Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

sabato 8 maggio 2010

Poi di Thomas Hardy

Odilon Redon
Quando l'Oggi avrà chiuso il suo cancello dietro il mio trepido soggiorno,
il mese di maggio agiterà come ali le sue liete foglie verdi,
Coperte di lieve pelurie come seta appena filata, diranno i vicini:
« Era un uomo che sapeva notare queste cose » ?
Se sarà al tramonto, quando, come il battito silenzioso d'una palpebra,
Il falco della rugiada viene a posarsi attraverso le ombre
Sul pruno dell'altura distorto dal vento, un passante potrà
forse pensare
« Questa scena dev'essergli stata familiare ».
Se passerò nella tenebra notturna, piena di falene e calda,
Quando il porcospino corre furtivo sul prato,
Qualcuno forse dirà: « Fece quanto era in lui perché queste creature innocenti scampassero a ogni male,
« Ma non potè far molto, e ora non c'è più ».
Se, quando udranno che sono placato, alla fine, sosteranno davanti la porta,
Fissando il cielo invernale gremito di stelle,
Sorgerà questo pensiero in coloro che non incontreranno il mio viso mai più
« Era uno che aveva un occhio per questi misteri » ?
E dirà nessuno, quando la campana del mio trapasso sarà udita nella tenebra,
E una brezza interposta segnerà una pausa nel suo rombo,
Fincbé emergerà di nuovo, quasi fosse la voce d'un'altra campana
« Ora egli non ode, ma soleva notare queste cose » ?

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