Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

domenica 29 aprile 2007

Aspettando i barbari di Konstantin Kavafis

Devambe
Che cosa aspettiamo così riuniti sulla piazza?
Stanno per arrivare i Barbari oggi.
Perché un tale marasma al Senato?
Perché i Senatori restano senza legiferare?
E’ che i barbari arrivano oggi.
Che leggi voterebbero i Senatori?
Quando verranno,
i Barbari faranno la legge.
Perché il nostro Imperatore,
levatosi sin dall'aurora,
siede su un baldacchino
alle porte della città,
solenne e con la corona in testa?
E' che i Barbari arrivano oggi.
L'Imperatore si appresta
a ricevere il loro capo.
Egli ha perfino fatto preparare
una pergamena
che gli concede appellazioni onorifiche e titoli.
Perché i nostri due consoli e i nostri pretori
sfoggiano la loro rossa toga ricamata?
Perché si adornano di braccialetti d'ametista
e di anelli scintillanti di brillanti?
Perché portano i loro bastoni preziosi
e finemente cesellati?
E' che i Barbari arrivano oggi
e questi oggetti costosi abbagliano i Barbari.
Perché i nostri abili retori non perorano
con la loro consueta eloquenza?
E' che i Barbari arrivano oggi.
Loro non apprezzano le belle frasi
né i lunghi discorsi.
E perché, all'improvviso,
questa inquietudine e questo sconvolgimento?
Come sono divenuti gravi i volti!
Perché le strade e le piazze
si svuotano così in fretta
e perché rientrano tutti a casa
con un'aria così triste?
E' che è scesa la notte
e i Barbari non arrivano.
E della gente è venuta dalle frontiere
dicendo che non ci sono affatto Barbari...
E ora, che sarà di noi senza Barbari?
Loro erano comunque una soluzione.