Eugene Lawrence Vail*A breton sunday |
alla corrente
che stempra attorno i ponti rovesciati
e il plenilunio pallido nel sole:
barche sul fiume, agili nell'estate
e un murmure stagnante di città.
Segui coi remi il prato se il cacciatore
di farfalle vi giunge con la sua rete,
l'alberaia sul muro dove il sangue
del drago si ripete nel cinabro.
Voci sul fiume, scoppi dalle rive,
o ritmico scandire di piroghe
nel vespero che cola
tra le chiome dei noci, ma dov'è
la lenta processione di stagioni
che fu un'alba infinita e senza strade,
dov'è la lunga attesa e qual è il nome
del vuoto che ci invade.
Il sogno è questo: un vasto,
interminato giorno che rifonde
tra gli argini, quasi immobile, il suo bagliore
e ad ogni svolta il buon lavoro dell'uomo,
il domani velato che non fa orrore.
E altro ancora era il sogno, ma il suo riflesso
fermo sull'acqua in fuga, sotto il nido
del pendolino, aereo e inaccessibile,
era silenzio altissimo nel grido
concorde del meriggio ed un mattino
più lungo era la sera, il gran fermento
era grande riposo.
Qui... il colore
che resiste è del topo che ha saltato
tra i giunchi o col suo spruzzo di metallo
velenoso, lo storno che sparisce
tra i fumi della riva.
Un altro giorno,
ripeti - o che ripeti? E dove porta
questa bocca che brùlica in un getto
solo?
La sera è questa. Ora possiamo
scendere fino a che s'accenda l'Orsa.
(Barche sulla Marna, domenicali, in corsa
nel dì della tua festa.)
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LE OCCASIONI
3 commenti:
Hai messo insieme due Eugeni... e sono ben combinati!
Difficile, Montale, elaborato.
Buon lune (non dirò che si riciccia, ma è così!).
..ermetico???
Ah aha, buon marte!!!
Ermetico come un barattolo di marmellata! ;)
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