Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

lunedì 9 marzo 2015

Ritorni dell'amore in un palco di teatro di Rafael Alberti

Beraud
Fuori, in sala, musiche e luci,
amore finto, amore dato a freddo,
lettera morta, benché apparentemente
sanguini il cuore cantando la vita.

Attutito, giungeva fra i tendaggi
gli ori falsi e i velluti rossi, il grido
dell'eroe agonizzante nell'ombra segreta
del palchetto ove autentico,
senza parole, senza gesti studiati,
accadeva l'amore.

Dolci le mani e gli occhi indovinati,
la tepidezza ombrosa
della pelle, quel languido silenzio,
quell'irta oscurità
nella scena a amorosa
che tutt'e due offrivano, senza applausi,
al godimento d'uno specchio muto.

O grazia di quegli anni, meraviglia
di offrire al nostro amore una qualsiasi penombra,
d'una carrozza, d'un angolo solitario
o d'un palco di teatro mente passa
la morte senza accorgersene!

2 commenti:

Rose ha detto...

Già. L'amore non si copre di velluti e di stucchi, non chiede trionfi, ma palpita nell'intimità della penombra.

Ciao, cara Francesca!

Francesca Vicedomini ha detto...

Grazie mia cara!