Ettore Tito*1911 |
In Paradiso è sabato, di sera:
un gran da fare, come quando al mondo
lo scampanio d'un sabato giocondo
annuncia Pasqua con la primavera.
Tutti in faccende, e il santo e il cherubino:
qualcuno intreccia l'ultimo lavoro,
un vecchio intesse una corona d'oro,
un giovinetto accorda il violino...
Il vecchio parla e si veste di sorriso
la sua parola, dolce alle novelle
anime, giunte ai prati delle stelle,
che non sanno la vita in Paradiso.
E dice il vecchio: " Ognuno che si muoia
rivive qui la sua vita terrena,
ma non un'alba che non sia serena,
ma nessun'ora senza la sua gioia!
E chi durante la sua vita seppe
tornire il legno o tessere la lana,
riprende la sua bella arte lontana
presso sant'Anna o presso san Giuseppe...
Il gregge guida con un suo vincastro
uno che sopra i monti era pastore...
chi molto amava e non trovò l'amore,
ha, suoi fratelli, il filo d'erba e l'astro."
Ora, si tace il vecchio, e ascolta e attende:
soave giunge un canto dalla via
lattea: fra stelle tremule, Maria,
tutta vestita d'umiltà, discende.
E dice il vecchio a ogni anima novella:
"Ecco, s'affretta ognuno perchè vuole
l'opera sia compiuta avanti il sole
e all'alba spargerà la sua mortella:
mortella e spiga innanzi alla sua porta...
pur ora trasvolavano ai giardini
per far raccolta, sette cherubini:
ciascuno tornerà, colma la sporta.
Ci desteranno le campane a stormo
sull'alba, come quando da le chiese
ognuna grida al suo bianco paese:
"Destati, è l'alba! vedi ch'io non dormo!"
Ma voi mi domandate: "E chi aspetta?"
Oh! chi s'aspetta è di là dalla morte
e sogna e canta e ignora la sua sorte:
per questo ognuno il suo lavoro affretta.
E' un'anima solinga, puerile,
anima dolce che si maraviglia
del cielo, e serba, come la conchiglia,
un inno anche d'ottobre, anche d'aprile.
La sua casa è costretta in una rete
di rosaspina, con gli embrici rossi
com'hanno le lor gole i pettirossi...
Guardate giù tra il Carro e la vedrete.
Egli s'è chiuso nella stanza prima
che sorgesse la luna, e non s'avvede
che primavera è su la soglia e chiede
d'entrare...gli sorride, oggi, la Rima.
E il poeta non vuole che si spezzi
l'incanto: il verso puro gli fluisce,
s'offrono a mille, ed egli li blandisce,
e con lo sguardo pare li carezzi:
ma se manchi una rima alla quartina,
il povero poeta s'impaura,
come una pecorella che, sicura
bruca le rose e si punge alla spina...
Egli è come l'artefice di minio,
che dipinse nel giorno una Madonna,
e molto azzurro accolse su la gonna,
diede alle labbra un tocco di carminio,
e a sera addormentandosi soave,
vide nella sua cella di lavoro,
comne in un tempio fulgido e canoro,
Maria che sorrideva dolce e grave...
Canta il poeta la serenità
nè si ricorda più quanto ebbe pianto...
Domani all'alba, e forse a mezzo il canto,
per non destarsui più s'addormirà..."
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POESIE PROVINCIALI
2 commenti:
Insopportabilmente mielosa...
ma Buona Pasqua a tutti...
Poverino, il povero poeta! Fa tenerezza, comunque, in certi punti.
Sì, Buona Pasqua a tutti.
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