Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all'Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.
Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d'acqua natía
rimanga ne' cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d'avellano.
E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!
Ora lungh'esso il litoral cammina
la greggia. Senza mutamento è l'aria.
Il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquío, calpestío, dolci romori.
Ah perché non son io cò miei pastori?
(da Alcyone-Sogni di terre lontane)
1 commento:
Chissa se il poeta avrebbe mai immaginato che - a distanza di tanti anni e seguendo la transumanza dei pastori liguri dal monte Saccarello al mare di Albenga - ci sarebbe stato qualcuno che avrebbe apprezzato questa sua poesia...
Grazie purpurea per averla messa online
Ciao Enrico
Posta un commento