Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

giovedì 30 giugno 2011

Amata di Antonio Machado

Julio Romero De Torres/1900

Amata, l'aria annunzia
la tua veste candida...
Non ti vedrà il mio sguardo;
il mio cuore ti attende!
E l'aria mi ha recato
col mattino il tuo nome;
ripete la montagna
l'eco dei tuoi passi....
Non ti vedrà il mio sguardo;
il mio cuore ti attende!
Sulle torri in penombra
rintoccano campane...
Non ti vedrà il mio sguardo;
il mio cuore ti attende!
La nera bara i colpi
a martello annunziano
e i colpi della vanga
il posto della fossa.
Non ti vedrà il mio sguardo;
il mio cuore ti attende!
*****
AMADA
Amada, el aura dice
tu pura veste blanca…
No te verán mis ojos;
¡mi corazón te aguarda!
El viento me ha traído
tu nombre en la mañana;
el eco de tus pasos
repite la montaña…
no te verán mis ojos;
¡mi corazón te aguarda!
En las sombrías torres
repican las campanas…
No te verán mis ojos;
¡m corazón te aguarda!
Los golpes del martillo
dicen la negra caja;
y el sitio de la fosa,
los golpes de la azada…
No te verán mis ojos;
¡Mi corazón te aguarda!

mercoledì 29 giugno 2011

Il mare di San Remo e i rosolacci di Corrado Govoni

Max Klinger/1882
Un riverbero pazzo di cento fornaci
nel velluto dell'erba, una messe diabolica di rubini e di braci.
Sotto, il mare che sogna: un'allucinante distesa di stelle cadute,
di liquide perle malate, di pallide rose svenute.
Nello smeraldo dell'erba, come un'oscena reliquia, tutti quei rosolacci
urlano e sanguinano come risate e schiaffi di imbellettati pagliacci.
Mare e rosolacci: una lama di cielo col manico di madreperla della marina
che qui ha compiuta di vergini e d'angeli una mostruosa carneficina.
(Brindisi alla notte)

martedì 28 giugno 2011

Nella macchia di Giovanni Pascoli

George Inness/Summer/1891
Errai nell'oblio della valle
tra ciuffi di stipe fiorite,
tra quercie rigonfie di galle;
errai nella macchia più sola,
per dove tra foglie marcite
spuntava l'azzurra vïola;
errai per i botri solinghi:
la cincia vedeva dai pini:
sbuffava i suoi piccoli ringhi
argentini.
Io siedo invisibile e solo
tra monti e foreste: la sera
non freme d'un grido, d'un volo.
Io siedo invisibile e fosco;
ma un cantico di capinera
si leva dal tacito bosco.
E il cantico all'ombre segrete
per dove invisibile io siedo,
con voce di flauto ripete,
Io ti vedo!
(In campagna/Myricae)

lunedì 27 giugno 2011

Era color del mare e dell'estate di Camillo Sbarbaro


Tamara De Lempicka/1933
Era color del mare e dell’estate
la strada fra le case e i muri d’orto
dove la prima volta ti cercai.
All’incredulo sguardo ti staccasti
un po’ incerta dall’altro marciapiede.
Nemmeno mi guardasti. Mi stringesti,
con la forza di chi s’attacca, il polso.
A fianco procedemmo un tratto zitti.
Una macchina adesso mi portava,
procella appena dominata, verso
il luogo di quel primo appuntamento.
Già la svolta il mio cuore riconosce
e, raffica, la macchina imbocca,
ed ecco tu ti stacchi
un po’ incerta dall’altro marciapiede.
(Non era che un crudele immaginare:
paralitico tenta con quest’ansia
la parte, se già il male guadagni).
Il tempo di pensarti; ma nell’attimo
che dolcissima spina mi trafisse!
Acuta come questa non mi desti
altra gioia, non mi potevi dare.
T’amavo. Amavo. Anche per me nel mondo
c’era qualcuno.
O strada tra le case, benedetta,
dove la prima volta nella vita
pietà d’altri che me mi strinse il cuore.
(Versi a Dina)

domenica 26 giugno 2011

Tre pensieri sull'estate di Emily Dickinson

George Inness
La più piccola Ape che distilla -
Un Carico di Miele
Moltiplica l'Estate -
Paga che il Suo più esiguo frammento accresca
La Quantità d'Ambra -
*****
Least Bee that brew -
A Honey's Weight
The Summer multiply -
Content Her smallest fraction help
The Amber Quantity -
""""""""""
Sorge - passa - sul nostro Sud
Iscrive un semplice Mezzogiorno -
Lusinga per un Istante le Guglie
E infinito se ne va -
*****
It rises - passes - on our South
Inscribes a simple Noon -
Cajoles a Moment with the Spires
And infinite is gone -
"""""""
Di Giallo era il Cielo esterno
In Giallo più Giallo intagliato
Finché lo Zafferano scivolò in un vermiglio
Il cui confine non si riusciva a distinguere -
*****
Of Yellow was the outer Sky
In Yellower Yellow hewn
Till Saffron in vermilion slid
Whose seam could not be shewn -

