Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

martedì 11 maggio 2010

Sonetto 128 di William Shakespeare

VrubelQuando, musica mia, tu esegui musica
su quei beati legni risonanti
sotto le dolci dita, e crei gentile
gli accordi che m'incantano l'orecchio,
come invidio quei tasti che a baciare
l'incavo della mano agili balzano!
Le mie labbra, anziché mieter tal messe,
a tanto ardire misere arrossiscono.
Per esser vellicate, stato e posto
con le schegge danzanti scambierebbero
che le tue dita scorrono gentili:
beati legni più che labbra vive!
Se son così felici i tasti audaci,
le dita a loro, a me le labbra dài.

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