Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

domenica 5 aprile 2009

Sonetto n.18 di William Shakespeare

Dante Gabriel Rossetti Ti comparerò dunque a giornata d'estate?
Tu sei ben più leggiadra e meglio temperata:
Ruvidi venti sferzano i soavi boccioli di maggio
E il termine d'estate troppo ha breve durata;
Troppo ardente talvolta splende l'occhio del cielo,
E sovente velato è il suo aureo sembiante,
E ogni bellezza alla fine decade dal suo stato,
Spoglia dal caso, o dal mutevole corso di natura:
Ma la tua eterna estate non potrà mai svanire
Né perdere il possesso delle tue bellezze,
Né la Morte vantarsi di averti nell'ombra sua,
Poiché tu crescerai nel tempo in versi eterni.
Sin che respireranno uomini, e occhi vedranno
Di altrettanto vivranno queste rime, se a te daranno vita.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

io adoro questo sonetto, è l'unico che mi crea emozioni, pensa che l'ho dedicato a mia sorella per il 25° compleanno. #sisterloveisforever

Anonimo ha detto...

io adoro questo sonetto, è l'unico che mi crea emozioni, pensa che l'ho dedicato a mia sorella per il 25° compleanno. #sisterloveisforever