sabato 25 giugno 2011

Tristezza d'estate di Stèphane Mallarmè

Ingres/Venus
Il sole, o lottatrice sulla sabbia assopita,
Nell'oro dei capelli un bagno languoroso
Ti scalda e ardendo incenso sulla gota nemica
Mescola con i pianti un incanto amoroso.
Quest'immobile calma e la fiamma del cielo
T'ha rattristata, o baci miei timorosi, e dici:
"Noi non saremo mai un sarcofago solo
Sotto il deserto antico e le palme felici!"
Ma la tua chioma fulva è un tiepido ruscello
Dove affondare fermi l'anima che ci assilla
E trovare quel Nulla che tu saper non puoi.
Io gusterò il belletto pianto dagli occhi tuoi:
Forse al cuor che colpisti esso donar saprà
Dell'azzurro e dei sassi l'insensibilità.
 
*****
TRISTESSE D’ÉTÉ
Le soleil, sur le sable, ô lutteuse endormie,
En l’or de tes cheveux chauffe un bain langoureux
Et, consumant l’encens sur ta joue ennemie,
Il mêle avec les pleurs un breuvage amoureux.
De ce blanc Flamboiement l’immuable accalmie
T’a fait dire, attristée, ô mes baisers peureux,
« Nous ne serons jamais une seule momie
Sous l’antique désert et les palmiers heureux ! »
Mais ta chevelure est une rivière tiède,
Où noyer sans frissons l’âme qui nous obsède
Et trouver ce Néant que tu ne connais pas.
Je goûterai le fard pleuré par tes paupières,
Pour voir s’il sait donner au cœur que tu frappas
L’insensibilité de l’azur et des pierres.

venerdì 24 giugno 2011

Estate di Hermann Hesse

Pal Szinyei Merse/1902
Improvvisamente fu piena estate.
I campi verdi di grano, cresciuti e
riempiti nelle lunghe settimane di piogge,
cominciavano a imbiancarsi,
in ogni campo il papavero lampeggiava
col suo rosso smagliante.
La bianca e polverosa strada maestra era arroventata,
dai boschi diventati più scuri risuonava più spossato,
più greve e penetrante il richiamo del cuculo,
nei prati delle alture, sui loro flessibili steli,
si cullavano le margherite e le lupinelle,
la sabbia e le scabbiose, già tutte in pieno rigoglio
e nel febbrile, folle anelito della dissipazione
dell’approssimarsi della morte
perché a sera si sentiva qua e là nei villaggi il chiaro,
inesorabile avvertimento delle falci in azione.

giovedì 23 giugno 2011

Rose ai pilastri di Andrea Zanzotto

Lawrence Alma Tadema/Le rose di Eliogabalo/1888
Rose ai pilastri, rose lungo i muri
e dentro i vasi, da per tutto rose
che sbocciano fiammanti e sanguinose
come ferite sopra i seni impuri.
Rose thee dai bei labri immaturi
dalle fini ceramiche untuose,
rose di siepe, rose rugiadose
avvinghiate ai cancelli e ai vecchi muri.
Eruzione di rose nei giardini,
di rive sanguinose ed odorose,
vive e rampanti per la mia ringhiera.
Rose e rose ne i miei vasi murrini
rose odorose, rose sanguinose
rosee bocche della primavera!

mercoledì 22 giugno 2011

Meriggio d'estate di Umberto Saba

Martin Rico Y Ortega
Silenzio! Hanno chiuso le verdi
persiane delle case.
Non vogliono essere invase.
Troppe le fiamme
della tua gloria,o sole!
Bisbigliano appena
gli uccelli,poi tacciono,vinti
dal sonno. Sembrano estinti
gli uomini, tanto è ora pace
e silenzio...Quand'ecco da tutti
gli alberi un suono s'accorda,
un sibilo lungo che assorda,
che solo è così: le cicale.

martedì 21 giugno 2011

Saluto di stagione di Vincenzo Cardarelli

Leighton/Flaming June
Benvenuta estate.
Alla tua decisa maturità
m'affido.
Mi poserò ai tuoi soli,
ricambierò alla terra
in tanto sudore caldo
delle mie adempiute nutrizioni
i suoi veleni vitali.
Lascio la primavera
dietro di me
come un amore insano
d'adolescente.
Lascio i languori e le ottusità,
i sonni impossibili,
le faticose inerzie animali,
il tempo neutro e vuoto
in cui l'uomo è stagione.
Io che non spunto a febbraio coi mandorli,
non mi compiaccio all'arido sapore
di sasso che acuisce
il gusto dolce dell'acqua dei rivi,
alle gocciole chete
di nuvola randagia
che vanno in punta di piedi
in compagnia dei pensieri,
non colgo il biancospino;
chè amo i tempi fermi e le superfici chiare,
e ad ogni transizione di meriggio,
rotta l'astrale identità del mattino,
avverto gli spazi irritarsi,
e sento il limite e il male
che incrinano ogni cambio d'ora,
saluto nel sol d'estate
la forza dei giorni più eguali.
Ai punti estremi, alle stagioni violente,
come sotto il frantoio dei pericoli
dove ogni inquietudine si schianta
prendo le sole decisioni buone,
la mia fuggiasca fecondità
ritrovo.

