia prende le remote acque
di gelidi lauri ignudi iddii pagani;
ed ecco salgono dal fondo fra le ghiaie
e capovolte dormono celesti.
(Ed è subito sera)

giovedì 29 marzo 2012

Senza memoria di morte di Salvatore Quasimodo

Władysław Wankie
Primavera solleva alberi e fiumi;
la voce fonda non odo,
in te perduto, amata.
Senza memoria di morte,
nella carne congiunti
il rombo d'ultimo giorno
ci desta adolescenti.
Nessuno ci ascolta;
il lieve respiro del sangue!
Fatta ramo
fiorisce sul tuo fianco
la mia mano.
Da piante pietre acque
nascono gli animali
al soffio dell'aria.
(Oboe sommerso)

mercoledì 21 marzo 2012

Oggi ventuno marzo di Salvatore Quasimodo

Georgios Iakovidis/Spring
Oggi ventuno marzo entra l’Ariete
nell’equinozio e picchia la sua
testa maschia contro alberi e rocce,
e tu amore stacchi
ai suoi colpi il vento d’inverno
dal tuo orecchio inclinato
sull’ultima mia parola. Galleggia
la prima schiuma sulle piante, pallida
quasi verde e non rifiuta
l’avvertimento. E la notizia corre
ai gabbiani che s’incontrano
fra gli arcobaleni: spuntano
scrosciando il loro linguaggio
di spruzzi che rintoccano
nelle grotte. Tu copri il loro grido
al mio fianco, apri il ponte
fra noi e le raffiche
che la natura prepara sottoterra
in un lampo privo di saggezza,
oltrepassi la spinta dei germogli.
Ora la primavera non ci basta.

mercoledì 14 marzo 2012

Dalla natura deforme di Salvatore Quasimodo

Reginald Grenville
Dalla natura deforme la foglia
simmetrica fugge, l'àncora più
non la tiene. Già l'inverno, non inverno,
fuma un falò presso il Naviglio.
Qualcuno può tradire
a quel fuoco di notte, può negare
per tre volte la terra. Com'è forte
la presa, se qui da anni, che anni, guardi
le stelle sporche a galla nei canali
senza ripugnanza, se ami qualcuno
della terra, se scricchiola
il legno fresco e arde la geometria
della foglia corrugata scaldandoti.
(La terra impareggiabile▬1955/1958)
-Visibile, invisibile-

lunedì 5 marzo 2012

E la tua veste è bianca di Salvatore Quasimodo

Van Rysselberghe
Piegato hai il capo e mi guardi;
e la tua veste è bianca,
e un seno affiora dalla trina
sciolta sull’omero sinistro. 
Mi supera la luce; trema,
e tocca le tue braccia ignude.
Ti rivedo. Parole
avevi chiuse e rapide‚
che mettevano cuore
nel peso d’una vita
che sapevo di circo.
Profonda la strada
su cui scendeva il vento
certe notti di marzo‚
e ci svegliava ignoti
  come la prima volta.