Giuseppe Pelizza da Volpedo |
a botti. Si rovescia sui selciati
la legna per l'inverno e suona d'ascia
ogni corte.
La castagna che sfrombola nei boschi
liberala dal riccio, castagnaio!
insaccala; chè già in città fan ressa
alla padella delle caldarroste,
con le mani intascate e i nasi rossi,
i ragazzi all'uscita della scuola.
E pure noi la sera, chiaccherando
tra il vino con gli amici, sgusceremo
bruciate; chè non è più saggia cosa.
Guarda la terra la sua genitura,
affaticata madre che, tra il pianto
tremolandole un riso, il nato guarda
che la fece gridare...
L'anima fascia una raccolta pace;
e la tiene a spiar, di là dai vetri,
lo stambugio, le nere
mani del ciabattino, come fosse
in quel cerchio di luce la pensata
felicità.
Che il borbottar della pignatta esali
un odor di legumi, altro non chiede,
e al suo deschetto lo ritrovi l'alba.
E la sera nel gotto denso vede
avverate le povere speranze
che pure a lui fanciullo
avranno fatto palpitare il cuore.
Autunno, primavera della terra:
serba l'albero il fuoco dei passati
soli,
come l'anima il caldo dei ricordi.
Autunno, tarda nostra primavera:
tempo che sull'amara
bocca dell'uomo
spunta il fiore tremante del soriso.
1922
4 commenti:
Che sfrombolio di castagne. Gnam.
Saluti ottobrini.
è proprio bella questa poesia. I verbi onomatopeici sono molto curiosi e accativanti,molto bella questa poesia. Bella anche l'immagine che la accompagna. Cos'è un dipinto su un piatto???
Saluti
Rafhael ARTHUR LIGUORO
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Rose, sto aspettando anch'io le caldarroste, qui il fine settimana c'è la fiera e penso proprio che me le prenderò. Peccato per la pioggia....ma è l'autunno!
Caro Arthur, non ti so rispondere, dove l'ho trovato non c'era spiegazione, ma da anche a me l'impressione di essere stato dipinto per un piatto o meglio un bel ciondolo...buona serata anche a te.
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