Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

mercoledì 1 agosto 2007

Muse dell'olimpo di Alcmane

Oberhausen*The roman bath
Muse dell'Olimpo, colmate
l'animo mio di desiderio
del nuovo canto: io voglio ascoltare
la voce delle vergini
che innalzano al cielo il bell'inno;
così, più facilmente,
dalle palpebre dileguerà il sonno dolce.
Sùbito, la voglia mi prende di scendere in gara,
dove scuoterò la chioma bionda
e con desiderio che fiacca le membra, lancia sguardi
più struggenti del sonno e della morte;
e non vanamente ella è dolce
Ma Astymeloisa non mi risponde.
Cingendo la corona,
come stella che solca
il cielo splendente,
come ramoscello d'oro o soffice piuma,
passò attraverso
il gruppo delle compagne, con piedi veloci;
e l'umida grazia di Cinira, che rende belle le chiome,
siede sui capelli della vergine.
...
Fanciulle dal canto di miele, dalla voce sacra, non più/le membra possono portarmi. Oh, fossi io un cerilo,/che sul fiore dell'onda, insieme alle alcioni vola,/con il cuore che non conosce paura, sacro uccello, colore della/porpora marina.

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