lunedì 20 giugno 2011

Cuore nuovo di Federico Garcia Lorca

Julio Romero De Torres/1917
Il mio cuore, come una serpe,
si è sfilato la pelle di dosso
e la guardo qui tra le mie dita
pieno di ferite e di miele.
I pensieri che si annidavano
tra le tue rughe, dove sono?
Dove le rose che profumavano
di Gesu Cristo e di Satana?
Povero involucro che opprimevi
la mia stella fantastica!
Grigia pergamena sofferente
di ciò che amai e ora non amo.
Vedo in te feti di scienze,
mummie di versi e scheletri,
di mie antiche innocenze
e romantici segreti.
Ti appenderò ai muri
del mio museo sentimentale,
vicino ai gelidi e oscuri
gigli addormentati del mio male?
O ti deporrò sopra i pini
-libro dolente del mio amore-
perché tu sappia quali trilli
manda all'aurora l'usignolo?
Granada, giugno 1918
****
Mi corazón, como una sierpe,
se ha desprendido de su piel,
y aquí la miro entre mis dedos
llena de heridas y de miel. 
Los pensamiento que anidaron
en tus arrugas, ¿dónde están?
¿Dónde las rosas que aromaron
a Jesucristo y a Satán? 
¡Pobre envoltura que ha oprimido
a mi fantástico lucero!
Gris pergamino dolorido
de lo que quise y ya no quiero. 
Yo veo en ti fetos de ciencias,
momias de versos y esqueletos
de mis antiguas inocencias
y mis románticos secretos. 
¿Te colgaré sobre los muros
de mi museo sentimental,
junto a los gélidos y oscuros
lirios durmientes de mi mal? 
¿O te pondré sobre los pinos,
-libro doliente de mi amor-
para que sepas de los trinos
que da a la aurora el ruiseñor? 
Granada, junio de 1918

domenica 19 giugno 2011

Anima di Arturo Onofri

Von Stuck
Anima, troppo vento oggi soffia per uscire.
In casa resteremo con le finestre serrate
ascoltando attenti il vento nelle gole muggire.
Non esser triste. Pensa che manca poco all'estate.
E allora tutto il giorno avremo calma e sole,
e sempre potremo uscire; e andremo a veder bruciare,
appena che il sole raggiorni, sui monti le carbonare;
e a mezzogiorno, tornando, faremo, pei boschi, giaggioli.
Tu sai che nostra madre molto ama i fiori sul desco.
Vedrai che felicità! Anima, non ti pervade
la pace di quei tramonti, che per godere il fresco
s'esce a coglier bluastri sugli orli delle strade?
Pensa qual gioia, d'agosto, in certi crepuscoli rossi,
sentirsi l'ombra salire su su, fino ai ginocchi!
E in quelle notti tranquille e nitide come i tuoi occhi,
Anima, non ti ricordi come brillava di casti
inviti lontani la Terra, nei fuochi delle sue stoppie?
Ora non esser triste. Osserva attraverso i vetri
delle piccole finestre della casa di campagna
il vento che pèttina gli alberi con le sue mille dita.
Guarda! Nell'orto l'erbe più esili, in mezzo al tormento,
vibrano in un palpitìo simile a quello dei campi
nei mezzogiorni d'estate. Anima, andiamo nel vento!
Pensa che i miei capelli, anch'essi così vibreranno.
Vieni via; non temere! non questo è l'urlo dei lupi.
A capo scoperto andremo, lì presso: tra quelle rupi.
E all'Ave Maria, tornando, io ti darò conforto.
Ma oggi non voglio che canti. Se mai, con la vanga, l'orto.
(Canti delle Oasi/Poemi del sole)

