Karl Wilhelm Diefenbach (1851–1913), Sirène dans le Vortex de la Vague. |
ho di nuovo imparato a parlare e piangevo
perché mi è uscita di bocca una parola. Ho imparato di
nuovo a camminare,
sono andata alla finestra e ho detto fame e luce
e notte mi stava bene per luce.
Dopo una notte troppo lunga,
dormito di nuovo bene,
confidando,
nel buio parlavo più facilmente
continuavo a farlo di giorno.
Muovevo le dita sul mio viso,
non sono più morta.
Un cespuglio incendiato nella notte.
Il mio vendicatore si è fatto avanti e si chiamava vita.
Ho detto addirittura: lasciatemi morire e pensavo
senza timore alla morte più amata.
***sono andata alla finestra e ho detto fame e luce
e notte mi stava bene per luce.
Dopo una notte troppo lunga,
dormito di nuovo bene,
confidando,
nel buio parlavo più facilmente
continuavo a farlo di giorno.
Muovevo le dita sul mio viso,
non sono più morta.
Un cespuglio incendiato nella notte.
Il mio vendicatore si è fatto avanti e si chiamava vita.
Ho detto addirittura: lasciatemi morire e pensavo
senza timore alla morte più amata.
Non conosco mondo migliore
trad. Silvia Bortoli
Ingeborg è nata il 25 giugno 1926
2 commenti:
Si esce dal buio nascendo, come i bambini si impara a parlare, si muore dentro e si torna nel buio, si ritorna alla vita.
Buona settimana, ricicciosa come sempre.
La sacralità dell'amore qui si fa corpo che lo accoglie, manifesta, piede che impara a camminare, voce che si fa parola e che dalla notte prosegue nel giorno.
Un saluto a francesca, a rose e a tutte le belle passanti del blog
(e luce, e notte mi stava bene per luce)
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