Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

martedì 30 settembre 2014

Il nostro destino è la morte di Quinto Orazio Flacco

Eros and the Goddesses of Destiny - Julius Kronberg 1908
Ahimé fugaci, o Postumo, o Postumo, 
scorrono gli anni, la pietà 
non porterà impedimento alle rughe e 
alla vecchiaia che incalza e alla morte inesorabile 
neppure se tu placassi, o amico, 
con trecento tori tutti i giorni che passano,
l'illacrimato Plutone, che il tre volte grande Gerione 
e Tizio tiene chiusi con la sua triste onda, 
che senza dubbio dovrà essere oltrepassata da tutti noi, 
quanti fruiamo dei doni della terra, sia re sia umili coloni. 
Inutilmente ci terremo lontani dal cruento Marte e dai flutti infranti sul fragoroso Adriatico, invano negli autunni temeremo l'Austro dannoso ai corpi 
Dovremo vedere il nero Cocito errante con lento corso e la stirpe infame di Danao e l'Eulide Sisifo, condannato a eterna fatica. 
Bisognerà lasciare la terra e la casa e la sposa amata, 
e di queste piante che coltivi a parte gli odiosi cipressi, 
nessuna ti seguirà padrone per breve tempo. 
Un erede più degno assumerà Cècubo 
conservato sotto cento chiavi e bagnerà il pavimento
con il vino superbo migliore di quello della cena dei pontefici.
***
Eheu fugaces, Postume, Postume,
labuntur anni, nec pietas moram
rugis et instanti senectae
afferet indomitaeque morti,
non si trecenis quotquot eunt dies,
amice, places illacrimabilem
Plutona tauris, qui ter amplum
Geryonen Tityonque tristi
compescit unda, scilicet omnibus
quicumque terrae munere uescimur
enauiganda, siue reges
siue inopes erimus coloni.
Frustra cruento Marte carebimus
fractisque rauci fluctibus Hadriae,
frustra per autumnos nocentem
corporibus metuemus Austrum:
uisendus ater flumine languido
Cocytos errans et Danai genus
infame damnatusque longi
Sisyphus Aeolides laboris.
Linquenda tellus et domus et placens
uxor, neque harum quas colis arborum
te praeter inuisas cupressos
ulla breuem dominum sequetur.
Absumet heres Caecuba dignior
seruata centum clauibus et mero
tinget pauimentum superbo,
pontificum potiore cenis.
****

3 commenti:

R ha detto...

Trovo Orazio... che sorpresa! :) Qui un po' mesto, ma il suo spirito leggero si sente anche quando tratta della morte: è proprio da lui concludere con immagini conviviali!

Buon soba, il primo di ottobre.

Sympatros ha detto...

linquenda tellus et domus et placens uxor

Non c’è niente da fare, oltre la piacente moglie, bisognerà lasciare prima o poi “ questa bella d'erbe famiglia e d'animali “.

La tristezza in Orazio non è romantica, è incastonata in una forma serena e classica.. e ad essa (tristezza) bisogna virilmente reagire col “ carpe diem quam minimum credula postero”. Non bisogna pensar molto al futuro!

Francesca Vicedomini ha detto...

Ma grazie, siete supèr...
buona domenica...