sabato 18 giugno 2011

La donna cannone di Francesco De Gregori

Marc Chagall
Butterò questo mio
enorme cuore
tra le stelle un giorno
giuro che lo farò
e oltre l'azzurro della tenda
nell'azzurro io volerò
quando la donna cannone
d'oro e d'argento diventerà
senza passare per la stazione
l'ultimo treno prenderà
in faccia ai maligni
e ai superbi
il mio nome scintillerà
dalle porte della notte
il giorno si bloccherà
un applauso del pubblico pagante
lo sottolineerà
dalla bocca del cannone
una canzone esploderà
e con le mani amore
per le mani ti prenderà
e senza dire parole
nel mio cuore ti porterò
e non avrò paura
se non sarò bella come dici tu
e voleremo in cielo
in carne ed ossa
non torneremo più
e senza fame e senza sete
e senza ali e senza rete
voleremo via
così la donna cannone
quell'enorme mistero volò
tutta sola verso un cielo nero
nero s'incamminò
tutti chiusero gli occhi
l'attimo esatto in cui sparì
altri giurarono spergiurarono
che non erano mai stati li
e con le mani amore
per le mani ti prenderò
e senza dire parole
nel mio cuore ti porterò
e non avrò paura
se non sarò bella come vuoi tu
e voleremo in cielo
in carne ed ossa
non torneremo più
e senza fame e senza sete
e senza ali e senza rete
voleremo via
1983

venerdì 17 giugno 2011

Cercati meno esigenti amiche di Marina Cvetaeva

Paul Chabas
Cercati meno esigenti amiche,
più tenere in fatto di prodigi.
So che Venere è un fatto di mani, artigiano,
conosco il mio mestiere:
dal silenzio più solenne fino a sterminare l'anima
- tutta la divina scala -
da: mio respiro! a: non respirare!
18 giugno 1922

giovedì 16 giugno 2011

La libertà di Giorgio Gaber

Botticelli*Nascita di Venere
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo appena nato che ha di fronte solamente la natura
e cammina dentro un bosco con la gioia di inseguire un’avventura,
sempre libero e vitale, fa l’amore come fosse un animale,
incosciente come un uomo compiaciuto della propria libertà.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio solamente nella sua democrazia,
che ha il diritto di votare e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare ha trovato la sua nuova libertà.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche avere un’opinione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come l’uomo più evoluto che si innalza con la propria intelligenza
e che sfida la natura con la forza incontrastata della scienza,
con addosso l’entusiasmo di spaziare senza limiti nel cosmo
e convinto che la forza del pensiero sia la sola libertà.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche un gesto o un’invenzione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
Da "Dialogo tra un impegnato e un non so"
1972

mercoledì 15 giugno 2011

Un pò di follia in primavera di Emily Dickinson

Frederick Childe Hassam/1889
Un po' di Follia in Primavera
È salutare persino per un Re,
Ma Dio sia con il Clown -
Che considera questa formidabile scena -
Questo totale Esperimento di Verde -
Come se fosse suo!
******
A little Madness in the Spring
Is wholesome even for the King,
But God be with the Clown -
Who ponders this tremendous scene -
This whole Experiment of Green -
As if it were his own!

martedì 14 giugno 2011

Litania della Rosa di Remy De Gourmont

John Everett Millais/Pout pourry
Fiore ipocrita,
Fiore del silenzio.
Rosa color di rame, più fraudolenta delle nostre gioie,
Rosa color di rame,
cospargici col balsamo delle tue menzogne,
fiore ipocrita, fiore del silenzio.
Rosa dal viso dipinto come una donnina allegra,
Rosa dal cuore prostituito, 
Rosa dal viso dipinto, fingi di essere pietosa,
fiore ipocrita, fiore del silenzio.
Rosa dalla guancia puerile, o vergine dei futuri tradimenti,
Rosa dalla guancia puerile, innocente e rossa,
spalanca la trappola dei tuoi occhi chiari,
fiore ipocrita, fiore del silenzio.
Rosa dagli occhi neri, specchio del tuo nulle,
Rosa dagli occhi neri, facci credere al mistero, 
fiore ipocrita, fiore del silenzio.
Rosa color dell'oro puro, o cassaforte dell'ideale, 
Rosa color dell'oro puro, dacci la chiave del tuo ventre,
fiore ipocrita, fiore del silenzio.
Rosa color d'argento, turibolo dei nostri sogni,
Rosa color d'argento, prendi il nostro cuore e fanne del fumo,
fiore ipocrita, fiore del silenzio.
Rosa dallo sguardo saffico, più pallida dei gigli,
Rosa dallo sguardo saffico, offrici il profumo della tua illusoria verginità,
fiore ipocrita, fiore del silenzio.
Rosa dalla fronte purpurea, collera delle donne sdegnate,
Rosa dalla fronte purpurea, svelaci il segreto del tuo orgoglio,
fiore ipocrita, fiore del silenzio.
Rosa dalla fronte d'avorio giallo, amante di te stessa,
Rosa dalla fronte d'avorio giallo, svelaci il segreto delle tue notti verginali,
fiore ipocrita, fiore del silenzio.
Rosa dalle labbra di sangue, o mangiatrice di carne,
Rosa dalle labbra di sangue, se vuoi il nostro sangue, cosa ne faremmo?
Bevilo, fiore ipocrita, fiore del silenzio.
*****
Litanie de la rose
Fleur hypocrite,
Fleur du silence.
Rose couleur de cuivre, plus frauduleuse que nos joies,
Rose couleur de cuivre, embaume-nous dans tes mensonges,
fleur hypocrite, fleur du silence.
Rose au visage peint comme une fille d'amour, rose au coeur prostitué, rose au visage peint, fais semblant d'être pitoyable, fleur hypocrite, fleur du silence.
Rose à la joue puérile, ô vierge des futures trahisons,
Rose à la joue puérile, innocente et rouge, ouvre le rets de tes yeux clairs,
fleur hypocrite, fleur du silence.
Rose aux yeux noirs, miroir de ton néant,
Rose aux yeux noirs, fais-nous croire au mystère,
fleur hypocrite, fleur du silence.
Rose couleur d'or pur, ô coffre-fort de l'idéal,
Rose couleur d'or pur, donne-nous la clef de ton ventre,
fleur hypocrite, fleur du silence.
Rose couleur d'argent, encensoir de nos rêves,
Rose couleur d'argent, prends notre coeur et fais-en de la fumée,
fleur hypocrite, fleur du silence.
Rose au regard saphique, plus pâle que les lys,
Rose au regard saphique, offre-nous le parfum de ton illusoire virginité,
fleur hypocrite, fleur du silence.
Rose au front pourpre, colère des femmes dédaignées,
Rose au front pourpre, dis-nous le secret de ton orgueil,
fleur hypocrite, fleur du silence.
Rose au front d'ivoire jaune, amante de toi-même,
Rose au front d'ivoire jaune, dis-nous le secret de tes nuits virginales,
fleur hypocrite, fleur du silence.
Rose aux lèvres de sang, ô mangeuse de chair,
Rose aux lèvres de sang, si tu veux notre sang, qu'en ferions-nous?
Bois-le, fleur hypocrite, fleur du silence.
1896
(Grazie al nostro Gianrico, se trovi errori, correggimi...)

