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Frederick Cayley Robinson*1915 |
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Ma voi non vedeste la vampa
sul mondo, nè potrete
la vita futura cantare.
Cadeste sul limitare
del Tempo; moriste di sete
lasciando alla stampa
un breve sorriso di morte:
la vostra sorte
fu quella dell'onda che sciacqua
lieve lieve sulla sabbia,
non quella dell'ondata che si squassa
sugli scogli con impeti di rabbia;
foste la nuvola che passa;
il vostro nome fu scritto sull'acqua...
E tu cantavi la provincia,
le tragedie dei burattini,
il suono dell'Avemaria;
cantavi le domeniche
piene di sole e di malinconia
e aspettavi di morire,
Sergio Corazzini!
Io sognavo di cantare
la corsa in un mondo
più vasto; in un ciel più profondo,
dentro a un più profondo mare
la corsa vertiginosa:
volgevo la testa e senza posa
vedevo i tuoi burattini
ballare, gestire, manine, piedini,
al ritmo del tuo cuore stanco...
Poi sei morto. Ed io ti canto,
sepolto tra le rose
del camposanto,
poeta delle piccole cose,
mentre rulla il tamburo...
Domani le piccole cose
saranno per sempre sepolte
e la provincia domenicale
non avrà che il tuo tumulo a guanciale.
Le molte
provincie diverranno un regno senza
gli inutili tuoi re di cartapesta
con la corona in testa...
Tutto il mondo sarà
repubblica di scienza,
terra di libertà
dove l'ingegno governa,
e la conquista moderna
e le invenzioni
faran più svelti roteare i mondi
tra le costellazioni;
trascineranno gli uomini
con gesti isterici
e volti cadaverici
sotto le lampade...
E tu cantavi il passato, Guido Gustavo Gozzano!
Il gioco del volano cantavi e il divano tarlato;
cantavi soave, in sordina, i daggherrotipi, le essenze
di rosa, le diligenze; cantavi la crinolina...
Io sognavo di cantare il presente
vertiginoso, le macchine
rotanti, i salvatacchi,
il marciapiede lucente;
volgevo la testa e udivo
il milleottocentosessanta
suonare la gavotta sul pianoforte a coda
con l'aria di chi goda se qualche corda è rotta...
Avrei dato tutto Grimm,
il tuo Grimm falso e tarlato,
per un tango
chez Maxim...
Poi sei morto: Ed io ti canto,
poeta del passato,
mentre rulla il tamburo...
Morto è il Passato, poeta!
...Domani passeran fischiando treni
per le ville languidette
del tuo sogno vestito d'ombra e niente:
morto è il Passato e con le baionette
stiamo uccidendo il Presente
per mettere in trono il Futuro...
...Ma tu, Sandro, tu
non cantavi che l'amore
e non usavi rime; amore, amore,
che dà baci e figli...
Oh! quel profumo di tigli
laggiù
nei viali del Valentino!
Oh! i baci nella nebbia del mattino,
gustosi come frutta! Oh! i baci presi
e dati e trascinati per i colli
torinesi!
Ricordo le sere, le folli
chimere, le angosce divine,
i circoli delle sartine,
il
cake-walk...
Oh! giovanile certezza
di gloria! O del futuro
smanioso brivido santo!
Ma sei morto. Ed io ti canto,
poeta della giovinezza,
mentre rulla il tamburo...
Domani le piccole cose
dormiranno sepolte fra le rose,
domani il passato
sarà dimenticato,
ma l'amore, l'amore
rifiorirà nel cuore
dopo
tanto odio senza scopo,
riaprendo a fior d'acqua l'occhio puro...
Fiamme scoppiettanti, laceranti
incendiano il vecchio mondo,
poeti crepuscolari!
Sull'orlo dell'abisso senza fondo
ove caddero ad uno ad uno infranti
i vecchi altari,
m'accomiato da voi! Rulla il tamburo!
(Nino Oxilia, morì il 18 novembre 1917 falciato da una granata mentre partecipava all'eroica difesa della linea del Monte Tomba sul Grappa. Questa sua poesia scritta con lucida consapevolezza del futuro).