Gertrude Fiske |
non sei memoria spoglia ai nudi rami
del novembre piovoso. Ancòra porta
la luce del crepuscolo i richiami
dell'esser soli e del chiamarci insieme
a distanza dei luoghi che traversa
l'ansia d'averti, ed io non so chi teme
il volo, chi gli dà quest'aria persa
d'ali battenti, l'èsodo del vano
chiamare ove non giunge più la voce.
Tu potresti apparire dal lontano
cielo riflesso dentro questa foce
d'acqua e di crespi al làscito del vento.
Ma sei povera spoglia, lieve inserto
di calma rassegnata nell'evento
del tuo chiarore:non sei più l'aperto
destino, l'aria dell'incantamento.
Mi fuggi, non vuoi credere alla quiete
dei màceri fioriti, non ti frusta
la pioggia, nè t'illumina la rete
dei laghi inabissati, e così giusta
di te non sei che morte t'abbia in dono.
Ripari nei doveri, negli inganni
della casa superstite, e il perdono
del tempo è la conferma dei tuoi anni.
Ma questo grigio tenero del verde
che riga già la notte, questo vago
luminoso sconforto che ti perde.
Tu continui a sparire, chiude il lago
del cuore la tua bolla silenziosa.
E' la morte che affonda, che s'incrina
nel suo vetrato, scende la mia rosa
fredda nel buio, spare con la trina
di luce ch'è nel segno d'ogni cosa.
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POESIE D'AMORE
3 commenti:
Una speranza che si dissolve in fretta: anche i versi sembrano morire mano a mano.
Povera Sardegna, povera gente, e ci sarebbe comunque da incavolarsi parecchio per il non fatto, per il malfatto e per lo strafatto.
Un abbraccio. Buon mercoledì.
Un ricordo doloroso..e siamo sempre qui ad ogni catastrofe a dire le stesse cose, qualche giorno e i giornali troveranno altre cose e noi ci dimenticheremo fino alla prossima.
Già. Che rivoluzione se non ci fosse più una prossima.
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