Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

martedì 26 febbraio 2013

Un'amarezza di Amalia Guglielminetti

Marion Wagschal*Sandra* 1985
Quell'amarezza fu senza parola:
ma l'assenzio ed il fiele ed il veleno,
tutto ciò ch'è più amaro, dal tuo seno
saliva gorgogliando alla tua gola.
L'angoscia che nessun bene consola
più non t'urgeva. Sol d'amaro pieno
era il tuo sangue, nè veniva meno
in te quell'onda lenta eguale sola.
T'ammorbava il palato il suo sapore,
n'esalava il disgusto la tua voce
come l'acredin d'un malvagio fiore.
Pure, un tuo riso ritrovasti ancora:
quel riso d'un amaro tanto atroce
che stride in bocca e l'anima divora.

6 commenti:

Francesca Vicedomini ha detto...

Tanto per dare un'idea....buon marte...

Francesca ha detto...

Francesca, se ho capito bene cosa intendi, non sai quanto hai ragione. E nella mia regione l'amarezza può tranquillamente trasformarsi in disgusto... Quale speranza ci potrà mai essere per questa terra, se si continua a dar credito ai disonesti?
Scusa il mini-comizio, un abbraccio.

Francesca Vicedomini ha detto...

Hai capito benissimo Francesca. E io sono in Veneto, mi sono vergognata ancora di essere veneta. Mai come oggi. Un abbraccio solidale!

Nidia ha detto...

Mi unisco al coro. Sono rimasta incredula e amareggiata. Povero Veneto, povera Italia, poveri noi!



Nidia ha detto...

Mi unisco al coro di delusi, increduli, amareggiati.
Povero Veneto, povera Italia!
Grazie per la poesia

Rose ha detto...

Ho avuto una febbrona da dopo elezioni, ma oggi sto meglio. Aggiungo anche la mia amarezza. Vedendo il dipinto di oggi, prima ancora di leggere i versi, ho capito cosa volevi trasmettere...