lunedì 13 giugno 2011

Il responso di Guido Gozzano

Agnes Goodsir
"Or vado, Marta, suona la mezzanotte..." O casa
di pace, o dolce casa di quell'amica buona...
L'alta lucerna ingombra segnava in luce i rari
pizzi dei suoi velari, ergendosi nell'ombra
come un piccolo sole... Durava nella stanza
l'eco d'una speranza data senza parole.
Nella zona di luce v'erano fiori, carte,
volumi, sogni d'arte... Contro una stampa truce
del Durero, una grigia volpe danese il terso
muso tendeva verso l'alto, con cupidigia.
C'era un profumo mite che mi tornava bimbo:
...un gracile corimbo di primule fiorite.
E c'era una blandizie mondana acuta fine:
...di essenze parigine, di sigarette egizie...
C'era un profumo forte che inebbriava i sensi:
...i bei capelli densi come matasse attorte...
Sotto il prodigio nero di quella chioma unica,
vestita di una tunica molle, di foggia "impero".
Marta teneva gli occhi assorti ed un pugnale
fra mano, e non so quale volume sui ginocchi.
Tagliava, china in non so che taciturna indagine,
lentamente le pagine del gran volume intonso.
"La mezzanotte, Marta..." Non mi rispose, udivo
soltanto il ritmo vivo del ferro nella carta.
La taciturna amica con quel volume austero
m'apparve nel mistero d'una sibilla antica.
"Se le dicessi? Sa ella, forse, il responso,
forse nel libro intonso legge la Verità!"
E a quella donna, avezza a me come a un fratello
buono, mi parve bello dire la mia tristezza.
Ah! Se potessi amare! - Vi giuro, non ho amato
ancora: il mio passato è di menzogne amare.
- Mi piacquero leggiadre bocche, ma non ho pianto
mai, mai per altro pianto che il pianto di mia Madre.
Come una sorte trista è sul mio cuore, immagine
(se vi piace l'immagine un poco secentista)
d'un misterioso scrigno d'ogni tesoro grave,
me ne gittò la chiave l'artefice maligno,
l'artefice maligno, in chi sa quali abissi...
Marta, se rinvenissi la chiave dello scrigno!
Se al cuore che ricusa d'aprirsi, una divota
rechi la chiave ignota dentro la palma chiusa,
per lei che nel deserto farà sbocciare fiori,
saran tutti i tesori d'un cuore appena aperto.
Perché, Marta, non sono cattivo, non è vero?
O Marta non è vero, dite, che sono buono?
Molte mani soavi apersi a poco a poco
come si fa nel gioco, ma non trovai le chiavi.
O dita appena tocche, forse amerò domani!
e abbandonai le mani e ribaciai le bocche...
Ma pesa la menzogna terribilmente! O maschera
fittizia che mi esaspera nell'anima che sogna!
Perché, Marta, non sono cattivo, non è vero?
O Marta non è vero, dite, che sono buono?
Tutte, persin le brutte, mi danno un senso lento
di tenerezza... "Sento" - risi - "di amarle tutte!
Non sorridete, Marta?" Non sorrideva. Udivo
soltanto il ritmo vivo del ferro nella carta.
E ripensavo: - Se ella, forse, il responso,
forse nel libro intonso legge la Verità -.
Nel cuore senza fuoco già l'anima è più stanca,
più d'un capello imbianca, qui, sulla tempia, un poco.
Ogni sera più lunge qualche bel sogno è fatto:
aspetta il cuore intatto l'amore che non giunge
O beva chi non beve, doni chi si rifiuta
prima che sia compiuta la mia favola breve!
Fanciullo, e verrai tu, compagno alato della
seconda cosa bella - il non essere più -
verrai con bende e dardi, anche, Fanciullo, a me?
O amare prima che si faccia troppo tardi!
"L'amore giungerà, Marta?" (Nel libro intonso,
pensavo, ecco il responso lesse di Verità)
l'Amore come un sole (durava nella stanza
l'eco d'una speranza data senza parole)
"irraggerà l'assedio dell'anima autunnale,
se pure questo male non è senza rimedio..."
Ella dal Libro, in quiete, tolse l'arme, mi porse
l'arme. Rispose: "Forse! - Perché non v'uccidete?".

