Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

mercoledì 28 marzo 2007

Le ore migliori di Giovanni Giudici

Camarasa
Le tue ore migliori... ma non sono per me: sono le ore del lavoro domestico, che è troppo trascurabile realtà per essere degno di storia.
Progredisce la storia, infatti, ma il tuo lavoro semplicemente ricomincia e finisce.
Le tue ore migliori sono della mattina, quando ti lascio e tento per vie diverse variare l'obbligato itinerario che sempre da un punto parte e ad uno arriva.
Batte il sole al balcone di cucina, prima di cominciare tu guardi in strada.
Io guardo invece nel fondo del mio cortile, mentalmente bisbiglio Dirigere et Sanctificare, la breve preghiera, mia virtuosa abitudine, prima di lavorare: lucida è la mente al quotidiano servizio e la stanchezza impossibile appare.
Intanto passano le tue ore migliori, quando potresti parlarmi e sorridere.
Tali bruciavano gli anni di gioventù nell'aspettare più sereni giorni: e tu riassetti, rigoverni, spolveri, sola (i figli sono a scuola) e aspetti che torni.

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