Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

giovedì 13 dicembre 2012

La famiglia del pescatore di Giovanni Pascoli

Ambrogio da Fossano detto il Bergognone*Santa Lucia 
È notte: la capanna è ben meschina,
ma chiusa; e dentro è piena d’ombra, eppure
si sente quasi un tremolìo di luce
tra quel buio crepuscolo, che guizza.
Lenze di pescatori sono appese
alle pareti, e in fondo ove sull’asse
scintilla qualche povera stoviglia,
si vede un letto con lunghe cortine
abbassate. C’è poi, proprio d’accanto,
sopra di vecchie panche un pagliericcio,
dove sonnecchian cinque bimbi. È un nido.
Nido d’anime. Sopra il focolare
veglia qualche favilla, e pel soffitto
un subito baglior spesso ne corre.
Con la fronte sul letto, inginocchiata,
prega una donna, e pensa e impallidisce.
È la madre. Ed è sola. Di fuor, bianco
di schiuma, al cielo ai venti ed agli scogli
l’Oceano getta il suo cupo singhiozzo.
***
L’uomo è in mare. Durissima battaglia
sin da fanciullo, ei marinar, combatte
con la fortuna. Ei deve uscire, andare,
piova pur, tuoni pur, chè i suoi piccini
hanno fame. Di sera egli s’imbarca
quando l’acqua sormonta un po’ lo scalo,
e solo è della sua barca al governo.
La donna resta, e vecchie tele cuce,
e rassetta le reti, e appresta gli ami,
pur sorvegliando al focolar la zuppa
di pesce e, appena i bimbi han preso sonno,
pregando Dio. Lui, solo, erra frattanto
sbalzato e urtato dal continuo fiotto:
sol, l’abisso e le tenebre viaggia.
Dura fatica! Tutto è nero; tutto
freddo, gelato, nulla c'è che splenda;
il posto buono per la pesca, il luogo
mobile oscuro ove s’accoglie il pesce,
nei frangenti, tra pazze onde che s’urtano,
nell’infinito dell’oceano, è un punto
grande due volte quella stanza appena.
***
Or la notte, in decembre, tra la bruma
e i marosi, ne va, di maestria
e di pazienza, a calcolare il vento
e la marea, timoneggiar sicuri
per rincontrar quel punto in quel deserto.
Strisciano lungo i fianchi orride l’onde
come verdi serpenti, e il cupo vortice
nelle sue spire smisurate aggirasi,
e spaventati fa cigolar gli argani
e fischiar le carrucole e le gomene.
Egli pensa a Lucia di tra la notte
del freddo mar. Lucia lo chiama e piange.
Ed ecco nella oscurità s’incontrano
i lor pensieri, come uccelli in via.
(Poesie varie*Raccolte da Maria*1913)

2 commenti:

Rose ha detto...

Sempre grande, Giovanni.

Buona serta. Frrrreddo.

Francesca Vicedomini ha detto...

Eh, Giovanni non si tocca, buon fine settimana prenatalizio!