domenica 12 giugno 2011

Ora è un tempo che non mi basta di Libero De Libero

Tamara De Lempicka
La tua fronte non è più cielo,
da quel mio cielo sole non cade,
da quel sole luce non prende
e colore il mio giorno.
A queste mani non sono più erba
i tuoi freschi capelli nella siepe
ove si andava per tenere strade
in fondo al bosco degli occhi.
Ora è un tempo che non dà pace.

sabato 11 giugno 2011

Lungo l'Affrico nella sera di giugno dopo la pioggia di Gabriele D'Annunzio

Mario Cavaglieri
Grazia del ciel, come soavemente
ti miri ne la terra abbeverata,
anima fatta bella dal suo pianto!
O in mille e mille specchi sorridente
grazia, che da la nuvola sei nata
come la voluttà nasce dal pianto,
musica nel mio canto
ora t'effondi, che non è fugace,
per me trasfigurata in alta pace
a chi l'ascolti.
Nascente Luna, in cielo esigua come
il sopracciglio de la giovinetta
e la midolla de la nova canna,
sì che il più lieve ramo ti nasconde
e l'occhio mio, se ti smarrisce, a pena
ti ritrova, pe 'l sogno che l'appanna,
Luna, il rio che s'avvalla
senza parola erboso anche ti vide;
e per ogni fil d'erba ti sorride,
solo a te sola.
O nere e bianche rondini, tra notte
e alba, tra vespro e notte, o bianche e nere
ospiti lungo l'Affrico notturno!
Volan elle sì basso che la molle
erba sfioran coi petti, e dal piacere
il loro volo sembra fatto azzurro.
Sopra non ha sussurro
l'arbore grande, se ben trema sempre.
Non tesse il volo intorno a le mie tempie
fresche ghirlande?
E non promette ogni lor breve grido
un ben che forse il cuore ignora e forse
indovina se udendo ne trasale?
S'attardan quasi immemori del nido,
e sul margine dove son trascorse
par si prolunghi il fremito dell'ale.
Tutta la terra pare
argilla offerta all'opera d'amore,
un nunzio il grido, e il vespero che muore
un'alba certa.
Settignano giugno 1902
(Alcyone)

venerdì 10 giugno 2011

Filastrocca del mese di giugno di Gianni Rodari

Going and coming/Norman Rockwell/1947
Filastrocca del mese di giugno,
il contadino ha la falce in pugno:
mentre falcia l'erba e il grano
un temporale spia lontano.
Gli scolaretti sui banchi di scuola
hanno perso la parola:
apre il maestro le pagelle
e scrive i voti nelle caselle...
"Signor maestro, per cortesia,
non scriva quel quattro sulla mia:
Quel cinque, poi, non ce lo metta
sennò ci perdo la bicicletta:
se non mi boccia, glielo prometto,
le lascio fare qualche giretto".

giovedì 9 giugno 2011

Amore di Vincenzo Cardarelli

Augustus John/La figlia Poppet

Come chi gioia e angoscia provi insieme
gli occhi di lei così m'hanno lasciato.
Non so pensarci. Eppure mi ritorna
più e più insistente all'anima
quel suo fugace sguardo di commiato.
E un dolce tormento mi trattiene
dal prender sonno, ora ch'è notte e s'agita,
nell'aria un che di nuovo.
Occhi di lei, vago tumulto. Amore,
pigro, incredulo amore, più per tedio
che per gioco intrapreso, ora ti sento
attaccato al mio cuore (debol ramo)
come frutto che geme.
Amore e primavera vanno insieme.
Quel fatale e prescritto momento
che ci diremo addio
è già in ogni distacco
del tuo volto dal mio.
Cosa lieve è il tuo corpo!
Basta che io l'abbandoni per sentirti
crudelmente lontana.
Il più corto saluto è fra noi due
un commiato finale.
Ogni giorno ti perdo e ti ritrovo
così, senza speranza.
Se tu sapessi com'è già remoto
il ricordo dei baci
che poco fa mi davi,
di quel caro abbandono,
di quel folle tuo amore ov'io non mordo
che sapore di morte.
 (La poesie nel mondo, Lirica d'Occidente e d'Oriente)

mercoledì 8 giugno 2011

Cosa darei per vedere il suo volto? di Emily Dickinson

Mc Cubbin/The letter/1884
Cosa darei per vedere il suo volto?
Darei - darei la mia vita - naturalmente -
Ma ciò non è abbastanza!
Aspettate un momento - lasciatemi pensare!
Darei il mio Bobolink più grande!
Così siamo a due - Lui - e la Vita!
Sapete chi è "Giugno" -
Darei lui -
Rose di giornata da Zanzibar -
E calici di Gigli - come pozzi -
Api - a spanne -
Canali d'Azzurro
Che flotte di Farfalle - traversarono -
E screziate Vallette di Primule -
Poi ho "interessi" in "Banchi" di Pratolina -
Giunchiglie in Dote - odorose "Azioni" -
Domini - estesi come la Rugiada -
Sacchi di Dobloni - che Api avventurose
Mi portarono - da mari celesti -
E Porpora - dal Perù -
Adesso - l'ho comprata -
"Shylock?" Dai!
Firmami l'Accordo!
"Giuro di pagare
A Lei - che dà in pegno tutto ciò -
Un'ora - del volto del suo Sovrano!"
Estatico Contratto!
Avara Grazia!
Il prezzo del mio Regno di Beatitudine!
*****
What would I give to see his face?
I'd give - I'd give my life - of course -
But that is not enough!
Stop just a minute - let me think!
I'd give my biggest Bobolink!
That makes two - Him - and Life!
You know who "June" is -
I'd give her -
Roses a day from Zenzibar -
And Lily tubes - like wells -
Bees - by the furlong -
Straits of Blue
Navies of Butterflies - sailed thro' -
And dappled Cowslip Dells -
Then I have "shares" in Primrose "Banks" -
Daffodil Dowries - spicy "Stocks" -
Dominions - broad as Dew -
Bags of Doubloons - adventurous Bees
Brought me - from firmamental seas -
And Purple - from Peru -
Now - have I bought it -
"Shylock"? Say!
Sign me the Bond!
"I vow to pay
To Her - who pledges this -
One hour - of her Sovreign's face"!
Extatic Contract!
Niggard Grace!
My Kingdom's worth of Bliss!

martedì 7 giugno 2011

Guarda là e Caro luogo di Umberto Saba

Antonio Lopez Garcia /Los novios/1960
Guarda là quella vezzosa,
guarda là quella smorfiosa.
Si restringe nelle spalle,
tiene il viso nello scialle.
O qual mai castigo ha avuto?
Nulla. Un bacio ha ricevuto.
(L'amorosa spina)
*****
Vagammo tutto il pomeriggio in cerca
d'un luogo a fare di due vite una.
Rumorosa la vita, adulta, ostile,
minacciava la nostra giovanezza.
Ma qui giunti ove ancor cantano i grilli,
quanto silenzio sotto questa luna.
(Ultime cose)


lunedì 6 giugno 2011

Dora Williams di Edgar Lee Masters

Quando Reuben Pantier se ne andò e mi piantò
andai a Springfield. Là incontrai un libertino,
il cui padre era appena morto lasciandogli una fortuna.
Egli mi sposò ubriaco. La mia vita fu disgraziata.
Passò un anno, e un giorno lo trovarono morto.
Così fui ricca. Me ne andai a Chicago.
Qui conobbi un bel giorno Tyler Rountree, canaglia.
Me ne andai a New York. Un magnate dai capelli grigi
perse la testa per me – un altro patrimonio.
Mi morì una notte proprio fra le braccia, sapete.
(Vidi la sua faccia violacea per anni, dopo).
Fu quasi uno scandalo. Me ne andai,
questa volta a Parigi. Ero ormai una donna,
insidiosa, scaltra, esperta del mondo e ricca.
Il mio elegante appartamento vicino agli Champs-Élysées
divenne centro d'ogni sorta di tipi:
musicisti, poeti, bellimbusti, artisti, nobili.
Vi si parlava francese e tedesco, italiano, inglese.
Sposai il conte Navigato, di Genova.
Andammo a Roma. Mi avvelenò, credo.
Adesso nel Campo Santo che guarda
il mare dove Colombo giovane sognò nuovi mondi,
ecco cos'hanno scritto: "Contessa Navigato
implora eterna quiete".
***** 
When Reuben Pantier ran away and threw me
I went to Springfield. There I met a lush,
Whose father just deceased left him a fortune.
He married me when drunk. My life was wretched.
A year passed and one day they found him dead.
That made me rich. I moved on to Chicago.
After a time met Tyler Rountree, villain. I moved on to New York.

 A gray-haired magnate
Went mad about me -- so another fortune.
He died one night right in my arms, you know.
(I saw his purple face for years thereafter.)
There was almost a scandal. I moved on,
This time to Paris. I was now a woman,
Insidious, subtle, versed in the world and rich.
My sweet apartment near the Champs Élysées
Became a center for all sorts of people,
Musicians, poets, dandies, artists, nobles,
Where we spoke French and German, Italian, English.
I wed Count Navigato, native of Genoa.
We went to Rome. He poisoned me, I think.
Now in the Campo Santo overlooking
The sea where young Columbus dreamed new worlds,
See what they chiseled: "Contessa Navigato
Implora eterna quiete."

domenica 5 giugno 2011

Lucciole di Marino Moretti

Margaret W. Tarrant
Vanno, vanno col loro 
lumino mezzo verde, 
come in soffio d'oro... 
«Lucciola, lucciola, vien da me! ». 
Oh, non aprire il pugno 
per afferrarle... Guai! 
Esse, bimbo, non sai? 
son le fate di giugno... 
«Lucciola, lucciola, vien da me! ». 
Bimbo, che ne faresti 
d'un lumino cosi 
lieve? Immagino, si, 
che me lo spegneresti... 
«Lucciola, lucciola, vien da me! ». 
Lucciole! Col lumino 
loro, il lumino verde, 
a qualcun che si perde
insegnano il cammino: 
sono le nostre stelle, 
le stelle della Terra, 
o tu che ami la guerra, 
fanciulletto ribelle. 
«Lucciola, lucciola, vien da me! ».

sabato 4 giugno 2011

Spighe di Federico Garcia Lorca

Laurits Andersen/1887
Il campo di grano si è dato alla morte. 
Già le falci tagliano le spighe.
I pioppi oscillano parlando
all'anima sottile della brezza.
Soltanto il grano vuole silenzio.
Si è rappreso al sole, e sospira
nell'ampio elemento dove indugiano
i vivaci sogni.
Il giorno,
ormai saturo di luce e suono,
declina dietro i monti azzurri,
Che pensiero misterioso
turba le spighe?
Che ritmo di tristezza sognatrice
agita i campi?
Le spighe sembrano vecchi uccelli
che non possono volare!
Sono piccole teste
che hanno il cervello d'oro puro
ed espressioni tranquille.
Pensano tutte alle stessa cosa,
meditano tutte
un profondo segreto.
Strappano alla terra il suo oro vivo
e come dolci api del sole libano
il raggio bruciante di cui si vestono
per formare l'anima della farina.
Oh che allegra tristezza m'infondete,
dolcissime spighe!
Venite dalle più profonde età,
cantaste nella Bibbia
e, quando vi sfiorano i silenzi,
suonate un concerto di lire.
Voi germogliate per l'uomo come cibo.
Ma guardate le bianche margherite
i gigli che nascono perchè sì!
Mummie d'oro delle campagne!
Il fiore selvatico nasce per il sogno
e voi nascete per la vita. 
Giugno 1919 
*****
ESPIGAS
El trigal se ha entregado a la muerte.
Ya las hoces cortan las espigas.
Cabecean los chopos hablando
con el alma sutil de la brisa.
El trigal sólo quiere silencio.
Se cuajó con el sol, y suspira
por el amplio elemento en que moran
los ensueños despiertos.
El día,
ya maduro de luz y sonido,
por los montes azules declina.
¿Qué misterioso pensamiento
conmueve a las espigas?
¿Qué ritmo de tristeza soñadora
los trigales agita...?
¡Parecen las espigas viejos pájaros
que no pueden volar!
Son cabecitas,
que tienen el cerebro de oro puro
y expresiones tranquilas.
Todas piensan lo mismo,
todas llevan
un secreto profundo que meditan.
Arrancan a la tierra su oro vivo
y cual dulces abejas del sol, liban
el rayo abrasador con que se visten
para formar el alma de la harina.
¡Oh, qué alegre tristeza me causáis,
dulcísimas espigas!
Venís de las edades más profundas,
cantasteis en la Biblia,
y tocáis cuando os rozan los silencios
un concierto de liras.
Brotáis para alimento de los hombres.
¡Pero mirad las blancas margaritas
y los lirios que nacen porque sí!
¡Momias de oro sobre las campiñas!
La flor silvestre nace para el sueño
y vosotras nacéis para la vida.
Junio de 1919